Connect with us

Roma

NEMI: C'E' UNA (AUTO) STRADA NEL BOSCO… CHI OPERA LO SFREGIO?

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 3 minuti Canterani: "La Forestale, il Parco dei Castelli Romani e il Comune di Nemi sono al corrente di cosa sta succedendo in questo sentiero?"

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

 

L’auspicio è che chi è tenuto a vigilare controlli che non accada nulla di grave.

 

di Chiara Rai 

Nemi (RM) – Non si può non rimanere incantanti dai sentieri che attraversano l’incantevole paese di Nemi, una perla incastonata nel verde dei Castelli Romani a pochi passi da Roma. L’etimologia della parola “Nemi” rievoca stranamente lontane assonanze celtiche. La sua radice infatti è la stessa di “nemeton”, termine con cui gli antichi Celti esprimevano il concetto di “bosco sacro” e in senso più generale di luogo sacro.

Prendendo uno qualunque dei vicoli che partono dal Corso, in salita, si entra nella parte più tranquilla del paese. Dopo qualche giro fra le case, si arriva sulle cosiddette Coste, che fra ville e orti portano nel bosco della Principessa, con una visuale sul lago e sui tetti del paese sempre più ampia man mano che si sale.

Il castagneto è la forma di vegetazione più diffusa a Nemi, rappresentato prevalentemente da boschi cedui periodicamente soggetti a taglio ogni 18-20 anni. Sebbene nel sito oggetto della nostra attenzione la varietà di essenze vegetali richiami perlopiù le tipologie presenti nella macchia mediterranea.

Partendo dal Belvedere Ceyrat, nel sentiero che porta a Pontecchio la tranquillità del bosco sembra interrompersi. A segnalare che c’è un rischio di danno ambientale e idrogeologico è proprio Vairo Canterani, leader di "Nemi per Sempre", che in passato ha segnalato altre situazioni ambientali a rischio come ad esempio il caso delle “ville nel Parco”. Stavolta Canterani si ferma a questi sentieri, uno in particolare immortalato dalle nostre fotografie.

Il sentiero, generalmente, è una via stretta in mezzo al bosco di larghezza non superiore a 2 metri, a fondo naturale e tracciata dal frequente passaggio di uomini e animali. Nel sentiero che porta a Pontecchio c’è però una ruspa o trattore o braccio meccanico. Insomma c’è un macchinario da scavo: “siamo in luogo con una pendenza estrema – afferma Vairo – dove è facile che si creino delle vie false per l’acqua che incontrollatamente rischia di disperdersi e imbibire parti di costone che rischia di franare rovinosamente a valle”. Vairo asserisce di non mettere assolutamente in discussione la legittimità degli operatori del bosco autorizzati al taglio ma piuttosto pone l’attenzione ad una maggiore cautela dell’ambiente naturale protetto dove non dovrebbero operare delle ruspe o simili e dove non si dovrebbero creare vere e proprie strade laddove si operano i tagli al bosco ceduo.

“Vorrei porre l’accento – prosegue Canterani – su due fattori importanti che sono il rischio idrogeologico e quello ambientale”. A tale proposito Canterani ricorda che quando era sindaco di Nemi emise una ordinanza che sostanzialmente disponeva che gli addetti al taglio degli alberi in un territorio di tali pendenze avrebbero dovuto trasportare il legname con animali da traino quali asini o buoi. “Sul sentiero in questione – dice Vairo – ci sono dei cartelli che riguardano l’autorizzazione al taglio ma non certo alla realizzazione di queste vie per le quali è necessario il nulla osta del Parco in quanto ci troviamo in zona altamente protetta. Allora mi chiedo perché si debba permettere che delle zone di tale pregio vengano sfregiate in questa maniera. Qui i principi facevano le passeggiate, i romantici si ispiravano per le loro produzioni artistiche basti pensare a Turner e a Lord Byron che immortalò Nemi nel suo Child Harold's Pilgrimage.

Per questi motivi Canterani chiede se la Forestale, l'Ente regionale Parco dei Castelli Romani e il Comune di Nemi siano al corrente di cosa stia succedendo in questo sentiero, se vi siano delle autorizzazioni in merito diverse dal semplice taglio perché, come si evince dalla immagini, una ruspa o simile macchinario è passato di lì e certamente quella è un area dove le ruspe non possono operare perché si tratterebbe di sbanco, azione assolutamente vietata in un ambiente a protezione speciale.

Questi sfregi al bosco sacro a Diana non sono consentiti: “Il Comune è al corrente di questi movimenti? Gli amministratori non hanno paura delle conseguenze che potrebbero riversarsi su una strada fino a due anni fa chiusa al transito e per’altro tutt’oggi oggetto di piccoli movimenti franosi?”. Fin’ora l’unica voce che ha rotto il silenzio rispetto a questa situazione che si profila come una ferita alla macchia nemese è quella di Vairo Canterani, l’auspicio è che chi è tenuto a vigilare controlli che non accada nulla di grave.

Castelli Romani

Frascati, Libri in Osteria: appuntamento giovedì 18 luglio con Antonella Prenner

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Cosa lega Tullia, figlia di Cicerone, Servilia, madre del cesaricida Bruto, e Messalina?

Al di là di essere tre figure della Storia antica di Roma sono le protagoniste di alcuni romanzi della filologa e scrittrice Antonella Prenner, docente di Lingua e letteratura latina all’università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

la scrittrice Antonella Prenner

Antonella Prenner ed i suoi romanzi saranno i protagonisti giovedì 18 luglio in piazza dell’Olmo a Frascati, a partire dalle ore 18, del salotto letterario di Emanuela Bruni, Libri in Osteria assieme allo scrittore e giornalista Pino Donghi.
Le loro vite, le loro esperienze e i loro rapporti, spiega Emanuela Bruni “offrono un punto di vista non ufficiale, emotivo, disvelando pieghe e zone d’ombra di una storia sempre scritta dagli uomini e per gli uomini”.
Quindi si avrà la possibilità di cambiare la prospettiva di lettura di una storia che vede queste figure troppo spesso relegate al ruolo di comprimarie pur essendone protagoniste ed attrici principali.
Non mancherà un breve approfondimento sull’ultima fatica di Antonella Prenner “Lucano. Nostalgie di libertà” ove l’autrice descrive l’età di Nerone e di una generazione infelice, che assiste all’esercizio di un potere politico iniquo e impossibile da contrastare perché assoluto, e che vagheggia di tornare a un tempo irripetibile, quando “res publica” romana significava “libertà”.

Continua a leggere

Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

Continua a leggere

Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti