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di Virbio
NEMI (RM) – “MALA TEMPORA CURRUNT” verrebbe spontaneo di affermare, osservando i risultati elettorali di Nemi nella recente competizione elettorale amministrativa. Una sorta di plebiscito che ha fatto salire Bertucci direttamente nella “candida rosa” ed ha fatto volare la sua squadra (peones e generali), nell’alto dei Cieli … del Consenso. Eppure, a pensarci bene, caro direttore, questi tempi non sono poi così malvagi! Basti pensare che sono riscaldati dal consenso di tanti cuori e sono illuminati dal sorriso di una umanità felice, radiosa, piena di consapevolezza, di passione e di sana partecipazione alla cosa pubblica.
Ma, insomma, caro direttore che cosa dovrebbero desiderare di più i cittadini di Nemi? Sono ben amministrati da una classe dirigente lungimirante e disinteressata, avvolta quotidianamente nel “cilicio del pubblico servizio” , senza mai nulla chiedere a nessuno che non sia quanto strettamente dovutole. Per di più (e non è cosa da poco!) non scivola mai nella arroganza o nella supponenza ma è sempre tanto, tanto coperta di umiltà; quella stessa con cui, secondo il Santo, i fratelli ulivi rendevano “pallidi i clivi”.
Basta, infatti, con lo strepitio degli avversari su questa storia della legalità; basta con il raccontare le baggianate delle Procure che, a vario titolo, intingono le penne nel vetriolo di accuse vaghe, infondate, pensate per mettere alla gogna fior di galantuomini, dediti solo al lavoro (nel privato) ed al buon governo della città.
Se, poi, penso a certa stampa che ogni santo giorno se ne inventa una per diffamare e disonorare chi di onore e di dignità ne ha da vendere, allora mi vengono i brividi. Mi metto nei loro panni e soffro. Ho avuto modo di ascoltare, e ancora ne gioisco, una lettera aperta inviata ai due candidati a Sindaco nelle liste antagoniste. Non ho potuto che dissetarmi a cotanto VERBO.
Per un attimo ho pensato che quel “COMPAGNO C.” fosse lo stesso con il quale certi congiurati avevano brigato per mettere fine alla inqualificabile consiliatura della Cocchi. E poi, caro direttore, che colpo di genio! E’ proprio vero: “Ma come ha osato, quel ragazzo, a contrapporsi così sfacciatamente allo strapotere dell’Imperatore?”. Bene ha fatto l’illustre epistolante a ricordargli che “deve studiare” e che, soprattutto, quando scrive deve ricordarsi che una cosa è la preposizione semplice “a” ed altra cosa è la voce del verbo avere che, come è noto, (ma non a tutti) si scrive con l’acca davanti.
Giovedì sarà un trionfo, giusto e meritato. Verranno offerti sacrifici agli dei e le libagioni risuoneranno fino a sera, quando verranno mitigate dalla luce fredda da infermeria che è stata da poco inaugurata al posto del salotto buono e romantico del Borgo di Nemi. Tutto è consentito quando una vittoria è “schiacciante”. Caro Direttore, e poi mi taccio, non posso nasconderti che un caro amico voleva suggerire a questo gruppo di invincibili di celebrare il trionfo percorrendo in corteo orante la Via Sacra che, proprio qui vicino, ha preso per mano i vincitori, sino ad affidarli alle cure di quel Giove Laziale che da millenni tutto vede e valuta. Però, l’ho sconsigliato. Sarebbe troppo poco per cotanta gloria. E’ più giusto che il trionfo duri molto più a lungo, almeno cinque anni. Sicari permettendo.
Poi, la storia insegna che ogni umana vicenda ha il percorso della parabola. Noi, oggi, siamo stati fortunati di averlo visto “folgorante in solio”. Ma fra cinque anni (sicari a parte)? Hai visto mai che “quel ragazzo”, finalmente scolarizzato e carico di studi rinverdisca (politicamente, si capisce) la millenaria tradizione del “Rex Nemorensis”, vendicando, tra l’altro, anche il “Ramo d’Oro”, calpestato in queste elezioni 2017.
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