Connect with us

Scienza e Tecnologia

NBA 2K22, un gran canestro sul parquet della next-gen

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 8 minuti
image_pdfimage_print

NBA 2K22, l’acclamato simulatore di basket sviluppato da Visual Concepts, è arrivato come di consueto ed è pronto a regalare ore e ore d’incredibile sport simulato sulle console next-gen di casa Microsoft e Sony. Nella nostra analisi del titolo metteremo in evidenza come come il team di sviluppo per quest’anno abbia deciso di concentrarsi da una parte sulla creazione di nuovi e potenzialmente interessanti modi di giocare, e dall’altra nel sistemare i diversi punti deboli emersi al debutto su quella che, ad un anno di distanza, viene ancora considerata la nuova generazione di console. E’ principalmente a livello di gameplay che si notano subito le prime grandi novità rispetto a quei piccoli incidenti di percorso avvenuti l’anno scorso. NBA 2K22 ha apportato alcune importanti modifiche all’azione in campo che contribuiscono a renderlo un gioco più realistico del solito, in particolare il modo in cui gestisce la perdita di resistenza e di forza fisica durante il dribbling. In 2K21 era facile correre contro un difensore sul perimetro, evitare l’intervento di un Curry qualsiasi (si fa per dire) e colpire dalla zona dei tre punti senza sudare. Contro la CPU questa tattica era quasi indifendibile, specialmente in MyTeam dove le carte giocatore sono state rapidamente rese ridicolmente potenti. In NBA 2K22 è ancora possibile impiegare tattiche del genere, ma la perdita di energia dovuta a sprint e dribbling è decisamente molto più realistica. Man mano che il giocatore diventa più stanco il suo misuratore di tiro si riduce, rendendo più difficile centrare il canestro. Questo porta a un gioco che inizialmente sembra più lento rispetto ad NBA 2K21, ma se si gioca cercando soprattutto il controllo della palla senza tener premuto il tasto dedicato allo scatto, si ha più tempo per mandare la palla a canestro grazie ad un meter di tiro più grande. Potrebbe non sembrare un cambiamento importante all’inizio, ma porta ad utilizzare uno stile di gioco molto più aderente alla realtà rispetto a quanto si sia visto la scorsa stagione. Non potendo quindi più utilizzare lo scatto in maniera indiscriminata, si è portati a giocare ad un basket di squadra con il pick and roll che diventa presto una fra le mosse più utilizzate sul parquet, soprattutto nelle modalità non on line. Imparare come e quando usare le abilità di palleggio e la velocità per superare i difensori su un pick farà la differenza. Oppure si può usare il pick and roll per forzare un cambio e andare a lavorare contro il difensore più piccolo; si tratta di tattiche un po’ troppo devastanti a volte, anche se vengono ampiamente contrastate dai miglioramenti implementati sul versante delle tattiche difensive. Inoltre, Visual Concepts ha completamente riprogrammato i sistemi di contestazione dei tiri e di blocco. Come per il pick and roll, si può iniziare ad avere la sensazione di avere troppa potenza; tuttavia, l’attacco è molto più propenso a drenare i jumper aperti, il che significa che non si può semplicemente cedere o fare affidamento su una contestazione tardiva. Anche le situazioni legate alle palle rubate sono state migliorate con nuove animazioni basate sul punteggio totale assegnato alla capacità del giocatore di rubare palla, il tutto assolutamente fedele a quanto avviene nella realtà. Si assiste, inoltre, ad una decisa riduzione dei fastidiosi episodi di “bump steals” (il furto della palla da parte dei giocatori gestiti dall’IA) anche se permangono alcuni difetti nelle animazioni, soprattutto nella modalità “The City” quando si assiste ancora ad una spiacevole compenetrazione di poligoni. Un gameplay migliorato non significa molto però se non si hanno delle modalità di gioco in grado di sfruttarlo pienamente e, da questo punto di vista, l’offerta di Visual Concepts è particolarmente ampia e i fan della serie saranno certamente molto lieti del lavoro svolto.

