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Cronaca

Noemi è risorta ma si tratta di una truffa. David Nicodemi: “L’articolo che non avrei mai voluto scrivere”

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Noemi Nicodemi è risorta, ma, disgraziatamente, si tratta di una truffa, perpetrata ai suoi danni, alla sua memoria. Allora, eccomi alle prese con un articolo che interessa la mia sfera personale e mai avrei pensato di scrivere.

Riguarda proprio lei, mia sorella, titolare per quasi dieci anni della cioccolateria Hansel e Gretel in Corso del Popolo a Grottaferrata. Tenetevelo in mente.

Era una persona espansiva, sorridente e disponibile, sempre pronta a mettersi in gioco e a lottare, con una grande voglia di vivere e di vedere crescere il piccolo Leonidas, suo figlio. Neanche quando è stata costretta ad accettare una nuova e temibile sfida, stavolta contro un mostro silente e inaspettato, il glioblastoma multiforme, si perse d’animo. Anzi, in ogni occasione trovava le forze per dispensare sorrisi e a incoraggiare chi le stava accanto. Una splendida guerriera, che anni dopo ritrovai nella compianta “Jena” Nadia Toffa.

Ciò nonostante, il 3 agosto 2015 Noemi, ormai inerme, deformata dalla malattia e dai cortisonici, veniva strappata all’affetto dei suoi cari, aveva 42 anni. Nel frattempo, in un’altra struttura ospedaliera, mia madre lottava contro una Leucemia Linfosbastica Acuta Ph+ la cui prognosi era ugualmente infausta, morirà sette dopo, mentre a casa eravamo costretti a chiamare di nuovo il veterinario per mettere fine alle sofferenze del sesto e ultimo cane della famiglia, Birba Junior. Segnata, come gli altri, da un Carcinoma Polmonare.

Triste fatalità? Beh, non si direbbe, considerate le reazioni: «stiamo morendo a mazzetti», tuonava la vulcanica Daniela Ferdinandi, un’attiva abitante di Castelverde. Si torna a parlare della terra dei fuochi romana, tra il quadrante est del Municipio VI e Guidonia, per la crescita esponenziale di malati e morti di cancro, indistintamente dall’età e stato sociale. E una prima certezza ce la diede l’importante studio condotto dall’Unità di Epidemiologia Ambientale del Servizio Sanitario del Lazio, reso pubblico nel corso dell’inchiesta Fumo di Roma di Massimiliano Andreetta, inviato della trasmissione Piazza Pulita. Era il 7 novembre 2019.

«A Rocca Cencia vivono circa 250 mila persone, per loro le aspettative di vita alla nascita sono di tre anni inferiori rispetto a chi nasce e vive nel centro della città», dichiarava la Direttrice, dottoressa Paola Michelozzi. «In una zona in cui le polveri sottili (Pm10) sono così tanto e così di frequente al di sopra dei limiti aumenta, e di molto, il rischio di ammalarsi di tumore. Dalle nostre rilevazioni il fattore di rischio a Rocca Cencia si aggira tra l’11 e il 21% in più. Ovvero 9 punti percentuali sopra la media. Anche gli animali non hanno scampo».

Parentesi doverosa, ora torniamo al giallo iniziale

Il 28 marzo 2019 ricevo una telefonata da una società di recupero crediti, la quale mi informa che Noemi è intestataria di un contratto di fornitura elettrica presso Via Marcello SNC nel Comune Mercato San Severino, in Provincia di Salerno, e risultano 3 fatture insolute per un valore pari a 975,82 Euro.

Omonimia? Macché. I dati anagrafici e fiscali corrispondono, solo che il contratto è stato stipulato nel 2018, ovvero tre anni dopo la morte dell’intestataria. Durante la conversazione accerto inoltre che all’atto della sottoscrizione è stato fornito, come indirizzo di riferimento, Corso del Popolo in Grottaferrata, dove sorgeva guardate la combinazione la cioccolateria Hansel e Gretel. Tutto torna. Spiego la situazione, evidenzio che Noemi non aveva mai avuto interessi commerciali, personali o di altra natura nel comune campano e, nei giorni successivi, invio, tramite email, la dichiarazione di disconoscimento dell’utenza e il certificato di morte.

