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Roma

NEMI, LA GIUNTA DI ALBERTO BERTUCCI E LA CRONACA DI UN GIORNALISTA LIBERO

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[ CLICCARE QUI O ANDARE IN FONDO ALL'ARTICOLO PER ASCOLTARE LA REGISTRAZIONE DEL SINDACO DI NEMI ALBERTO BERTUCCI CHE ORDINA AD UN AGENTE DI POLIZIA DI VERIFICARE IL CELLULARE DI CHIARA RAI ]

 

di Chiara Rai

Nemi (RM) – Così è se vi pare. Probabilmente, la cronaca di quanto sto per mettere nero su bianco susciterà attributi qualificativi quali fantascientifica, terrificante, tragicomica, inquietante, persecutoria. Quest’ultimi due si vestono a pennello per la sottoscritta.

Ho deciso di scrivere quello che mi succede perché ritengo che sia un diritto – dovere nei confronti della categoria di quei giornalisti degni di questo nome che fanno dell’informazione indipendente un modus vivendi. La passione per la libera informazione ce l’ho sin da bambina. Alle elementari facevo già i temi di denuncia ed ero particolarmente concentrata sulla tutela ambientale. Quando seppi che addirittura un articolo della nostra Costituzione era dedicato alla libertà di stampa rimasi positivamente meravigliata. Lo lessi a mio padre e lui mi guardava come una meravigliosa e ingenua credula sognatrice che informava un adulto dell’esistenza di una libertà di informare incontaminata e tutelata dal diritto: I primi due capoversi: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure…” Concetti che esprimono la piena facoltà del diritto di cronaca e di critica e anche che ogni avvenimento può essere sentenziato da qualsiasi cittadino.

Naturalmente il giudizio deve poggiarsi su un fatto vero o collettivamente riconosciuto. Se il giudizio riguarda un fatto di cronaca la veridicità risiede nello stesso, ma se invece ha per oggetto qualcosa che si protrae nel tempo, come una situazione alla quale si è arrivati dopo anni di scelte o comportamenti sbagliati, allora la critica si basa maggiormente sul dissenso per quello che è avvenuto e avviene. Non mi ha mai spaventato la naturale e democratica contestazione che suscita il diritto di critica. Ne la mia critica è stata fomentata da momentanee approvazioni e condivisioni. L’informazione viaggia su un campo minato. La realtà è talmente mutevole che quello che a me pare bianco ad un altro può sembrare grigio o addirittura sporco. Adesso il senso di inquietudine e persecuzione è come una costante presenza ogni qualvolta decido di informare liberamente e senza bavaglio.

Come tutti vivo anch’io in un Comune d’Italia e il non aver condiviso il modo di operare di chi amministra è stato come concimare il campo della persecutio. Presa dall’entusiasmo di persone che credono nella giustizia, avendo avuto anche l’onore, di intervistare uomini come il giudice Ayala, dissi quantomeno che chi si appropinqua ad amministrare la cosa pubblica e quindi i soldi dei cittadini e quindi la casa di tutti, dev’essere quantomeno persona che conosca e rispetti l’articolo 54 della Costituzione, che recita testualmente che “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Quindi mi sembrava normale avvisare la collettività che tra i candidati in corsa a sindaco nel Comune dove risiedo, ce n’era uno indagato per turbativa d’asta e frode nei pubblici incanti rispetto allo stesso Comune per il quale si candidava a primo cittadino. Ieri era indagato e oggi è rinviato a giudizio e sotto processo.

Il fedele rispetto di questo articolo della Costituzione della Repubblica Italiana, legato al buon gusto e alla volontà di presentarsi di fronte la collettività senza macchie o ombre di possibili infausti risvolti giudiziari, avrebbe potuto evitare nella politica italiana il riproporsi di innumerevoli personaggi che in ultimo si sono rivelati pregiudicati. La presunzione d’innocenza vige fino all’ultimo grado di giudizio ma il buongusto è tutt’altra cosa. Comunque la mia “critica” e mi si permetta dire “temerarietà” nell’informare della posizione di un candidato rispetto la giustizia ha prodotto una serie di casuali eventi di fatto lesivi e restrittivi della mia libertà di informazione. Eventi letti dalla sottoscritta come tentativi di mettere un bavaglio mai andati a buon fine. E finché lo riterrò giusto, continuerò nella mia linea, senza paura. Fato vuole che vinse proprio il candidato oggi rinviato a giudizio con l’accusa di turbativa d’asta e frode, parlo del sindaco di Nemi Alberto Bertucci. Vox populi…, andai per stringergli la mano perché comunque avrei avuto a che fare con lui a causa della mia attività e perché comunque restava sempre e anche il sindaco del Comune che mi ospita. “Con Lei non parlo”, mi disse. E io ritenni che la sua reazione a caldo poteva essere anche comprensibile, in fondo fui l’unica giornalista a scatenare il caso. Ma mi accorsi quasi subito che non si trattava di una semplice reazione, era come se fossi stata iscritta un libro nero, mi sembrava di vedere “wanted” con la mia foto.

