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Roma

NEMI, IL CENTROSINSTRA TORNA SUL CASO IL CESA: E' STATO GIUSTO O NO FERMARE LA CEMENTIFICAZIONE PREVISTA DAL PIANO REGOLATORE DEGLI ANNI '70?

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Tempo di lettura 6 minutinelle casse del Comune sono da tempo già stati accantonate somme ampiamente sufficienti (avanzo economico già accantonato circa 500.000 Euro) senza dover intaccare i servizi ai cittadini.

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Carlo Testana – Coalizione di centrosinistra di Nemi

Nemi (RM) – Nemi affascinante e particolare territorio,  meta preferita dai turisti italiani e stranieri che visitano Roma e i siti  più importanti e suggestivi della provincia romana. Scelgono  Nemi poiché,  nel tempo, ha, con caparbia fatica, mantenuto quasi inalterate le bellezze del suo territorio, diventando il fiore all’occhiello dei Castelli Romani.

 E non è stato facile, perché anche nel piccolo  territorio nemese, dagli anni “70 la spinta alla speculazione edilizia, all’equazione stolta- sviluppo=cemento- è stata fortissima come su tutti i Castelli Romani. 

Complice una classe di politici e amministratori locali incapace di resistere a quelle spinte, vuoi per mancanza di sensibilità e cultura dell’ambiente, vuoi perché  collusa con i costruttori, il territorio degli altri paesi Castellani è stato, nell’ultimo trentennio, devastato e degradato,  compromettendo irreparabilmente le risorse tipiche dell’intera area ricca invece di storia, cultura, folklore e non ultime tipicità agro-alimentari. Anche a  Nemi,  agli inizi degli anni ’70, le amministrazioni democristiane  approvarono  un  Piano Regolatore Generale (PRG) che da un numero di abitanti, da sempre stabile fra i 1600/1800 , prevedeva tante nuove abitazioni sparse ovunque,con un incremento abitativo che avrebbe  portato il totale a  15000/16000 abitanti.

Uno scempio.

In pratica ogni pezzo di territorio, dalle Vallette a Pontecchio sarebbe potuto essere  coperto da una colata di cemento, con pesanti ripercussioni in termini di degrado ,  consumo di territorio  e risorse naturali, in primis l’acqua. Se oggi Nemi è rimasto un luogo di una bellezza estrema, come lo definì Byron, è perché quello scempio si è riusciti con fermezza a bloccarlo. Certo che cancellare previsioni di PRG pesantemente espansive e che avevano attirato su Nemi le mire di molti “palazzinari” castellani non è stato semplice e ancora adesso vi sono strascichi giudiziari con chi non avendo potuto speculare cerca “indennizzi”. Oggi, prima di qualunque disquisizione sull’argomento, prima di lanciare accusare e  “linciare” pubblicamente ex amministratori, prima di nascondere proprie presenti e future  incapacità dietro al risarcimento ILCESA, per correttezza le forze politiche nemesi  dovrebbero esprimersi pubblicamente  su di   un punto fondamentale: è stato giusto fermare quanto previsto da quel PRG? Noi siamo fermamente convinti che è stato giusto. Che  quelle previsioni urbanistiche, se attuate,  avrebbero aperto scenari disastrosi  con possibili effetti devastanti per la nostra comunità. Non solo. Siamo fermamente decisi a contrastare chiunque, in futuro,  abbia in mente qualcosa del genere.

 Le altre parti in campo, che nell’ultimo periodo, hanno detto di tutto  attraverso  l’etere o in sedute di consiglio comunale  contro quella strategia di tutela del territorio come la pensano? Chiariscano, una volta per tutte,  questo punto. Escano da un equivoca posizione che li ha visti in questi anni porsi solo come amministratori “vittime” di una situazione da altri creata e costretti a ripararne i guasti, continuando ad alimentare stucchevoli polemiche sull’argomento, dando l’impressione che alle amministrazioni di sinistra, che hanno cancellato quelle previsioni di insensato sviluppo edilizio,  rimproverassero il fatto di  aver avuto l’ardire di mettersi contro  il potere dei costruttori castellani. Bertucci/Libanori – Biaggi/Cocchi e gli  altri dell’ultima ora, prima di lanciare accuse chiariscano ai cittadini prima di tutto questo importante punto: 

È  stato giusto fermare lo scempio previsto da quel piano regolatore? 

