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ALLEGATO ALL'ARTICOLO COPIA DEL DECRETO DI PERQUISIZIONE E SEQUESTRO DELLA PROCURA DI VELLETRI NEI CONFRONTI DEL CANDIDATO SINDACO NEL COMUNE DI NEMI ALBERTO BERTUCCI
Chiara Rai
Come risulta dall’informazione di garanzia prodotta in copia, la Procura della Repubblica di Velletri ha aperto un fascicolo per turbativa d’asta e iscritto nel registro degli indagati, dallo scorso 11 Aprile, Alberto Bertucci, Riccardo Schiaffini, Mauro Cesaretti e Gianpaolo Miglietta, accusati del reato di turbativa d’asta in concorso sancito dagli tabella 353 e 110 del codice penale. I quattro risultano indagati perché in concorso tra loro, Miglietta quale responsabile del procedimento e dell’Ufficio Tecnico del Comune di Nemi e Bertucci quale vicesindaco del Comune di Nemi, mediante collusioni turbavano la gara bandita da Miglietta per il Comune di Nemi e avente ad oggetto l’acquisto di uno scuolabus al fine di far aggiudicare la fornitura alla ditta Car Ind srl di Mauro Cesaretti.
La Procura ha disposto la perquisizione, anche in orario notturno, dell’abitazione, del luogo di lavoro e di ogni altro immobile in uso anche non esclusivo degli indagati e dei veicoli in loro uso.
Ecco i fatti: Dopo aver bandito una gara per la procedura aperta per la fornitura di uno scuolabus, Miglietta, modificando la gara, formulava quattro richieste di offerta per la fornitura di uno scuolabus indirizzandole alle quattro ditte che Riccardo Schiaffini, titolare della ditta appaltatrice dei trasporti presso il Comune di Nemi, aveva indicato a Bertucci. Tra queste offerte Miglietta aggiudicava la gara alla ditta di Cesaretti al prezzo di euro 49 mila 950 Iva esclusa, sebbene tale prezzo fosse superiore a quello posto a base d’asta (euro 48 mila 126 iva inclusa). Dopo l’aggiudicazione, Cesaretti riduceva l’offerta ad euro 40 mila 105 iva esclusa ma consegnava presso il deposito dello Schiaffini un veicolo diverso da quello oggetto della gara perché avente solo 19 posti anziché i 30 indicati nell’atto di aggiudicazione.
Il delitto di turbata libertà degli incanti di cui all’art. 353 c.p. mira essenzialmente a garantire che le gare (pubblici incanti, licitazioni) in cui sia interessata la pubblica amministrazione si svolgano in modo libero e regolare consentendo una corretta concorrenza fra i partecipanti al fine di pervenire, a giuste e convenienti condizioni per la vendita di beni o l’aggiudicazione di servizi. Oggi è accaduto con uno scuolabus, ma domani potrebbe riguardare assunzioni e incarichi che per legge devono seguire un preciso e trasparente iter, in quanto la cosa pubblica non può essere gestita con comportamenti che rischiano di trascinarsi dietro un accusa grave come la collusione. La collusione è un accordo fraudolento che una parte stabilisce con un’altra parte per ottenere vantaggi.
L’art. 353 recita infatti: “Chiunque, con violenza o minaccia, o con doni, promesse, collusioni o altri mezzi fraudolenti, impedisce o turba la gara nei pubblici incanti o nelle licitazioni private per conto di pubbliche Amministrazioni, ovvero ne allontana gli offerenti, è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa da centotre euro a milletrentadue euro. Se il colpevole è persona preposta dalla legge o dall'Autorità agli incanti o alle licitazioni suddette, la reclusione è da uno a cinque anni e la multa da cinquecentosedici euro a duemilasessantacinque euro”.
Allora in tutta questa storia a pagarne le spese sono i cittadini, perché non solo il Comune di Nemi per la prima volta ha visto indagati degli amministratori per il grave reato di turbativa d’asta. Se quindi non si riesce a gestire nella legalità un semplice affidamento di uno scuolabus figuriamoci se si dovessero toccare argomenti più sostanziosi.
Ebbene, la posizione dei quattro indagati, ad oggi, risulta immutata. Sull’attuale candidato a sindaco Alberto Bertucci, pesa quindi un reato che è punito con la reclusione e che certamente non da lustro ad una aspirante primo cittadino che dev’essere in grado di garantire legalità e correttezza degli atti amministrativi, siano questi gare d’affidamento che qualsiasi altro atto. Certo è che essere indagato non significa essere colpevole. La presunzione d'innocenza è un principio del diritto penale secondo il quale un imputato è considerato non colpevole sino a condanna definitiva. Certo è inoltre, che essere indagato significa che si è soggetti ad indagini in ordine ad un determinato fatto che ha una rilevanza ai fini della applicazione della legge penale. Pertanto, coloro i quali si assumono la responsabilità di candidarsi ad amministratori, che hanno il dovere di gestire la cosa pubblica nella legalità e nella trasparenza, dovrebbero sentire anche la responsabilità di presentarsi agli elettori con una posizione personale integra e inattaccabile. E quindi candidarsi a sindaco soltanto quando l’intero iter giudiziario ne sentenzi l’eventuale non colpevolezza. La legge, comunque, non vieta agli indagati di candidarsi per amministrare la cosa pubblica, ma l’etica personale del “buon politico” sì.
"La questione morale esiste, pensare che fosse stata superata significa vivere fuori dalla realta'". Lo ha detto in diverse occasioni il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini che ha aggiunto "purtroppo rispetto al passato all'epoca della tanto malfamata prima Repubblica, spesse volte si ruba solo per sé, per arricchimento personale. I controlli sono la migliore garanzia per gli onesti e la Corte dei Conti svolge un lavoro encomiabile".
A tal proposito, sarà interessante conoscere che posizione prenderà l’Udc, rappresentata a livello locale da Giovanni Libanori (che sostiene la candidatura di Bertucci) in merito alla questione morale che investe il caso Bertucci.
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