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dI Christian Montagna
In seguito alla legge sul pre- dissesto alla cui discussione presero parte sindaci, aspiranti tali e tutti coloro che nella Pubblica amministrazione hanno il compito di governare la città, le tasse a Napoli risultano essere altissime.
Luigi De Magistris come Ignazio Marino dunque: il sindaco di Napoli, come è accaduto a Roma, ha chiesto un decreto per salvare la città. Una spiegazione ad una così elevata tassazione è senza dubbio il mancato pagamento da parte della popolazione. Se non pagano tutti, nelle casse dei Comuni non entrano soldi e si va in deficit. Una bomba ad orologeria pronta ad esplodere, secondo la Corte dei Conti, la città è fallita.
L’evasione fiscale è senza paragoni e le amministrazioni che si sono succedute negli anni ne hanno la colpa. Nella città del Vesuvio regna l’incapacità di riscossione delle imposte dovute, a livelli record intorno al quaranta per cento. A pagare il funzionamento della città dunque sono poco più della metà dei suoi abitanti. A risentire maggiormente dell’evasione sono le multe per infrazioni al codice stradale e le imposte sulla Tarsu e sull’Imu. Negli ultimi cinque anni, il 30% delle multe è stato cancellato. Un disagio questo vissuto dal Comune di Napoli che non sarà mai in grado di autofinanziarsi . L’incapacità di controllare e gestire i pagamenti dei cittadini saranno la causa del fallimento. Basti pensare che il pre-dissesto ha obbligato l’aumento delle aliquote dal 5 al 6 X mille per la prima casa e dal 7.6 al 10.6 X mille per gli altri immobili. La situazione dei conti del Comune è drammatica: 650 mln di euro di debiti fuori bilancio e 783 mln di euro di disavanzo di amministrazione. Cifre astronomiche che nemmeno Paperon de’ Paperoni potrebbe sanare. Per favorire introiti nelle casse comunali ,inoltre, come nel resto d’Italia e d’Europa, a Napoli è stata istituita la tassa sul turismo.
Tasse ai massimi storici dunque nel capoluogo campano a causa di quei furbetti che non adempiono ai doveri da cittadini.
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