Nemi: chiudete quella discarica!

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di Ivan Galea

NEMI (RM) – Acqua potabile a rischio inquinamento. Questo quanto sta emergendo a Nemi dopo che l'associazione ambientalista Italia Nostra ha lanciato l'allarme riguardo una sorta di discarica a cielo aperto situata nelle immediate vicinanze di uno dei pozzi che immettono acqua potabile nella rete idrica gestita da Acea Ato 2. Una situazione nota all'amministrazione comunale in quanto durante la seduta di Consiglio dello scorso 13 luglio il consigliere di opposizione di "Partecipazione Democratica" Stefania Osmari ha asserito che si tratta di una situazione già di fatto esistente da diverso tempo. 

Pozzo acqua potabile a rischio inquinamento Abbiamo voluto approfondire la questione verificando sul posto, in via della Radiosa a Nemi, dove abbiamo potuto appurare che a circa 50 metri di distanza dal pozzo denominato Pozzo Alto – via dei Corsi e codificato dal gestore Acea Ato 2 con la sigla "NEMP02", esiste un'area recintata con tanto di cassonetti per la spazzatura, ne abbiamo contati almeno una decina,  provvista di un cancello che molto spesso resta aperto e altrettanto spesso resta incustodita. Ma la cosa che è apparsa ancora più grave è stata la presenza dei rifiuti sul terreno privo di qualsiasi protezione impermeabile.

Aree di salvaguardia
Eppure la normativa in materia di salvaguardia delle fonti di approvvigionamento idrico stabilisce le aree di salvaguardia suddividendole in zona di protezione, area di rispetto e area a tutela assoluta.


Area di Tutela Assoluta È la zona di tutela assoluta costituita dall’area immediatamente circostante le captazioni o derivazione, in questo caso rappresentate dal pozzo di Nemi gestito da Acea Ato 2, che deve avere un’estensione di almeno dieci metri di raggio dal punto di captazione e deve essere adeguatamente protetta e adibita esclusivamente ad opere di captazione o presa e ad infrastrutture di servizio. Infatti il Pozzo Alto – via dei Corsi è provvisto di recinzione e di un cancello.

Zona di rispetto La zona di rispetto è costituita invece dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta da sottoporre a vincoli e destinazioni d’uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata e può essere divisa in zona di rispetto ristretta e zona di rispetto allargata, in relazione alla tipologia dell’opera di presa o captazione e alla situazione locale di vulnerabilità e rischio della risorsa.


La legge nazionale L'articolo 94 del Decreto Legislativo152/2006 “Norme in materia ambientale” – disciplina delle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano stabilisce infatti che in assenza dell’individuazione da parte delle Regioni della zona di rispetto, questa è stabilita in 200 metri di raggio rispetto al punto di captazione o di derivazione. Il Decreto Legislativo, nella zona di rispetto vieta l’insediamento dei seguenti centri di pericolo e lo svolgimento delle seguenti attività: Dispersione di fanghi e acque reflue, anche se depurati; accumulo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi; dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche provenienti da piazzali e strade; aree cimiteriali; apertura di cave che possono essere in connessione con la falda; apertura di pozzi ad eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consumo umano; gestione dei rifiuti; stoccaggio di sostanze chimiche pericolose e sostanze radioattive; centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli; pozzi perdenti; pascolo intensivo di bestiame.

La legge nazionale e regionale La legge regionale 24 del 1998 nelle norme tecniche relative il Piano Territoriale Paesistico dell'area dei Castelli Romani (PTP9) attualmente in vigore, all'articolo 6  "Protezione dei corsi e delle acque pubbliche" stabilisce che "I corsi d'acqua e le relative fasce di rispetto debbono essere mantenuti integri e inedificati per una profondità di metri 150 per parte.     


Distanze disattese
Abbiamo quindi misurato, con gli strumenti di google la distanza che intercorre tra l'area rifiuti di Nemi in via della Radiosa e il pozzo Alto – via dei Corsi rilevando che intercorrono, tra il sito utilizzato come una sorta di isola ecologica e il pozzo che serve acqua potabile ai cittadini di Nemi e di altri comuni limitrofi, circa 54 metri nel punto più vicino e 74 metri circa come massima distanza. Quindi oltre al fatto che non si può certamente tollerare un "monnezzaio" a cielo aperto, accessibile a chiunque e dove resta sconosciuta la natura dei rifiuti che quotidianamente vengono conferiti in una zona dove non viene rispettata la distanza minima prevista per legge vnazionale e regionale. 

La qualità dell'acqua di Nemi L 'acqua è la risorsa essenziale per il mantenimento della vita. Determina la natura, le caratteristiche e la tipologia degli ecosistemi. Determina la qualità della vita delle società umane consentendo e determinando la tipologia dello sviluppo socio economico delle collettività. Nemi fornisce l'approvvigionamento idrico ad Acea con i suoi pozzi, quello Alto di via dei Corsi e quello situato sulle rive del lago. L'acqua dei due pozzi viene poi miscelata con quella dell'acquedotto del Simbrivio e alla data del 31 dicembre 2015 le analisi effettuate da Acea sull'acqua di Nemi ci dicono che  i valori sono buoni. Ormai la questione è senza ombra di dubbio molto chiara. Non rimane altro che attendere una tempestiva mobilitazione da parte degli organi preposti alla vigilanza e tutela dell'ambiente. Ogni giorno che passa c'è il rischio d'inquinamento che aumenta.