PALERMO, INFILTRAZIONI DI COSA NOSTRA NEL MERCATO ORTOFRUTTICOLO

Redazione

Palermo – Non ci si può sorprendere che sia successo anche questo. Una 'regia occulta' della mafia dietro il mercato ortofrutticolo di Palermo è stata scoperta dalla Dia del capoluogo siciliano che – a seguito di una complessa indagine disposta dal direttore della Dia, Arturo De Felice – ha concluso un maxi sequestro di beni dal valore di oltre 250 milioni di euro. Obiettivo dei provvedimenti – riferisce una nota – i patrimoni di cinque titolari di vari stand all'interno del mercato ortofrutticolo, tutti palermitani, ritenuti vicini e contigui a 'cosa nostra', in particolare alla nota famiglia mafiosa dei Galatolo. I destinatari del sequestro – si legge nel comunicato – ''monopolizzavano l'attivita' del mercato palermitano anche attraverso l'utilizzo dei servizi forniti dalla cooperativa 'Carovana Santa Rosalia' (compravendita di merce, facchinaggio, parcheggio, trasporto e vendita di cassette di legno e materiale di imballaggio)''. Sulla base degli elementi raccolti, la Dia configura una ''regia occulta all'interno del mercato ortofrutticolo palermitano'' capace di: prestabilire il prezzo dei beni posti in vendita, cui gli operatori del settore dovevano uniformarsi; controllare il trasporto su gomma da e per la Sicilia occidentale ed i principali mercati di approvvigionamento delle derrate alimentari, ubicati in centro Italia; gestire le attivita' connesse al commercio svolto all'interno del mercato stesso, ad opera di 'cosa nostra'. A quest'ultima gli investigatori attribuiscono ''il totale controllo di un importante settore economico locale, provocando da un lato una grave distorsione del mercato ed eliminando, di fatto, qualsiasi forma di concorrenza con la conseguente imposizione dei prezzi, garantendo all'organizzazione criminale, la possibilita' di conseguire ingenti guadagni attraverso attivita' solo apparentemente lecite''. Conclusioni, queste, suffragate dalle ''convergenti dichiarazioni rese da numerosi collaboratori di giustizia''. Non solo. In base alla ricostruzione degli inquirenti, ''l'immissione di denaro di sicura provenienza illecita, non si e' limitato all'acquisizione di attivita' commerciali 'lecite' ma ha 'occupato' interi settori del terziario, strettamente legati alle attivita' di vendita dei prodotti ortofrutticoli all'interno del locale mercato''. Da precedenti ordinanze di arresto emesse – tra il 2005 e il 2010 – dal Gip di Napoli, la Dia di Palermo ha tratto ulteriori elementi di conferma della sua ipotesi investigativa di infiltrazioni mafiose nel settore ortofrutticolo: agli indagati dalla magisratura partenopea – incluso il fratello di Toto' Riina, Gaetano – veniva infatti gia' allora contestato, tra l'altro, di controllare il trasporto su gomma da e per i mercati ortofrutticoli di Fondi, Aversa, Parete, Trentola Ducenta e Giugliano e, da questi, verso quelli del sud Italia, interessando, in particolare, i mercati siciliani di Palermo, Catania, Vittoria (Rg), Gela (Cl) e Marsala (Tp). E' in questo quadro che e' scattato il maxi sequestro, dopo che dalle indagini Dia e' emersa anche una totale sperequazione tra i redditi dichiarati dai cinque soggetti interessati ed i beni da essi posseduti. I sigilli sono infatti scattati per 20 immobili (terreni, appartamenti e box); 13 aziende; 14 veicoli; numerosi rapporti finanziari.