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Roma

NELL’UFFICIO POSTALE DEL VILLAGGIO DI ANGUILLARA ACCADONO COSE STRANE, CURIOSE CHE FUGGONO AD OGNI LOGICA

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Tempo di lettura 3 minutiRaccontando al bar dell’accaduto, un cittadino non ha avuto altro da dire che: “questo è quello che passa il convento”. Bravo l’amico. Per lo meno vogliamo tentare di cambiare il priore?

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[ VIDEO " I SOLITI IDIOTI" L'UFFICIO POSTALE ]

 

Emanuel Galea

Anguillara (RM) – Mi piace definire Anguillara  villaggio e non  paese. Vivendo qui, ormai da qualche anno, mi riesce molto difficile definirla città. Lo so che tanti non condivideranno il mio pensiero, cercherò di farmene una ragione.
Villaggio è un centro abitato, complesso edilizio, normalmente in zone extraurbane, adibito a residenza provvisoria o stabile di una comunità o categoria di persone. Tutto qui, senza alcuna pretesa. Questa  è la definizione che da Wikipedia, definizione che calza perfettamente ad Anguillara. Paese e città sono ben altre realtà.  Però non è di questo che intendo scrivere. Mi interessa raccontare un fatto strano ed assai curioso al quale ho assistito quest’ultimo sabato all’ufficio postale.

Premetto che erano mesi che non mettevo piede in quell’ufficio. Sono ben note le ormai file chilometriche che si è obbligati a fare ogni volta che si ha necessità di servirsi di questo ufficio. Quindi da mesi avevo preso l’abitudine di servirmi dell’ufficio della confinante Osteria Nova dove le attese riescono a mantenersi in tempi ragionevolmente normali. L’altro sabato, dunque, sono ritornato all’ufficio postale di Anguillara. Entrando ho notato che al posto del solito direttore c’era una nuova signora. Ho pensato “avranno cambiato il direttore, le cose funzioneranno meglio”. 

Prendendo  nota che l’ufficio chiudeva alle 12.35, mi sono affrettato ad agguantare il numeretto, e dopo una corsa al bar per un caffè ,  alle 12.10 stavo già seduto dentro, leggendo il giornale, aspettando il mio turno.
 Davanti a me , per il solo servizio di conto corrente c’era una fila di circa 40 persone. Poi c’erano i pensionati, i clienti con libretti di risparmio postali in mano, i clienti per lo sportello delle raccomandate ed altri.  La sala d’attesa era abbastanza affollata e fino alle ore 12.35, giustamente, qualcuno si aggiungeva alle file.

Scocca l’ora di chiusura,alle 12.35 in punto , con la sala strapiena, esce dalla direzione  la signora che secondo me fungeva da direttrice. Si ipotizzava, con altre persone, fosse uscita per chiamare rinforzi in aiuto degli  altri impiegati al fine di smaltire le pratiche. Sarebbe stato un comportamento più che logico, più che normale, più che sensato. Invece contro ogni aspettativa, contro ogni logica,  fa spostare un impiegato dalla postazione dietro il bancone e lo fa piazzare come sentinella vicino l’ingresso per non fare entrare più nessuno.

Il massimo dell’intelligenza, Il colmo dei colmi, cose strane, cose curiose che fuggono da ogni logica.  L’impiegato chiude la porta  dell’ingresso a chiave e si mette lì, a disposizione di chi deve uscire. Un impiegato distolto dal servizio per elevarlo al rango di usciere.

La pazienza dei clienti messa a durissima prova. Dalle 12.10 sono riuscito ad essere servito alle 13.27.

Uscendo  pensavo, possibile che non si possa trovare altro artificio per evitare di distogliere dal servizio un impiegato , lasciandolo allo sportello per smaltire le pratiche? Alle 12.35, forse, la direttrice avrebbe potuto dare istruzioni di rimuovere le due macchinette elimina code, erogatrici di ticket, bloccandole, spostandole in un ufficio chiuso e contemporaneamente  mettendo un avviso, accanto a quello dell’orario, con la dicitura che l’operatore di sportello senza numeretto non avrebbe effettuato il servizio o qualche cosa del genere.

Ti sembrano queste proposte malsane? Secondo te l’unica logica è spostare un impiegato dallo sportello, nel momento quando più serve? Indebolire un servizio invece di  incrementarlo? Io stento a non capire, per me  è cosa da confondere i più sani di mente.

Raccontando al bar dell’accaduto, un cittadino non ha avuto altro da dire che: “questo è quello che passa il convento”. Bravo l’amico. Per lo meno vogliamo tentare di cambiare il priore?