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Chiara Rai
Finalmente una voce si e' levata da un torpore e silenzio disdegnevole. Dopo aver pubblicato (siamo stati i primi e gli unici a farlo) sul nostro quotidiano un deplorevole video dove il signor Gino De Sanctis faceva vedere come, a due passi dal sito archeologico del Tempio di Diana, aveva tagliato e sistemato a suo piacimento realizzando un vialetto dei basoli antichi ritrovati, dice lui, nella sua azienda. Il signor De Sanctis affermava anche che la soprintendente aveva addirittura apprezzato il gesto. Per ben ricordare tutte le gesta di questo signore e' possibile visionare l'articolo precedente del 9 agosto "NEMI VIDEO SHOK: TROVO STRADA ROMANA, TAGLIO I BASOLI, LI AGGIUSTO E FACCIO UN VIALE NELL’AZIENDA".
Finalmente, dicevo, e' giunta alla nostra redazione una nota della dottoressa Giuseppina Ghini, la quale e' prontamente intervenuta sulla vergognosa questione, essendo stata da noi citata in qualità di responsabile dell'area in questione nonche’ direttrice del Museo delle Navi.
Prima di riportare integralmente la nota della dottoressa Ghini, in qualita' di direttore di questa indipendente testata, annuncio che presenteremo un esposto alla Procura della Repubblica, avendo raccolto testimonianze e sollevato personalmente un fatto deplorevole che riguarda il nostro patrimonio archeologico, che fino a prova contraria e' pubblico e non puo' essere deturpato a proprio piacimento. In ultimo chiediamo a gran voce all'attuale sindaco di Nemi Alberto Bertucci, il quale di recente con delibera numero 83 del 25 luglio ha assunto la responsabilita' del servizio di vigilanza con il potere di adottare atti di natura tecnica gestionale, di assumere una posizione in merito e di farci sapere se ha o meno fatto delle verifiche nel suo territorio al fine di salvaguardare e tutelare questo inestimabile patrimonio archeologico. Questa e' una vera e propria emergenza e va affrontata mettendo da parte amicizie, conoscenze, colori politici e bandiere.
Ecco la nota della dottoressa Giuseppina Ghini. Dichiarazioni che definisco "clamorose" fatte nei confronti del signore "custode" del tempio.
"Ho letto con vivo sconcerto il testo con le dichiarazioni del Sig. Gino De Sanctis, proprietario e gestore del centro di apicoltura situato ali'nterno dell'area del Santuario di Diana Nemorense, a poche decine di metri dal tempio, dove da diversi anni la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio sta conducendo scavi e ricerche, sotto la direzione di chi scrive e, dal 2003, con la collaborazione del Dipartimento Uomo e Territorio dell'Università di Perugia, diretto fino ad alcuni anni fa dal Prof. Filippo Coarelli e attualmente dal Prof. Paolo Braconi. Essendo stata citata come direttore del Museo delle Navi Romane e responsabile del territorio nemorense, ritengo doveroso fare alcune precisazioni. Il Sig. De Sancits non è nuovo a dichiarazioni come quelle pubblicate, in cui asserisce di essere l'ultimo "custode" del Santuario (novello "rex nemorensis") e di essere altresì l'unico che realmente si occupi della manutenzione del luogo sacro. Peccato non menzioni il fatto che di recente ha realizzato, senza alcuna autorizzazione, due maneggi per cavalli, una stalla e due manufatti per l'accoglienza delle scolaresche e che in diverse occasioni ha organizzato riunioni e feste sul podio del Tempio. Si tratta, fortunatamente, di strutture solo poggiate sul terreno e la strada da lui menzionata in realtà era già nota e in parte visibile; tuttavia più volte sollecitato dalla Soprintendenza- verbalmente e con comunicazioni scritte- a rimuovere le suddette strutture, ha avuto reazioni a dir poco discutibili, sostenendo che, essendo il proprietario dei terreni, non ha bisogno di alcun permesso. Chiunque abbia anche scarse nozioni di legge, sa al contrario che se un'area archeologica è sottoposta a norme di tutela e salvaguardia (come nel caso in questione), qualsiasi attività che comporti un intervento sul terreno, anche se solo di uso, va preventivamente autorizzata dagli organi competenti, ovvero dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ultimamente la Soprintendenza ha interessato anche gli Enti che operano sul territorio, in particolare il Comune di Nemi, affinchè contribuiscano con un loro intervento per un'azione più incisiva, volta alla tutela e alla salvaguardia di questa importante testimonianza archeologica.
Ci auguriamo che la divulgazione data alle dichiarazioni del Sig. De Sanctis, che si commentano da sole, costituisca motivo di riflessione per quanti, oltre alla Soprintendenza, sono deputati al controllo e alla tutela del territorio.
Giuseppina Ghini"
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