Roma
NEMI, LOTTIZZAZIONE CORSI: C'E' CHI HA DETTO NO!
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11 anni faon
Lo scorso undici novembre il direttore del Parco dei Castelli Romani Tommaso Mascherucci, non avendo ancora ricevuto alcuna documentazione da parte del Comune di Nemi e quindi anche dal titolare del progetto, ha scritto al Comune facendo presente che, qualora non dovesse arrivare la documentazione richiesta in tempi ragionevoli per poter stilare la relazione tecnica e quindi il parere endoprocedimentale, si farà riferimento al parere precedente già espresso: un atto di coerenza.
di Chiara Rai
Nemi (RM) – Il dissesto idrogeologico, mi è già capitato di dirlo, è un cancro per l’Italia, rimasto spesso e volentieri afono in nome della speculazione edilizia. Frane e alluvioni sono le figlie di una politica volta a distruggere aree che invece andrebbero protette.
I primi giorni del prossimo mese di dicembre, secondo calcoli spiccioli, dovrebbe tenersi la seconda seduta della conferenza dei servizi sulla lottizzazione Corsi a Nemi. E' iniziata lo scorso 16 ottobre la conferenza dei servizi alla Regione Lazio.
Il Comune di Nemi intende concludere in fretta il “Programma integrato di intervento di iniziativa privata” che permetterà alla società riconducibile a Renzo Cavaterra detto Massimo, amico e sostenitore dell’attuale sindaco di Nemi Alberto Bertucci, di edificare in località Corsi a Nemi insieme ad altri soggetti.
In occasione dell’ultima conferenza dei servizi l’Ente regionale Parco dei Castelli Romani, così come la Provincia di Roma, hanno richiesto ulteriore documentazione per poter stilare una relazione tecnica o parere rispetto alla realizzazione del piano integrato in località Corsi, che ricordiamo nel 2009 non ebbe il nulla osta da parte del Parco dei Castelli Romani: a firmare il diniego di nulla osta fu l’allora direttore del Parco dei Castelli Romani Roberto Sinibaldi. Il diniego fu corredato da una relazione tecnica siglata dai geometri Massimiliano Troisi, Marco Ferrari e dal dottor Daniele Badaloni.
[ PER LEGGERE IL PARERE DEL PARCO DEI CASTELLI ROMANI EMESSO NEL 2009 CLICCARE QUI ] Questo parere di cui si parla tanto è pubblicato in allegato al presente articolo dal nostro giornale. Ed è un atto che appare più che mai attuale, valido, ben argomentato, contestualizzato rispetto ad una situazione che sembrerebbe essere rimasta invariata.
L’attuale direttore dell’Ente regionale Tommaso Mascherucci, il quale nel 2009, espresse già un parere di carattere agro vegetazionale rispetto al progetto “Corsi”, considerando anche l’impatto dell’edificazione sul suolo, acqua e aria e considerati anche i corridoi verdi, ha richiesto nuova documentazione (sicuramente perché aggiornata rispetto all’epoca) per poter stilare una più fedele relazione tecnica, al passo con i tempi. Oltre alla nuova documentazione, Mascherucci ha richiesto di poter effettuare un nuovo sopralluogo nell’area interessata dal progetto.
Lo scorso undici novembre il direttore del Parco dei Castelli Romani Tommaso Mascherucci, non avendo ancora ricevuto alcuna documentazione da parte del Comune di Nemi e quindi anche dal titolare del progetto, ha scritto al Comune facendo presente che, qualora non dovesse arrivare la documentazione richiesta in tempi ragionevoli per poter stilare la relazione tecnica e quindi il parere endoprocedimentale, si farà riferimento al parere precedente già espresso: un atto di coerenza.
Manca circa una settimana alla fine di novembre, siamo alla soglia della prossima conferenza dei servizi: perché l’Ente Parco non ha ricevuto ancora nulla? Come potrebbe in pochi giorni stilare una nuova relazione con tempi così stretti causati dal proponente stesso del progetto, cioè dal Comune?
Intanto, sempre lo scorso 11 novembre, Mascherucci è stato invitato dal Comune di Nemi al sopralluogo in località Corsi, stabilito per il 14 novembre.
Solo Mascherucci è in grado di sapere cosa scriverà sul nuovo parere, ma sicuramente è auspicabile un atto coerente con la linea perseguita in passato, dato lo stato dei fatti e lo scarso aggiornamento da parte dei proponenti alla data odierna.
Intanto analizziamo bene quello che sostanzialmente è stato il parere dell’ex direttore del Parco Roberto Sinibaldi.
LOCALITA' CORSI:
Il profilo del Piano di Campagna è stato modellato in terrazzamenti artificiali anche per evitare la naturale erosione del terreno dovuta alle pendenze citate e alla composizione geologica degli strati superficiali che risultano di scarsa coesione. In questo senso le alberature esistenti assumo un ruolo fondamentale proprio nel mantenimento della coesione del terreno. Il terreno digrada successivamente con pendenze meno rilevanti, ma pur sempre da considerare per le criticità che potrebbero essere indotte da eventuali interventi antropici.
Ma non è tutto perché la relazione tecnica dei geometri e del dottor Badaloni dice anche che l’area è la continuazione dei tradizionali boschi a predominanza di castagno, esistenti in tutta la zona dei Castelli Romani.
Questa tipologia di boschi è considerata “Habitat naturale di interesse comunitario richiede la designazione di aree speciali di conservazione”. La rilevanza ecologica di questo bosco quale “cuscinetto” tra le aree a maggiore pregio naturalistico e quelle più antropizzate.
La realizzazione di questo progetto con centro estetico, villini ecc. andrebbe a causare una segmentazione e interruzione della continuità ecologica degli habitat e un conseguente abbassamento, nell’intera area circostante degli indici di naturalità esistenti.
Vicino ai Corsi c’è il Monte Calvarione e il Vallone Tempesta, aree di particolare pregio naturalistico. Considerata l’importanza della non trasformabilità dei luoghi regolata dalle direttive “Habitat e uccelli”, sostanzialmente non si può esporre questo ambiente naturalistico di enorme pregio ad interventi invasivi che comprometterebbero irrimediabilmente l’intero equilibrio naturalistico dell’area.
LE DIRETTIVE:
La direttiva "Habitat", e la Direttiva Uccelli costituiscono il cuore della politica comunitaria in materia di conservazione della biodiversità e sono la base legale su cui si fonda Natura 2000. Scopo della Direttiva Habitat è "salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato" (art 2). Per il raggiungimento di questo obiettivo la Direttiva stabilisce misure volte ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat e delle specie di interesse comunitario elencati nei suoi allegati.
COSA SI AUSPICA:
L’educazione allo sviluppo Sostenibile (ESS) tocca tutti gli aspetti della vita e i valori, al centro dei quali vi è il rispetto per gli altri, inclusi quelli delle generazioni presente e future, per la diversità, per l’ambiente, per le risorse della Terra. Dunque l’attuazione di quanto è sui pezzi di carta:
Importantissima al riguardo è la Valutazione di Incidenza Ambientale (in acronimo VINCA o VI) ha lo scopo di accertare preventivamente se determinati progetti possano avere incidenza significativa sui Siti di Importanza Comunitari (SIC), sulle Zone Speciali di Conservazione e sulle Zone di Protezione Speciale (ZPS).
Tale procedura è stata introdotta dall’articolo 6, comma 3, della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" con lo scopo di salvaguardare l’integrità dei siti attraverso l’esame delle interferenze di piani e progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, ma in grado di condizionarne l’equilibrio ambientale. In Italia la valutazione di incidenza ambientale è introdotta dall' art. 5 D.P.R. n. 357/97.
I proponenti di piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico-venatori e le loro varianti, sono obbligati a predisporre uno studio (di incidenza) per individuare e valutare gli effetti che il piano può avere sul sito, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo.
Gli atti di pianificazione territoriale da sottoporre alla valutazione di incidenza sono presentati, nel caso di piani di rilevanza nazionale, al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e, nel caso di piani di rilevanza regionale, interregionale, provinciale e comunale, alle regioni e alle province autonome competenti.
I proponenti di interventi (progetti) non direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti nel sito, ma che possono avere incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi, presentano, ai fini della valutazione di incidenza, uno studio volto ad individuare e valutare i principali effetti che detti interventi possono avere sul proposto sito di importanza comunitaria, sul sito di importanza comunitaria o sulla zona speciale di conservazione, tenuto conto degli obiettivi di conservazione dei medesimi.
Le modalità di presentazione degli studi e la valutazione di incidenza dei piani e degli interventi sono stabilite dalle autorità competenti (Regioni e le province autonome, o enti delegati).
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