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Cronaca

Palermo, confisca dei beni investiti dalla mafia nelle società del gas riconducibili a Ciancimino e Provenzano

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PALERMO – I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, coordinati dalla Procura della Repubblica di Palermo, stanno eseguendo la notifica del provvedimento, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, di confisca connesso agli investimenti della mafia corleonese nelle società di distribuzione del gas, disposta su numerosi beni mobili e immobili, aziende, disponibilità finanziarie, contanti e preziosi, in Italia, Spagna e Andorra (EE).

Il decreto di confisca è stato disposto nei confronti di D’ANNA Maria cl. ‘46 e delle figlie BRANCATO Monia cl. ‘73 e BRANCATO Antonella cl. ‘82, rispettivamente, vedova e figlie di BRANCATO Ezio Ruggero Maria, (deceduto nell’anno 2000), ex funzionario della Regione Sicilia fino al 1981, il quale aveva effettuato nel corso degli anni investimenti in alcune imprese palermitane, coinvolte, a partire dagli anni ’80, nel complesso processo politico imprenditoriale che ha portato alla realizzazione della rete di metanizzazione in Sicilia, nonché ai profitti derivanti dalla loro gestione e successiva vendita, avvenuta nel gennaio 2004, a favore della multinazionale spagnola “Gas Natural”, per un valore di oltre 115 milioni di euro, di cui oltre 46 milioni rappresentavano il profitto della cessione delle quote pagato a D’ANNA Maria e alle figlie BRANCATO Monia e Antonella. In particolare, il BRANCATO Ezio Ruggero Maria era socio di sei società facenti capo al cosiddetto “Gruppo gas” con sede a Palermo, ritenute, come accertato dalle indagini nel tempo eseguite, sotto il controllo dei noti esponenti mafiosi CIANCIMINO Vito e PROVENZANO Bernardo. Le numerose e convergenti propalazioni di collaboratori di giustizia e di atti riguardanti le imprese interessate hanno evidenziato la contiguità di BRANCATO Ezio Ruggero Maria e dei suoi eredi a Cosa Nostra, attraverso le partecipazioni dagli stessi detenute nel “Gruppo Gas”.

In particolare, i diversi collaboratori di giustizia hanno riferito che il “Gruppo GAS” era un’espressione di CIANCIMINO Vito, il quale era – scrivono i giudici del Tribunale – “l’interfaccia dei noti RIINA Salvatore e PROVENZANO Bernardo”. In tale ottica, il citato “Gruppo Gas”, attraverso i sub appalti concessi ad imprese vicine alla criminalità organizzata, avrebbe interagito con Cosa Nostra in una logica di “reciproco vantaggio”, atteggiandosi come una “impresa collusa mafiosa”, tale da ritenere il condizionamento mafioso esteso all’intera compagine sociale del medesimo “Gruppo Gas”. La gestione mafiosa del “Gruppo Gas” da parte di D’ANNA Maria e della di lei figlia BRANCATO Monia, deve considerarsi decisiva affinché alle imprese potesse attribuirsi il valore di vendita poi concordato con gli spagnoli della GAS NATURAL. Analoghe risultanze investigative avevano determinato il sequestro dei beni nella disponibilità di CIANCIMINO Massimo (figlio di Vito), considerati proventi della cessione delle quote del “Gruppo Gas” intestate al prestanome LAPIS Gianni (socio storico di BRANCATO Ezio), avendo ritenuto che la costituzione e gestione delle società del “Gruppo G.A.S.”, in passato, abbia rappresentato interessi di natura mafiosa.

Il frutto della maxi operazione di vendita delle società del Gas è stato quindi reinvestito in società, mobilità finanziare, ma soprattutto in immobili di grande pregio a Palermo (fra i quali spiccano un intero palazzo con vista sul teatro Massimo, un attico sul Giardino Inglese, ed altri in via Dante o in zona Notarbartolo), in Sardegna (in Costa Smeralda nella nota Cala del Faro ad Arzachena) ed all’estero. Inoltre il lavoro di ricostruzione dei flussi finanziari ha consentito di individuare il patrimonio della famiglia BRANCATO in Spagna e quello illecitamente detenuto nel Principato di Andorra, Paese con il quale è stata avviata dallo stesso Procuratore Capo di Palermo una cooperazione giudiziaria che ha aperto per la prima volta alla collaborazione attiva con l’Italia. Sono stati pertanto rinvenuti, celati nei caveau delle banche pirenaiche, intestati a terze persone e società di comodo, rapporti bancari e cassette di sicurezza che contenevano decine di preziosi monili e migliaia di euro in contanti.

