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NEMI, PRIMARIE PD: FRANCESCA BERTUCCI UN'ALTRA VOLTA IN CAMPO

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Tempo di lettura 6 minuti "Chiedo a nome del Partito che rappresento un gesto di buona volontà a tutti i cittadini di Nemi di gettare il cuore oltre l’ostacolo partecipando alle Primarie. "

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Redazione

Nemi (RM) – Francesca Bertucci, segretaria del Pd di Nemi affronta un'altra tappa, reduce dalla campagna elettorale di Nemi che ha visto il Pd a sostegno della lista civica "Partecipazione Democratica" aggiudicarsi la seconda posizione. Francesca Bertucci ha rilasciato a L'osservatore Laziale una intervista a 360°.

Francesca Bertucci, lei è Segretaria della sezione del PD di Nemi e ha contribuito alla costituzione e promozione della lista Partecipazione Democratica. Tanta buona volontà e fatica ma non avete vinto: come mai?
Non abbiamo vinto ma abbiamo avuto la possibilità di sperimentare una nuova aggregazione di persone ed esperienze diverse. Tutte persone per bene e semplici cittadini interessati a riportare una visione progressista della politica a Nemi. La nostra è stata sicuramente una partita giocata un pò in difesa che ci ha dimostrato come non basti la buona volontà e delle buone idee per poter vincere. L’elettorato è cambiato, è più frammentato ed è portatore di istanze molto diverse, spesso anche divergenti tra loro. Basti pensare a come poter conciliare, per esempio, le esigenze tra due generazioni, giovani e meno giovani, padri e figli;  oppure tra i nostri commercianti e le esigenze di promozione del turismo sostenibile; o tra tutela del verde e sviluppo del territorio; oppure, ancora, tra gestione delle infrastrutture e loro miglioramento…. Sono questioni che non si possono prendere alla leggera e risolvere con semplici slogan. Non perseguendo inciuci o voti di scambio con promesse impossibili verso i cittadini, non abbiamo avuto il tempo e forse la visione per trovare rapidamente la quadra e smarcarci dagli altri avversari. Siamo riusciti ad aggregare un buon consenso ma non quello sperato. Dopo questa esperienza, ancora di più, è necessario riuscire a parlare al cuore di tutti i cittadini, senza distinzione di colore: questa è la sfida che un partito progressista deve saper cogliere. 
Nemi e il PD: crede che possa rinascere un nuovo e più partecipato rapporto con la cittadinanza, in particolare con tutti coloro che si riconoscono nel centro-sinistra?
Come ho accennato prima, le precedenti elezioni comunali hanno dato un’immagine del Partito Democratico – componente di Partecipazione Democratica – come di una forza alla ricerca di un’identità e di un radicamento più solidi. Tutto ciò ha lasciato qualche strascico e qualche ferita che solo oggi siamo riusciti in a rimarginare.  E’ così che siamo approdati ad una situazione di rilancio che ha reso il nostro gruppo più unito e pronto ad affrontare nuove sfide, nonostante la forte delusione e alcuni errori commessi. È indubbio che tutti noi del PD ed io in primis, quale segretaria protempore del partito, abbiamo riflettuto sui punti critici che ci hanno penalizzato, per ripartire e ristabilire un nuovo e più autentico rapporto con i cittadini di Nemi. Come vede, possiamo avere molti difetti ma non certo quello di non essere onesti intellettualmente. L’autocritica è uno strumento fondamentale per la crescita, almeno per noi del PD.
E come pensate di procedere?
Il contesto locale, con le elezioni regionali, e nazionale, con  le Primarie, ci offrono due grandi opportunità per riprendere il dialogo con le persone, rimettere al centro dei nostri impegni quello di “fare politica”, avviando dal “basso” una nuova stagione delle relazioni all’interno del nostro piccolo paese. Non deve esistere “la politica” da un lato e “le persone” dall’altro: esiste una Comunità dove tutti noi viviamo e uno spazio – direi un laboratorio – all’interno del quale partecipare e scambiare tutte le nostre esperienze ed esigenze quali cittadini di Nemi. Questo spazio vorremmo fosse il PD. Il compito non facile che mi sono proposta, insieme al Direttivo del Partito, è quello di traghettare il PD di Nemi verso un cambiamento e una nuova organizzazione, che possa portare alla creazione di un nuovo gruppo più solido, coeso e preparato ad affrontare il futuro della nostra Comunità. Il nostro desiderio, come ho già detto, è quello di creare un laboratorio politico, libero da vecchi condizionamenti che fino ad oggi hanno rallentato la nostra evoluzione ed hanno consentito alla destra di governare ininterrottamente per troppi anni.
Le Primarie: un indubbio segnale di democrazia, ma i conflitti “a sinistra” non finiscono mai. Qual è la sua posizione in merito?
Parlare di “conflitto” mi sembra esagerato. Sicuramente la dialettica interna al PD e nella sinistra è molto accesa, a volte con toni anche duri e rinfocolati dai mezzi di comunicazione. Tuttavia, le Primarie sono un grande segnale di democrazia che non può essere ridotto alla semplice scelta del leader che guiderà la colazione, ma che rappresenta una possibilità e l’opportunità di dire agli italiani dove vogliamo portare il nostro Paese.
