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Roma

NEMI, IL CENTROSINSTRA TORNA SUL CASO ILCESA: E' STATO GIUSTO O NO FERMARE LA CEMENTIFICAZIONE PREVISTA DAL PIANO REGOLATORE DEGLI ANNI '70?

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Tempo di lettura 7 minuti Nelle casse del Comune sono da tempo già state accantonate somme ampiamente sufficienti (avanzo economico già accantonato circa 500.000 Euro) senza dover intaccare i servizi ai cittadini.

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Massimo Dionisi – Partecipazione Democratica 

[ LA VIDEO CONFERENZA DI VAIRO CANTERANI SULLA QUESTIONE ILCESA ]  Anche in fondo al presente articolo

Nemi (RM) – Nemi affascinante e particolare territorio,  meta preferita dai turisti italiani e stranieri che visitano Roma e i siti  più importanti e suggestivi della provincia romana. Scelgono  Nemi poiché,  nel tempo, ha, con caparbia fatica, mantenuto quasi inalterate le bellezze del suo territorio, diventando il fiore all’occhiello dei Castelli Romani.

 E non è stato facile, perché anche nel piccolo  territorio nemese, dagli anni “70 la spinta alla speculazione edilizia, all’equazione stolta- sviluppo=cemento- è stata fortissima come su tutti i Castelli Romani. 

Complice una classe di politici e amministratori locali incapace di resistere a quelle spinte, vuoi per mancanza di sensibilità e cultura dell’ambiente, vuoi perché  collusa con i costruttori, il territorio degli altri paesi Castellani è stato, nell’ultimo trentennio, devastato e degradato,  compromettendo irreparabilmente le risorse tipiche dell’intera area ricca invece di storia, cultura, folklore e non ultime tipicità agro-alimentari. Anche a  Nemi,  agli inizi degli anni ’70, le amministrazioni democristiane  approvarono  un  Piano Regolatore Generale (PRG) che da un numero di abitanti, da sempre stabile fra i 1600/1800 , prevedeva tante nuove abitazioni sparse ovunque,con un incremento abitativo che avrebbe portato il totale a  15000/16000 abitanti.

Uno scempio.

In pratica ogni pezzo di territorio, dalle Vallette a Pontecchio sarebbe potuto essere  coperto da una colata di cemento, con pesanti ripercussioni in termini di degrado ,  consumo di territorio  e risorse naturali, in primis l’acqua. Se oggi Nemi è rimasto un luogo di una bellezza estrema, come lo definì Byron, è perché quello scempio si è riusciti con fermezza a bloccarlo. Certo che cancellare previsioni di PRG pesantemente espansive e che avevano attirato su Nemi le mire di molti “palazzinari” castellani non è stato semplice e ancora adesso vi sono strascichi giudiziari con chi non avendo potuto speculare cerca “indennizzi”. Oggi, prima di qualunque disquisizione sull’argomento, prima di lanciare accusare e  “linciare” pubblicamente ex amministratori, prima di nascondere proprie presenti e future  incapacità dietro al risarcimento ILCESA, per correttezza le forze politiche nemesi  dovrebbero esprimersi pubblicamente  su di   un punto fondamentale: è stato giusto fermare quanto previsto da quel PRG? Noi siamo fermamente convinti che è stato giusto. Che  quelle previsioni urbanistiche, se attuate,  avrebbero aperto scenari disastrosi  con possibili effetti devastanti per la nostra comunità. Non solo. Siamo fermamente decisi a contrastare chiunque, in futuro,  abbia in mente qualcosa del genere.

 Le altre parti in campo, che nell’ultimo periodo, hanno detto di tutto  attraverso  l’etere o in sedute di consiglio comunale  contro quella strategia di tutela del territorio come la pensano? Chiariscano, una volta per tutte,  questo punto. Escano da un equivoca posizione che li ha visti in questi anni porsi solo come amministratori “vittime” di una situazione da altri creata e costretti a ripararne i guasti, continuando ad alimentare stucchevoli polemiche sull’argomento, dando l’impressione che alle amministrazioni di sinistra, che hanno cancellato quelle previsioni di insensato sviluppo edilizio, rimproverassero il fatto di  aver avuto l’ardire di mettersi contro  il potere dei costruttori castellani. Alberto Bertucci / Giovanni Libanori – Alessandro Biaggi / Cinzia Cocchi e gli  altri dell’ultima ora, prima di lanciare accuse chiariscano ai cittadini prima di tutto questo importante punto: 

È  stato giusto fermare lo scempio previsto da quel piano regolatore? 

