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NEMI: NON DICIAMOLO AI COMPAGNI NEMESI…

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Tempo di lettura 5 minuti “Business is business”, dicono gli americani. E chissà che il fato non metta lo zampino anche nella storia dell’approvazione del piano integrato in località Corsi.

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Chiara Rai

Nemi (RM) – La politica potrebbe metterci lo zampino in una storia di lottizzazione frutto di connubi virtuosi tra business e cortesia.

Alcuni versi di una vecchia celebre canzone rossa, “Contessa” di Paolo Pietrangeli dice così: “Voi gente per bene che pace cercate, la pace per far quello che voi volete, ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra. Vogliamo vedervi finir sottoterra”. Una canzone dove si esortano i Compagni dai campi e dalle officine, a prendere la falce e portate il martello. In piazza. Dopo questi versi mi sembra di vederla mia nonna che dice. “Non mi dire il vero che mi si rizza il pelo”. Non diciamoglielo ai compagni nemesi che l’inciucio politico nazionale potrebbe consumarsi anche nel piccolo paese delle fragole. Non risvegliamoli dai loro profondi sonni, non facciamogli ribollire il sangue nelle vene.

D’altronde “Partecipazione Democratica” avrebbe vinto se molti voti di sinistra non fossero andati ad Alberto Bertucci. Da destra a sinistra il passaggio è semplice.  Il tarlo del fato che ci mette lo zampino è scattato quando lo scorso giugno in occasione della sagra delle fragole di Nemi, con sorpresa, il sindaco Alberto Bertucci, con anche la tessera del Pdl in tasca, ha invitato Michele Baldi, capogruppo in Regione per la lista civica Zingaretti, come ospite d’onore per presentare un profumo "Aria di Nemi".

L’accostamento Bertucci – Baldi ci era parso singolare, ma ora abbiamo capito che è sempre la nonna ad avere ragione: “i simili si accoppiano”. Nel senso che i due politici hanno degli elementi che li accomunano. “Quelle strane coincidenze”, come titola il giudice Ayala nel suo ultimo libro. 

Hanno tutti e due la passione per i “saltelli” politici: Il Bertucci è passato facilmente dall’Unione di Centro (Udc) al Pdl e si mormora che per un periodo avesse addirittura entrambe le tessere in tasca. Oggi tira aria di sinistra. Al Governo c’è la sinistra che per tenersi in piedi ha aperto al Pdl. In Regione c’è la sinistra. Al Parco Regionale dei Castelli Romani c’è la sinistra. La domanda è questa: Perché non provare a fare un saltello a sinistra? Il tozzo di pane a casa lo si deve pur portare.

Michele Baldi: Salti di Poltrone

Il saltello, nella fattispecie, lo ha fatto proprio Michele Baldi che da militante di destra con Forza Italia è stato folgorato sulla strada di Damasco e ha seguito Nicola Zingaretti. Ha seguito il Partito Democratico,  consigliere d’amministrazione dell’AS Roma dal 2002 al 2011. Nel 1997 con quasi 3000 voti viene eletto consigliere comunale di Roma, riconfermato con ancora più voti, nel 2001 e nel 2006. Da aprile 2008 è uscito dai partiti e ha fondato il Movimento per Roma con cui si è candidato sindaco alle ultime elezioni comunali del comune di Roma prendendo oltre tredicimila voti. Dopo la pesante sconfitta di Gianni Alemanno due anni prima, nel 2008, Baldi sperava di essere lui il candidato a  sindaco del centrodestra. Ma Gianni ebbe la meglio e Baldi lo contrastò. Su tutto.
E la boriosa sete di rivalsa politica confluita nel suo movimento lo ha portato pian piano a “dire cose di sinistra”.

