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OMICIDIO LORIS STIVAL: OGGI SI ESAMINANO I FILMATI

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Tempo di lettura 5 minuti In Tribunale a Ragusa sono giunti stamattina anche la zia, Antonella Stival e il padre di Veronica, Francesco Panarello.

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LEGGI ANCHE: [IN] GIUSTO PROCESSO: TUTTO PRONTO PER IL CONVEGNO CONTRO IL PROCESSO INDIZIARIO

 

di Chiara Rai

Ben dodici telecamere smentiscono la versione di Veronica Panarello la madre del piccolo Loris Stival, il bambino trovato morto in un canale di scolo nei pressi della strada del vecchio mulino a Ragusa.  Questa mattina si terrà a Ragusa l'incidente probatorio deciso dal Gip del Tribunale ragusano Claudio Maggioni sui filmati registrati dalle telecamere di sicurezza a Santa Croce Camerina il giorno della scomparsa di Loris, il bambino di 8 anni, ritrovato cadavere il 29 novembre scorso. Ad essere accusata dell'omicidio è la madre del piccolo, Veronica Panarello, detenuta nel carcere di Agrigento.

"Finalmente si stabilisce equilibrio tra accusa e difesa davanti a un giudice terzo e un perito nominato che dovra' estrapolare le immagini per fare un dvd forense per ricostuire la realtà di quel giorno". Lo ha detto l'avvocato Francesco Villardita, difensore di Veronica Panarello, la donna accusata di aver ucciso il figlio Loris, arrivando al Tribunale di Ragusa dove oggi si tiene l'incidente probatorio sulle videoregistrazioni che secondo la Procura accusano l'indagata.

In Tribunale a Ragusa sono giunti stamattina anche la zia, Antonella Stival e il padre di Veronica, Francesco Panarello. "Siamo stati sabato a trovare Veronica, come sempre", ha detto Antonella Stival. "E' sciupata -ha aggiunto la zia- ma combattiva. Un figlio glielo hanno ucciso l'altro lo hanno portato via. Chiede sempre di Diego".

LE TAPPE PIU' SALIENTI DEL CASO

Intanto si complica la posizione di Veronica Panarello: il bambino visto dalla testimone non è Loris. Si complica la situazione di Veronica Panarello la giovane mamma accusata dal Pm Carmelo Petralia e dal Sostituto Procuratore Mario Rota dell'omicidio del suo bambino di otto anni Loris Stival consumatosi lo scorso 29 novembre. Loris è stato trovato morto in un canale di scolo nei pressi della strada del vecchio mulino a Ragusa. Ora quella testimone che asseriva di aver visto un bambino somigliante a Loris poco dopo il suono della campanella non è allo stato dei fatti la possibile chiave di difesa della donna in quanto sarebbe stato identificato un bambino che la mattina del 29 novembre 2014, giorno dell'omicidio del piccolo Loris Stival, sarebbe stato visto a Santa Croce Camerina (Ragusa) da Lorenza Emmolo. La donna sostiene di avere incontrato per strada un bambino "con tratti somatici molto simili a quelli della fotografia" di Loris diffusa dai carabinieri. Il piccolo, con aria spaesata, era ancora in giro per Santa Croce poco dopo l'orario di ingresso a scuola. La donna gli avrebbe chiesto se avesse bisogno di qualcosa e se stesse andando a scuola. "Ci sto andando" le aveva risposto il piccolo. Ed in effetti quel bambino, ora identificato, a scuola ci è andato. Lorenza Emmolo avrebbe già dichiarato in passato di non essere sicura di poterlo riconoscere perché lo avrebbe visto di sfuggita.

Scarcerazione, Panarello ricorre in Cassazione. La mamma del piccolo Loris ci riprova ancora. Veronica Panarello ricorre in Cassazione contro il provvedimento del Tribunale del riesame che ha rigettato la sua scarcerazione. E' l'avvocato Francesco Villardita a depositare a Catania il ricorso un giorno prima della scadenza dei termini.

Quel secondo mazzo di chiavi date a Loris. Dall'ordinanza del Gip di Ragusa Claudio Maggioni che ha confermato il carcere per Veronica Panarello, madre del piccolo Loris, emergono degli importanti particolari. La donna, secondo la ricostruzione esposta dal Gip, apre il garage "dall'interno, non avendo con se' le chiavi e vi posteggia l'auto". Secondo alcune intercettazioni del nonno paterno, Andrea Stival, le chiavi di casa "che erano in macchina sono state date a Loris. Adesso questo qua mi viene in mente -ha detto l'uomo ascoltato dagli inquirenti- perche' lei ha un altro mazzo di chiavi dentro la macchina, dove ci sara' quella del garage". Intanto è crisi tra marito e moglie. "Se ci saranno le prove non le starò accanto". Davide Stival, padre del piccolo Loris, risponde per la prima volta all'appello della moglie, Veronica Panarello, che dal carcere gli ha chiesto di non abbandonarla. L'uomo pero' poi aggiunge: "Ho visto tre sagome che escono da casa e le ho riconosciute, ma al ritorno non saprei. Si riconosce una persona che torna dopo poco, ma non si capisce neanche se ha lo zaino".