Alla Società di energia elettrica sembra non bastare e torna alla carica. Trasmetto di nuovo la documentazione, chiedendo altresì di visionare il contratto cartaceo e di conoscere la data esatta della sua attivazione. Niente da fare, pur chiedendomi soldi e riconoscendomi erede, negano l’accesso agli atti per ragioni di privacy, con la nota UMAIS1529458 del 08/05/2019.

E va bene, penso, l’importante è bloccare l’utenza. Secondo voi? Lo scorso 7 settembre una nuova sorpresa. Ricevo due raccomandate, con testo identico, una per me l’altra per mio padre. Provengono da uno studio legale di Milano che, incaricato dalla Società di energia elettrica medesima, intima la corresponsione di numero 5 fatture per un importo pari ad Euro 2.549,65 nonché al pagamento di Euro 100,00 per l’intervento legale. Le ultime due bollette sono state emesse il 09 settembre 2019 (Euro 982,82) e il successivo 5 ottobre (Euro 591,01). Cioè, dopo il formale disconoscimento della fornitura e, implicitamente, delle fatture precedenti, risalenti al 2018.

Metto insieme i tasselli della vicenda, consulto il mio avvocato, la dottoressa Francesca Trentinella, e poi i Carabinieri della Stazione di Frascati, attenti e cortesi. E lo scorso 10 settembre presento formale denuncia/querela contro ignoti, responsabili del reato penale di «sostituzione di persona e ogni altra ipotesi di illecito che l’A.G. riterrà configurarsi».

La storia è assurda, e purtroppo non sarà né la prima né l’ultima, facciamo attenzione, ma trovo altrettanto assurdo il comportamento finora adottato dalla Società di energia elettrica. A lei vorrei rivolgere il seguente quesito, per me fondamentale: considerata la seconda emissione di bollette, com’è stato possibile riattivare un’utenza sconfessata e per giunta morosa? A Noè, spero che questa volta sia finita davvero e ti lascino in pace. Un bacio, ovunque tu sia.

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Cronaca

Sentenza Open Arms: conseguenze politiche per Salvini e la Lega in gioco

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Con l’arringa difensiva che si conclude oggi il processo si avvia alla conclusione con la richiesta di condanna a 6 anni di reclusione per il ministro accusato di sequestro di persona, mentre la PM Giorgia Righi, sotto scorta, continua a rappresentare l’accusa

Dopo settimane di tensione e insulti social, la Procura di Palermo ha deciso di assegnare una scorta alla PM Giorgia Righi, una delle magistrate coinvolte nel processo contro il ministro Matteo Salvini. La decisione arriva a seguito di minacce e attacchi online, a cui Righi è stata oggetto dopo la richiesta di condanna nei confronti del leader della Lega.

Il processo, che vede Salvini imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, è legato all’episodio del 2019, quando, durante il governo giallo-verde, il ministro dell’Interno rifiutò l’approdo alla nave Open Arms, con 147 migranti a bordo. La Procura di Palermo aveva richiesto una pena di sei anni di reclusione per Salvini, accusandolo di aver ostacolato l’ingresso dei migranti in Italia.

Il caso ha suscitato un acceso dibattito politico e giuridico, con una valanga di reazioni a favore e contro l’iniziativa giudiziaria. A pochi giorni dalla sentenza, i sostenitori di Salvini sono scesi in piazza per esprimere solidarietà al loro leader.

Giorgia Righi, che fa parte della Direzione Antimafia, era l’unica magistrata del pool accusatorio a non avere ancora una protezione, nonostante le numerose minacce ricevute. Dopo i numerosi insulti sui social e i commenti minacciosi, la Procura ha deciso di assegnarle una scorta, per garantire la sua sicurezza.