Alberto Bertucci: Guai giudiziari

Il sindaco di Nemi Alberto Bertucci è stato rinviato a giudizio per turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture per l’acquisto di uno scuolabus. La seconda udienza del processo avrà luogo il 12 novembre 2013. Il processo è iniziato il 12 febbraio. Il Gup che ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal Pubblico Ministero Giuseppe Travaglini. Insieme a Bertucci sono stati rinviati a giudizio anche Gianpaolo Miglietta (già responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Nemi), Mauro Cesaretti e Riccardo Schiaffini. In concorso tra loro, Miglietta quale responsabile del procedimento e dell’Ufficio Tecnico del Comune di Nemi e Bertucci già vicesindaco del Comune di Nemi, mediante collusioni avrebbero turbato la gara bandita da Miglietta per il Comune di Nemi e avente ad oggetto l’acquisto di uno scuolabus al fine di far aggiudicare la fornitura alla ditta Car Ind srl di Mauro Cesaretti. Miglietta, dopo aver bandito la gara avrebbe provveduto a modificarla: formulava quattro richieste di offerta per la fornitura di uno scuolabus indirizzandole alle quattro ditte che Riccardo Schiaffini, titolare della ditta appaltatrice dei trasporti presso il Comune di Nemi, aveva indicato a Bertucci. Tra queste offerte Miglietta aggiudicava la gara alla ditta di Cesaretti al prezzo di euro 49 mila 950 Iva esclusa, sebbene tale prezzo fosse superiore a quello posto a base d’asta (euro 48 mila 126 iva inclusa). Dopo l’aggiudicazione, Cesaretti riduceva l’offerta ad euro 40 mila 105 iva esclusa ma consegnava presso il deposito dello Schiaffini un veicolo diverso da quello oggetto della gara perché avente solo 19 posti anziché i 30 indicati nell’atto di aggiudicazione. Il 6 giugno scorso, il Giudice ha ravvisato un conflitto di interessi tra sindaco imputato sostanzialmente per turbativa d’asta e frode contro lo stesso Ente che amministra. Per questo ha nominato commissario ad Acta il vicesindaco Edy Palazzi affinché prendesse decisioni al posto del sindaco su questo caso penale. Ma Palazzi, con delibera di giunta ha deciso che come Ente, il Comune non si costituirà parte civile sulla base parere legale dell’avvocato Alessandra Capozzi, che tramite perizia giurata, avrebbe evidenziato che non si sarebbero verificate ipotesi concrete di danno per l’Ente. Viva la legalità.

Alberto Bertucci: Il tradimento

A Giugno del 2011 Alberto Bertucci, Edy Palazzi e Giovanni Libanori insieme ai consiglieri di minoranza “compagni” hanno fatto saltare il sindaco Cinzia Cocchi. Cinzia Cocchi aveva come si suol dire una “serpe in seno”, in quanto Alberto Bertucci era prima consigliere comunale con la giunta di centrodestra Biaggi e poi Vicesindaco e assessore all’Ambiente e alla Scuola con Cocchi. Il sindaco Cocchi però, avendo notato dinamiche poco trasparenti e non in linea con il programma elettorale politico tolse le deleghe intorno a gennaio 2011 ad Alberto Bertucci che da quel momento iniziò la campagna di denigrazione del suo sindaco. In verità non è mai tirata un’aria serena perché già all’insediamento di Cocchi non parteciparono Bertucci, Palazzi e Libanori e non ebbe il numero legale. Questo perché avanzavano richieste differenti e maggiori da quelle previste nell’accordo preelettorale. In quell’accordo era previsto che Bertucci sarebbe stato assessore e vicesindaco ma poi Giovanni Libanori (in quota Udc) sembrerebbe che avesse reclamato un posto in giunta, venendo meno alla parola data in precedenza. Finito il primo mandato di Alessandro Biaggi ci fu un passaggio che fondamentalmente decretò l’uscita dell’assessore e vicesindaco Carla Colazza ed entrare Alberto Bertucci, pronto a prendere il posto della Colazza, infatti finì col fare il vicesindaco. Non subito, ma ci riuscì. Insomma con Cocchi fu un connubio travagliato. In ogni occasione Bertucci era pronto a sminuire l’operato di Cinzia Cocchi facendo emergere l’immagine che solo lui fosse il factotum di tutta l’amministrazione. Voleva sempre fare le veci del sindaco e rimarcava in ogni momento l’assenza di Cocchi anche quando assente in realtà non era. A Cocchi sparì addirittura la fascia. Subito dopo la caduta. Qualcuno aveva le chiavi per accedere dalla seconda porta. E Cocchi sa bene chi aveva le chiavi, ciononostante ha dovuto fare una denuncia contro ignoti. Ma queste restano sempre quelle strane coincidenze.

