Viterbo
ORIOLO ROMANO, NDRANGHETA E OPERAZIONE GAMBLING: SEQUESTRATA SALA SCOMMESSE
Tempo di lettura 5 minutiIl decreto di sequestro è stato ordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria
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9 anni agoon
Redazione
Oriolo Romano (VT) – I Carabinieri della Stazione di Oriolo Romano, nell’ambito della più vasta operazione denominata Gambling, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria hanno effettuato il sequestro di una sala scommesse operante nella cittadina viterbese.
L’attività, che nasce dalla disarticolazione di un’associazione a delinquere di tipo mafioso legata alla “ndrangheta” ha visto oltre l’esecuzione in Italia e all’estero di 29 misure cautelari in carcere e 13 misure cautelari agli arresti domiciliari, anche il sequestro preventivo di alcune società operanti nel territorio nazionale e all’estero. In questo ambito sono state sottoposte a sequestro le sale scommesse, ovunque operanti, nel territorio nazionale accusate di riciclaggio di danaro derivante da attività illecita.
I Carabinieri hanno posto sotto sequestro i locali della sala scommesse appartenente ad una delle società incriminate apponendo i sigilli in attesa degli accertamenti ed alle disposizioni dell’Autorità Giudiziaria mandante.
L’operazione Gambling.
All’alba dello scorso 22 luglio 2015, personale dei Comandi Provinciali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, della Squadra Mobile della Polizia di Stato e della D.I.A. di Reggio Calabria unitamente allo S.C.I.C.O. e al Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche di Roma della GDF hanno effettuato su tutto il territorio nazionale un’imponente operazione, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, volta all’esecuzione di nr. 28 ordinanze di custodia cautelare in carcere, nr. 13 misure cautelari degli arresti domiciliari, nr. 5 divieti di dimora, nr. 5 obblighi di presentazione alla p.g., nonché al sequestro di nr. 11 società estere, n. 45 società operanti nel settore dei giochi e delle scommesse operanti sul territorio nazionale, di oltre n. 1500 punti commerciali per la raccolta di giocate, di n. 82 siti nazionali e internazionali di “gambling on line” e di innumerevoli immobili, il tutto per un valore stimato pari a circa 2 miliardi di euro.
L’attività d’indagine complessivamente posta in essere ha permesso di portare alla luce un’associazione per delinquere di stampo mafioso con proiezione transnazionale – costituita da soggetti appartenenti all’organizzazione criminale denominata ‘ndrangheta – che avvalendosi di società estere di diritto maltese ha esercitato abusivamente l’attività del gioco e delle scommesse sull’intero territorio nazionale, così riciclando ingenti proventi illeciti.
Lo schema criminale. Invero, l’associazione criminale – attraverso lo schermo di imprese operanti nel mercato dei giochi e delle scommesse a distanza e dislocando in Stati esteri i server per la raccolta informatica delle giocate e la loro gestione – ha aggirato la normativa che regola il settore, realizzando consistenti profitti, poi reinvestiti per l’acquisizione di ulteriori imprese e licenze estere e nazionali per l’esercizio ancora più esteso e remunerativo delle attività.
In particolare, l’attività investigativa ha consentito di accertare che la raccolta “da banco” dei giochi e delle scommesse si è concretata attraverso una ramificata rete di agenzie che sono state inquadrate, simulatamente, come meri Centri di Trasmissione Dati (CTD) collegati a “bookmaker” esteri (autorizzati a operare la raccolta a distanza in forza di apposite licenze rilasciate dalla competente Autorità maltese) da un apparente “contratto di prestazioni di servizi”.
Difatti, la raccolta delle giocate – attraverso più siti internet di scommesse “on line” (sia “.it” che “.com”) – non è avvenuta attraverso una transazione on-line in quanto le poste dei giocatori sono state acquisite in contanti o tramite assegni direttamente consegnati al gestore del punto commerciale dislocato sul territorio. Il contratto di gioco e scommessa, perciò, si è perfezionato interamente sul territorio dello Stato ed è stato direttamente gestito dal punto commerciale affiliato all’associazione criminale, che poi ha trasferito le somme – compensando le perdite con le vincite e al netto della propria provvigione – alla direzione amministrativa dell’associazione, allocata all’estero.
La diffusione del “brand”. La diffusione dei brand con cui ha operato l’organizzazione è stata garantita da una rete commerciale strutturata gerarchicamente, rappresentata anche da imprese colluse con la camorra e la mafia, che ha distribuito provvigioni a cascata ai partecipi (secondo un criterio economico connesso al ruolo ricoperto).
Tale organizzazione piramidale si è proposta sul mercato web con diversi “siti di casinò” o “circuiti di gambling”, ognuno dotato di una propria “skin”2. I titolari sono stati coadiuvati da un gruppo dirigente che ha tenuto le relazioni tra la struttura tecnico-informatica allocata all’estero e quella amministrativa che ha gestito le affiliazioni delle sale giochi e la raccolta delle scommesse sul territorio.
