NEMI (RM) – A Nemi con delibera di Giunta del 29 maggio scorso gli assessori Edy Palazzi e Pietro Pazienza insieme al sindaco Alberto Bertucci decidono di affidare incarico legale all’Avvocato D’Eletto del foro di Velletri di agire nei confronti di soggetti non meglio individuati che avrebbero diffamato su Facebook il prestigio dell’Amministrazione comunale arrecando un danno d’immagine per l’amministrazione ed i propri funzionari.
Nella delibera si incarica il competente Responsabile del Servizio Amministrativo di adottare tutti gli atti conseguenti e necessari, compreso l’adozione dell’impegno di spesa in favore del professionista incaricato. Dunque i cittadini potrebbero ritrovarsi ancora una volta a pagare con soldi pubblici presunte diffamazioni.
Non sono passati molti giorni da quando lo stesso sindaco dal palco in piazza Umberto per la chiusura di campagna elettorale accusava “un giornalino” e soggetti non meglio specificati di utilizzare lo strumento della denuncia per ostacolare l’attività amministrativa. Questa delibera si annovera tra le diverse iniziative legali intraprese dall’amministrazione contro presunte diffamazioni e che causa spese di soldi pubblici.
Un caso tra questi è quando il sindaco Alberto Bertucci denunciò il direttore de L’Osservatore d’Italia Chiara Rai accusandola di aver diffamato e leso l’immagine del Comune per aver scritto che il cimitero era chiuso quando invece doveva essere aperto. Un dovere diritto di cronaca riconosciuto anche dallo stesso Pm del Tribunale di Velletri che ha archiviato il caso in favore di Chiara Rai. Morale? Soldi pubblici spesi inutilmente per denunce di diffamazione cadute nel vuoto perché la diffamazione non c’è.
La realtà, almeno per quanto riguarda le notizie diffuse dalla libera stampa, è che non si tratta di diffamazione ma diritto dovere di cronaca e di critica garantito dalla Costituzione e dalla professione che si esercita. Adesso, non sappiamo chi sono questi soggetti che avrebbero diffamato l’Amministrazione comunale sul social Facebook, ma riteniamo che un buon padre di famiglia che fa quadrare i conti del Comune che amministra potrebbe fare a meno di spendere i soldi dei cittadini per incarichi legali che non portano da nessuna parte. Anziché spendere i soldi in avvocati sarebbe auspicabile vedere tali cifre impiegate per altri servizi più utili alla collettività.
Dopo la pubblicazione dei recenti articoli che hanno approfondito il caso Tekneko a Monte Compatri, la nostra redazione ha ricevuto una comunicazione dall’avvocato Marco de Carolis, consigliere comunale e già sindaco della cittadina dei Castelli Romani, dove ha espresso la sua disponibilità a rilasciare un’intervista per discutere le questioni sollevate e fornire la sua prospettiva sul tema. Ultimamente, si è scatenato un acceso dibattito sui social media tra il consigliere de Carolis e il sindaco di Monte Compatri, Francesco Ferri.
Le schermaglie virtuali tra i due esponenti politici hanno catturato l’attenzione degli utenti, mettendo in luce divergenze di opinioni e strategie riguardo alla gestione della città e questo scontro, che ha sollevato un vivace confronto di idee, testimonia le tensioni politiche in atto a Monte Compatri e il crescente utilizzo dei social come piattaforma di espressione e discussione pubblica.
Innanzitutto, grazie per la sua disponibilità ed iniziamo questa nostra intervista con una domanda estremamente diretta: come commenta la decisione di Tekneko di inquadrare sette lavoratori con un Contratto FISE Assoambiente? È un passo sufficiente per proteggere i lavoratori?
Grazie a voi per l’attenzione mostrata sull’argomento, per questo vi sono veramente grato. Registriamo indiscutibilmente un atto di buona volontà della ditta appaltatrice, seppur tardiva. Il dato incredibile di questa vicenda è che la decisione è giunta dopo che il Consiglio Comunale del 15 ottobre, ovvero quando la maggioranza Ferri aveva rigettato la mia mozione, che appunto chiedeva l’inquadramento contrattuale degli 11 dipendenti della ditta Tekneko secondo il Contratto FISE ASSOAMBIENTE. In quella seduta consigliare l’Assessore all’Ambiente, Nicoletta Felici, ha affermato che il richiesto inquadramento non si poteva fare e la maggioranza ha quindi bocciato la mia Mozione. Dopo neanche 15 giorni la mia proposta viene invece accolta dalla predetta ditta appaltatrice che ha deciso invece di inquadrare i dipendenti secondo il Contratto Collettivo FISE ASSOAMBIENTE, proprio come richiesto dal sottoscritto. Peccato che lo abbia fatto con un livello che ritengo non aderente a quello previsto nel contratto di appalto per quanto mi risulta. L’altro aspetto invece onestamente non è comprensibile riguarda i 4 lavoratori che invece sono stati esclusi dall’adeguamento contrattuale.