https://www.youtube.com/watch?v=OcUzwnA569M

Iniziamo dalle aggiunte più corpose. I ragazzi di Visual Concepts hanno deciso di pensare in grande, per NBA 2K22. Come di consueto la modalità “La Mia Carriera” rappresenta il piatto più succoso dell’offerta ludica, nonostante quest’anno sia affiancata da dei contorni tutt’altro che trascurabili. Al contrario degli episodi passati, in questo nuovo titolo il percorso verso la celebrità del proprio alter ego virtuale viene calato senza grossi preamboli all’interno dello spazio “social free roaming” che, per le edizioni next-gen (ovvero PS5 e Xbox Series X), assume le sembianze di una metropoli fatta e finita. Il progetto è davvero molto ambizioso e, infatti, come spesso accade alle scommesse dalla posta troppo alta non tutto, agli sviluppatori, è riuscito come probabilmente speravano, ma nel complesso il risultato finale è senza dubbio di altissimo livello. I Visual Concepts hanno indubbiamente lavorato per migliorare il format che debuttò nel corso del primo periodo di vita della nuova generazione di console. E, per certi versi, ci sono riusciti. Per molti altri, invece, hanno fatto il passo più lungo della gamba. La Città non è altro che un pantagruelico calderone ribollente di attività, in cui ognuno può plasmare il destino del proprio cestista digitale, quest’ultimo creato a partire dal consueto, sconfinato editor, a cui ormai i giocatori sono abituati da anni abituati. Quest’anno, infatti, le novità che accompagnano MP (questo il nome del giovane esordiente per il 2022) non mancano. Partendo dall’assunto secondo il quale ogni giocatore NBA che si rispetti è anche un “brand”, gli sviluppatori hanno parcellizzato la modalità principe del pacchetto in decine di attività diverse: abbigliamento, musica, allenamenti, social, sponsorship, il tutto declinato in un sistema di missioni del tutto inedito per il genere. In questo senso, gironzolando per la città sembra di trovarsi all’interno di una specie di sandbox in cui è possibile perdere il proprio tempo con una valanga di cose extra da fare come far shopping, giocare in uno dei tanti campetti sparsi qua e là, oppure a completare missioni principali, sfide secondarie, eventi settimanali e stagionali. Qualsiasi cosa, all’interno dello spazio condiviso può fornire ricompense, estetiche o in esperienza, con cui arricchire la vostra collezione. Inoltre, qualsiasi cosa facciate vi porta a guadagnare punti MVP, i quali servono sostanzialmente come un indicatore della popolarità all’interno della cerchia metropolitana. Insomma, il focus non sembra essere più sul “semplice” gioco del basket, perlomeno nella modalità La Mia Carriera. La palla a spicchi e le opportunità di perseguire diverse strade come la G League, il College o direttamente il draft della NBA ci sono sembrate relegate alla funzione di mero orpello, rispetto alla priorità che è quella di diventare il giocatore più popolare di sempre. Non a caso il protagonista parte già come YouTuber da strada con il pallino della fama… insomma, non ci si trova dinanzi a una grande storia di riscatto sportivo. Visual Concepts e 2K, così facendo però, sono riusciti a centrare l’obbiettivo: ossia quello di dare in pasto ai giocatori sempre affamati di contenuti inediti modi per passare il tempo. Questa virata verso un’esperienza ludica da GDR open world, potrebbe essere la dimensione ideale per rinnovare e svecchiare la serie e offrire un titolo ancora più longevo e appassionante. Detto ciò però c’è da dire che un’impostazione del genere va a snaturare un po’ l’essenza e il significato della Carriera. Infatti è molto facile perdersi e non seguire il filo degli eventi, prediligendo semplicemente il farming dei sempre onnipresenti VC points. Questo nuovo spazio metropolitano “open world”, ad ogni modo, soffre moltissimo anche sotto un altro punto di vista: quello tecnico. L’enorme mole processi, giocatori e attività da gestire fa singhiozzare persino la Xbox Series X. Lag, stuttering e pop up sono purtroppo onnipresenti quando si gira per la città. Insomma, spostarsi spesso diventa un’agonia. I Visual Concepts, inoltre, hanno dimostrato di non aver estrapolato le migliori caratteristiche del genere a cui si sono voluti ispirare, presentando una creatura ancora troppo ambiziosa e troppo grezza. In ogni caso lo sforzo è encomiabile e fa ben sperare per le edizioni future.

https://www.youtube.com/watch?v=-KDasyD5m1g&t=16s

Fra le varie modalità di gioco di NBA 2K22 è presente anche “The W”, ossia una sorta di carriera dedicata alle giocatrici della WNBA, il campionato femminile della NBA. Niente città, poca narrativa, tanto campo, allenamenti e microgestione della propria giocatrice. Anche sul parquet VC ha lavorato bene e si “sente” che si sta giocando ad un gioco diverso rispetto a quello dei colleghi uomini. Tutto, a partire dalle animazioni del palleggio al tiro, è diverso e bisogna reimparare a stare in campo, facendo girare di più la palla e apprezzando in questo modo questa variante della pallacanestro sicuramente meno spinta dal punto di vista fisico, ma non per questa meno vera. Anzi, il fatto che sia una modalità molto più asciutta rispetta a myPlayer consente di respirare molta più pallacanestro in The W rispetto che nella Città, dove, tra sponsor, rap, vestiti, capricci, litigi e cavolate varie si perde un po’ di vista il lato sportivo e affascinante dello sport in favore di quello commerciale. Un’altra modalità che è tornata invece pressoché invariata è myTeam, per semplificare una sorta di FUT, ma di NBA 2K22. Si tratta di una modalità che mescola il Fantasy Basketball con il gameplay di NBA 2K. Si parte sbustando un serie di pacchetti utile a formare un quintetto sensato, più le relative riserve. Queste saranno più o meno forti in base alla fortuna del giocatore, ma potranno essere potenziate con nuovi distintivi in grado di migliorare alcune loro statistiche, così da colmare alcune lacune o rendere inarrestabili i punti di forza. Anche in questo caso i soldi, quelli veri, possono velocizzare la creazione di team formidabili e composti da carte rarissime e potentissime, ma, a differenza del mioGiocatore, qui ci sono molte più possibilità per poter giocare liberamente in modo da accumulare risorse con le quali colmare più facilmente il gap con i giocatori paganti. La necessità, anche in questo caso, di monetizzare è visibile nella modalità Draft. Qui un giocatore compone in maniera casuale il proprio team e può continuare a utilizzarlo fino a quando non accumula 3 sconfitte. La modalità perfetta per chi cerca un qualcosa di leggero e veloce, che non necessiti necessariamente ore di grinding spinto. Peccato che il numero di ticket per accedervi gratuitamente sia limitato e i nuovi biglietti vadano comprati. Questa continua presenza di microtranzazioni ed elementi di questo genere rischia di far passare in secondo piano il fatto che, alla fine dei conti, ci troviamo di fronte a uno dei migliori giochi di basket di sempre. Le modalità sono tante e adatte a tutti i gusti, da coloro che amano il basket da strada a quelli che vogliono provare le emozioni di essere un General Manager di una franchigia NBA. Ci sono le squadre della WNBA, le squadre classiche e tutta una serie di contenuti che si modificano e aggiornano quasi in tempo reale in base alla stagione in corso. Per quello che concerne l’aspetto visivo, da un punto di vista puramente grafico, sulle console di nuova generazione ci troviamo davanti ad uno spettacolo che rasenta il fotorealismo. Soprattutto nelle fasi precedenti alla partita vera e propria, l’impostazione televisiva di riprese e menu ci regala l’illusione di essere sintonizzati per sbaglio su ESPN. Durante i match si palesa ancora, di tanto in tanto, l’eccessiva pesantezza con cui alcuni atleti si trascinano sul campo, ma complice il già citato maggior ritmo d’azione, anche questo è un difetto archiviato. I 4K e i 60 fps sono sempre garantiti anche se, durante le fasi d’esplorazione della città, come già detto, i cali di frame-rate conditi da qualche fastidioso bug come compenetrazioni di poligoni ecc… macchiano l’esperienza complessiva di gioco. Tirando le somme, con NBA 2K22 i ragazzi di Visual Concepts e 2K hanno riscritto pesantemente alcune delle dinamiche di gioco più importanti, portando su schermo un prodotto più bilanciato, equilibrato e che riesce a parlare veramente a tutte le tipologie di giocatori. Tra queste spiccano senza dubbio la difesa e il sistema di tiro, ora più chiare e soprattutto più accessibili e meno frustranti. A ciò si aggiunge il solito, strabordante, numero di modalità di gioco, quest’anno arricchite ulteriormente da tantissime chicche in grado di incrementare a dismisura la giocabilità sia in modalità offline che online, in primis MyTeam e MyCareer. Quest’ultima rappresenta il punto più alto della produzione made in 2K grazie ad un palese miglioramento del comparto tecnico; allo stesso tempo, però, contiene anche l’unico vero elemento negativo del gioco, ossia quella componente pay-to-win che inevitabilmente richiama l’attenzione del giocatore. In definitiva, se siete appassionati di basket quest’anno andate a colpo sicuro, quindi non pensateci su due volte e date fiducia a questo incredibile se pur non perfetto NBA 2K22 e siamo certi che non ve ne pentirete. Se invece siete curiosi di scoprire il mondo di gioco offerto dalla saga oppure vi avvicinate per la prima volta a un videogame del genere, quest’ultima edizione della saga 2K saprà farvi tuffare nell’incredibile mondo del basket contemporaneo e vi regalerà molte ore di sano divertimento sia da soli che online.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9
Sonoro: 8,5
Gameplay: 8,5
Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Scienza e Tecnologia

