Roma
NEMI POST-ELEZIONI, LETTERA AL GIORNALE
Tempo di lettura 10 minutiGemma: "Laura, credimi, se così fosse, siamo messi male! Ma se così non fosse, saremmo messi peggio! "
Published
12 anni agoon
Redazione
“L’unico padrone di un giornale dovrebbe essere il lettore” affermava Montanelli. Con questo spirito che anima l’impegno quotidiano de L’osservatore laziale, lasciamo spazio ad una lettera di un cittadino che scrive sotto pseudonimo una lettera rivolta a Laura Borgognoni, residente di Nemi. Laura ha commentato e seguito l’intera campagna elettorale nemese sul social network Facebook. Gemma (l’autrice della lettera) ha voluto commentare insieme a Laura le ultime amministrative nemesi, chiedendo con discrezione e gentilezza accoglienza su L’osservatore laziale. Libera di farlo, sul nostro giornale c’è spazio per chi desidera coscienziosamente far sentire la sua voce. Buona lettura
Riceviamo e pubblichiamo:
Cara Laura,
mi ritrovo a scriverti senza saperne bene neanche il motivo. Ho solo voglia di confrontare con te alcune cose che penso a riguardo delle ultime consultazioni elettorali. So che se una cosa accade, per quanto possa sorprenderci, vuol dire che era possibile. Quando però la sua plausibilità si scontra con la struttura della logica, allora non può fare a meno di accenderci le spie dell’attenzione. Non cerco risposte. Le considero, comunque, ingannevoli e provvisorie proprio come le vittorie, specialmente se raggiunte con ogni mezzo ed ad ogni costo. Scavalcate a loro volta da altre risposte e da altre precarie vittorie. Forse mi pongo domande ma solo per allineare di nuovo i percorsi della plausibilità con quelli della logica. Tento di metter nero su bianco una serie di considerazioni confuse che hanno avuto bisogno di un loro tempo per essere decantate ed, in qualche modo riordinate. Una sorta di processo indiziario che sappia più di letteratura che di storia. Ma andiamo per ordine: partiamo dalla fine. Penso che il risultato delle urne vada sempre accettato. Questo non vuol dire che vada subìto, anzi. Più è in contrasto con i propri principi e le proprie aspettative, più necessita di vigile controllo. Ma questo discorso, se vuoi, potremmo affrontarlo in un successivo momento: ora ci porterebbe fuori tema. Ed allora torniamo all’inizio: la campagna elettorale. Direi, semplificando ed in modo superficiale, che i due gruppi i quali, a rigor di logica, avrebbero dovuto contendersi la vittoria, la abbiano condotta quasi in sordina. Questo non è un voler rimarcare una possibile disattenzione ma solo una, ripeto, superficiale constatazione. Parlare ora nel dettaglio di troppi argomenti avrebbe come risultato di aumentare la confusione di situazioni già confuse. Cerco di focalizzare l’attenzione sul gruppo dell’outsider e sul suo possibile percorso. Credo che la sua campagna elettorale sia cominciata molti mesi prima e che, non penso di dire una cosa nuova, si sia sviluppata nel territorio. Nella strada, nei bar, nelle associazioni, nella scuola, ecc. Il grido di battaglia deve esser stato: “Buttiamo giù i baroni dalle loro torri e prendiamoci il potere!” Una cospirazione carbonara i cui coscritti, in segreto, dovevano formare la leva che avrebbe scardinato gli equilibri. La Storia ci insegna che in momenti di decadente confusione ideologica il coinvolgimento di masse trasversali (perché, nel suo piccolo, di questo si tratta) porta sempre buoni risultati, almeno in termini di voti. Plausibile ed, in un certo senso, encomiabile. Vedremo in seguito dove la plausibilità cozza con la logica e l’encomio con un deprecabile e troppo diffuso modus vivendi. Ora i maligni già riempiono le strade di chiacchiere e di illazioni che quantificano ciò che di ponderabile sia stato dato e promesso ai carbonari (c’è chi parla di un pezzo di pane per i più assecondabili e di due pezzi per i meno) per facilitare al massimo la loro conversione e la loro affiliazione a questa loggetta massonica che li ha visti partecipi con il ruolo di muratori di cazzuola, senza neanche domandarsi quali Architetti e con quali progetti e quanti Capomastri abbiano ordito la trama di questo impegnativo percorso. Ma a questo in non posso credere, non voglio credere, non devo credere. Sono solo illazioni che comunque non cambiano di una virgola l’evento in sé. Devo attenermi ai fatti , anzi devo già accontentarmi dell’ipotesi dei fatti. Se andiamo dietro alle chiacchiere non ne usciamo più.
Torniamo allora alla sequenza delle ipotesi. “L’ han giurato, li ho visti in Pontida …”. Ma neanche il giuramento di fedeltà sarebbe stato sufficiente. Come in ogni carboneria che si rispetti doveva esser indispensabile il mantenimento del segreto. Per quanto convinti di riuscire ad attirare sufficienti adepti e con tutti i mezzi, dai due schieramenti maggiori, questi non sarebbero stati bastevoli a superare la possibile santa alleanza dei baroni. In tempi passati, una sorta di alleanza c’era già stata e per motivi simili! I baroni dovevano restare tranquilli e lo sono stati, nelle loro presunzioni contabili. Per cui, mantenere il segreto era il secondo punto. Ma qui la plausibilità si scontra in modo irreversibile con la logica! Va bene il giuramento, va bene la clandestinità ma viviamo in un contesto in cui gli orientamenti sono scientificamente tracciabili. Perché allora i sondaggi davano risultati diametralmente opposti all’esito? Qualunque società demoscopica, anche la meno attendibile e non è questo il caso, tutela i sui report dentro una forbice elastica fatta di piccoli numeri di oscillazione. Qui parliamo di macroscopici errori che sfiorano il venti per cento! Nessun esperto potrebbe ritenere il dato possibile se non attribuibile ad una organizzata, preconfezionata macchinazione. Qui sta il punto focale di tutto. Per cercare di capire occorre necessariamente dare una soluzione a questo interrogativo. Aperta a tutte le logiche risposte, provo ad accennare la mia. Non bastava il giuramento, non bastava la clandestinità. Per tenere tranquilli i baroni sarebbe stato necessario anche mentire. Il terzo giuramento: “Fate credere in ogni occasione che voterete per loro”. Solo questo giustificherebbe la incompatibilità tra le previsioni ed il risultato. Dando poi, come prodotto secondario, un’altra risposta ad un dubbio oggettivo: Come è possibile che alle varie manifestazioni di preparazione al voto, specialmente del centro-destra, avessero partecipato così tante persone da rendere l’attesa quasi tranquillizzante? Solo per scroccare una cena? Non serve giocare con i numeri per capire che una parte consistente di qui partecipanti già sapeva che avrebbe votato in modo diverso da come sembrava dichiarare! Credimi, se nel lato oscuro dei miei sentimenti alloggiasse lo schifo, questo, più di ogni altra cosa, riuscirebbe a sollecitarlo! Ma voglio essere ingenua fino in fondo e dire che così non è stato, che sono solo elucubrazioni che cercano di giustificare una sconfitta. Che il percorso dei vincitori sia stato cristallino, risultato di un duro, capillare, onesto lavoro. Lavoro che sia riuscito ad inculcare in centinaia di persone il germe della ribellione, del nuovo ed il senso di appartenenza ad una setta che voglia ‘ribaltare le carte sul tavolo della storia’. Ma una carboneria, compressa in mesi di clandestinità esplode, nel momento della vittoria, occupando le strade con i propri vessilli ed i propri carrocci! Così non è stato, neanche durante la festa in onore dell’eletto: poche e controllate persone! Perché? Forse vergogna o forse consapevolezza che il risultato era dato per certo, quasi scontato. Solo noi, società demoscopiche e baroni compresi, non lo avevamo capito! Ma torniamo all’ipotesi dei fatti. Proviamo ad analizzare i visibili ed invisibili artefici di questa macchinazione che, comunque la si guardi, contiene qualcosa di machiavellico. E’ forse il frutto di un candidato che ha fatto dei suoi guai uno scudo di vittimismo? Che ha condotto una campagna elettorale sull’onda scialba del rinnovamento? Come se, fino a poco prima, fosse stato all’opposizione! Oppure è il frutto di chi ha seguito il consiglio di tacere, perché ‘meno parla e meglio è’? Rifugiandosi, in piena campagna elettorale, dietro la scalata di nuovi livelli di Bubble Witch Saga? O di chi, dalla media distanza, ribatteva su Facebook ogni accusa, portando la discussione che, strano a dirsi, si era accesa in modo anomalo per quel social network (magari anche per merito nostro) e strutturato, su un livello di personale disputa, buttandola, come si dice, in caciara? Che farciva la sua bacheca con slogan stile anni sessanta zeppi di tanti, troppi, puntini di sospensione? (anche la grafica ortografica ha una sua Etica, punteggiatura compresa!).
Queste sono le menti che hanno organizzato il “delitto perfetto?”
E’ questa la triade che ha scalzato i baroni depredando a piene mani nei loro consolidati bacini elettorali?
Ragazzi, se così fosse, siamo messi male! Ma se così non fosse, saremmo messi peggio!
