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Redazione Lazio

"Nel 2017 molte piccole e medie imprese cadranno in mani straniere"

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Tempo di lettura 2 minutiUn panorama che lascia molti interrogativi di cosa ci aspetterà

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di Marco Staffiero

Il 2016 sta velocemente giungendo alla fine. Anche quest’anno la “grandiosa ripresa” più volte fantasticamente pubblicizzata dal politico di turno non è arrivata.  La situazione economica e non solo continua a precipitare. La disoccupazione rimane alle stelle sotto la giustificata mancanza di fiducia da parte dei giovani. Intanto, in nome di un spietata legge di un capitalismo sempre più globalizzante, stiamo vendendo il nostro paese al primo offerente. La domanda sorge spontanea a tanti cittadini: cosa ci aspetta per il nuovo anno? In una intervista a Labitalia uno dei massimi esperti di diritto societario, l’avvocato Francesco Dagnino di Lexia Avvocati, che vanta con un'ampia esperienza in materia di fusioni e acquisizioni, private equity, real estate e venture capital sostiene che "Da Mediaset, alla tenuta Biondi Santi, fino all'Editrice Giochi. Sono sempre di più le aziende del made in Italy che parlano straniero. E per il 2017 ci saranno molte acquisizioni di pmi italiane da parte di investitori esteri".
 
"Il dato più interessante nel 2016-spiega- è, a mio avviso, il sempre maggiore interesse dei fondi di private equity internazionali nei confronti delle pmi italiane, in particolare di quelle che rappresentano eccellenze nei mercati di riferimento. Rispetto al passato, gli investitori internazionali non guardano più soltanto alle operazioni di 'grosso taglio', ma anche a piccole realtà con grande potenziale di crescita nei settori di punta del made in Italy"."Ci saranno molte acquisizioni di pmi italiane -assicura Francesco Dagnino- da parte di investitori esteri. Purtroppo, il saldo commerciale tra aziende italiane che vengono acquisite da investitori esteri e aziende estere che vengono acquisite da investitori italiani continuerà a essere sempre più negativo". Un panorama che lascia molti interrogativi di cosa ci aspetterà.
 
Intanto, il 2016 secondo I dati presentati pocho tempo fa dalla Federlazio sullo stato di salute delle piccole e medie imprese del Lazio, effettuata su un campione di 350 imprese associate, non lascia ombra di dubbio: nel primo semestre 2016, il saldo di opinioni sull’andamento degli ordinativi per quanto concerne il mercato nazionale arretra di 15 punti passando da +6 a -9 rispetto al secondo semestre del 2015, ed assume valore negativo. Lo studio della Federlazio sottolinea anche un giustificato pessimismo da parte delle imprese, Difatti, la percentuale delle imprese che hanno dichiarato che “al momento non si intravede alcuna via di uscita” risale sensibilmente, aumentando al 43,4% dal precedente 31,2% come è altresì aumentata la percentuale di coloro che hanno affermato che “il peggio deve ancora venire” (dal 2,4% al 3,3%).
 
La percentuale di imprese che ritengono di correre seri rischi di chiusura entro i prossimi sei mesi si è sensibilmente aumentata (da 4,1% a 10,3%). La situazione nel resto della penisola non cambia. Non si tratta di essere pessimisti o ottimisti. Dobbiamo essere realisti per non farci prendere in giro e regalare il nostro futuro e quello dei nostri figli al politico di turno. Serve una vera politica economica e sociale, serve l’amore per questo paese, serve l’onestà.

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