La stima del valore dei beni complessivamente confiscati, allo stato ancora in corso di definizione, ammonta ad oltre 40 milioni di euro e riguarda:

  • n. 06 aziende commerciali con sede in Italia e Spagna
  • n. 05 quote societarie detenute da società italiane
  • n. 59 immobili di pregio situati sul territorio Italiano (Sicilia – Palermo, Sardegna – Costa Smeralda) e spagnolo (Barcellona)
  • n. 04 autovetture (di cui n. 03 in territorio spagnolo)
  • n. 01 motoveicolo
  • n. 118 rapporti finanziari detenuti in Italia, Spagna e Principato di Andorra
  • crediti vantati nei confronti di persone giuridiche e persone fisiche
  • denaro contante.

Le attività di indagine condotte dal Nucleo di P.E.F. di Palermo in collaborazione con lo S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza, cui fa riferimento il provvedimento di confisca, rientrano nella strategia adottata dalla Procura della Repubblica di Palermo per rinvenire le ricchezze accumulate dalla mafia corleonese ed i soggetti a questa vicini negli anni, facendole così assumere al patrimonio dello Stato.

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Cronaca

Milano, droga agganciata con calamite sotto l’auto: arrestato un 27enne dopo inseguimento [VIDEO]

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La Polizia di Stato ieri pomeriggio a Milano ha arrestato un cittadino marocchino di 27 anni, irregolare sul territorio nazionale e con precedenti di polizia, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Gli agenti del Commissariato Mecenate, verso le ore 13, nel corso di uno specifico servizio di contrasto allo spaccio di droga, hanno intensificato l’attività di osservazione e controllo all’interno del Quartiere Ponte Lambro e viale Ungheria dove hanno notato una vettura utilitaria parcheggiata a bordo strada con un uomo in piedi che parlava con il conducente seduto a bordo della stessa.

Una volta avvicinatisi con la vettura civetta, i poliziotti hanno richiesto l’ausilio di una volante perché la vettura attenzionata, risultata intestata a una società di leasing, aveva ripreso la marcia a velocità sostenuta in direzione di via Mecenate.

Ne è nato un inseguimento fino a via Garavaglia, strada senza uscita, dove il conducente è sceso scappando lungo le vie Forlanini, Barigozzi e Via Cossa dove, entrato in un giardino condominiale, è stato preso e sottoposto a controllo: all’ingresso di via Garavaglia, a bordo strada, i poliziotti hanno rinvenuto un involucro in plastica bianco elettrosaldato a palloncino contenente grammi 1,2 di cocaina e, all’interno della vettura che lì aveva abbandonato, una banconota da 50€ nel vano portaoggetti e, sotto la scocca, due scatole in acciaio di caramelle, agganciate mediante alcune calamite, al cui interno vi erano dieci involucri contenenti 10 grammi circa di cocaina.

L’uomo è stato arrestato e posto nelle camere di sicurezza della Questura in attesa di essere giudicato per direttissima.

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Castelli Romani

Monte Compatri, Agnese Mastrofrancesco nuovo consigliere di Città Metropolitana

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“Nel giorno del mio compleanno, tra messaggi, post e telefonate, ne è giunta una veramente diversa dal solito” inizia così il post di Agnese Mastrofrancesco, consigliere comunale di Monte Compatri e già assessore all’Urbanistica che nel giorno del suo compleanno riceve una notizia davvero inaspettata: “La Segreteria Generale della Città Metropolitana, ovviamente non per farmi gli auguri di compleanno, ma per comunicarmi che presto farò parte del Consiglio che siede a Palazzo Valentini, come consigliere”.

Una notizia davvero eclatante per la cittadina di Monte Compatri che non aveva rappresentanti in seno a quella che un tempo era la provincia di Roma da almeno quarant’anni.

Agnese Mastrofrancesco, mamma di due bambini, eletta in Consiglio Comunale per ben quattro mandati consecutivi diventa la prima donna di Monte Compatri a sedere a Palazzo Valentini.

L’abbiamo contattata telefonicamente, oltre che per farle le nostre personali congratulazioni, per avere, a caldo, le sue prime impressioni su questo nuovo incarico.


