Published
3 anni faon
Pac Man è il personaggio icona dei videogiochi per antonomasia. Chi non lo conosce? E’ rotondo, è giallo e sembra una pizzetta da cui qualcuno ha mangiato un solo spicchio. Era il 1980 quando lo storico cabinato arcade prodotto da Namco arrivava in sala giochi; personaggio e videogiochi erano stati inventati, invece, da Tōru Iwatani. In questi giorni il personaggio è tornato a far parlare di sé, perché Pac-Man Museum+, annunciato qualche mese fa, è finalmente arrivato su PC, Nintendo Switch, PlayStation 4, su Xbox One, sulle console next gen. Quale modo migliore di celebrare le quarantadue candeline del personaggio, se non quello di pubblicare una ricchissima antologia composta di quattordici videogiochi storici, alcuni più recenti, altri vecchissimi, anche con alcuni nomi a oggi introvabili e semisconosciuti nel nostro Paese? Pac Man Museum+ è infatti la raccolta definitiva dei titoli Namco che contiene ogni titolo che vede come protagonista il giallo e rotondo personaggio simbolo del gaming. Per chi non lo sapesse, ma è quasi impossibile credere che ci sia qualcuno che non lo sappia, la dinamica di Pac Man consiste nella raccolta di palline gialle all’interno di un labirinto, evitando ovviamente di farsi mangiare dai quattro fantasmini colorati che lo abitano, vale a dire Blinky (rosso), Pinky (rosa), Inky (azzurro) e Clyde (arancione). Ogni labirinto contiene inoltre quattro “pac-dot” più grossi e luminosi degli altri, i quali consentono a Pac-Man di diventare invincibile per pochi secondi, ma soprattutto di mangiare gli sventurati fantasmi lungo la via (anche se si rigenereranno di lì a poco). Questa è la formula standard, onnipresente e variata all’infinito in Pac-Man Museum+. Il quale non è altro che una corposa, imprescindibile antologia per tutti i fan della mascotte Bandai Namco. In questo titolo c’’è il primo, vero, insostituibile Pac-Man del 1980, e con lui le iniziali, timide variazioni del gameplay di base: Super Pac-Man, a base di frutta da liberare e raccogliere; Pac & Pal, con la difficoltà aggiuntiva di una nemesi verde ruba frutta; Pac-Land, che di colpo ha trasformato il videogioco in un platform; Pac-Mania, sperimentazione in 3D del 1987. E tanti altri. Di questi “altri”, alcuni probabilmente non sono noti ai più, Pac-In-Time, per esempio, in cui l’eroe si ritrova trasportato in varie epoche del passato, con l’obiettivo di sconfiggere una strega malvagia e tornare così nel presente; praticamente un gioco d’azione, d’avventura, che nulla condivide con la formula standard della serie, se non la presenza di alcuni personaggi fondamentali. Torna alla ribalta anche Pac-Man Arrangement, deliziosa iterazione in 3D arricchita da una direzione artistica e sonora ancora oggi estremamente accattivante. E “nuovi” sono pure Pac-Motos, gradita riscoperta risalente nientemeno che all’epoca di Nintendo Wii (2007); Pac ‘n Roll Remix, quest’ultimo nato su Nintendo DS e cresciuto su Nintendo Wii (ricorda tanto Super Monkey Ball); infine il più recente Pac-Man 256, i cui pixel e poteri strampalati, come tornado annienta fantasmi e bombe, probabilmente sono noti ai più visto l’uscita su console a cavallo tra il 2015 e il 2016. Nel proporre i suoi quattordici titoli, Bandai Namco ha avuto un’idea ad hoc per celebrare la natura anni ‘80 del titolo, ossia: quella di non accostare semplicemente una serie di nomi all’interno di un anonimo menù principale da scorrere in orizzontale o verticale, ma di permettere invece al giocatore la realizzazione della sua sala giochi personale con veri e propri cabinati e postazioni console. Una volta avviato Pac-Man Museum+, ci si ritrova infatti all’interno di un piccolo ambiente ospitante una serie di arcade: sono i cabinati storici, realizzati ovviamente in scala, che a partire dagli anni Ottanta hanno permesso di giocare alle varie versioni di Pac-Man, in Giappone ed Europa.
L’hub principale consiste, appunto, nella sala giochi: e il giocatore – il quale controlla un Pac-Man 3D libero di muoversi negli ambienti! – può arredarla come meglio crede. Inizialmente viene spiegato che l’accesso a ogni singolo titolo costa un gettone, esattamente come avverrebbe nel mondo reale. Ma sbloccare nuove monete è assai semplice, basta dedicarsi un po’ ai singoli titoli, guadagnandone così molte di più. Con queste monete è poi possibile sbloccare oggetti d’arredo e trofei a un distributore nell’angolo, personalizzando così la sala giochi secondo i propri gusti personali. Non è consigliabile, però, dedicarsi sempre e soltanto allo stesso titolo, per due motivi: alcuni sono bloccati, e richiedono l’aver terminato almeno un paio di partite con cabinati specifici; inoltre, più partite di videogiochi diversi verranno completate, maggiori visitatori arriveranno nella sala giochi. E questi visitatori sono i fantasmini colorati gia sopra menzionati. Ulteriore nota positiva è rappresentata dalla presenza di sfide specifiche per ognuno dei quattordici titoli della raccolta. Si va dalle missioni più intuitive, come ad esempio completare un certo numero di partite o mangiare un numero preciso di fantasmi, fino ad alcune apparentemente impossibili come ottenere 50.000 punti nel primo Pac-Man senza morire. Ciò stimola a giocare e rigiocare i singoli cabinati, proponendo obiettivi diversi ai vari tipi di acquirente: il nuovo arrivato, o colui che desidera dedicarsi solo al primissimo Pac-Man, potrà farlo senza problemi; i più esigenti si ritroveranno invece alle prese con proposte dalla difficoltà davvero significativa, capaci di tenerli impegnati per parecchio tempo. Dal punto di vista tecnico non sono presenti criticità di ogni sorta, ma anzi, su console i caricamenti sono rapidi, l’accessibilità intuitiva e immediata, l’emulazione dei singoli giochi è praticamente perfetta. È anche possibile modificare la grandezza dello schermo degli arcade e, in parte, i loro colori. Nulla per cui strapparsi i capelli, ma bene che vi siano anche queste possibilità di personalizzazione. Tutti i menù sono infine in lingua italiana e anche i Pac-Man mai usciti dal paese del Sol Levante sono stati arricchiti con sottotitoli nella nostra lingua, rendendo così comprensibile quella minima narrazione pur presente nelle scene d’intermezzo. Tirando le somme, questa raccolta dedicata al giallo personaggio di Namco, è un vero e proprio tuffo nel passato per chi si è cresciuto con i videogame dell’iconico personaggio, ma la cosa divertente è che anche le nuove generazioni potranno mettersi alla prova scoprendo la difficoltà dei titoli del franchise.
GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 7
Sonoro: 7
Gameplay: 6,5
Longevità: 7
VOTO FINALE: 7
Francesco Pellegrino Lise