Luigi’s Mansion 2 HD, il titolo icona del 3DS torna su Switch in alta definizione

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 5 minuti
image_pdfimage_print

Luigi’s Mansion 2 ritorna, a più di 10 anni dalla sua uscita originale su Nintendo 3DS, in versione rimasterizzata per Nintendo Switch. Questa nuova edizione in alta definizione del piccolo capolavoro del colosso nipponico offre l’opportunità di rivivere una delle avventure più amate del fratello di Mario, con una veste grafica rinnovata e alcune migliorie tecniche. Ma come si comporta questo titolo del 2013 nel panorama videoludico attuale? Analizziamo nel dettaglio questa riedizione per scoprire se il fascino di Cupavalle resiste ancora alla prova del tempo oppure è destinato a soccombere sotto il peso degli anni. Seguendo in modo abbastanza diretto dal primo episodio, uscito su Game Cube nel lontano 2001, Luigi’s Mansion 2 HD (al tempo Luigi’s Mansion 2 o Luigi’s Mansion Dark Moon negli Usa) catapulta i giocatori nuovamente nell’avventura con un incipit decisamente semplice: dopo la vittoria dell’idraulico in verde nel primo capitolo, i fantasmi si sono acquietati e vivono in serenità con gli umani, permettendo al Professor Strambic di continuare i suoi studi con grande efficienza. Un “misterioso intervento esterno”, però, distrugge e frammenta la pietra a forma di luna che teneva sotto controllo gli spiriti, mandandoli in agitazione e costringendo lo scienziato a chiedere il soccorso del miglior acchiappafantasmi in circolazione. Così in men che non si dica quel fifone di Luigi si trova nuovamente impegnato a catturare spettri con aspirapolvere alla mano e gambe tremolanti. Questa volta però non si troverà più in una sola, vasta, magione, ma dovrà spostarsi in differenti aree per recuperare i pezzi del cristallo, scoprire chi si nasconde dietro le quinte e ripristinare tutto alla normalità, assicurandosi che nessuno dei suoi amici sia finito nei guai. Il tutto è possibile grazie al genio di Strambic, che oltre a essere il massimo esperto di fantasmi è anche riuscito a sviluppare una tecnologia chiamata “pixeltrasporto”, in grado di muovere Luigi da una parte all’altra del mondo sfruttando schermi e telecamere come veicolo. Da qui inizia un’avventura tendenzialmente in linea con gli altri episodi, che vede il buon Luigi esplorare ogni angolo delle location da lui visitate alla ricerca di tesori, chiavi, fantasmi e segreti: insomma, tutto il necessario per proseguire di livello in livello e soddisfare le richieste di Strambic. Idealmente la progressione ricorda un po’ quella di un metroidvania, in quanto c’è la libertà di muoversi in aree tutto sommato limitate, da sbloccare di volta in volta, mentre vengono mostrati al tempo stesso tanti passaggi apparentemente inaccessibili, muri misteriosi che sembrano nascondere qualcosa, stanze prive di accesso o sistemi di controllo che sembrano non rispondere alle sollecitazioni di chi gioca.