Consigliere Mastrofrancesco prima di tutto le nostre congratulazioni. Se l’aspettava?
Sapevo che sarebbe stato difficile, ma come per tutte le cose, dobbiamo sempre crederci, perché prima o poi, la ruota gira e può arrivare anche il tuo momento. Quindi non ero certa, ma ci ho creduto fino ad oggi.


Ora il suo impegno politico raddoppia: quali saranno le sue priorità per Città Metropolitana?
Io credo che fare politica è un impegno grande, come grande deve essere la passione nelle cose che uno fa ed in cui crede. Dopo una gavetta, all’ interno del comune di Monte Compatri, posso dire di essere pronta a portare le mie energie anche nel consiglio di Città Metropolitana, dove cercherò di essere sempre dalla parte dei più deboli, di quelli che non vengono mai ascoltati o peggio ancora visti.


Tanti i messaggi di congratulazioni all’indirizzo della neoconsigliere Mastrofrancesco prima su tutti quello della consigliere regionale Laura Corrotti che dalle sue pagine scrive:

l’onorevole Laura Corrotti insieme alla neoconsigliere di Città Metropolitana Agnese Mastrofrancesco

“Congratulazioni a Agnese Mastrofrancesco, consigliere comunale di Monte Compatri, che da oggi entra ufficialmente in Città Metropolitana. Sono certa che il percorso portato avanti negli anni si svilupperà sempre di più e contribuirà al miglioramento del territorio di Roma e della sua Provincia” a cui fanno eco moltissimi consiglieri comunali dei Castelli Romani.
Fa rumore la mancanza di un messaggio alla neoeletta da parte dell’amministrazione Comunale di Monte Compatri, paese in cui la Mastrofrancesco è da oltre 15 anni Consigliere Comunale.

A nome della redazione tutta auguriamo alla neoconsigliere di Città Metropolitana un buon lavoro.

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Cronaca

Roma, aggressione omofoba in via della Pisana: il racconto di una delle vittime

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“Mercoledì esco assieme ad un amico. Una serata in allegria ci salutiamo e, come il solito, tra amici ci diamo un bacio e da li è iniziata l’aggressione”.
È l’inizio del triste racconto di Gianluca che mercoledì a Roma è stato vittima, assieme ad un amico, di un attacco omofobo da parte di alcuni ragazzi di nazionalità egiziana al grido:
“Questa è casa nostra e voi froci qua non dovete stare”.

Non siamo nella periferia della capitale ma in via della Pisana, un quartiere che di certo rappresenta quella che comunemente è definita “Roma bene”.

Una serata davvero da dimenticare per Gianluca ed il suo amico che al di là dell’aggressione verbale vengono colpiti da bottiglie di vetro scagliate con l’intento di fare davvero male ma per fortuna senza troppi danni fisici: “il mio amico, ci dice, il giorno dopo si è trovato le gambe graffiate per i vetri”.

Una vera aggressione squadrista che dimostra, ancora una volta, la troppa insicurezza che percorre la Capitale: “abbiamo sentito un rumore metallico … ci stavano lanciando bottiglie di vetro che poi hanno raggiunto dei segnali stradali quindi ci siamo trovati i vetri addosso, aggiunge Gianluca , e poi in gruppo sono venuti verso di noi urlando”.

Gianluca ed il suo amico hanno sporto denuncia ai Carabinieri perché, ci dice “Queste aggressioni debbono terminare”. E poi aggiunge: “Debbo davvero ringraziare la disponibilità delle forze dell’ordine perché dopo l’aggressione verbale ci siamo immediatamente diretti presso la caserma. Abbiamo raccontato quello che è successo e subito una pattuglia è intervenuta sul posto identificando il gruppo”.

“Addirittura, prosegue, sono stati così cortesi che si sono pure offerti di riaccompagnarci a casa perché la paura che avevamo quel momento era davvero tanta”.

A quanto ci racconta i carabinieri conoscono gli aggressori, già schedati per alcuni precedenti, e, a quanto ci è dato a sapere, delinquenti abituali ma purtroppo, come succede in molte zone della Capitale “non c’erano telecamere”, aggiunge Andrea.

Lo sgomento è tanto perché avviene in una delle zone più tranquille della Capitale ed Gianluca, che vive da tempo a Roma, ci dice con molta tristezza negli occhi che non si era mai trovato in una situazione del genere e la paura ormai lo attanaglia.

Davvero esemplare il comportamento degli uomini dell’Arma dei Carabinieri che dimostrano, ancora una volta, il loro alto senso istituzionale ed umano.

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