Fermare quel PRG è stato un pericolo scampato per Nemi oppure una opportunità mancata?

All’inizio degli anni ’80 ad un’ amministrazione della democrazia cristiana ne subentrò una del  partito comunista, giovane e con grande sensibilità per la tutela ambientale, che ereditato quel PRG, lo modificò e ridusse, una prima volta nel 1985 da circa 16000 abitanti a 7000/8000, affrontando già allora cause e battaglie contro i “palazzinari”, per salvare in particolare, l’area pregiatissima di Pontecchio.

Nel frattempo  il partito della cementificazione castellano ( allora molto forte con padrini trasversali sia a destra che a sinistra ) si era messo  in moto,  acquistando i terreni interessati dal PRG. Numerose  società di costruzioni erano scese in campo “fiutando” l’affare Nemi. Quindi,  qualunque intervento riduttivo dei mc previsti da quel  piano, sarebbe andato a  colpire gli  interessi particolari di queste.   Nel 1992 con  una variante al PRG  di salvaguardia, si ridussero  ancor più drasticamente i  mc di cemento. Si avviò così  un’altra guerra dei ricorsi  dei costruttori fra Tar e Consiglio di Stato.  Nel ’95 la sentenza del Consiglio di Stato lo annulla con la motivazione che si erano ridotte le cubature solo all’edilizia privata mentre si erano lasciate intatte quelle di edilizia popolare. L’amministrazione reiterò il PRG di salvaguardia con modifiche di recepimento della sentenza, cancellando alcune cubature destinate a zone  167. Nel frattempo intervenne la perimetrazione del Parco dei Castelli Romani che includeva tutto il territorio comunale. Contestualmente l’amministrazione di sinistra agevolò l’ edilizia privata legata ai restauri ed al riuso di manufatti abbandonati o fatiscenti del centro storico ed urbano per non sacrificare ulteriormente quegli operatori privati che volevano investire in modo alternativo e sostenibile  in linea con la vocazione turistica e  di salvaguardia del territorio nemese.  Soluzione  intollerabile  per  dei costruttori che  avevano  come unico interesse quello di  costruire e far fruttare al massimo  i loro terreni e che perciò fecero altri ricorsi.  

Nel ’99 cambio di colore amministrativo. A Canterani (sinistra)  subentrò Biaggi(destra). Nel 2001 l’amministrazione comunale,  della quale erano parte attiva anche alcuni degli attuali amministratori, sindaco compreso, produsse un  nuovo PRG, attraverso  il quale  venivano  ripristinate alcune zone  abitative, precedentemente cancellate, destinandole all’edilizia pubblica.

Considerazione:  la strategia messa in atto dalle precedenti amministrazioni, al di là se condivisa in toto o  meno, mirava comunque  a  fermare un  progetto che, potenzialmente,  poteva avere effetti disastrosi per l’intera comunità nemese. E, poi,  c’erano le azioni giudiziarie in atto   dei costruttori contro il Comune. Sarebbe stato logico, quindi,  che i nuovi inquilini dell’Ente proseguissero nel solco tracciato dai predecessori  continuando  a sostenerne i provvedimenti. Eventuali ripensamenti avrebbero, infatti,  esposto l’Ente al pericolo di  soccombere  nei    ricorsi in atto.  Con il nuovo PRG invece si scelse di cambiare. Una evidente sconfessione dell’impostazione precedente e soprattutto un grave errore tattico. Vediamo perché.

Se ci fosse stata condivisione sul fatto che la posta in gioco  era quella di  un  territorio messo in pericolo da chi ne voleva fare solo un  affare personale,sarebbe stato logico proseguire nel solco tracciato dal predecessore  mantenendo il punto sulla non edificabilità in todo  e   affrontando i ricorsi dei costruttori che puntavano ad evidenziare la disparità dei provvedimenti dell’Ente che favorivano solo l’edilizia pubblica.  Invece si mise  mano ad un nuovo PRG con il quale l’amministrazione Biaggi  aprì ad un  nuovo e  parziale  consumo di territorio,  commettendo, secondo noi, un gravissimo errore  tattico,  destinando questa nuova edificabilità all’edilizia pubblica. Come dire,  a Nemi si poteva   tornare a costruire, però  solo case popolari. Un autogol clamoroso. Era proprio l’accusa che i costruttori sostenevano  nel ricorso contro la giunta Canterani.  Praticamente  andò a rafforzare  quella che era l’accusa dei costruttori nei confronti dell’Ente nei precedenti ricorsi. Infatti nel 2002 i costruttori chiesero  il dolo e quindi che venisse riconosciuto loro un risarcimento. Nel 2010 il TAR da  loro ragione. L’amministrazione  Cocchi/Biaggi/Libanori/Bertucci avrebbe avuto un’altra carta da giocarsi: quella di un ricorso al Consiglio di Stato , evidenziando le ragioni che a suo tempo motivarono l’azione dell’ente: l’interesse pubblico-la tutela dei valori storico-ambientali, archeologici, sociologici, territoriali della comunità nemese, riconosciuti in seguito da enti sovra comunali (regione-provincia-ente parco-sovrintendenza archeologica). Invece, inspiegabilmente,decisero  di non ricorrere al Consiglio di Stato e la  sentenza divenne esecutiva

Recentemente il TAR ha quantificato  il danno ai costruttori a 300.000 euro. Purtroppo Bertucci e la sua giunta hanno deciso di non ricorrere al Consiglio di Stato contro questa sentenza. Altro errore gravissimo. Nell’interesse della nostra comunità,  il Comune di Nemi avrebbe avuto il dovere di ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio che condanna l’Ente a risarcire alla società Ilcesa circa 300 mila euro. 

All’azione ricorrente avrebbe dovuto  altresì garantire  adeguato e convinto sostegno inteso ad evidenziare, non solo la ingiusta pretesa di risarcimento a fronte di un già avvenuto sostanzioso guadagno, ma, soprattutto,  i principi che hanno ispirato  le scelte politico-urbanistiche delle amministrazioni di centrosinistra,  riconducibili esclusivamente all’obiettivo di salvaguardare la nostra cittadina  da un attacco speculativo imponente che avrebbe devastato  il  territorio e stravolto  la sua comunità. 

Invece in questo modo , la giunta Bertucci  oltre a sconfessare i principi ispiratori suddetti,  in modo implicito, fa un ulteriore ammissione di colpa  che, in caso di ricorso al Consiglio di Stato della contro parte (ILCESA)  pone  quest’ultima  in una posizione di indubbio vantaggio, ed espone l’Ente a rischi economici ben più elevati.

Da anni, ormai, la questione Ilcesa tiene banco nella quotidiana razione di critiche che investe Nemi.  Una  vicenda  che  oggi viene  evocata anche come spettro di future disgrazie economiche che porterebbero  l’ente al dissesto economico.

“Se in futuro verranno meno i servizi essenziali per la comunità, la colpa è degli ex amministratori (passati e recenti) che con i loro errori hanno  dato origine alla storia” sono più o meno le parole  usate dal sindaco Bertucci in uno degli ultimi Consigli  in cui venivano resi noti alla cittadinanza l’entità del risarcimento, stabilito dalla recente sentenza del TAR, (300 mila euro) che il Comune è chiamato a risarcire alla società Ilcesa.

 Agitare questo “fantasma” è pretestuoso. Infatti nelle casse del Comune sono da tempo già stati accantonate somme ampiamente sufficienti (avanzo economico già accantonato circa 500.000 Euro) senza dover intaccare i servizi ai cittadini. Non vorremmo che questo mettere le mani avanti del sindaco  Bertucci sia propedeutico a coprire eventuali mancanze conseguenti   la sua incapacità amministrativa. 

Ultima considerazione: se non avessimo avuto altre opzioni, se non ci fossero state strategie alternative a quelle che hanno portato all’ultima sentenza del TAR ( abbiamo visto che invece c’erano) , comunque crediamo che per la  comunità nemese, questi 300 mila euro sono un danno  infinitamente minore rispetto   allo sfracello ambientale che si prospettava sul suo territorio e i costi che avrebbe dovuto affrontare per servizi come strade-fogne-acqua– e quelli non quantificabili dovuti al fatto che alterare profondamente e irreversibilmente questo territorio ne avrebbe di fatto cancellato la vocazione altamente turistica e di attività legate alla cultura, alla storia e all’ambiente, settori che hanno potenzialità economiche nel tempo durature ed eco-compatibili.

Il consigliere Libanori, in un recente Consiglio Comunale, ha promesso un dibattito pubblico sull’argomento.

Attendiamo fiduciosi !

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