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Cronaca

OMICIDIO MELANIA REA: SCONTO DI PENA PER PAROLISI

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Tempo di lettura 4 minutiLa Corte infatti, al termine dell'udienza, dovrà decidere se disporre un nuovo processo per ridurre la pena ed eliminare l’aggravante della crudeltà

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di Christian Montagna

Perugia- Il verdetto è arrivato: la Cassazione ha deciso uno sconto di pena da 30 a 20 anni per Salvatore Parolisi elimando la premeditazione e l'aggravante della crudeltà. Grande l'amarezza per i familiari di Melania che ammettono di aver subito un grande torto dalla giustizia.

Questa mattina, davanti alla Corte d’Assise di Perugia, è cominciata l’udienza per il processo a Salvatore Parolisi, in carcere con l’accusa dell’omicidio della moglie Melania Rea avvenuto il 18 Aprile 2011.Il corpo ritrovato nel boschetto delle Casermette e martoriato con 35 coltellate è stato a lungo oggetto d’indagine. A presiedere la Corte d'Assise d'appello di Perugia Maria Rita Belardi. A latere Massimo Ricciarelli. Il sostituto procuratore generale è Giancarlo Costagliola, lo stesso che si occupò del processo per l'omicidio di Meredith Kercher. L’udienza a porte chiuse è stata definita tecnica per l’argomento in discussione all’ordine del giorno: la Corte infatti, al termine, dovrà decidere se disporre un nuovo processo per ridurre la pena ed eliminare l’aggravante della crudeltà. Lo scorso 10 febbraio, la Suprema Corte, pur riconoscendolo colpevole, aveva proposto la riapertura di un nuovo processo che oggi è stata validata.

IN AULA: OMICIDIO PREMEDITATO O ESPLOSIONE D’IRA?
In aula sono presenti i legali Walter Biscotti e Nicodemo Gentile di Parolisi che al momento è recluso a Teramo e non presenzia all’udienza. Da parte di Melania invece ci sono il fratello, il papà e il legale di parte civile, Mauro Gionni. Grande è la tensione per quella che potrebbe diventare una sentenza “amara”. Seppure la prima sentenza, in cento pagine, abbia riconosciuto Parolisi come unico responsabile del delitto maturato in una “esplosione di ira ricollegabile a un litigio tra i due coniugi”, si lavora ora per far eventualmente annullare la premeditazione. Il tutto è avvenuto in una giornata normale; i coniugi si sono trovati occasionalmente sul luogo del delitto e nulla era stato preventivamente organizzato.

LE SENTENZE DI 1° E 2° GRADO
Condannato in primo grado all'ergastolo con l'aggiunta della pena accessoria dell'isolamento diurno, Parolisi non mostra segni di pentimento. Tenta di depistare le indagini fino all'ultimo momento. Sembra utilizzare la sua bambina per apparire un padre premuroso che mai avrebbe potuto uccidere e perde la patria potestà . Nel settembre 2013, anche la sentenza di secondo grado emessa dalla Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila lo condanna a 30 anni. Di seguito, i legali presentano un ricorso che oggi è stato accettato dalla Corte di Cassazione.

I FATTI
E' il 18 Aprile 2011 quando di Carmela Melania Rea, di anni 29, si perdono le tracce sul Colle San Marco di Ascoli Piceno. Insieme al marito Salvatore Parolisi e alla loro bambina di diciotto mesi, sono andati a trascorrere qualche ora all'aria aperta. Secondo la ricostruzione del marito, Melania si allontana per andare al bagno dello chalet ma nessuno però la rivedrà mai tornare. Passano circa venti minuti ma Salvatore spaventato chiama i soccorsi e dà l'allarme. Subito la notizia viene diffusa in tutta la nazione, cominciano le ricerche sui territori circostanti. Si cerca e si spera di trovare un corpo ancora in vita. Il marito disperato concede numerose interviste televisive sperando al più presto di poter riabbracciare la propria amata. Una nazione che si mobilita per questa terribile scomparsa; forze dell'ordine scandagliano distese di terreno immense, ma di Melania ancora nulla.

IL RITROVAMENTO DEL CORPO
E' il 20 Aprile, due giorni dopo la scomparsa, quando una telefonata anonima intorno alle 14.40/15.00 avverte le forze dell'ordine di polizia da una cabina telefonica pubblica del centro di Teramo che non sarà mai rintracciata della presenza del corpo di Melania. A 18 km di distanza dal luogo della sparizione, in un bosco di Ripe di Civitella viene ritrovato il corpo di Melania. Ferite di arma da taglio e una siringa conficcata sul suo corpo: elementi che cercano di depistare le indagini facendo pensare ad una rapina finita male ad opera di un tossico in astinenza. Il medico Adriano Tagliabracci che effettua l'autopsia non rileva segni di strangolamento né violenza sessuale e attribuisce la causa della morte alle 35 coltellate che sono state inflitte sul suo corpo. Vicino al corpo, viene ritrovato il cellulare con la batteria scarica e un'altra sim card.

LE INDAGINI
A brancolare nel buio sono gli investigatori che cercano di trovare il colpevole. Salvatore continua a mostrarsi disperato e shoccato per quanto accaduto. Inizialmente non iscritto nel registro degli indagati, il 29 giugno, a più di due mesi dall'omicidio, gli notificano un avviso di garanzia. L'ultima persona ad aver visto Melania Rea in vita potrebbe dunque essere il suo assassino. Ma perché Salvatore avrebbe dovuto uccidere sua moglie? Si indaga nella vita privata di Salvatore, sul posto di lavoro e si cerca di ricostruire il rapporto fra i due coniugi a suon di testimonianze di amiche e conoscenti che con Melania avevano un buon rapporto. Salvatore però continua a professarsi innocente. Nessun testimone però può confermare o smentire il suo racconto. Il 19 Luglio 2011, l'inchiesta passa a Teramo per competenza territoriale e il 2 Agosto il gip conferma il fermo del caporal maggiore. Si indaga sulla vita privata di Salvatore; spuntano altre donne, transessuali e una vita non proprio serena. Melania era venuta a conoscenza di un tradimento? Potrebbe essere questo il motivo dell'omicidio? Domande queste che si pongono gli inquirenti a cui però mai nessuno potrà più rispondere.

L'ACCUSA
Secondo gli inquirenti, il tutto si è consumato in pochi minuti. Nella pineta in cui è stato ritrovato il corpo, Salvatore avrebbe provato a baciare la moglie per tentare un approccio sessuale. In seguito al rifiuto, si sarebbe scatenata la furia omicida. Nella motivazione della sentenza però compaiono anche altri elementi tra cui la relazione extraconiugale che Parolisi aveva con la soldatessa Ludovica Perrone. Viene però subito esclusa la possibilità che quest'ultimo elemento possa avere a che fare con l'omicidio. Si analizza dunque il rapporto tra i coniugi: Melania una donna troppo forte che induce il suo uomo in una situazione di sottomissione? Parolisi trova in un Ludovica un conforto alle umiliazioni subite quotidianamente dalla sua donna? Le dichiarazioni delle amiche di Melania la descrivono come frustrata e triste, soprattutto dopo la scoperta dei tradimenti del marito. Secondo il pm, le continue menzogne del Parolisi anche in tv sarebbero una confessione velata dell'omicidio. Una mole di menzogne che insieme costituiscono una confessione.