Riguardo ai quattro operatori ecologici che rimangono esclusi da questa formazione contrattuale, perché secondo lei, non sono stati considerati e quali azioni intende intraprendere in Consiglio Comunale per garantire i loro diritti?
Ripeto non conosco i motivi di questa “discriminazione” degli operatori ed è proprio per questa ragione che proporrò una nuova mozione per chiedere al Consiglio Comunale di pronunciarsi, affinché l’assessore preposto e il Sindaco finalmente facciano quello che avrebbero dovuto fare da tempo. Contrariamente a quanto affermato dal Sindaco, che ha pubblicamente riferito, mentendo spudoratamente ai suoi concittadini sui social, di aver lavorato per l’inquadramento contrattuale per poi essere smentito clamorosamente dai COBAS, rilevando che in realtà il Ferri non ha mosso un solo dito per aiutare i lavoratori. Quando un sindacato che ha seguito la vicenda dall’inizio svela le menzogne di un sindaco c’è poco da fare, eticamente la figuraccia è grave e le dimissioni sarebbero un atto dovuto e basti pensare che in America il presidente che mente viene sottoposto ad un procedimento (impeachment n.d.s.) che può condurre alla sua rimozione forzata – naturalmente il tutto con le dovute proporzioni sotto ogni profilo -, parallelismo per meglio comprendere quanto poco etico sia mentire spudoratamente alla propria comunità per coloro che rivestono un ruolo istituzionale.
Alcune voci raccolte in paese ci hanno informato che è stata sporta una segnalazione all’Ispettorato del Lavoro riguardo le condizioni nel cantiere di Monte Compatri: Lei ne è al corrente? e comunque, a suo avviso, quali misure possono migliorare la situazione attuale?
In verità ignoro chi abbia eseguito la segnalazione all’Ispettorato del Lavoro del cantiere di via Fontana delle Cannetacce a Monte Compatri. Comunque è evidente che se tutto il Centro Logistico della ditta appaltatrice e del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti è stato trasferito definitivamente in un altro sito e precisamente nell’Isola Ecologica nella frazione Pantano Borghese, i problemi presumibilmente esistevano ed erano di una certa gravità.
Con Tekneko che ha vinto un appalto a Colonna, sempre alcune voci, dicono che il Centro di Raccolta di Monte Compatri venga utilizzato anche come spogliatoio per i dipendenti del comune limitrofo nonché come deposito mezzi. Non pensa, se la notizia fosse vera, che possano sorgere ulteriori problematiche?
Non conosco se ciò accada, ma l’attuale spogliatoio è nato per ospitare soltanto i dipendenti che operano sul cantiere di Monte Compatri – e onestamente già mi sembra piuttosto striminzito – e non può essere adibito ad ulteriori operai. Così come non riesco a comprendere come le docce possano essere separate dagli spogliatoi. Infine vorrei sapere se la ditta appaltatrice, il cui personale è a servizio del Comune di Colonna, sia stata autorizzata ad utilizzare beni strumentali, macchinari, in uso normalmente, o meglio dovrebbe esserlo, sul cantiere del Comune di Monte Compatri, proprietario dell’Isola Ecologica, oppure conoscere dove lo spogliatoio a servizio dei dipendenti sul territorio di Colonna sia stato collocato.
Il licenziamento di Marco Cianti, che ha subito un grave incidente sul lavoro il 24 aprile scorso, ha suscitato preoccupazione. Ha un’idea delle cause e ci possono essere stati abusi da parte della società appaltante?
Ritengo che il licenziamento di Marco Cianti sia una vera e propria ingiustizia. Marco si era limitato a chiedere un diverso inquadramento contrattuale, quello che lo scorso 31 ottobre è stato accordato a quasi tutti di dipendenti dalla stessa ditta appaltatrice. Questo dimostra che la richiesta fosse assolutamente legittima. Subito dopo, il lavoratore ha subito un malore mentre svolgeva una mansione che probabilmente non doveva essergli assegnata, ma è stato completamente ignorato, prima dalla ditta di cui era dipendente, poi dall’Amministrazione Comunale che lo ha abbandonato a se stesso. Quando finalmente è stato in grado di riprendere il lavoro, è stato oggetto di una serie di comportamenti che sono al vaglio dell’autorità giudiziaria, per quelle che sono le mie notizie e mi auguro che presto Marco possa avere giustizia. Anche le denunce rispetto alle carenze del luogo di lavoro sono state ritenute fondate dall’Ispettorato di Lavoro. Quindi Marco aveva ragione, ma è stato licenziato. Spero che la giustizia restituisca a Marco ciò che gli è stato indebitamente strappato, quel lavoro che permette a lui e la sua famiglia di sopravvivere decorosamente.