Infatti già dalle primissime sedute di consiglio comunale, mentre ad altri colleghi e giornali non fu negato di scattare foto e fare video, a me sì. Tentarono di umiliarmi come professionista quando, nonostante le mie formali e scritte richieste di videoregistrare il consiglio comunale o comunque fare fotografie, mi fu sistematicamente negato di svolgere la mia attività, senza motivare il diniego. Mentre altre testate, una in particolare molto vicina al sindaco, potevano fare tutto. Essendo persona che rispetta le regole, una volta capito che tutte le mie richieste sarebbero state negate, mi presentai alle sedute di consiglio munita di taccuino e penna. Per fortuna che più di un cittadino ha registrato e registra l’audio delle sedute che mi consentirà nelle opportune sedi di dimostrare la veridicità di quanto asserisco. Intanto, fui letteralmente estromessa dal mio diritto – dovere di ricevere informazioni istituzionali da parte del Comune di Nemi. Il responsabile ufficio stampa, consigliere di maggioranza Giovanni Libanori ritenne opportuno non inviarmi più i comunicati stampa del Comune. Non avrei potuto più dare notizie sull’andamento del palazzo comunale, perché o si pubblica tutto e subito o si viene eliminati (su questo ho delle email scritte a proposito).

Quindi sono finita per essere considerata colei che non voleva dare le “buone” notizie su Nemi, senza che si sapesse che in realtà mi è stato vietato di darne. Tentai di parlare con il consigliere di maggioranza Gianni Ibba, l’unico che mi saluta ancora, ma non ci fu nulla da fare, il “niet” era definitivo. Nel frattempo, quando dovetti recarmi in Comune per un semplice certificato presso l’ufficio anagrafe, caso vuole che feci un’anticamera dal sindaco in persona di ore ed ore per ottenere un semplice pezzo di carta, in un Comune quel giorno deserto (ricordiamo che risiedono duemila anime a Nemi), senza file.

Dopodiché in una delle sedute di Consiglio, addirittura il sindaco Alberto Bertucci ha chiesto ad alta voce ad un agente di polizia municipale di verificare se il mio cellulare stesse registrando. [ CLICCARE QUI PER ASCOLTARE LA REGISTRAZIONE OPPURE ANDARE IN FONDO ALL'ARTICOLO ] Insomma mi ha fatto perquisire, additandomi come la sovversiva che infrangendo il regolamento comunale registrava la seduta. Acconsentii alla richiesta dell’agente di consegnargli l’apparecchio (forse avrei dovuto rifiutarmi) perché non avevo nulla da nascondere e quest’ultimo verificò che il telefono era addirittura spento.

Ma oggi, per far capire il tenore della questione vi riporteremo uno stralcio di quella seduta, pervenutoci da un cittadino presente, che fortunatamente ha registrato tutto. Dico fortunatamente perché esistono ancora cittadini partecipi e attenti che non si lasciano intimorire da imposizioni dittatoriali. Nel frattempo mi arrivò addirittura una querela firmata dalla giunta di Alberto Bertucci a seguito di un articolo pubblicato sul mio giornale che affermava che il cimitero era chiuso quando invece doveva essere aperto. La vicenda si è conclusa con un’assoluzione nei miei confronti in quanto le accuse del sindaco di Nemi Alberto Bertucci, del vicesindaco Edy Palazzi e dell’assessore Pietro Pazienza sono risultate del tutto infondate. Chissà quanto ha pagato per le spese legali il sindaco?

Non vorrei che il vezzo di querelarmi alla fine si fosse ripercosso sulle tasche dei cittadini. E intanto la giunta di Alberto Bertucci ha palesato una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini negando che il cimitero fosse chiuso domenica 28 ottobre 2012, ultima settimana che prelude alla festività di Ognissanti e alla commemorazione di tutti i fedeli defunti. Alle ore 16 i cancelli si presentavano chiusi e diversi visitatori rinunciarono all’idea di andare a trovare i loro cari.