Fermare quel PRG è stato un pericolo scampato per Nemi oppure una opportunità mancata?

All’inizio degli anni ’80 ad un’ amministrazione della democrazia cristiana ne subentrò una del  partito comunista, giovane e con grande sensibilità per la tutela ambientale, che ereditato quel PRG, lo modificò e ridusse, una prima volta nel 1985 da circa 16000 abitanti a 7000/8000, affrontando già allora cause e battaglie contro i “palazzinari”, per salvare in particolare, l’area pregiatissima di Pontecchio.

Nel frattempo  il partito della cementificazione castellano ( allora molto forte con padrini trasversali sia a destra che a sinistra ) si era messo  in moto,  acquistando i terreni interessati dal PRG. Numerose  società di costruzioni erano scese in campo “fiutando” l’affare Nemi. Quindi,  qualunque intervento riduttivo dei mc previsti da quel  piano, sarebbe andato a  colpire gli  interessi particolari di queste.   Nel 1992 con  una variante al PRG  di salvaguardia, si ridussero  ancor più drasticamente i  mc di cemento. Si avviò così  un’altra guerra dei ricorsi  dei costruttori fra Tar e Consiglio di Stato.  Nel ’95 la sentenza del Consiglio di Stato lo annulla con la motivazione che si erano ridotte le cubature solo all’edilizia privata mentre si erano lasciate intatte quelle di edilizia popolare. L’amministrazione reiterò il PRG di salvaguardia con modifiche di recepimento della sentenza, cancellando alcune cubature destinate a zone  167. Nel frattempo intervenne la perimetrazione del Parco dei Castelli Romani che includeva tutto il territorio comunale. Contestualmente l’amministrazione di sinistra agevolò l’ edilizia privata legata ai restauri ed al riuso di manufatti abbandonati o fatiscenti del centro storico ed urbano per non sacrificare ulteriormente quegli operatori privati che volevano investire in modo alternativo e sostenibile  in linea con la vocazione turistica e  di salvaguardia del territorio nemese.  Soluzione  intollerabile  per  dei costruttori che  avevano  come unico interesse quello di  costruire e far fruttare al massimo  i loro terreni e che perciò fecero altri ricorsi.  

Nel ’99 cambio di colore amministrativo. A Canterani (sinistra)  subentrò Biaggi(destra). Nel 2001 l’amministrazione comunale,  della quale erano parte attiva anche alcuni degli attuali amministratori, sindaco compreso, produsse un  nuovo PRG, attraverso  il quale  venivano  ripristinate alcune zone  abitative, precedentemente cancellate, destinandole all’edilizia pubblica.

Considerazione:  la strategia messa in atto dalle precedenti amministrazioni, al di là se condivisa in toto o  meno, mirava comunque  a  fermare un  progetto che, potenzialmente,  poteva avere effetti disastrosi per l’intera comunità nemese. E, poi,  c’erano le azioni giudiziarie in atto   dei costruttori contro il Comune. Sarebbe stato logico, quindi,  che i nuovi inquilini dell’Ente proseguissero nel solco tracciato dai predecessori  continuando  a sostenerne i provvedimenti. Eventuali ripensamenti avrebbero, infatti,  esposto l’Ente al pericolo di  soccombere  nei    ricorsi in atto.  Con il nuovo PRG invece si scelse di cambiare. Una evidente sconfessione dell’impostazione precedente e soprattutto un grave errore tattico. Vediamo perché.