Secondo i Cobas, l’amministrazione guidata dal sindaco Ferri, esce malconcia da questa situazione ed è accusata di “indifferenza”. Cosa ne pensa di queste critiche?
Assolutamente legittime. In questo caso parlano i fatti concreti: il Ferri è rimasto assolutamente indifferente quando Marco ha subito l’infortunio che poteva costargli la vita. Il Sindaco di Monte Compatri (Francesco Ferri n.d.s.) ha ignorato completamente il disagio di Marco e della sua famiglia. Questo comportamento inaccettabile è avvenuto nonostante il dipendente abbia richiesto un incontro decine di volte con telefonate, messaggi, posta certificata. Tutto inutile, il Ferri si è sempre rifiutato di incontrarlo, dimostrando uno scarso senso delle istituzioni e macchiando la carica che indebitamente riveste. Quando Marco è stato licenziato, poi, il Sindaco non si è degnato di contattarlo, neppure per esprimere solidarietà ad un lavoratore che non sapeva quale sarebbe stata la sua sorte e quella del suo nucleo famigliare. Insomma un comportamento indecente per un Sindaco, ma prima ancora per un uomo che è anche padre. E pensare che una volta il PD era il partito dei lavoratori … qualcosa, nel tempo, dev’essere andato storto …
Anche lei è stato criticato dai Cobas per la sua frase sulla “maggiore sensibilità”. Ci spiega cosa intendeva e su quali basi si fonda questa affermazione?
Fino a quel momento avevamo assistito ad un atteggiamento di assoluta chiusura dell’Amministrazione Comunale e della ditta appaltatrice, pertanto l’apertura dell’azienda mi è sembrata significativa, anche se non sapevo che alcuni dipendenti fossero rimasti fuori dall’inquadramento contrattuale FISE e, come ho detto, questa forma di discriminazione non la trovo assolutamente condivisibile.
È preoccupato per l’assegnazione dei livelli contrattuali, in particolare il livello J? Può non garantire le adeguate mansioni? Come intende affrontare questa questione dei dipendenti in questione?
Il livello J prevede, se non erro, soltanto lo “spazzamento”, mentre in realtà i dipendenti assicurano il servizio nel suo complesso e quindi non mi sembra sia pertinente all’attività realmente svolta dai dipendenti in questione. Poi il capitolato e il contratto di appalto prevedeva dei livelli dei dipendenti, tra i quali non mi risulti che sia annoverato il livello J. Affronterò l’argomento utilizzando gli strumenti che la norma mette a disposizione dei Consiglieri di minoranza.
Lei in Consiglio Comunale ha fatto riferimento al numero di operai che debbono essere utilizzati per questo servizio. Ma è possibile verificare la questione e a chi sarebbe in capo il controllo di questa situazione?
Il contratto di Appalto prevede che i dipendenti utilizzati per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti sul territorio del Comune di Monte Compatri debbano essere complessivamente 22.
I Cobas segnalano sinistri stradali frequenti con i mezzi di Tekneko. Ritiene che la società mostri scarsa attenzione, o ci sono tensioni interne al cantiere?
Effettivamente si sono verificati degli incidenti che hanno coinvolto mezzi e dipendenti della società Tekneko s.r.l. ma quali ne siano le cause non sono in grado di saperlo, né spetta a me indagare, certo è innegabile che questi si sono verificati con una certa frequenza.
Tante manifestazioni di solidarietà sono arrivate per Marco Cianti. Come interpreta questo supporto e crede che possa influenzare le decisioni dell’amministrazione?
Questo vuol voler dire che Marco svolgesse responsabilmente il proprio lavoro con dedizione e scrupolo e non meritava il trattamento che gli è stato riservato, sia dalla ditta di cui era dipendente che dall’Amministrazione Comunale. Mi auguro soltanto che presto possa ritrovare al più presto lui e la sua bella famiglia quella serenità che gli è stata strappata.
Nel suo ultimo post su Facebook, ha promesso ulteriori azioni a tutela dei lavoratori di Tekneko, ci può anticipare qualcosa?