Se la sottoscritta dovesse intentare una causa civile di risarcimento danni, chi pagherà le spese? I cittadini o Bertucci, Palazzi e Pazienza di tasca loro? Non contento, il sindaco Alberto Bertucci ha fatto affiggere manifesti dappertutto addirittura utilizzando l’indirizzo e-mail istituzionale per esortare i cittadini a denunciare la stampa (e la collettività sa bene a chi si riferiva il sindaco) e a intentare quindi una causa di risarcimento danni al fine di tirare su qualche centesimo per rimpinguare le casse comunali e dare servizi ai cittadini. Chi ha pagato la stampa di quei manifesti?

Sono madre di tre bambini che hanno dovuto subire l’umiliazione di vedere il proprio genitore oggetto di una vera e propria “gogna istituzionale” sulla pubblica piazza. E preferisco non ripercorrere e descrivere il clima di ostruzionismo che mi ha portato a trasferire i miei figli in un altro istituto scolastico presso un altro Comune per evitare di sottoporli al continuo stress dovuto da un clima avverso nei miei confronti nel Paese da parte di alcuni fedelissimi. Scuola esclusa.

Tra questi in prima fila, oltre agli stretti famigliari del primo cittadino, c’era Giovanni Libanori il quale mi ha notoriamente offesa anche sul suo social network pur senza fare il mio nome. “Pennivendola” e tante parolacce e calunnie che conservo e che la collettività mi ha “girato” riconoscendo nella sottoscritta l’unico destinatario. Oggi quest’azione è punibile penalmente.

Ma non è tutto. Sempre con il giornale L’osservatore d’Italia, abbiamo seguito, insieme a molti cittadini, la questione dello sbancamento in località Pentima Pizzuta a Nemi ad opera di uno dei maggiori sostenitori del sindaco in campagna elettorale finito poi con un sequestro della magistratura. Poi abbiamo sollevato il caso di una lottizzazione ai Corsi, purtroppo non lontana dalla mia abitazione, e abbiamo seguito la vicenda fino all’arrivo del diniego da parte dell’Ente Parco Regionale dei Castelli Romani. Tra gli attori di Pentima Pizzuta e dei Corsi ritorna il nome di Renzo Cavaterra detto Massimo il quale, fato ha voluto, ha iniziato a farsi sentire.

Dopo la pubblicazione degli tabella mi ha scritto numerose missive tra lettere e telegrammi dove veniva confusa la mia attività giornalistica con la mia persona fisica, confinante di terreno con Cavaterra (ahimé non lo sapevo ma quando seppi di essere sua vicina, continuai la mia attività giornalistica) e venivo invitata dal Cavaterra a non scrivere più tabella. A queste sono seguiti messaggi che conservo sul mio cellulare da parte della moglie di Cavaterra, dove mi minaccia palesemente e per i quali ho presentato un esposto.

La cosa grave è che Cavaterra Renzo, amico e sostenitore del sindaco Alberto Bertucci, ha addirittura presentato un esposto nei miei confronti chiedendo all’Ufficio Tecnico del Comune di Nemi di verificare presunte violazioni urbanistiche e di edilizia riferite alla mia casa. Ovvero se la mia casa sia stata edificata nel rispetto di tutte le norme previste. Dunque l’esposto non è su presunto abuso in corso mai esistito ma è stato avanzato per accertare presunte violazioni di urbanistica ed edilizia.

Premesso che ho acquistato (pago il mutuo) l’immobile dove vivo nel 2005 bello che fatto e che non vi ho apportato alcuna modifica strutturale, intendo narrare la solerzia nel dare seguito all’esposto di Cavaterra. Mi è stato chiesto di poter verificare il mio immobile e dato che non ho nulla da nascondere, senza mandato del magistrato, ho spalancato le porte a tutti e permesso le misurazioni della casa e del giardino. All’ispezione, il 22 gennaio del 2014 alle ore 10, c’erano tutti: Carabinieri, polizia locale e ufficio tecnico. Tutti molto gentili, l’ufficio Tecnico, con solerzia e attenzione come giusto che sia, ha misurato tutte le stanze, verificato le finestre, ha verificato i confini del giardino, tutto insomma. Ripeto facendo esplicitamente il suo lavoro. Dunque ho dovuto sopportare dal signor Cavaterra Renzo, amico e sostenitore in campagna elettorale di Alberto Bertucci, anche questo ennesimo atto.