Come dare torto a chi potrebbe pensare che dietro a questo cerchio magico non possa essercene un altro ben più organizzato e con mire ben più solide? Perché, proprio adesso che i poteri sovra comunali, stringendo i cordoni dei finanziamenti e dando in cambio ai comuni maggiore discrezionalità di movimento, specialmente in ambito urbanistico, abbiamo notato un via vai di affaccendati politicanti e non solo? Come non temere che, se così fosse, questo cerchio esterno alla brancaleonica consistenza della triade, possa stringersi silenziosamente sulle vite e sui territori con la precisione millimetrica di una garrota?
Brutti pensieri, spero solo influenzati da una delusione. Lascio a te e a chi ne sa più di me il tentativo di districare, magari con ragionamenti più oggettivi, questa matassa che, a forza di smucinarla, rischia di diventare un gomitolo di altro genere.
Lascio inoltre, a chiunque lo volesse, formulare le proposte per vigilare ed arginare qualunque possibile sopruso, qualunque tentativo di aggirare la legalità. Evidenziare ogni possibile anomalia, fosse anche uno sbancamento non autorizzato! Una mail non chiarisce né risolve se non come primo passo per una possibile discussione, magari virtuale ma aperta.
Fino ad ora ti ho parlato di fatti ipotetici, quasi un tentativo di stimolare una discussione più o meno pubblica. Adesso veniamo a quelli documentati da testimonianze.
Per fare questo devo, per forza di cose, diventare più leggera ed affidarmi ad un sostenibile sarcasmo. Non credo che nessuno abbia il diritto di giudicare nessuno, specie se prima non lo ha visto all’opera. Se qualcuno però decide di intraprendere una strada che ne fa un personaggio pubblico, allora deve anche accettare di essere giudicato e, se necessario, irriso. A dire il vero l’inizio non è stato dei migliori. Proclamazione: l’eletto si presenta già fasciato ed, oltre alla fascia che deve aver provato a casa non riuscendo di resistere alla tentazione di scattare qualche fotografia a beneficio della storia, ha messo su anche la maschera di cartone del Piccolo Napoleone che gli ha fatto stravolgere subito il protocollo (non tanto nella forma, cosa che potrebbe essere condivisibile ma nella sostanza) azzittendo subito l’opposizione e dando alla riunione un senso sbrigativo e non sottolineato neanche da un applauso nel momento stesso della proclamazione. Si passava poi all’assegnazione degli incarichi. Abbiamo appreso che l’assessorato alla cultura era competenza di chi aveva da poco finito di condire un commento su Facebook con un “… consegnarlo hai genitori …” che, fatta salva la drammaticità della notizia a cui il commento si riferiva, avrebbe giustificato la disaffezione allo studio di un bambino di quarta elementare! Non mi si venga a parlare di refusi perché, prego controllare, non è la prima volta che le è accaduto. Certo in piccolo paese non pretendiamo che l’assessore alla cultura possa essere un Leonardo Sciascia ma almeno che conosca il rudimentale uso della mutina, sarà per questo che le consigliarono di stare muta? Ma non finiva qui! Le veniva anche assegnata la delega all’urbanistica. Giustificava la sua documentabile competenza con il fatto che anni prima, aveva lavorato per qualche settimana in un cantiere èdile (l’accento sta dove è stato pronunciato)! Come non può, tutto questo, far venire in mente Totò che, avendo fatto il militare a Cuneo, avrebbe potuto accettare, sicuro di meritarlo, il Ministero degli Esteri ?!? Si passava poi alla elezione del presidente del Consiglio che veniva eletto senza unanimità (come era d’uso) ma senza neanche il quorum necessario. Una ignorante (nel senso di chi ignora) forzatura delle procedure. Un primo inequivocabile segnale di chi crede, maschera napoleonica a parte, gli sia stato concesso il potere di comandare su tutto e su tutti e non il dovere di amministrare! Forse dovranno ripetere l’elezione del presidente e, stavolta il presidente stesso, sarà costretto a rinunciare, per essere eletto, alla sua persole ed ipocrita astensione!
Se tutto questo non fosse tragico assumerebbe i contorni surreali e grotteschi di una esilarante commedia degli equivoci. Ma forse è proprio così: è tutto un banale e difficilmente recuperabile equivoco.
E se questo è solo l’inizio …
Laura, credimi, se così fosse, siamo messi male! Ma se così non fosse, saremmo messi peggio!
Un saluto, Gemma
P.s. Leggo su Facebook una tua condivisione su una frase attribuita a Che Guevara: Un popolo ignorante è più facile da ingannare! Come non sottoscriverla? Ma credimi è molto più pericoloso un politico ignorante. Pericoloso per sé, perché di facile manipolazione e per gli altri che la manipolazione dovranno subirla. Dare il potere a chi non ha l’equilibrio intellettuale di meritarlo non è solo uno schiaffo alla meritocrazia ma è mettere in un posto di comando, dove si maneggiano soldi pubblici, un burattino che seguirà sempre la rotta decisa dai suoi invisibili burattinai!"
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