Diciamolo chiaramente: il Pd si trova, a qualche anno dalla sua nascita, ad un bivio decisivo. Se saprà interpretare nel migliore dei modi questo difficile passaggio potrà essere il perno dell’Italia che verrà; se al contrario non ci riuscisse rischierebbe di essere travolto dalla frana del sistema politico della Seconda Repubblica. Questo è il nostro compito, che va ben al di là della scelta di un leader. E che non può fare a meno di ricostruire un rapporto forte con la società ed i cittadini. Anche a questo, per noi, devono servire le Primarie. La partita è troppo importante per lasciarla allo spontaneismo o ai capipopolo. Deve seguire regole specifiche e di bon ton tra le parti anche se, come in una partita di calcio, si fanno molte volte le “finte” per distrarre l’attenzione o galvanizzare gli spettatori.
Chi legge le cronache è portato a pensare proprio a questo nella sfida Bersani-Renzi….
In effetti, Renzi un po’ ha fatto questo, per esempio con la richiesta di un parere sulla questione Privacy degli iscritti al Garante, o con altre sue esternazioni, ma è certo che la partita, quella vera si sta giocando e si giocherà sui contenuti e la visione del futuro. Chi è coinvolto in questo processo è gente di spessore, nella loro diversità di storie e personalità, ed è a mio parere una spanna in alto a qualsiasi altro personaggio politico appartenente agli altri schieramenti politici. Ce li abbiamo presenti o no? Rivendico pertanto una nostra diversità ben sapendo che anche al nostro interno siamo stati intaccati da qualche sparuto virus. Fortunatamente il nostro DNA ci consente di circoscrivere il danno e di proseguire spediti. Questo dimostra il meccanismo delle Primarie e il nostro essere un partito-laboratorio in grado di cambiare, o quantomeno di migliorare l’esistente.
E’ indubbio che la forma-partito classica è ormai al tramonto: il web con M5S, blogger, il PDL in fase di probabile smantellamento, la Lega in crisi…. Come crede che il PD possa resistere a questo cambiamento?
Sinceramente non credo che la forma-partito classica sia da buttare via. Non bisogna buttare il bambino con l’acqua sporca ma recuperare il buono che c’è in quel modello. E’ vero che siamo nell’era del web 2.0, ma è anche vero che un’organizzazione richiede il dispiegamento di persone in carne ed ossa, e non solo come bit di informazioni che corrono su un blog o su twitter. Il punto di forza, da sempre, del PD sta nella capacità di avere ancora un qualche radicamento sul territorio, appannaggio del vecchio e glorioso PCI, della sua scuola di formazione, del cuore e delle capacità di fare e sacrificarsi della sua gente. Tempi eroici! Questo zoccolo duro ancora resiste, anche se non posso nascondere che è difficile mantenerlo, soprattutto nei piccoli paesi, dove la delusione e il disimpegno delle persone è molto aumentata. Per questo credo che dobbiamo sapere come coniugare storia e possibilità, metodi “tradizionali” che hanno funzionato con nuovi strumenti di comunicazione. Non certo per muoverci come un partito-azienda specializzato nel marketing politico-mediatico, ma come una “Comunità” di persone dotate di buona volontà e legate tra loro da una visione e missione che è quella di iniziare a cambiare dal “noi”, nel nostro ambiente di riferimento, per poi via via risalire la china ad un livello più alto. Non dico nulla di nuovo se affermo che bisogna agire localmente pensando globalmente, prendendo ciò che di buono può nascere dal guardare oltre le sponde del nostro lago… Questo non è un pensiero diffuso in politica, ed è un peccato che un movimento come M5S proponga diverse buone idee senza una vera democrazia interna. PDL, Lega… Che dire: dopo tanta tracotanza viene la nemesi…. Da tragedia a farsa… Per il Paese e per tutti noi è un bene che si dissolvano per eventualmente rinascere migliori. Ho i miei dubbi, ma una possibilità non si nega a nessuno!
E per concludere?
Chiedo a nome del Partito che rappresento un gesto di buona volontà a tutti i cittadini di Nemi di gettare il cuore oltre l’ostacolo partecipando alle Primarie. Questo è il primo gradino. Il secondo è di considerare la politica come una cosa nobile che riguarda tutti. Fare politica a Nemi è più facile che non nei Palazzi del Potere. Questo non ci interessa e non è alla nostra portata. A Nemi ci viviamo e sarebbe un peccato mortale delegare totalmente ad altri la gestione della cosa pubblica. Oggi un partito politico non può permettersi più il lusso di essere autonomo dalla gente. Vorrei che i cittadini del mio paese raccogliessero questa sfida: non costa nulla, o poco, dedicare un po’ del proprio tempo alla nostra Comunità. Non era Giorgio Gaber, in una sua canzone, a dire “La libertà è partecipazione”?
 

Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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