Se ci fosse stata condivisione sul fatto che la posta in gioco  era quella di  un  territorio messo in pericolo da chi ne voleva fare solo un  affare personale,sarebbe stato logico proseguire nel solco tracciato dal predecessore  mantenendo il punto sulla non edificabilità in todo  e   affrontando i ricorsi dei costruttori che puntavano ad evidenziare la disparità dei provvedimenti dell’Ente che favorivano solo l’edilizia pubblica.  Invece si mise  mano ad un nuovo PRG con il quale l’amministrazione Biaggi  aprì ad un  nuovo e  parziale  consumo di territorio,  commettendo, secondo noi, un gravissimo errore  tattico,  destinando questa nuova edificabilità all’edilizia pubblica. Come dire,  a Nemi si poteva   tornare a costruire, però  solo case popolari. Un autogol clamoroso. Era proprio l’accusa che i costruttori sostenevano  nel ricorso contro la giunta Canterani.  Praticamente  andò a rafforzare  quella che era l’accusa dei costruttori nei confronti dell’Ente nei precedenti ricorsi. Infatti nel 2002 i costruttori chiesero  il dolo e quindi che venisse riconosciuto loro un risarcimento. Nel 2010 il TAR da  loro ragione. L’amministrazione  Cocchi/Biaggi/Libanori/Bertucci avrebbe avuto un’altra carta da giocarsi: quella di un ricorso al Consiglio di Stato , evidenziando le ragioni che a suo tempo motivarono l’azione dell’ente: l’interesse pubblico-la tutela dei valori storico-ambientali, archeologici, sociologici, territoriali della comunità nemese, riconosciuti in seguito da enti sovra comunali (regione-provincia-ente parco-sovrintendenza archeologica). Invece, inspiegabilmente,decisero  di non ricorrere al Consiglio di Stato e la  sentenza divenne esecutiva

Recentemente il TAR ha quantificato  il danno ai costruttori a 300.000 euro. Purtroppo Bertucci e la sua giunta hanno deciso di non ricorrere al Consiglio di Stato contro questa sentenza. Altro errore gravissimo. Nell’interesse della nostra comunità,  il Comune di Nemi avrebbe avuto il dovere di ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio che condanna l’Ente a risarcire alla società Ilcesa circa 300 mila euro. 

All’azione ricorrente avrebbe dovuto  altresì garantire  adeguato e convinto sostegno inteso ad evidenziare, non solo la ingiusta pretesa di risarcimento a fronte di un già avvenuto sostanzioso guadagno, ma, soprattutto,  i principi che hanno ispirato  le scelte politico-urbanistiche delle amministrazioni di centrosinistra,  riconducibili esclusivamente all’obiettivo di salvaguardare la nostra cittadina  da un attacco speculativo imponente che avrebbe devastato  il  territorio e stravolto  la sua comunità. 

Invece in questo modo , la giunta Bertucci  oltre a sconfessare i principi ispiratori suddetti,  in modo implicito, fa un ulteriore ammissione di colpa  che, in caso di ricorso al Consiglio di Stato della contro parte (ILCESA)  pone  quest’ultima  in una posizione di indubbio vantaggio, ed espone l’Ente a rischi economici ben più elevati.

Da anni, ormai, la questione Ilcesa tiene banco nella quotidiana razione di critiche che investe Nemi.  Una  vicenda  che  oggi viene  evocata anche come spettro di future disgrazie economiche che porterebbero  l’ente al dissesto economico.

“Se in futuro verranno meno i servizi essenziali per la comunità, la colpa è degli ex amministratori (passati e recenti) che con i loro errori hanno  dato origine alla storia” sono più o meno le parole  usate dal sindaco Bertucci in uno degli ultimi Consigli  in cui venivano resi noti alla cittadinanza l’entità del risarcimento, stabilito dalla recente sentenza del TAR, (300 mila euro) che il Comune è chiamato a risarcire alla società Ilcesa.

Agitare questo “fantasma” è pretestuoso. Infatti nelle casse del Comune sono da tempo già state accantonate somme ampiamente sufficienti (avanzo economico già accantonato circa 500.000 Euro) senza dover intaccare i servizi ai cittadini. Non vorremmo che questo mettere le mani avanti del sindaco  Bertucci sia propedeutico a coprire eventuali mancanze conseguenti   la sua incapacità amministrativa. 