Di quest’ultima hanno fatto parte, innanzitutto, i c.d. “master”, cioè coloro che hanno assolto compiti di promozione del “prodotto” da commercializzare per specifiche aree territoriali di riferimento. Alle dipendenze dei “master” si sono collocate le “agenzie” (che il più delle volte sono titolari di un PDC, anche chiamato “punto gioco”, dal quale deriva anche il termine identificativo “P.J.”) alle quali fanno riferimento i singoli giocatori (nell’ambiente definiti anche “cliente finale” o “end user”), spesso reclutati dalle stesse “agenzie” (che in tal caso assumono la denominazione di “father”) in base a determinati requisiti di “affidabilità”.
Castelli di carta. Il titolare dell’agenzia ha usufruito di uno o più “conti di gioco” (conto “master” o conto di gioco intestato a soggetto compiacente) per consentire on line l’effettuazione delle scommesse o la partecipazione a tornei di poker da parte di una terza persona (il “cliente finale”) che non ha un conto gioco proprio. In pratica, il cliente, senza registrarsi, effettua la puntata tramite un “conto di gioco” nella disponibilità dell’agenzia che gli rilascia una ricevuta. L’eventuale vincita viene, poi, pagata dal PDC in contanti (anticipando, quindi, le relative somme per conto del “bookmaker”, che in ogni caso ha messo a disposizione dell’agenzia un “fido” per consentire le giocate). C
Ciò in spregio alla normativa di settore che esclude in modo categorico la circolazione di denaro contante, sia per quanto concerne i singoli giocatori, che per i concessionari dei PDC ai quali non spetta alcuna forma di “fido” da parte del gestore del sito. Infatti, il “conto gioco” – in base alla regolamentazione dei giochi on line – deve essere aperto in base a delle specifiche modalità di identificazione che lo rendono, pertanto, strettamente personale.
Gli accrediti e gli addebiti debbono essere esclusivamente eseguiti on line, mediante i sistemi di pagamento telematici. Viceversa, con il sopra descritto sistema fraudolento le agenzie hanno posto in essere una vera e propria “intermediazione” illecita tra il “bookmaker” e il cliente integrante gli estremi dell’esercizio abusivo di raccolta delle scommesse.
In sostanza, dietro le imprese schermo, che facevano apparire sussistenti i requisiti previsti dalla normativa in materia di giochi e scommesse, si è celata l’offerta al pubblico e la gestione di siti che hanno consentito – aggirando le inibizioni dell’AAMS – l’accesso al gioco illecito.
Delocalizzare il crimine, localizzando il business. Con tale modus operandi l’associazione criminale si è sottratta al pagamento dell’imposta unica sulle scommesse, ottenendo un ingiusto profitto a danno dello Stato Italiano, e ha conseguito in Italia utili d’impresa, riconducibili a una stabile organizzazione occulta, che sono stati sottratti al pagamento delle imposte dirette, omettendo di presentare la prescritta dichiarazione ai fini dell’imposta sul reddito delle società (I.R.E.S.), per di più riciclando un’enorme massa di denaro “sporco” attraverso l’utilizzo di conti di gioco intestati a persone compiacenti ovvero inconsapevoli.
Il nucleo originario dell’organizzazione criminale si è formato sul territorio reggino, ove i soggetti sono nati e cresciuti (anche sotto il profilo dell’esperienza professionale e criminale), ove si sono conosciuti e hanno ideato il sistema illecito sopra descritto.
L’associazione, che controlla società in Austria, in Spagna e in Romania ed è attiva con una base stabile a Malta, in passato ha operato utilizzando anche licenze delle Antille olandesi, di Panama e della Romania. Essa ha, pertanto, mutato la propria sede di interessi a seconda del Paese più conveniente dal punto di vista fiscale, mantenendo però sempre il centro decisionale e operativo a Reggio Calabria.
L’attività investigativa svolta sinergicamente dalle Forze di polizia ha, in più, consentito di accertare come non solo alla suddetta rete commerciale abbiano preso parte numerosi rappresentanti delle cosche di ‘ndrangheta operanti sul territorio, ma soprattutto come il metodo mafioso abbia costituito una sistematica modalità attraverso la quale indurre gli imprenditori impegnati nella gestione di sale e scommesse a distanza – qualora la semplice evocazione (esplicita o implicita) del casato di ‘ndrangheta non fosse stata sufficiente, anche con pressioni intimidatorie – a installare i software o ad attivare i sistemi informatici necessari per connettersi e fare giocare i clienti sui siti gestiti dall’associazione criminale.
La figura chiave. Nelle indagini un ruolo di primissimo piano ha assunto la figura di Mario Gennaro il quale – proprio grazie all’efficienza della suddetta rete commerciale da lui governata – ha acquisito un prestigio imprenditoriale che gli ha fatto guadagnare un ruolo di vertice nelle imprese estere impegnate nel settore commerciale. In tal modo, lo stesso ha finito per rappresentare gli interessi non più della sola cosca originaria di appartenenza (cosca Tegano), ma dell’intera ‘ndrangheta provinciale – allettata dagli imponenti flussi economici generati da quelle attività imprenditoriali che oltre a consentire lauti guadagni, hanno agevolato il riciclaggio del denaro sporco – che si è infiltrata così nel sistema nazionale e internazionale dei giochi e delle scommesse on line.
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