Luigi questa volta avrà insomma un bel da fare dovendo ripuloire ben cinque magioni infestate nel tentativo di ricomporre la pietra a forma di Luna e domare gli ectoplasmi aiutato dal fido aspirapolvere Poltergust 5000, versione potenziata del modello 3000 comparso in Luigi’s Mansion, e da una torcia multifunzione. Sulla carta per avere la meglio basterebbe “sparaflashare” gli evanescenti invasori per poi pescarli con l’aspirapolvere assecondando i loro movimenti. Nella pratica, però, i dispettosi fantasmi faranno di tutto per vendere cara la melma ricorrendo a trucchetti, armature o alla forza bruta: tutte cose che costringeranno i giocatori a indebolirli, aggirarli o quant’altro prima di poter procedere con la cattura. Su 3DS, come accennato, queste meccaniche soffrivano un poco i limiti del sistema di controllo, ma qui sono una vera goduria e bastano davvero pochi minuti per prenderci la mano e farsi trascinare dalla moltitudine di interazioni escogitata da Next Level Games e Nintendo per spremere fino all’ultima goccia le possibilità del Poltergust 5000 e il pensiero laterale dei giocatori. Il Poltergust 5000 nasce per aspirare i fantasmi, OK, ma nulla vieta di invertire il flusso e/o sfruttarlo per sollevare tappeti, afferrare tende, tovaglie e in generale passare al setaccio le magioni infestate svelandone i vari segreti o espugnandone le ricchezze in modo da potenziare il proprio arsenale. Sempre grazie all’aspirapolvere si può, ad esempio, afferrare oggetti congelati e trasportarli fino alla fiamma più vicina, oppure gonfiare dei palloncini e creare una piccola mongolfiera per raggiungere aree altrimenti inaccessibili; e queste sono solo alcune delle tante interazioni possibili per sfruttare o aggirare i limiti fisici del gioco. La torcia a sua volta non si limita a rendere vulnerabili gli spiriti ma consente di attivare interruttori e meccanismi, mentre l’Arcobaluce – sorta di versione “mariesca” degli ultravioletti – è in grado di svelare porte e oggetti nascosti aggiungendo di fatto una dimensione extra all’avventura, obbligando così il giocatore a prestare particolare attenzione a tubi mancanti, zerbini e persino ai complementi d’arredo apparentemente asimmetrici. Attorno a queste dinamiche gli sviluppatori hanno costruito un sistema di enigmi incredibilmente sofisticato; le missioni inizialmente appaiono circoscritte, ma col procedere del gioco diventano sempre più elaborate facendo “esplodere” il level design delle singole magioni e servendo alcune delle boss fight più creative mai viste in un videogioco Nintendo. Di contro il cuore dell’esperienza resta la caccia, e anche sotto questo aspetto dopo le prime semplici battute è necessario ricorrere all’astuzia e a tutte le opportunità offerte dai propri strumenti, senza contare le occasionali disinfestazioni da ragni, piante carnivore e altre simpatiche creaturine che infestano le aree di gioco.