Dopo che ho avuto notizia che quattro dei dipendenti della Tekneko S.r.l. non hanno ricevuto l’inquadramento contrattuale FISE ASSOAMBIENTE ho immediatamente scritto una ulteriore Mozione da proporre al primo Consiglio Comunale utile, affinché solleciti la ditta appaltatrice a garantire che tutte le forze lavorative impiegate sul territorio comunale abbiano lo stesso trattamento contrattuale. Mi aspetto che il Sindaco faccia finalmente il Sindaco e la smetta di comportarsi in modo infantile, assecondando i suoi interessi piuttosto che quelli della nostra comunità.
Infine, con la scadenza del contratto di appalto tra pochi mesi, crede che Tekneko, sotto i riflettori, decida di ritirarsi da questo appalto?
Perché dovrebbe farlo? Mi auguro invece che questo non accada e che quanto avvenuto sia da stimolo a fare di più e soprattutto meglio.
Un’intervista che porta alla luce una situazione di conflitti, ingiustizie e opportunità perdute. Un affresco complesso di una realtà lavorativa che meriterebbe un’attenzione assai più responsabile e proattiva da parte di chi è chiamato a governare e garantire i diritti dei cittadini. L’invito è chiaro: basta promesse, è tempo di agire. Ancora un grazie alla disponibilità del consigliere comunale, l’avvocato Marco de Carolis.
Desideriamo sottolineare la nostra totale disponibilità ad accogliere dichiarazioni o commenti da parte dell’amministrazione e della società Tekneko. Riteniamo fondamentale dare voce a tutte le parti coinvolte e garantire una copertura completa e equilibrata delle questioni in discussione.
Tensioni esplosive: la coalizione si scontra su poltrone e deleghe, mentre il caso Righini agita la Pisana
La Regione Lazio è scossa da una crisi politica che sembra aggravarsi di giorno in giorno, alimentata dalle tensioni all’interno della coalizione di centrodestra e da un nuovo caso che coinvolge l’assessore al Bilancio, Giancarlo Righini, e la sua compagna, Lorella Biordi. In un post sui social, Biordi aveva infatti anticipato contenuti di una delibera regionale ancora non pubblicata, un fatto che ha suscitato immediate critiche e ha spinto qualcuno, in tono sarcastico, a definirla “veggente”. Questo episodio ha contribuito ad alzare il livello di tensione, portando all’apertura di una commissione Trasparenza nella quale il Partito Democratico ha richiesto le dimissioni di Righini.
Nelle stesse ore, la situazione alla Regione ha subito un ulteriore colpo. Nonostante il centrodestra avesse espresso sostegno all’assessore, il giorno successivo è stata improvvisamente annullata la commissione Bilancio, nella quale Righini avrebbe dovuto presentare il bilancio consolidato 2023 della Regione Lazio. Per l’opposizione, questo dietrofront è stato l’ennesimo segnale di una coalizione in balia delle lotte interne, divisa e incapace di portare avanti il lavoro amministrativo.
Dietro la crisi politica ci sono da mesi attriti irrisolti. La Regione ha visto il blocco quasi totale dei lavori dal termine della pausa estiva, con sedute del consiglio rimandate a più riprese, e con il Documento di programmazione economico-finanziaria (Defr) in attesa di approvazione. Parte di questo stallo è attribuibile a una profonda spaccatura tra Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il partito di Silvio Berlusconi, infatti, da tempo chiede maggiore spazio e visibilità, puntando alla vicepresidenza della giunta, una richiesta finora respinta dal partito di Giorgia Meloni, che non vuole concedere altri ruoli chiave.
Di fronte alla situazione, il presidente della Regione, Francesco Rocca, ha provato a mediare. Dopo un viaggio istituzionale negli Stati Uniti, Rocca è rientrato dichiarando che “siamo al dunque” e proponendo una ridistribuzione delle deleghe. Tuttavia, questa soluzione è stata giudicata insufficiente da Forza Italia, che insiste per una presenza più concreta nella gestione regionale.
L’opposizione, dal canto suo, ha colto l’occasione per attaccare la giunta e denunciare quello che definisce “un mercato delle poltrone”. Il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle hanno criticato duramente Rocca e la maggioranza per l’impasse che ha immobilizzato la Regione. Rappresentanti di Italia Viva e Azione hanno accusato il centrodestra di essere più concentrato sulle lotte interne che sui reali bisogni dei cittadini.