Dopo tre mesi, trascorsi fino ad oggi, non conosco ancora l’esito del controllo di competenza, caso vuole, puramente AMMINISTRATIVA. Lo conoscerò e sono pronta a conoscere anche le eventuali e presunte violazioni. Ma ricordo che ho aperto le porte di casa senza problemi di sorta. Intanto, la valle del lago di Nemi prolifera di abusivismo edilizio, mi auguro soltanto che vengano controllate al medesimo modo e tutte a tappeto su esposti dei cittadini. Peccato che facemmo un servizio (con tanto di riprese video) nel quale un consigliere di maggioranza ha avuto il tempo di smontare una casetta sul lago. I controlli, fato ha voluto, sono arrivati dopo lo smontaggio.

Sugli abusi di Cavaterra pesa un’ordinanza di messa in pristino con relativo pagamento di multa. Ha pagato, ha rimesso in pristino? Ma non è tutto.

Non contento, Alberto Bertucci, ha sporto un’altra querela nei miei confronti a causa di un articolo dove evidenziavo e chiedevo chiarimenti allo stesso in merito al fatto che il sindaco Alberto Bertucci ha percepito una indennità piena in qualità di Sindaco pari a 1.353, 51 euro lordi al mese oltre di quando era vice sindaco e assessore negli anni precedenti e allo stesso tempo è risultato essere lavoratore a tempo determinato nel 2012 e negli anni precedenti.

La legge stabilisce (Tuel – Testo Unico degli Enti Locali) che un sindaco se è lavoratore dipendente e non ha richiesto l’aspettativa deve prendere l’indennità dimezzata del 50%. La mia è stata una richiesta di chiarimento, ma al giornale non sono arrivate richieste di rettifica o smentite. Purtroppo è arrivata un’altra querela. Chi pagherà il legale del sindaco Alberto Bertucci?

Risulta sull’albo pretorio del Comune di Nemi che l’avvocato che ha ottenuto ultimamente un mandato presso il Comune di Nemi sia lo stesso avvocato che ha difeso Alberto Bertucci nell’udienza preliminare del caso che lo vede imputato per turbativa d’asta contro lo stesso Comune che amministra e sempre lo stesso avvocato ha rappresentato Bertucci nella querela fatta contro la mia persona sull’articolo del cimitero di Nemi. Un caso che si è risolto con l’assoluzione a mio favore e quindi l’accusa in questo caso “ha perso”. Perché lo stesso legale difende l’amministrazione pubblica? Il soggetto pubblico preposto al perseguimento di un certo interesse pubblico deve agire osservando i contenuti ed i confini stabiliti dalla legge ed operare nel modo ritenuto come migliore possibile alla stregua dei criteri di adeguatezza, convenienza e opportunità. L'operatore pubblico è investito di ampie facoltà decisionali in relazione all'assetto da attribuire agli interessi ( pubblici, diffusi, privati) coinvolti nell'azione amministrativa Il soggetto pubblico può scegliere tra più comportamenti, tutti in astratto egualmente possibili e giuridicamente consentiti, quello maggiormente conforme per opportunità, adeguatezza o convenienza alla dimensione degli eterogenei interessi concretamente coinvolti, nell'ottica del perseguimento dell'interesse pubblico. La dottrina è andata alla ricerca del significato di opportunità, che da semplice attributo di un atto può assumere rilevanza come vizio sanzionabile. Nessuno ha mai saputo con precisione quali fossero queste regole meta- giuridiche e,comunque, non si è andati oltre l'affermazione che tali regole corrispondono ad equità, imparzialità e buona amministrazione, cioè quei principi ora enunciati nella legge n. 241/90.

Ma non è tutto, quasi sempre durante le sedute di consiglio, il mio quotidiano (che non viene esplicitamente chiamato per nome) viene appellato con dispregiativi. Il riferimento è comunque chiaro e inequivocabile, ma chi lo nomina si guarda bene dal fare nome e cognome. Dopo questo excursus di accadimenti, chiedo, ai lettori: quanto costa la libertà di stampa al giornalista e soprattutto alla collettività? Non volevo tacere su questi fatti salienti (sono molti e non li ricordo tutti). In Italia periodicamente c’è un giornalista malmenato, minacciato o addirittura ucciso. Così è se vi pare. Aspetterò di collezionare altre azioni che mi vengono avanzate da coloro che per la natura della mia attività giornalistica sono protagonisti dei mie tabella di critica e di cronaca. Ma il bavaglio non lo metterò mai.

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