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Roma

NEMI SCANDALO AL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO DELLA VALLE DEL LAGO, PARLA IL DIRETTORE DEGLI SCAVI GIUSEPPINA GHINI

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Tempo di lettura 3 minutiL'osservatore laziale annuncia l'intenzione di presentare un esposto alla Procura della Repubblica al fine di accertare le responsabilità di quanto accade a Nemi

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Chiara Rai

Finalmente una voce si e' levata da un  torpore e silenzio disdegnevole. Dopo aver pubblicato (siamo stati i primi e gli unici a farlo) sul nostro quotidiano un deplorevole video dove il signor Gino De Sanctis faceva vedere come, a due passi dal sito archeologico del Tempio di Diana, aveva tagliato e sistemato a suo piacimento realizzando un vialetto dei basoli antichi ritrovati, dice lui, nella sua azienda. Il signor De Sanctis affermava anche che la soprintendente aveva addirittura apprezzato il gesto. Per ben ricordare tutte le gesta di questo signore e' possibile visionare l'articolo precedente del 9 agosto "NEMI VIDEO SHOK: TROVO STRADA ROMANA, TAGLIO I BASOLI, LI AGGIUSTO E FACCIO UN VIALE NELL’AZIENDA". 

Finalmente, dicevo, e' giunta alla nostra redazione una nota della dottoressa Giuseppina Ghini, la quale e' prontamente intervenuta sulla vergognosa questione, essendo stata da noi citata in qualità di responsabile dell'area in questione nonche’ direttrice del Museo delle Navi.

Prima di riportare integralmente la nota della dottoressa Ghini, in qualita' di direttore di questa indipendente testata, annuncio che presenteremo un esposto alla Procura della Repubblica, avendo raccolto testimonianze e sollevato personalmente un fatto deplorevole che riguarda il nostro patrimonio archeologico, che fino a prova contraria e' pubblico e non puo' essere deturpato a proprio piacimento. In ultimo chiediamo a gran voce all'attuale sindaco di Nemi Alberto Bertucci, il quale di recente con delibera numero 83 del 25 luglio ha assunto la responsabilita' del servizio di vigilanza con il potere di adottare atti di natura tecnica gestionale, di assumere una posizione in merito e di farci sapere se ha o meno fatto delle verifiche nel suo territorio al fine di salvaguardare e tutelare questo inestimabile patrimonio archeologico. Questa e' una vera e propria emergenza e va affrontata mettendo da parte amicizie, conoscenze, colori politici e bandiere.

Ecco la nota della dottoressa Giuseppina Ghini. Dichiarazioni che definisco "clamorose" fatte nei confronti del signore "custode" del tempio.

"Ho letto con vivo sconcerto il testo con le dichiarazioni del Sig. Gino De  Sanctis, proprietario e gestore del centro di apicoltura situato ali'nterno  dell'area del Santuario di Diana Nemorense, a poche decine di metri dal  tempio,  dove da diversi anni la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio  sta  conducendo scavi e ricerche, sotto la direzione di chi scrive e, dal 2003,  con  la collaborazione del Dipartimento Uomo e Territorio dell'Università di  Perugia, diretto fino ad alcuni anni fa dal Prof. Filippo Coarelli e  attualmente dal Prof. Paolo Braconi. Essendo stata citata come direttore  del  Museo delle Navi Romane e responsabile del territorio nemorense, ritengo  doveroso fare alcune precisazioni. Il Sig. De Sancits non è nuovo a dichiarazioni come quelle pubblicate, in  cui  asserisce di essere l'ultimo "custode" del Santuario (novello "rex  nemorensis")  e di essere altresì l'unico che realmente si occupi della manutenzione del  luogo sacro.  Peccato non menzioni il fatto che di recente ha realizzato, senza alcuna  autorizzazione, due maneggi per cavalli, una stalla e due manufatti per  l'accoglienza delle scolaresche e che in diverse occasioni ha organizzato  riunioni e feste sul podio del Tempio.  Si tratta, fortunatamente, di strutture solo poggiate sul terreno e la  strada  da lui menzionata in realtà era già nota e in parte visibile; tuttavia più  volte sollecitato dalla Soprintendenza- verbalmente e con comunicazioni  scritte- a rimuovere le suddette strutture, ha avuto reazioni a dir poco  discutibili, sostenendo che, essendo il proprietario dei terreni, non ha  bisogno di alcun permesso. Chiunque abbia anche scarse nozioni di legge, sa  al  contrario che se un'area archeologica è sottoposta a norme di tutela e  salvaguardia (come nel caso in questione), qualsiasi attività che comporti  un  intervento sul terreno, anche se solo di uso, va preventivamente  autorizzata  dagli organi competenti, ovvero dal Ministero per i Beni e le Attività  Culturali.  Ultimamente la Soprintendenza ha interessato anche gli Enti che operano  sul  territorio, in particolare il Comune di Nemi, affinchè contribuiscano con  un  loro intervento per un'azione più incisiva, volta alla tutela e alla  salvaguardia di questa importante testimonianza archeologica.
Ci auguriamo che la divulgazione data alle dichiarazioni del Sig. De  Sanctis,  che si commentano da sole, costituisca motivo di riflessione per quanti,  oltre  alla Soprintendenza, sono deputati al controllo e alla tutela del  territorio.     
Giuseppina Ghini"

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