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Roma

NEMI, MAGDI ALLAM: VADE RETRO LIBERTA' D'OPINIONE

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Tempo di lettura 3 minuti Più che di una locandina io mi spaventerei della società che siamo diventati: un mondo alla rovescia dove a brindare sono i corrotti e a pagare il conto sono i poveracci.

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di Chiara Rai

Nemi (RM) – Sarà che dopo tutti questi anni di continuo contrasto alla volontà di mettermi il bavaglio mi sento libera, sempre più libera di dire la mia. Sarà che prima di dire ciò che penso mi scuserò con tutti quelli che non la pensano come me e che rispetto profondamente a partire da Partecipazione Democratica, Pd, Prc, Sel, Fi, M5s…. troppe sigle di cui in realtà non mi importa nulla ma sono le persone quelle che contano veramente.

Cittadini che combattono la corruzione in primis, che pensano e credono fermamente che le loro idee, le mie idee, le nostre idee siano universali. Hanno parlato tutti di Magdi Allam e adesso vorrei dire la mia nel massimo rispetto di tutte le opinioni concordi o controverse che siano. Il nocciolo è proprio questo. C’è chi è scivolato su una banale buccia di banana. Chi vorrebbe fare delle crociate mediatiche laddove crociata non andrebbe fatta.

Magdi Allam è una persona come tante, che ha le sue convinzioni, giuste o sbagliate che siano. Essere un paese accogliente non significa rinfacciare alla prima occasione buona che si è banchettato insieme agli amici musulmani e per questo si è di esempio. Stringersi la mano tra culture differenti e convivere insieme non è un trofeo del bravo scout da spolverare al momento giusto. Convivere, essere una comunità, aiutarsi è un legame talmente forte e invisibile che non va certo ostentato alla prima “minaccia” che si affaccia. I fratelli musulmani si vergognano delle frange estremiste come noi ci vergogniamo della mafia, questo è ciò che penso. Ma ancor di più penso che manifestare il proprio pensiero, giusto o sbagliato che sia, è sintomo che ancora la dittatura e il bavaglio non ci hanno sottomessi, placcati, atterriti, distesi o come si dice adesso asfaltati.

Siamo in un paese libero dove ognuno è libero di manifestare il proprio pensiero, le proprie tesi. E noi, per sfatare degli stilemi inculcatici da dei “credo” retrò, dovremmo dibattere, dire no, opporci, parlare, manifestare il nostro dissenso o condividere qualche concetto sviscerato grazie alla volontà di chi non si nasconde dietro un dito. Dietro l’ipocrisia del silenzio, costretto a dipingere un arcobaleno sbiadito e reso sudicio dalle mani insanguinate dei terroristi che ci propinano video di decapitazioni live, tanto per farci sentire il brivido del terrore. Io personalmente dico no a qualsiasi forma di bavaglio.

Ascoltiamo, parliamo, condividiamo, diciamo no, urliamo no, ma difendiamo gli altrui pensieri anche se non ci piacciono. Se mi piace Magdi Allam? Voltaire docet: "Non condivido la tua idea ma combatterò perchè tu la possa esprimere". E allora dico a coloro a cui piace tenere banco sui social network, a chi punta il dito e a chi giudica, di giudicare e manifestare il proprio dissenso all’interno di un contesto che predilige il confronto.

Magdi Allam non punterà il dito da un balcone per condannare a morte gli amici musulmani. Almeno mi aspetto che non lo faccia. Ci siamo chiesti come la pensano proprio i diretti interessati in tema di terrorismo ed estremismo islamico? Qualcuno, anzi tanti, come me lo hanno fatto. Siamo tutti mafiosi allora, al bando mafia, ‘ndrangheta e camorra. Al bando la “terra dei cachi” e mafia capitale. Al bando parentopoli e i rimborsi facili. Se i panni sporchi continuano ad essere lavati in famiglia, rimarremo tutti dei piccoli ma piccoli esseri in cerca d’autore.

Tanto dovevo per manifestare ancora una volta il mio più totale dissenso verso qualsiasi forma di ostruzionismo. Perché è questo quello che a me interessa realmente, Allam o non Allam.

La storia forse non ci è servita da lezione se ancora stiamo qui a censurare e scandalizzarci se qualcuno vede grigio ciò che noi vediamo bianco. E che mai succederà? Ascolteremo questo confronto con la mente scevra da qualsiasi preconcetto politico: fischieremo, applaudiremo, mostreremo tutto il nostro sdegno. Evviva la libertà di esprimere le nostre opinioni, sempre e comunque vada, fino in fondo!

Freniamo i rossori dunque, teniamo a briglie strette lo sdegno e manifestiamolo laddove realmente andrebbe canalizzato. Più che di una locandina io mi spaventerei della società che siamo diventati: un mondo alla rovescia dove a brindare sono i corrotti e a pagare il conto sono i poveracci. 

Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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