Ultima considerazione: se non avessimo avuto altre opzioni, se non ci fossero state strategie alternative a quelle che hanno portato all’ultima sentenza del TAR ( abbiamo visto che invece c’erano) , comunque crediamo che per la  comunità nemese, questi 300 mila euro sono un danno  infinitamente minore rispetto   allo sfracello ambientale che si prospettava sul suo territorio e i costi che avrebbe dovuto affrontare per servizi come strade-fogne-acqua– e quelli non quantificabili dovuti al fatto che alterare profondamente e irreversibilmente questo territorio ne avrebbe di fatto cancellato la vocazione altamente turistica e di attività legate alla cultura, alla storia e all’ambiente, settori che hanno potenzialità economiche nel tempo durature ed eco-compatibili.

Il consigliere Giovanni Libanori, in un recente Consiglio Comunale, ha promesso un dibattito pubblico sull’argomento.

Attendiamo fiduciosi !

 

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Roma, Ferragosto e turisti. Scattata l’operazione sicurezza: in manette 11 persone

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ROMA – In occasione della settimana di Ferragosto, per garantire una serena permanenza ai turisti e ai cittadini romani rimasti in città, i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno intensificato i controlli per prevenire i furti in abitazione, presso i centri commerciali, nelle zone maggiormente frequentate dai turisti e in modo particolare a bordo dei mezzi pubblici e presso le stazioni della metro della Capitale. D’intesa con la Procura della Repubblica di Roma, nelle ultime 48 ore, i Carabinieri hanno arrestato 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, del reato di furto e tentato furto aggravato in concorso.
 
Nell’area della stazione Termini, in via Gioberti, i Carabinieri di Nucleo Scalo Termini hanno arrestato un cittadino russo, già noto alle forze dell’ordine, fermato dal personale di vigilanza di un negozio di abbigliamento, dopo aver sottratto alcuni capi, ai quali aveva rimosso le placche antitaccheggio per eludere i controlli della vigilanza.
 
In via del Corso, i Carabinieri del Comando Roma Piazza Venezia hanno arrestato due cittadini romeni – un 28enne e una 19enne, entrambi e con precedenti – sorpresi a derubare una turista cinese. I Carabinieri li hanno bloccati appena dopo aver sfilato il telefono cellulare dallo zaino della vittima.
 
In piazza del Colosseo, sempre i Carabinieri del Comando Roma Piazza Venezia hanno arrestato due nomadi, di 26 e 40 anni, entrambe in stato interessante e con numerosi precedenti specifici, bloccate subito dopo aver asportato con destrezza una busta contenente 420 euro dallo zaino di una turista cinese.
 
I Carabinieri della Stazione Roma Macao hanno arrestato un 59enne italiano, senza fissa dimora e con precedenti, bloccato all’interno dell’autobus “H”, all’altezza della fermata Lungotevere de’ Cenci, subito dopo aver asportato con destrezza il telefono dall’interno della borsa di un 15enne.
 
Tre cittadini romeni – senza fissa dimora di 21, 38 e 58 anni – sono stati arrestati dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Centro che, in abiti civili, li hanno notati mentre si aggiravano con fare sospetto presso un negozio di abbigliamento in via Nazionale, rione Monti, e li hanno seguiti all’interno. Poco dopo, i tre sono stati bloccati all’uscita dell’attività perché sorpresi ad allontanarsi senza aver pagato numerosa merce, del valore di 570 euro, che avevano prelevato dagli espositori e occultato in zaini, previa rimozione delle placche anti-taccheggio.
 
Invece, all’interno di uno store del centro commerciale “Porta di Roma”, in via A. Lionello, i Carabinieri della Stazione Roma Nuovo Salario hanno arrestato un 30enne peruviano, sorpreso ad occultare prodotti di profumeria, del valore di circa 500 euro – all’interno di una borsa schermata.
 
Le vittime dei furti hanno sporto regolare denuncia-querela e tutti gli arresti sono stati convalidati.
 
Nell’ambito delle attività, infine, i Carabinieri hanno rintracciato un 35enne romeno, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e hanno denunciato alla Procura della Repubblica un 30enne di Roma trovato in possesso di 14 dosi di cocaina.
 
