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di Paolino Canzoneri
PALERMO – Rigettata l'istanza di scarcerazione dei legali degli indagati da parte del Tribunale del riesame per l'ispettore di Polizia Francesco Elia e l'assistente capo Alessandra Salamone accusati di aver inventato una sparatoria nel quartiere Zen (Zona Espansione Nord) del capoluogo siciliano risalente al marzo del 2015 con il preciso scopo di ottenerne il riconoscimento dal Ministero dell'Interno. Confermati quindi gli arresti domiciliari per i due poliziotti le cui accuse di calunnia, procurato allarme, danneggiamento di vettura di servizio e simulazione di reato peseranno ulteriormente nonostante i loro difensori Nino Zanghi e Teresa Re abbiano presentato ricorso in Cassazione per via della loro convizione che a più di un anno dai fatti la misura cautelare inflitta agli indagati non rappresenta un rischio di reiterazione per via della loro sospensione dal servizio. Per il PM i due avrebbero inventato di aver inseguito un'auto sospetta fino allo Zen e nella presunta sparatoria che ne sarebbe seguita l'ispettore Elia sarebbe arrivato a spararsi di striscio ad un braccio pur di ottenere un premio. In un primo momento si era creduto al fatto e decine di volanti avevano setacciato la zona inizialmente dando la caccia ad un'auto dalla quale sarebbero partiti i colpi e poi avrebber proceduto al fermo di un'auto con a bordo un uomo Roberto Milankovich di etnia rom. Il Milankovich sorte volle che al momento della sua presunta sparatoria fosse invece al Commissariato San Lorenzo per una firma. L'uomo cosi ha potuto dimostrare un alibi di ferro che ha rimesso in discussione tutta la dinamica della storia fino a creare i primi sospetti che tutto fosse frutto di una montatura fantasiosa. Ad un anno dal fatto, versioni discordanti dei due poliziotti e alcune successive perizie balistiche hanno fornito le definitive prove della colpevolezza dei due poliziotti.
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