Grandi similitudini tra Baldi e Bertucci: “B&B”.  Sembrerebbe che di recente si siano incontrati.

“Business is business”, dicono gli americani. E chissà che il fato non metta lo zampino anche nella storia dell’approvazione del piano integrato in località Corsi.

Ah dimenticavamo che sempre fato vuole che Michele Baldi in Regione sia, tra l’altro, Membro Commissione Bilancio, partecipazione, demanio e patrimonio, programmazione economico-finanziaria.

L’aria di Nemi comincia ad essere ancora più nebulosa.

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Roma

Omicidio a Roma, venti anni a chi uccise e lasciò Michelle in un carrello

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“Ho commesso un reato gravissimo e voglio pagare per quello che ho fatto”.

Una lettera, poche righe, prima che il giudice del tribunale per i minori si ritirasse in camera di consiglio, prima che gli venissero inflitti 20 anni di carcere. E’ quanto ha letto in collegamento video dal carcere di Treviso l’imputato, il giovane di origini cingalesi che nel giugno dello scorso anno ha ucciso a coltellate Michelle Causo a Roma per poi lasciare il cadavere, chiuso in una busta di plastica, in strada abbandonato in un carrello a poca distanza da un cassonetto per l’immondizia nel quartiere Primavalle.

“L’ho uccisa ma non ho premeditato l’omicidio”, ha aggiunto l’imputato, all’epoca dei fatti 17enne come Michelle, che aveva scelto di essere giudicato con il rito abbreviato che consente uno sconto di pena. I genitori della ragazza erano presenti in aula al momento della lettura del dispositivo.

Con questa sentenza – ha detto la madre – riusciamo un pochino a dare giustizia a Michelle. È la prima volta che un minore prende 20 anni, ma se li merita tutti. Adesso andiamo avanti, ho un altro figlio e mi dovrò dedicare completamente a lui”. Il tribunale ha, di fatto, recepito l’impianto accusatorio della Procura.

Le aggravanti sono legate al tentativo di sbarazzarsi del cadavere, infilandolo in una sacca nera dell’immondizia. L’aggressione avvenne in un appartamento di via Dusmet. Il minore, nel tentativo di sbarazzarsi del corpo, non si preoccupò di ripulire la scena del crimine, tracce di sangue furono trovate ovunque a cominciare dall’androne del palazzo. L’esame autoptico svolto sul corpo della ragazzina confermò il drammatico quadro emerso subito dopo il ritrovamento del cadavere.

Tra i ragazzi si consumò una prima discussione accesa con urla, percepite distintamente anche dai vicini, e poi l’aggressione. Dalle ferite riscontrate nel corso dell’esame è emerso che il giovane colpì la ragazza utilizzando un coltello da cucina. Un’azione omicida che forse era iniziata con un fendente alla schiena per poi proseguire con almeno altri cinque colpi sul resto del corpo della minorenne. Un vero e proprio massacro che si sarebbe consumato in pochi minuti.

Altra certezza è che dopo il delitto, messo in atto dal ragazzo in uno stato di alterazione dovuto all’assunzione di alcol e droga, ci fu il drammatico e velleitario tentativo di lasciare il corpo lontano dal luogo dell’aggressione, la casa dove il ragazzo viveva. La madre, infermiera di origini cingalesi, era fuori mentre il padre era in Sri Lanka.

Madre e figlio si erano trasferiti da poco nell’immobile dove nel corso di una perquisizione venne trovata della droga, sostanze utilizzate per produrre mix di stupefacenti sintetici. Nel corso dell’udienza del 29 maggio scorso l’imputato aveva fornito la sua versione di quanto accaduto in quella tragica giornata. Il giovane ha affermato di avere aggredito la ragazza con una prima coltellata perché si era sentito offeso da alcune affermazioni fatte da lei.

In merito alla ricerca su internet, effettuata il giorno prima dell’omicidio, su “come sferrare colpi letali”, l’imputato ha sostenuto di averla fatta perché doveva recarsi in una zona isolata e voleva capire come comportarsi in caso di eventuali attacchi. In base ad una perizia psichiatrica disposta dal tribunale l’imputato era, comunque, capace di intendere e di volere al momento del fatto.

