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di Cinzia Marchegiani
IL 1° ottobre 1994 è una data che gli italiani hanno scolpito nella propria memoria, quel giorno il piccolo Nicholas Green perdeva la vita in un letto d’ospedale al centro neurochirurgigo dell’ospedale di Messina. Nicholas aveva sette anni quando dalla California era partito con i genitori e sua sorella Eleonor per visitare il nostro belpaese della cultura, delle bellezze storiche che affascinavano la sua famiglia. Ma un destino e una casualità infame lo attendeva sull’autostrada A3 Salerno Reggio Calabria, nei pressi dell’uscita Serre, vicino a Vibo Valencia. La loro autovettura, una Y10 Autobianchi era stata scambiata per quella di un gioielliere cui i malviventi avevano avuto una soffiata per eseguire una rapina. Era il 29 settembre 1994, e Nicholas è colpito con un proiettile alla testa. La morte di Nicholas sconvolse l’Italia intera, rimasta ammutolita per la barbarie e disumanità perpetrata con tanta facilità. Un piccolo turista veniva ucciso in un agguato di malaffare e crudeltà inaudita, e tutti nel nostro intimo ci siamo sentiti impotenti contro quell'omicidio eseguito a sangue freddo.
Le indagini furono subito attivate, nel 1995 furono individuati gli autori del delitto che fece notizia sui giornali di tutto il mondo. Francesco Mesiano (di 22 anni) e Michele Iannello (di 27 anni), entrambi originari di Mileto (Vibo Nalencia) vennero indagati e rinviati a giudizio per questo omicidio, loro si dichiararono innocenti. Nel 1997 furono assolti dalla corte d'assise di Catanzaro, ma la corte d'assise d'appello di Catanzaro nel 1998 condannò Mesiano a 20 anni di reclusione mentre a Iannello (in qualità di autore materiale dell'omicidio) fu comminato ’ergastolo,la sentenza che sarà poi confermata in Cassazione. Iannello, decise in seguito di collaborare con la giustizia di confessare vari delitti chiedeva la revisione del processo Green in quanto continuava a dichiararsi estraneo a questo omicidio. ma l’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Vibo Valencia sulle basi di queste indicazioni fu poi archiviata.
Di quest’immane tragedia, nacque un fiore stupendo, che rimane a tutt’oggi cristallizzato nella memoria e nei cuori degli italiani. Un gesto d’amore immenso messo a disposizione dei malati in Italia. Papà Reginald Green e sua moglie autorizzarono il prelievo e la donazione degli organi di Nicholas di cui ne beneficiarono ben sette, quattro adolescenti e un adulto, mentre altri due riceventi riacquistarono la vista grazie al trapianto delle cornee.
I coniugi Green profusero con umiltà, un esempio di grande altruismo e coraggio che fu da subito contraccambiato con una grande riconoscenza e ammirazione, poiché in un momento di profondo dolore sono riusciti ad insegnare al mondo intero che la vita rimane comunque un dono prezioso, un atto che farà di seguito impennare le donazioni in Italia, sensibilizzando vivacemente una tematica delicata. L'Amministrazione Comunale di Cosenza, con a capo il sindaco Giacomo Mancini, ha intitolato l'ex Parco degli Ulivi "PARCO NICHOLAS GREEN"…. ma non solo, poiché in ogni parte d’Italia fu intitolata una piazza, un giardino, una scuola in ricordo di questa giovane vita rapita dalla mano violenta, per esprimere riconoscenza e ammirazione per la forza, il coraggio e l'umanità mostrati dai genitori di Nicholas. Ogni anno il papà di Nicholas torna in Italia avvolto dall’amore e riconoscenza di quel gesto d’amore. A Reggio Calabria Reginald Green, quest’anno a settembre è stato accolto in un convegno a Reggio Calabria, ricevuto da Francesco Talarico il presidente del Consiglio regionale della Calabria, l'arcivescovo metropolita di Reggio Calabria, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, e il responsabile del Centro regionale trapianti, Pellegrino Mancini. Il monumento eretto a nome di Nicholas con sette campane e sette colombe simboleggia la vita che rinasce proprio da quel gesto che commosse tutti in Italia. La targa con la scritta "Donare è rinascere. Giornata in memoria di Nicholas Green" è stata posta sul monumento che è stato realizzato con la fusione dei metalli ricavati dalle armi sequestrate alla criminalità organizzata.
Nicholas Green, vive non solo nei malati che beneficiarono della donazione, ma in ogni italiano, un gesto che rimarrà scolpito nella memoria di tutti.
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