Napoli, ucciso a 19 anni “per uno sguardo di troppo”: troppa voglia di imitare serie tv e sentirsi boss

La cronaca racconta un’altra vita spezzata da chi ha bisogno di uccidere e rivendicare una presunta forza da capetto dei bulli falliti per accettarsi ed essere accettato in una società che continua a puzzare di marcio.

La cronaca. Un giovane di 19 anni, Francesco Pio Maimone, è stato ucciso a colpi di pistola nella notte a Napoli. L’omicidio è avvenuto nella zona degli chalet di Mergellina intorno alle 2,30. Maimone, ferito gravemente, è stato trasportato da conoscenti all’ospedale Vecchio Pellegrini dove però è morto. Indaga la Squadra Mobile della Questura di Napoli. Il ragazzo non è ritenuto appartenente alla criminalità organizzata. Secondo le prime risultanze investigative, Maimone sarebbe rimasto coinvolto – ma non è ancora chiaro in che modo – in un litigio tra giovanissimi per futili motivi, forse scoppiato per uno sguardo di troppo. I colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi davanti a un noto chioschetto della zona. La notte dello scorso 12 marzo la zona di Mergellina era stata teatro di un altro fatto di sangue, il ferimento di un giovane ritenuto legato alla camorra, colpito più volte mentre si trovava in auto. Molto gravi le ferite riportate: i killer l’hanno ferito gravemente all’addome e alla zona cervicale.

L’altra sera, ho finito di vedere una serie molto seguita dai ragazzi, una serie dove parlano in napoletano e dove probabilmente nell’ultima puntata, c’è un ragazzo che è grato alla “famiglia” del carcere minorile per avergli “insegnato a vivere”. La serie è fatta benissimo perché lancia anche il messaggio importante di contrastare la criminalità organizzata e che l’amore va oltre l’odio, la rivalità, la delinquenza e l’ho seguita tutta ma da persona cosciente che non è tutto oro quello che luccica. Il carcere dei minori non è affatto un posto dove un ragazzo dei voler desiderare di andare e di rimanere, non è un posto dove “si sta bene”, non è quello il posto dove si può pensare debba nascere una sana amicizia.

Tutto questo può anche succedere, soprattutto con i programmi di inclusione e sociali che fortunatamente aiutano (non sempre purtroppo) i ragazzi che delinquono a capire che hanno scelto una strada sbagliata e intraprendere un percorso diverso attraverso il confronto, il lavoro, il volontariato, la detenzione.

Purtroppo dovremmo interrogarci sulla necessità di offrire certi programmi tv solo se sostenuti da una corretta e massiccia campagna di sensibilizzazione e corretta informazione, altrimenti continueremo ad assistere a un incontrollabile escalation di cronache dove i ragazzi uccidono per uno sguardo di troppo. Troppo virale questa voglia di essere i protagonisti di una società sbagliata, studiamo altri esempi, facciamoci pure le serie tv, parliamo, scriviamo ma per favore non permettiamo che i nostri figli si lascino invaghire dei falsi miti che sono invece soltanto persone che hanno commesso errori enormi, addirittura spesso irreparabili.