Se il titolo originale ha proposto una più che discreta esperienza portatile, in questa occasione è opportuno chiedersi se e quanto abbia giovato la transizione a una nuova piattaforma. La risposta è a nostro avviso: decisamente più performante ma meno “peculiare” rispetto alla piccola console portatile della grande N. A livello puramente visivo, nulla da dire: pur non raggiungendo le vette di Luigi’s Mansion 3, questa edizione HD del secondo capitolo risulta comunque molto curata, potendo godere di modelli e texture ricreati da zero e un impatto scenico dovuto al cambio di proporzioni dello schermo decisamente più efficace. Molto bene invece per quello che concerne il lato controlli, che tornano a contemplare l’utilizzo dell’analogico destro (assente su 3DS) per rendere più agile il movimento che su portatile risultava piuttosto sacrificato. Forse il cambiamento più importante che il gioco ha vissuto in positivo. Esplorazione e combattimenti risultano quindi più fluidi e divertenti, così come tutte le prove “speciali” che vedono variare il gameplay. Dove si paga lo scotto è nella trasposizione dell’esperienza “stereoscopica” originale: in particolare basta vedere i boss, comunque tuttora apprezzabili, per cogliere come la messinscena sia frutto di un design collegato allo speciale effetto visivo offerto dallo schermo superiore di Nintendo 3DS, risultando sacrificata, se non quasi banalizzata, quando riprodotta in modo tradizionale. E’ necessario, quando si parla di Luigi’s Mansion 2 HD evidenziare due note sulla longevità e il multigiocatore. Per quanto concerne la durata, il titolo si assesta sui livelli del terzo capitolo, quindi intorno alle 10/15 ore per una partita classica, salendo se si va alla ricerca del completismo, sebbene il tutto possa risultare un po’ allungato per via del continuo “vai e vieni” dovuto alla struttura a missioni. Per quanto riguarda il multigiocatore tocca constatare come il tutto sia in linea con il titolo d’origine, mancando quindi di una modalità storia cooperativa e limitandosi invece alla Torre del Caos in cui collaborare fino a 4 giocatori, in wireless locale o online, per superare le tante e appassionanti sfide proposte. Tirando le somme, poter tornare a giocare a Luigi’s Mansion 2 HD è sempre un piacere, soprattutto perché in termini di level design, struttura degli enigmi e gestione dell’arsenale è sicuramente il capitolo più interessante della serie, persino al netto del terzo. In più il salto in avanti per quanto riguarda il sistema di controllo offerto a suo tempo da 3DS rappresenta una vera benedizione, persino più gradita del passaggio all’alta definizione. Certo, aggiornare anche il sistema dei salvataggi sarebbe stato un gradito cambiamento, ma tutto sommato non possiamo lamentarci. Tuttavia tra gioco base, contenuti extra e tutte le cose da fare per completare il titolo al cento per cento, ci sarà da spassarsela davvero per molte ore.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