Le bugie: trovato un altro cellulare di Veronica intestato all'amica. E' stato sequestrato dagli inquirenti di Ragusa un telefono cellulare con utenza intestata a un'amica di Veronica Panarello, ma che sarebbe stato in effetti usato dalla madre del piccolo Loris. Sarebbe questo il telefonino "segreto" di cui si era parlato nei giorni scorsi, la cui esistenza era stata negata con forza dalla donna durante l'interrogatorio dal Gip.

Veronica, ha detto il legale della donna, aveva negato "la presenza di un secondo telefonino e l'unico lo ha messo a disposizione della magistratura, lo ha consegnato spontaneamente alla magistratura quando era ancora libera" Intanto e' attesa per il primo pomeriggio, la decisione del Gip di Ragusa, Claudio Maggioni, sul fermo della Panarello. Anche ieri nell'interrogatorio di garanzia la donna ha continuato a respingere le accuse e a ripetere la sua versione dei fatti. Un lunghissimo interrogatorio, "molto articolato", nel quale "ha risposto a tutte le domande senza alcun cedimento, confermando la stessa versione dei fatti, senza contraddirsi". Lo ha detto l'avvocato Francesco Villardita, legale di Veronica. Davanti al giudice la mamma della piccola vittima ha ripetuto la sua innocenza e affermato di volere "pienamente collaborare". La donna accusata di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere, ha ribadito di avere accompagnato il figlio a scuola e che, ha riferito il legale, "è stata vista dal vigile urbano che era in servizio, indicando anche il sesso dell'ufficiale di polizia giudiziaria, una donna, di cui ha fatto il nome".

La mamma di Loris segnala nel 2004 la presenza di Denise Pipitone. La madre di Andre Loris Stival, il bambino di 8 anni ucciso a Santa Croce Camerina (Ragusa), nel 2004 segnalò di aver visto Denise Pipitone, la bimba rapita a Mazara del Vallo (Trapani) il primo settembre di quell'anno e mai più ritrovata. Veronica Panarello, che nel 2004 aveva 15 anni, si recò nella caserma dei carabinieri per affermare di aver visto la bambina. Fu l'unica segnalazione di questo genere nella zona di Ragusa dopo il sequestro di Denise.

L'inquietante storia delle fascette e la ricostruzione dei fatti raccontata da Veronica. "Il papa' di Loris, su richiesta della mamma, ci ha dato una confezione, aperta, di fascette di plastica bianche, sostenendo che sarebbero dovute servire al bambino nei lavori in classe". A parlare e' la maestra Teresa Iacona, confermando la ricostruzione fornita dalla dirigente della scuola "Falcone e Borsellino", Giovanna Campo, sulle fascette in plastica, simili a quelle usate per uccidere il bambino di 8 anni a Santa Croce Camerina (Ragusa). "Noi -ha aggiunto la maestra- siamo rimaste sorprese perche' non avevamo mai chiesto di portarle, perche' non era previsto il loro utilizzo a scuola. La mia collega ha chiamato la polizia e successivamente le abbiamo consegnate in questura. Nessuno mai a scuola ha chiesto fascette". La maestra ricorda ancora che: "Mentre parlavamo con la madre ci ha detto che c'erano queste fascette che a suo dire noi avevamo chiesto di comprare per fare esperimenti, era una confezione aperta. E' stata la madre a sollecitare il padre dicendogli: valle a prendere. Lui le ha portate e noi ci siamo molto sorprese, meravigliate, non avevamo mai chiesto una cosa del genere, per questo abbiamo deciso di informare gli investigatori. E' importante fare chiarezza -ha concluso Teresa Iacona- perché a scuola materiale pericoloso non è mai entrato".

Intanto le telecamere poste sulla linea della scuola "Falcone e Borsellino" di Santa Croce Camerina (Ragusa) non hanno ripreso la "Polo" nera di Veronica Panarello, madre del piccolo Andrea Loris Stival. Gli inquirenti hanno ultimato in tarda mattinata l'esame delle immagini provenienti dagli apparecchi posizionati attorno all'edificio scolastico, alcuni dei quali sono risultati non attivi. L'auto della mamma di Loris non compare nelle inquadrature di quelli funzionanti. La donna, che sostiene di aver lasciato Loris a scuola sabato mattina e di essere poi andata a un corso di cucina al castello di Donnafugata, in una delle occasioni in cui e' stata ascoltata dagli inquirenti, avrebbe detto di non esseresi fermata con la macchina davanti alla scuola, ma di aver fatto scendere il figlio in una traversa laterale.

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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