A questo punto, l’uscita di Forza Italia dalla giunta appare come l’unica soluzione possibile, soprattutto se Rocca non interverrà con una decisione che possa sbloccare la situazione. Il rischio è che il centrodestra si trovi costretto a proseguire con un appoggio esterno, soluzione estrema che renderebbe il governo regionale ancora più fragile. Intanto, il clima politico alla Pisana rimane teso, con un orizzonte sempre più incerto e nessuna soluzione concreta all’orizzonte.
Giancarlo Righini: “Nessun uso improprio di fondi pubblici, tutto documentato’”
L’assessore al Bilancio della Regione Lazio, Giancarlo Righini, ha giurato sulla sua integrità e ha difeso la correttezza della delibera che destina 16 milioni di euro a quasi 50 comuni del Lazio per interventi urbanistici e manutenzione stradale. Respinge con fermezza le accuse di favoritismi mosse dall’opposizione, in particolare dal Pd, che lo ha convocato in commissione Trasparenza, accusandolo di avvantaggiare amministrazioni di centrodestra, spesso in collaborazione con l’assessora ai Lavori Pubblici, Manuela Rinaldi.
Discussione in commissione Trasparenza
La seduta di martedì 5 novembre ha avuto come tema centrale la delibera presentata in giunta il 22 ottobre, definita “fuori sacco”. Questa decisione, anticipata in modo inusuale da un post Facebook della compagna di Righini, poi cancellato, ha scatenato reazioni accese, soprattutto dal Pd e da altre forze politiche, tra cui alcuni membri di Forza Italia. Alcuni comuni si sono lamentati di essere stati trascurati nella distribuzione dei fondi.
La posizione di Righini
Righini ha sostenuto che la presentazione fuori sacco non implicava un’assenza di trasparenza, affermando che la delibera era già nota agli altri membri della giunta. Ha spiegato che l’urgenza di approvarla risiedeva nella necessità di trasmettere i documenti al ministero entro i termini di legge. Ha aggiunto che i criteri di assegnazione dei fondi erano stati fissati in una delibera precedente di settembre e successivamente certificati da Astral, l’ente regionale per i lavori pubblici.
Critiche del Pd e reazioni
Il presidente della commissione, Massimiliano Valeriani (Pd), si è dichiarato insoddisfatto delle spiegazioni, sollevando dubbi sulla trasparenza e la metodologia adottata, con particolare riferimento ai comuni esclusi o sfavoriti nei finanziamenti. Valeriani ha promesso ulteriori verifiche e richiesto la documentazione relativa ai comuni beneficiari e a quelli esclusi.
Focus sull’assessora Rinaldi
Il consigliere regionale Daniele Leodori ha sottolineato una presunta sproporzione nei finanziamenti verso la provincia di Rieti, territorio dell’assessora Rinaldi, e ha chiesto maggiore chiarezza sulla distribuzione delle risorse. Leodori ha precisato che, pur volendo evitare la perdita dei fondi, è necessario correggere gli squilibri rilevati.
Righini e il caso Rocca di Papa
Righini ha ribadito la propria correttezza amministrativa, citando come esempio passate delibere sotto le giunte di centrosinistra, nelle quali venivano prese decisioni simili per rispondere alle esigenze locali.
Il caso Biordi e le accuse personali
Lorella Biordi, compagna di Righini ed ex consigliera comunale, è finita al centro di speculazioni dopo aver annunciato con anticipo la delibera, causando l’accusa di visite istituzionali non giustificate. Righini ha smentito categoricamente di aver utilizzato fondi pubblici a fini personali, esibendo documentazione a supporto e dichiarando di coprire di tasca propria le spese durante le missioni ufficiali.
Richiesta di dimissioni e difesa di Fratelli d’Italia
Il capogruppo del Pd, Mario Ciarla, ha chiesto al presidente Rocca di valutare le dimissioni di Righini, sottolineando la mancanza di risposte esaustive. Fratelli d’Italia, invece, ha ribadito la fiducia nei confronti di Righini e Rinaldi, difendendo la legittimità della delibera.
Reazioni del M5S e di AVS
Il Movimento 5 Stelle ha criticato duramente l’audizione, definendola deludente e accusando la giunta di scarsa trasparenza nella gestione dei fondi pubblici. Anche Alleanza Verdi-Sinistra ha attaccato la maggioranza, descrivendo una situazione di crisi interna e rivalità politiche che ostacolano il lavoro del Consiglio regionale.
Questa vicenda mette in luce tensioni e accuse reciproche che coinvolgono non solo i rapporti politici, ma anche la percezione di correttezza nella gestione dei fondi pubblici in Regione Lazio.