Continua a leggere

Scienza e Tecnologia

iPhone pieghevole nel 2027, un nuovo brevetto online fa esplodere i rumors

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

iPhone pieghevole? Tornano i rumors. Le ultime indiscrezioni arrivano proprio da un nuovo brevetto che Apple ha registrato negli Stati Uniti. Il lancio però dovrebbe avvenire tra qualche anno, non prima del 2027. Il nome del documento, ripreso dal sito Cnet, è “dispositivi elettronici con display pieghevoli durevoli”, depositato nel 2021 ma concesso il 16 luglio di quest’anno. Al suo interno, alcune soluzioni che la Mela potrebbe seguire per realizzare l’iPhone Flip, ossia un telefono che si chiude a conchiglia, come il recente Motorola Razr 50 Ultra. Il testo elenca in modo dettagliato la presenza delle varie componenti del prodotto, dalla batteria alla ricarica wireless, connettività Bluetooth e Wi-Fi, display led o lcd, microfoni e sensori capacitivi, tattili e così via. C’è un riferimento esplicito ad un display pieghevole di 180 gradi, o completamente piatto, in linea con le declinazioni attualmente sul mercato anche a marchio Samsung e Oppo. Se sembra alquanto certo che Apple stia esplorando la possibilità di lanciarsi nel mercato dei pieghevoli, più dubbi sussistono sulle tempistiche. L’analista Ross Young ha affermato che un modello del genere è stato posticipato ad almeno il 2025. Più o meno la stessa tempistica suggerita dall’analista esperto di Apple, Ming Chi Kuo, che ha ribadito la possibile finestra di presentazione. C’è chi va anche oltre: i ricercatori di TrendForce sottolineano che le rigorose procedure di controllo qualità di Cupertino e l’aumento nella richiesta di pannelli flessibili porterà l’azienda a concludere un primo lotto di disponibilità dell’iPhone Flip non prima del 2027, quanto Samsung sarà alla nona generazione di Galaxy Z Flip. Insomma, stando alle nuove indiscrezioni nel futuro degli smartphone della Mela il dispositivo pieghevole sembra essere presente. Non resta altro che aspettare per saperne di più.

F.P.L.

Continua a leggere

Scienza e Tecnologia

Elden Ring: Shadow of the Erdtree, molto più che una semplice espansione

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 4 minuti
image_pdfimage_print

Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione enorme e sorprendente, che conferma la posizione di FromSoftware tra i migliori team di sviluppo in circolazione nel panorama videoludico contemporaneo. Il dlc (anche se chiamarlo così è riduttivo) è ovviamente disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, quindi tutti coloro che hanno potuto giocare a Elden Ring (qui la nostra recensione), potranno cimentarsi in questa nuova avventura e proseguire il loro cammino. Ricordiamo a tutti coloro che sono interessati a intraprendere questo nuovo viaggio che per entrare nell’universo offerto da Shadow of the Erdtree è necessario aver ucciso Radahn e Mohg. Una volta fatto ciò si deve interagire col bozzolo di Miquella, parlando prima con un NPC che si troverà proprio lì davanti. Essendo una macro-area da visitare dopo l’endgame, il livello di difficoltà dei nemici al suo interno è piuttosto sostenuto. Questo vuol dire che provare a esplorare stando al di sotto di un livello medio che si aggira attorno al 140, o addirittura di parecchio inferiore, si va incontro alla morte anche coi nemici più insignificanti. Prendere sotto gamba il livello è un errore da non fare in quanto per chi volesse provare l’ebbrezza di addentrarsi nel “nuovo mondo”, l’impatto sarà assolutamente traumatico. Gli antagonisti sono capaci di uccidere con uno o due colpi e le zone più avanzate, assieme a quelle segrete e ai boss facoltativi, risultano quasi impossibili da completare. Eppure Elden Ring Shadow of the Erdtree, così come il gioco principale, non è mai scorretto col giocatore. Ovviamente il titolo impartirà dure lezioni ancora una volta, ma quando si inizierà a comprendere il gioco delle minacce che piagano la Terra delle Ombre, affrontare ogni ostacolo sarà fonte di assoluta soddisfazione. Differentemente da quanto i più possano pensare, l’aumento di livello non è la chiave per poter dominare sul campo di battaglia. Stavolta From Software ha applicato una sorta di sistema di potenziamento interno all’espansione che funziona grossomodo come i pezzi di maschera già visti in Sekiro. Va da sé che le reali differenze durante l’avanzamento, e soprattutto durante gli scontri coi boss, si notano solo raccogliendo i frammenti sparsi per la mappa di gioco, taluni ben nascosti o accessibili solo dopo alcune fasi di sbarramento. Una volta fermi ai Luoghi di Grazia, si potrà consultare il menù arricchito con una nuova voce che consente di migliorare in modo permanente alcune delle statistiche passive. Questa scelta adottata per Elden Ring Shadow of the Erdtree ha una duplice funzione: non rendere il contenuto troppo semplice anche per i veterani e obbligare i giocatori a esplorare davvero a fondo ogni angolo di mappa. L’esperta FromSoftware non ha però reso semplice l’accesso a tutte le aree, e in questa espansione si percepisce un senso della scoperta ancora più meraviglioso e sbalorditivo, reso tale da un design delle aree molto più articolato e complesso.