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Castelli Romani

Ciampino, episodio di bullismo: la denuncia di una madre su Facebook scatena polemiche

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Un episodio di bullismo avvenuto a Ciampino ha suscitato forti reazioni e polemiche dopo che una madre ha condiviso la sua drammatica testimonianza su Facebook. La signora, madre di un ragazzo di 13 anni, ha raccontato l’incubo vissuto da suo figlio, vittima di un gruppo di coetanei.

Il post, che ha rapidamente raccolto molte reazioni e condivisioni, ha portato alla luce una realtà inquietante e ha acceso un acceso dibattito tra i residenti.

Secondo quanto riportato dalla madre del ragazzo, l’episodio è avvenuto nel parco comunale di Ciampino, dove suo figlio Alessandro stava giocando con alcuni amici. Improvvisamente, un gruppo di ragazzi più grandi si è avvicinato e ha iniziato a insultarlo e a deriderlo. La situazione è degenerata quando uno dei bulli ha spinto Alessandro a terra, facendogli perdere l’equilibrio e ferendolo al ginocchio. Il ragazzo, visibilmente scosso, è tornato a casa in lacrime e con un grande spavento.

Nel suo post, la madre ha scritto: “Mio figlio è tornato a casa oggi con il cuore spezzato e il corpo ferito. Non posso tollerare che i bambini debbano subire tali atrocità. Questo bullismo deve finire!”. Il suo appello ha ricevuto immediato sostegno da parte di molti residenti, che hanno espresso la loro solidarietà nei commenti.

Giovanna, una residente di Ciampino, ha commentato: “È inaccettabile che i nostri ragazzi non possano sentirsi al sicuro nemmeno nei parchi pubblici. Le autorità devono intervenire e prendere provvedimenti immediati”. Un altro commento, di Marco De Santis, aggiunge: “Questi atti di violenza sono vergognosi. I bulli devono essere identificati e puniti, e le scuole devono fare di più per educare i ragazzi al rispetto reciproco”.

Tuttavia, il post ha anche suscitato polemiche e divisioni. Alcuni hanno criticato i genitori dei ragazzi coinvolti, accusandoli di non educare adeguatamente i propri figli. “Dove sono i genitori di questi bulli? Perché non insegnano loro il rispetto e la compassione?”, ha scritto Francesca.

Le autorità locali non hanno tardato a intervenire condannando il gesto.

L’episodio, sebbene doloroso, ha anche sollevato un’importante consapevolezza sulla necessità di promuovere la cultura del rispetto e della solidarietà tra i giovani.

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Castelli Romani

Frascati, Libri in Osteria: appuntamento giovedì 18 luglio con Antonella Prenner

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Cosa lega Tullia, figlia di Cicerone, Servilia, madre del cesaricida Bruto, e Messalina?

Al di là di essere tre figure della Storia antica di Roma sono le protagoniste di alcuni romanzi della filologa e scrittrice Antonella Prenner, docente di Lingua e letteratura latina all’università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

la scrittrice Antonella Prenner

Antonella Prenner ed i suoi romanzi saranno i protagonisti giovedì 18 luglio in piazza dell’Olmo a Frascati, a partire dalle ore 18, del salotto letterario di Emanuela Bruni, Libri in Osteria assieme allo scrittore e giornalista Pino Donghi.
Le loro vite, le loro esperienze e i loro rapporti, spiega Emanuela Bruni “offrono un punto di vista non ufficiale, emotivo, disvelando pieghe e zone d’ombra di una storia sempre scritta dagli uomini e per gli uomini”.
Quindi si avrà la possibilità di cambiare la prospettiva di lettura di una storia che vede queste figure troppo spesso relegate al ruolo di comprimarie pur essendone protagoniste ed attrici principali.
Non mancherà un breve approfondimento sull’ultima fatica di Antonella Prenner “Lucano. Nostalgie di libertà” ove l’autrice descrive l’età di Nerone e di una generazione infelice, che assiste all’esercizio di un potere politico iniquo e impossibile da contrastare perché assoluto, e che vagheggia di tornare a un tempo irripetibile, quando “res publica” romana significava “libertà”.

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