Cronaca
NDRANGHETA: BLITZ A MILANO 40 ARRESTI
Tempo di lettura 5 minutiLe cosche della 'ndrangheta pianificavano un attentato nei confronti del sostituto procuratore distrettuale antimafia di Catanzaro Pierpaolo Bruni.
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10 anni faon
Redazione
Milano – I carabinieri stanno eseguendo, nelle province di Milano, Como e Lecco, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Milano, nei confronti di 40 indagati per associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi. Al centro delle indagini dei Ros tre sodalizi della 'ndrangheta radicati nel Comasco e nel Lecchese, con difffuse infiltrazioni nel tessuto locale e saldi collegamenti con le cosche calabresi di origine.
Documentati, in particolare, i rituali mafiosi per il conferimento delle cariche interne e le modalita' di affiliazione. I particolari dell'operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa, che si terra' alle 11 presso la procura della repubblica di Milano. Gli arresti eseguiti dai carabinieri del Ros, nell'ambito dell'operazione denominata 'insubria' riguardano anche le province di Monza-Brianza, Verona, Bergamo e Caltanissetta.
Le cosche della 'ndrangheta pianificavano un attentato nei confronti del sostituto procuratore distrettuale antimafia di Catanzaro Pierpaolo Bruni. Dietro la pianificazione dell'attentato ci sarebbe stato un accordo tra le cosche piu' potenti delle province di Crotone, Catanzaro, Vibo Valentia e Cosenza, che rientrano nell'area distrettuale su cui opera Bruni. La notizia e' stata riportata stamani dal quotidiano "Gazzetta del Sud". Secondo quanto apprende l'Agi, a svelare le intenzioni dell'attentato sarebbe stato un detenuto di 'ndrangheta, che avrebbe partecipato in carcere a Cosenza ad una riunione tra alcuni esponenti dei clan.
Le rivelazioni hanno fatto scattare uno stato di massima attenzione, anche perche' nelle parole del detenuto sarebbero stati evidenziati riscontri concreti con riferimenti reali a posti e luoghi frequentati da Bruni, al tragitto lungo la strada statale 107 compiuto dal magistrato e persino sulla composizione della scorta. Una strategia che sarebbe stata messa in piedi dalle cosche piu' potenti, dunque, e che non avrebbero digerito l'attivita' del magistrato. Nello specifico, i riscontri investigativi condurrebbero proprio verso l'attivita' del pm antimafia che, solo nell'ultimo anno, ha portato oltre dieci esponenti di spicco delle cosche a regime del 41 bis. Tra questi provvedimenti, l'ultimo, che risale a pochi giorni fa, riguarda il presunto boss della 'ndrangheta di Cosenza Adolfo D'Ambrosio, il quale e' stato sottoposto al regime del 41 bis nel carcere dell'Aquila. D'Ambrosio e' ritenuto dagli inquirenti il reggente della cosca della 'ndrangheta dei Lanzino che opera a Cosenza e nelle zone limitrofe. Proprio dopo la notifica di quel provvedimento, era stata incendiata l'autovettura di un poliziotto penitenziario che avrebbe partecipato alle operazioni di notifica. A questi provvedimenti si aggiungono diversi processi seguiti da Bruni contro le potenti cosche calabresi, tra i quali le condanne di appello nei confronti dei personaggi che sarebbero stati al centro della faida del Cosentino nel 2000. Questa serie di azioni avrebbero fatto alzare il livello di attenzione intorno al magistrato, al punto che la ricostruzione del nuovo attentato pare non abbia sorpreso gli inquirenti. I Carabinieri del Ros di Reggio Calabria hanno eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Dda di Reggio Calabria nei confronti di tre persone: Giuseppe Larosa di 49 anni, Pasquale Valente di 52 (entrambi di Giffone), Salvatore Bruzzese di 62 anni (di Grotteria). Tutti e tre sono accusati associazione per delinquere di stampo mafioso. Si tratta di un'indagine collegata a quella della Procura distrettuale di Milano, denominata "Insubria", che ha portato stamani all'arresto di 40 presunti affiliati alla 'ndrangheta in Lombardia. In particolare e' emersa la figura di Giuseppe Larosa, noto anche come "Peppe la mucca", secondo l'accusa in possesso della "dote" di Mammasintissima, col ruolo di vertice del locale di Giffone, al quale sono subordinate le locali di Cermenate e Fino Mornasco (nella Brianza comasca) e di Calolziocorte (nel lecchese) nonche' altre locali non ancora individuate. Pasquale Valente, panettiere incensurato, sarebbe invece in possesso della dote della "Santa", e sarebbe in stretto contatto con Giuseppe Larosa. Salvatore Bruzzese, detto Salineri, sarebbe invece l'attuale reggente del locale di Grotteria (Rc).