Il Regno delle Ombre è una mappa affascinante e con un design complesso e raffinato che conquista. Tuttavia è doveroso fare una menzione speciale ai dungeon/legacy, che presentano le medesime qualità. Anche qui il team di From Software è riuscito a creare livelli pieni di anfratti, percorsi alternativi, uscite, scorciatoie e connessioni all’interno di architetture colossali e uniche. Tra quelle esplorate ce ne sono due in particolare che abbiamo apprezzato. Autentiche opere di ingegneria studiate nei minimi dettagli: dalla disposizione dei nemici a quella delle sezioni interconnesse con una naturalezza disarmante. Un altro aspetto positivo positivo di Elden Ring: Shadow of the Erdtree riguarda la significativa riduzione del numero di mini-dungeon. Ora ce ne saranno di meno, ma più interessanti, elaborati e complessi. Spesso con meccaniche uniche e con boss sempre differenti, che garantiranno uno stimolo costante per quanto concerne l’esplorazione. Altro punto di forza della produzione sono i boss. In Elden Ring: Shadow of the Erdtree ce ne sono circa una decina, e sono tutti assolutamente straordinari sia per design che per le meccaniche di combattimento. E’ davvero sorprendente vedere come il team di From Software continui a sorprendere la sua fan base con creature così imponenti e ricche di personalità, capaci di proporre battaglie uniche, intense e sempre molto complesse da affromntare. Oltre a quanto detto, quest’espansione di Elden Ring ha un altro merito, ovvero: riuscire a sorprendere anche per il numero smodato di armi, talismani e magie aggiuntive, oggetti peraltro pensati per modificare sensibilmente lo stile di qualunque giocatore. Si vede chiaramente che l’intento di FromSoftware nella Terra delle Ombre è stato chiaramente uno solo: offrire un gran quantitativo di strumenti adatti a ogni genere di build, dotati di mosse e poteri così unici da spingere i giocatori a testarli anche se non necessariamente ottimali. E se da una parte alcune combinazioni del gioco base restano spettacolarmente efficaci e difficilmente sostituibili, riteniamo che FromSoftware abbia davvero trovato la chiave di volta qui, perché è stato praticamente impossibile non cambiare varie volte specializzazioni ed equipaggiamento dinanzi a certe novità. Ci sono ben otto categorie di armi del tutto nuove, e alcune di queste coprono delle mancanze significative del gioco base. A tutto ciò va anche sommato un discreto numero di ottime nuove stregonerie e un mix incredibile di incantesimi Il risultato finale? Un vero paradiso per chi ama sperimentare con statistiche ed equipaggiamento. Tirando le somme, questo Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione incredibile, un lavoro di grande pregio che torna in parte alle origini dei souls, senza però tradire lo spirito del gioco base né abbandonare le caratteristiche che lo hanno fatto amare da così tanti giocatori. Si tratta di un lavoro impressionante, capace di stupire sia per il suo incredibile map design sia per la varietà delle novità introdotte. Impossibile, davanti a un’opera simile, non confermare il già notevole voto del gioco base. Impossibile lasciarselo sfuggire se avete amato il titolo originale.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9,5

Sonoro: 9,5

Gameplay: 9,5

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti