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Castelli Romani

Nemi, causa alla Germania per i danni di guerra? Una strada già percorsa inutilmente dalla Grecia e da Fornelli

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NEMI (RM) – Il sindaco di Nemi, la piccola cittadina incastonata nel cuore del parco dei Castelli romani, ha recentemente annunciato di voler proporre una causa risarcitoria nei confronti della Germania per i fatti che videro le due navi di Caligola andate distrutte a causa di un incendio avvenuto la notte tra il 31 maggio e il 1 giugno del 1944 ad opera, secondo quanto riportato nella relazione della Commissione d’inchiesta del 21 luglio 1944, delle truppe tedesche.

Una strada già percorsa inutilmente

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 13/08/2020

Un’iniziativa, quella del primo cittadino nemese, che trova già due precedenti nella recente storia: il sindaco di Fornelli, cittadina in provincia di Isernia, ha già avviato analoga procedura risarcitoria nei confronti della Germania per i fatti del 4 ottobre 1943 dove il paese divenne teatro di una strage nazista dove sei persone furono uccise per rappresaglia dai tedeschi. E ancora più nota la richiesta avanzata nel 2015 dalla Grecia nei confronti dello stato tedesco per ottenere i danni di guerra.

Richieste queste con probabilità di successo uguale a zero secondo il governo tedesco che ha ricordato il trattato sulla risoluzione dei contenziosi con la Germania, noto come “Trattato 2+4”, firmato nel settembre 1990 dalla Germania occidentale e da quella orientale con le quattro potenze vincitrici (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Unione Sovietica) due mesi prima della riunificazione tedesca.

Il presidente dell’ANPI di Nemi Prof. Vairo Canterani e il Consigliere comunale di “Ricomincio da Nemi” Carlo Cortuso a Officina Stampa del 13/08/2020 per commentare l’iniziativa del sindaco e i fatti storici relativi l’incendio delle navi di Caligola avvenuto nel 1944

 I quattro vincitori rinunciavano infatti ad ogni pretesa di risarcimento nei confronti della Germania. Il documento era stato approvato anche da altri Paesi, tra cui la Italia e Grecia. Secondo Berlino, dunque questo trattato sgombera il campo da ogni pretesa di risarcimento nei confronti della Germania per i danni relativi alla Seconda guerra mondiale.  

I fatti storici

Il video documentario con la ricostruzione storica trasmesso a Officina Stampa del 13/08/2020

Nel gennaio del 1944 inizia l’avanzata delle forze alleate verso Roma per liberarla dall’occupazione tedesca. E dopo mesi di combattimenti, il 18 maggio con la caduta di Cassino viene definitivamente sfondata la linea Gustav, che passava a sud della Capitale, costringendo così le truppe di Hitler ad arretrare.

I tedeschi rimasero quindi intrappolati nella morsa delle forze alleate che da Cassino procedevano verso nord in direzione di Roma e di quelle sbarcate ad Anzio che intercettarono la ritirata tedesca.

L’attacco principale venne sferrato verso i Colli Albani e verso Velletri, occupata qualche giorno dopo, mentre Alexander aveva ordinato di tagliare la ritirata nemica sulla via Casilina puntando in forze su Valmontone. Clark invece preferì puntare direttamente su Roma, e Valmontone fu presa solo il 2 giugno, dopo che i tedeschi avevano completato il ripiegamento.

Le Armate alleate potevano ora avviarsi ora verso la Capitale: l’VIII° armata per la via Casilina e la V° lungo la via Appia.

E in questo quadro generale la notte tra il 27 e il 28 maggio del 1944 al Museo delle Navi di Nemi si presentava il comandante del 163° Gruppo Antiaereo Motorizzato tedesco che ordinava ai custodi e alle loro famiglie di sgomberare immediatamente il Museo dove poi si stanziarono i soldati tedeschi. Venne quindi posizionata una batteria di 4 cannoni accanto all’edificio fra le rovine del tempio di Diana. Iniziò il cannoneggiamento sulle truppe alleate che però riuscirono presto a individuare la batteria tedesca.

Così tra il 29 e il 30 maggio 4 granate alleate caddero davanti il capannone che custodiva la seconda nave di Caligola fracassando i vetri della facciata e un gran numero di porte e finestre oltre a mettere fuori uso uno dei cannoni tedeschi e provocando il ferimento di molti militari della Wermacht. La mattina del 31 maggio, poi, il sito venne bombardato dall’aviazione alleata senza però subire danni o incendi come testimoniato da Giacomo Cinelli uno dei custodi del Museo.  

La sera dello stesso giorno tra le 19:50 e le 20:15 seguì un furioso cannoneggiamento alleato che, sempre secondo la testimonianza del custode, non provocò nessun incendio.

Giacomo Cinelli racconta poi che verso le 21.20 di quel 31 maggio 1944, dopo un’ora dal bombardamento alleato, avrebbe visto un lume girare all’interno del Museo e dopo 40 minuti verso le 22 divampare l’incendio che trasformò la struttura in un vero e proprio braciere distruggendo per sempre le due navi custodite all’interno.

La Commissione istituita per accertare le circostanze e le cause dell’incendio nella relazione del 21 luglio 1944 conclude scrivendo: “Pur tenuto conto delle circostanze che le indagini sono rimaste per forza unilaterali, nella impossibilità di interrogare i soldati germanici della batteria che si installò presso il Museo dal 28 maggio a tutto il 1 giugno del 1944. Si può concludere che, con ogni verisimiglianza, l’incendio che distrusse le due navi fu causato da un atto di volontà da parte dei soldati germanici che si trovavano nel Museo la sera del 31 maggio 1944”.        

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