In una nota ufficiale, il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia, ha sottolineato che “le intimidazioni non sono mai giustificabili” e che le istituzioni sono chiamate a proteggere i magistrati che svolgono il loro dovere “con serietà e indipendenza”. La decisione di tutelare Righi arriva dopo un’intensa pressione mediatica e politica che ha scosso il processo e il dibattito pubblico.

Il processo prosegue con l’arringa difensiva del legale di Salvini, Giulia Bongiorno, che ha ribadito la posizione del suo assistito, accusando la ONG Open Arms di essere stata responsabile del ritardo nell’approdo, e quindi, delle difficoltà nei soccorsi. “Open Arms ha avuto innumerevoli opportunità di fare sbarcare i migranti, ma ha scelto di ‘bighellonare’, rifiutando l’approdo a diversi porti”, ha dichiarato Bongiorno. L’avvocato ha poi sostenuto che la nave avrebbe potuto dirigersi verso la Spagna, paese di bandiera, senza dover aspettare l’autorizzazione da parte delle autorità italiane.

Intanto, mentre in aula si svolgevano le udienze, in piazza Politeama, a Palermo, i sostenitori di Salvini si sono radunati per una manifestazione di solidarietà. Tra i presenti, oltre a numerosi militanti della Lega, c’erano anche i ministri Giuseppe Valditara, Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti, insieme a parlamentari nazionali e regionali del partito. “Sono qui per sostenere Matteo Salvini, che ha difeso l’Italia e i suoi confini”, ha dichiarato Giorgetti, all’arrivo in piazza.

La vicenda ha trovato anche eco a livello internazionale. Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ha espresso il suo sostegno a Salvini con un tweet, in cui ha scritto: “Siamo con te, amico mio! Matteo Salvini merita una medaglia per aver difeso l’Europa”. Orbán ha condiviso una foto di Salvini davanti all’aula bunker di Palermo, aggiungendo che il leader della Lega avrebbe difeso i valori e i confini dell’Europa contro l’immigrazione incontrollata.

Il sostegno da parte del governo ungherese ha sollevato polemiche, con critiche da parte delle opposizioni italiane e di alcune organizzazioni per i diritti umani, che hanno sottolineato come la questione dei migranti non riguardi solo la protezione dei confini, ma anche il rispetto dei diritti umani e dei trattati internazionali.

Con l’arringa difensiva che si conclude oggi, il processo si avvicina alla fase finale. Il giudice dovrà prendere in considerazione le argomentazioni delle parti e la richiesta della Procura, che invoca una condanna esemplare per l’ex ministro dell’Interno. Salvini, che è stato più volte al centro della politica italiana con la sua linea dura sui migranti, potrebbe affrontare una sentenza che non solo influenzerà la sua carriera politica, ma anche l’immagine della Lega, che si è schierata compatta al suo fianco.

In ogni caso, le implicazioni del processo sono destinate a rimanere al centro del dibattito politico e giuridico per settimane. L’attenzione ora è puntata sul verdetto finale e sulle possibili conseguenze politiche di un caso che ha suscitato forti reazioni e diviso il Paese.

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Cronaca

Palermo, duro colpo a Cosa Nostra: confiscati beni per oltre 1,2 milioni di euro

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I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Palermo hanno effettuato un’importante operazione contro la mafia siciliana, eseguendo due misure patrimoniali per un valore complessivo di oltre 1,2 milioni di euro. Le azioni hanno colpito beni riconducibili a esponenti legati ai mandamenti mafiosi di Porta Nuova e Tommaso Natale.

Confisca di beni per 700.000 euro

La prima misura, disposta dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, ha riguardato la confisca definitiva di beni appartenenti a G.C., per un valore complessivo di circa 700.000 euro. L’ordinanza è stata emessa in seguito a una sentenza della Corte d’Appello, che ha reso irrevocabile la decisione di primo grado del gennaio 2022.

I beni confiscati includono:

  • Un appartamento a Palermo
  • Una villetta e un appezzamento di terreno con fabbricato a Carini
  • Otto conti bancari

Le indagini patrimoniali condotte dalla Procura della Repubblica hanno dimostrato che i beni in possesso di G.C. erano il risultato di attività illecite, prevalentemente legate a estorsioni ai danni di imprese e attività commerciali della zona.

Sequestro di beni per 500.000 euro

Il secondo provvedimento, emesso dal Tribunale di Palermo il 27 settembre 2024, ha portato al sequestro di beni per un valore complessivo di circa 500.000 euro, appartenenti a S.F. I beni sequestrati includono:

  • Un ufficio di 15 vani situato a Palermo, nella zona di via Perpignano
  • Un’autovettura
  • Un conto bancario

Anche in questo caso, le indagini hanno accertato che il patrimonio di S.F. era frutto di attività illecite legate a Cosa Nostra.

Questa operazione rappresenta un passo significativo nella lotta contro la mafia, riducendo le risorse economiche a disposizione della criminalità organizzata e rafforzando la presenza dello Stato sul territorio.

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Castelli Romani

Monte Compatri, un Consiglio Comunale tra unità e scontri

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Congratulazioni per l’elezione di Agnese Mastrofrancesco, ma il dibattito si infiamma su compostiera di comunità e inquadramento contrattuale degli operatori ecologici

Il Consiglio Comunale di Monte Compatri ha inaugurato la sua ultima seduta con un momento di unità, esprimendo le congratulazioni di tutti i membri all’indirizzo di Agnese Mastrofrancesco, recentemente eletta consigliere della Città Metropolitana di Roma Capitale. Un chiaro segnale di riconoscimento per un’importante figura del panorama politico locale.

la consigliere Agnese Mastrofrancesco, dal 27 settembre neo consigliere di città metropolitana di Roma Capitale

Subito dopo, l’attenzione si è concentrata sull’approvazione del Bilancio Consolidato 2023, un momento cruciale che ha però preceduto un acceso dibattito su due mozioni presentate dalle opposizioni: la messa in esercizio della compostiera di comunità e l’inquadramento contrattuale degli operatori ecologici secondo il contratto FISE.

Entrambe le proposte sono state respinte dall’attuale maggioranza, scatenando confronti animati tra i consiglieri.

La mozione sulla compostiera di comunità

La compostiera di comunità, un progetto avviato grazie alla partecipazione a un bando pubblico nel 2017, è stata consegnata al comune di Monte Compatri il 22 ottobre 2021. L’assessore Igiene, Sanità ed Ambiente, Nicoletta Felici, ha illustrato il percorso intrapreso dal comune, evidenziando che “tutte le procedure per la messa in esercizio” sono in fase di attuazione.

il vice sindaco Nicoletta Felici, assessore Igiene, Sanità ed Ambiente

Tuttavia, l’assessore ha anche sottolineato la necessità di valutare l’economicità dell’operazione, presentando dati che indicano una potenziale “non economicità” nell’avvio del servizio, sebbene l’aspetto ambientale rimanga fondamentale.
La compostiera, che potrà contenere esclusivamente “materiale organico puro”, avrà, sempre a quanto affermato dall’assessore, una capacità operativa massima di 80 tonnellate.
Il dibattito si è infiammato soprattutto quando le opposizioni hanno contestato i numeri presentati dall’assessore e messo in discussione le affermazioni sullo stato di avanzamento del progetto nonché sul fatto che all’atto della consegna avvenuta 22 ottobre 2021, stante le affermazioni del consigliere Marco de Carolis, la stessa poteva già essere avviata “in illo tempore” .

Ancor più acceso è stato il confronto quando si è ricordato che, sulla rivista comunale del dicembre scorso, come da noi riportato nel precedente articolo su questo argomento (https://www.osservatoreitalia.eu/monte-compatri-consiglio-comunale-immobili-in-zona-167-e-compostiera-di-comunita/), era stata “promessa” dall’assessore Felici la messa a regime della compostiera entro la fine di questo anno.
Il capogruppo della maggioranza, Serena Gara, ha difeso la posizione della sua coalizione, affermando che “l’iter per la messa in funzione si sta svolgendo” e ha “accusato” le opposizioni di voler imporsi su di un processo che, secondo lei, sta già avvenendo nella giusta direzione. “Questa mozione la riteniamo rigettata – ha detto Gara – poiché intendiamo attivare la compostiera e lo faremo con uno studio maggiore rispetto a chi ci ha preceduto”.

La mozione sull’inquadramento FISE Assoambiente

Anche il punto successivo ha visto manifestarsi un acceso dibattito sull’inquadramento contrattuale degli operatori ecologici della società Tekneko, incaricata della raccolta rifiuti nel comune.

il consigliere Marco de Carolis, già sindaco di Monte Compatri

La questione è stata sollevata dal consigliere comunale Marco de Carolis, che ha presentato una mozione per richiedere l’inquadramento, per tutti i dipendenti Tekneko del cantiere di Monte Compatri, del contratto FISE Assoambiente.
Secondo de Carolis, l’articolo 6 del contratto di appalto stipulato con Tekneko prevede esplicitamente tale inquadramento per tutti i suoi dipendenti. Tuttavia, l’assessore Felici ha risposto sostenendo che nel capitolato d’appalto non esiste alcun obbligo vincolante in questo senso. Felici ha dichiarato che, sebbene il Comune sia tenuto a verificare il rispetto delle tutele previste dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), la ditta aggiudicatrice ha la libertà di scegliere quale tipologia contrattuale applicare, tra FISE Assoambiente e Multiservizi.
A supporto delle sue affermazioni, l’assessore ha citato un parere della Gazzetta Amministrativa risalente a maggio 2021, che confermerebbe la regolarità del contratto speciale di appalto in relazione alle indicazioni dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione.

Felici ha quindi esemplificato che eventuali difformità tra i CCNL applicati non giustificherebbero una richiesta di adeguamento, dato che la priorità deve essere il rispetto delle tutele lavorative da un punto di vista sia normativo che economico.

Ha ribadito, inoltre, che non vi sarebbero motivi per dubitare della legalità della situazione, poiché i controlli sono stati eseguiti in fase di aggiudicazione della gara.
D’altro canto, il consigliere Fabio d’Acuti, già sindaco di Monte Compatri, ha messo in luce un aspetto critico della vicenda, facendo notare che alcuni dipendenti Tekneko, pur essendo contrattualizzati con il contratto FISE Assoambiente, stanno svolgendo mansioni non previste dal loro CCNL.

D’Acuti ha quindi invocato un maggior controllo da parte dell’amministrazione su questa problematica, che solleva interrogativi sul corretto adempimento delle responsabilità da parte della società appaltatrice.
Nonostante le argomentazioni presentate dall’opposizione, la maggioranza ha nuovamente respinto la mozione, lasciando irrisolti i dubbi sollevati.

Il dibattito intorno a questa vicenda riflette le tensioni politiche in atto e la complessità delle questioni legate ai diritti dei lavoratori nel settore dei servizi pubblici.


Nonostante le tensioni, il Consiglio Comunale continua il suo percorso, affrontando tematiche di fondamentale importanza per il futuro ambientale ed economico di Monte Compatri.

La questione della compostiera di comunità, in particolare, resta un punto centrale di discussione, testimoniando la volontà della maggioranza di portare avanti progetti di sostenibilità, ma al tempo stesso anche la determinazione dell’opposizione nel chiedere maggiore chiarezza e responsabilità così come la situazione degli operatori ecologici di Tekneko continua a essere un tema caldo all’interno del Consiglio Comunale, e molte saranno le aspettative rispetto a come l’amministrazione gestirà le questioni di inquadramento e tutela dei diritti dei lavoratori in futuro.

La strada è segnata, ma le divergenze di opinione promettono di tenere alta l’attenzione sui lavori del Consiglio Comunale di Monte Compatri nei prossimi mesi.

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