Sono ricostruite anche le dinamiche mafiose all'interno del "locale" di Fabrizia, centro delle Serre vibonesi", nell'operazione antimafia "Insubria" della Dda di Milano che ha portato a 40 arresti. Dall'inchiesta emerge infatti che Giuseppe La Rosa, 49 anni, di Giffone (Rc) – fra i fermati odierni del Ros nell'ambito dell'operazione antimafia – avrebbe partecipato a diverse riunioni di 'ndrangheta per il conferimento di gradi e "promozioni" ad appartenenti alla 'ndrina di Fabrizia. Tali risultanze investigative vengono legate dagli inquirenti a quanto gia' emerso nell'operazione "Helvetia" dell'agosto scorso e, ancor prima, nell'operazione antimafia denominata "Crimine 2". Nell'ambito di tali operazioni era infatti emerso il "prestigio" mafioso della 'ndrina di Fabrizia che, attraverso Giuseppe Antonio Primerano (gia' condannato quale vertice indiscusso del "locale" di Fabrizia nel processo "Crimine"), avrebbe dato l'autorizzazione ad aprire "locali" di 'ndrangheta in Germania ed in particolare nella cittadina tedesca di Singen. Tale "locale" tedesco, secondo gli inquirenti, avrebbe agito sotto le direttive di quello presente a Fabrizia, nel Vibonese. Delle spinte "espansionistiche" del "locale" di Fabrizia in terra tedesca si sarebbe inoltre discusso il 26 dicembre 2008 durante un incontro a Rosarno (Rc) tra Domenico Oppedisano, indicato come il capo della "Provincia" reggina, e Giuseppe Primerano. "Visto che ancora non hai dato riscontro alle precedenti lettere adesso arrivera' un'amara sorpresa. Finirai con la sedia a rotelle, porco". Cosi' Michelangelo Chindamo, capo della 'locale' della 'ndrangheta di Fino Mornasco, e altre persone, si rivolgono al titolare di un'agenzia di viaggi per estorcergli subito duemila euro e fargliene promettere altri duemila. Minaccia accompagnata poi da una busta contenente cinque proiettili. E' solo una delle tante intimidazioni 'raccontate' nell'ordinanza di custodia che ha portato all'arresto di una quarantina di persone presunte affiliate alle locali presenti nelle province di Como e Lecco. L'uomo, sottolineano gli inquirenti, invece di denunciare si e' rivolto a un altra persona vicina alle cosche per farsi 'proteggere'. In un'altra occasione, al titolare di una societa' attiva nel campo delle automobili, gli indagati fanno arrivare questo messaggio che accompagna i 'soliti' proiettili in busta: "Non e' uno scherzo. La polizza annua e' di 8000 euro e prepara 4mila euro subito. Ci faremo vivi noi, e' una polizza che comprende le vostre famiglie. Non vi rivolgete alle forze dell'ordine". Implacabile anche il tono usato nei confronti di un altro imprenditore: "E' arrivato il tuo turno per il pagamento di 150mila euro. Percio' hai trenta giorni di tempo per recuperarli. Dopodiche' tramite messaggio o telefono ti diremo come e dove dovrai portarli. Devono essere banconote di grosso taglio. Per la tua sicurezza non avvisare le forze dell'ordine. Perche' sappiamo tutto di te e non abbiamo nulla da perdere per farti la festa". I rapporti tra presunti affiliati alla 'ndrangheta e imprenditori sono uno dei temi portanti dell'ordinanza: da un lato si sottolinea la violenza intimidatoria dei primi, ma viene anche ribadita l'omerta' che spesso caratterizza il comportamento dei secondi che "nella quasi totalita' dei casi", pur se vittime, non denunciano o addirittura si fanno aiutare nel recupero dei crediti. Per la Procura di Milano "il meccanismo utilizzato e' spesso quello dell'estorsione – protezione: mentre nell'estorsione classica l'erogatore del denaro si limita a subire un danno patrimoniale, nell'estorsione – protezione l'estorto riceve una sorta di vantaggio, cioe' la protezione". In particolare, nel comune di Fino Mornasco il gip annota che c'e' una situazione di "rilevante allarme sociale" con numerosi episodi di intimidazione a colpi anche di arma da fuoco.
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