Privo di virus.www.avast.com

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Metropoli

Castel Madama, picchia i genitori per i soldi della droga

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I Carabinieri della Stazione di Vicovaro hanno arrestato in flagranza di reato un cittadino italiano di 24 anni, gravemente indiziato dei reati di maltrattamenti in famiglia ed estorsione.
A Castel Madama, un piccolo comune nella valle dell’Aniene vicino Roma, la vita di una famiglia è stata turbata per anni da un figlio con problemi di droga. Il giovane, di 24 anni, per ottenere il denaro necessario all’acquisto di stupefacenti, ha ripetutamente minacciato e maltrattato i suoi genitori.
Una sera, la situazione è degenerata; durante una violenta lite, il ragazzo ha aggredito il padre, provocandogli delle lesioni. Questo episodio ha spinto la famiglia a denunciare tutto ai Carabinieri, che hanno attivato immediatamente la procedura del “codice rosso”.
Il dramma familiare ha raggiunto il culmine il 6 agosto, quando il giovane, in preda all’ira, ha iniziato a prendere a calci e pugni la porta d’ingresso della casa dei genitori. Non contento, ha minacciato e spinto la madre, riuscendo a estorcerle 30 euro e causandole delle contusioni. La donna, disperata, ha chiamato i Carabinieri, che sono intervenuti prontamente, fermando il figlio e mettendo fine a questo incubo. Ora il 24enne si trova nel carcere di Rebibbia, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Tivoli.

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Castelli Romani

Monte Compatri, Agnese Mastrofrancesco nuovo consigliere di Città Metropolitana

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“Nel giorno del mio compleanno, tra messaggi, post e telefonate, ne è giunta una veramente diversa dal solito” inizia così il post di Agnese Mastrofrancesco, consigliere comunale di Monte Compatri e già assessore all’Urbanistica che nel giorno del suo compleanno riceve una notizia davvero inaspettata: “La Segreteria Generale della Città Metropolitana, ovviamente non per farmi gli auguri di compleanno, ma per comunicarmi che presto farò parte del Consiglio che siede a Palazzo Valentini, come consigliere”.

Una notizia davvero eclatante per la cittadina di Monte Compatri che non aveva rappresentanti in seno a quella che un tempo era la provincia di Roma da almeno quarant’anni.

Agnese Mastrofrancesco, mamma di due bambini, eletta in Consiglio Comunale per ben quattro mandati consecutivi diventa la prima donna di Monte Compatri a sedere a Palazzo Valentini.

L’abbiamo contattata telefonicamente, oltre che per farle le nostre personali congratulazioni, per avere, a caldo, le sue prime impressioni su questo nuovo incarico.


Consigliere Mastrofrancesco prima di tutto le nostre congratulazioni. Se l’aspettava?
Sapevo che sarebbe stato difficile, ma come per tutte le cose, dobbiamo sempre crederci, perché prima o poi, la ruota gira e può arrivare anche il tuo momento. Quindi non ero certa, ma ci ho creduto fino ad oggi.


Ora il suo impegno politico raddoppia: quali saranno le sue priorità per Città Metropolitana?
Io credo che fare politica è un impegno grande, come grande deve essere la passione nelle cose che uno fa ed in cui crede. Dopo una gavetta, all’ interno del comune di Monte Compatri, posso dire di essere pronta a portare le mie energie anche nel consiglio di Città Metropolitana, dove cercherò di essere sempre dalla parte dei più deboli, di quelli che non vengono mai ascoltati o peggio ancora visti.


Tanti i messaggi di congratulazioni all’indirizzo della neoconsigliere Mastrofrancesco prima su tutti quello della consigliere regionale Laura Corrotti che dalle sue pagine scrive:

l’onorevole Laura Corrotti insieme alla neoconsigliere di Città Metropolitana Agnese Mastrofrancesco

“Congratulazioni a Agnese Mastrofrancesco, consigliere comunale di Monte Compatri, che da oggi entra ufficialmente in Città Metropolitana. Sono certa che il percorso portato avanti negli anni si svilupperà sempre di più e contribuirà al miglioramento del territorio di Roma e della sua Provincia” a cui fanno eco moltissimi consiglieri comunali dei Castelli Romani.
Fa rumore la mancanza di un messaggio alla neoeletta da parte dell’amministrazione Comunale di Monte Compatri, paese in cui la Mastrofrancesco è da oltre 15 anni Consigliere Comunale.

A nome della redazione tutta auguriamo alla neoconsigliere di Città Metropolitana un buon lavoro.

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