Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
di Christian Montagna
Secondigliano- Nemmeno il tempo di contare i morti e concedergli una degna sepoltura che l'omicida, che due giorni fa uccise per futili motivi quattro persone e ne ferì gravemente sei, torna a far parlare di se. Secondigliano, quartiere alla periferia di Napoli, è ancora sconvolto da quanto è accaduto e forse ci vorrà tanto tempo prima di poter tornare alla normalità. Scene che soltanto nei film d'azione si erano viste, gli abitanti di quelle vie le hanno vissute in prima persona. C'è chi ha trovato riparo nei negozi, chi nascosto dietro le auto, chi dentro i blindati dei militari e chi ancora protetto dalle spalle dei militari: attimi di paura e tensione che hanno gettato nel panico tante persone segnando tante vite. I racconti sconcertanti dell'accaduto, le testimonianze di chi in qualche modo è riuscito a salvarsi, ora, pesano più che mai e raccontano una realtà malata e oscura di questa società. Un uomo, con lavoro stabile e dignitoso, con un tetto sicuro e apparantemente normale potrebbe mai arrivare a compiere una strage? Ebbene, da pochi giorni abbiamo avuto le risposte.
Dopo il dolore il pentimento: così Giulio Murolo, l’autore della strage di Secondigliano, ha chiesto perdono proclamandosi pentito. Dinanzi alla pm Roberta Simeone e accanto al suo legale, l’avvocato Carlo Bianco, Murolo si avvale della facoltà di non rispondere e sostiene di non ricordare coma siano realmente andati i fatti. Una strategia difensiva o la realtà dei fatti? Spetterà alla magistratura stabilirlo ed eventualmente concedere la perizia psichiatrica che l’avvocato chiederà a breve. L’atteggiamento dell’omicida è confuso, insicuro al punto da far pensare veramente ad una persona instabile.
Proprio in virtù di queste supposizioni, gli inquirenti hanno affermato di aver evitato una vera e propria uccisione di massa se solo avesse utilizzato le armi in possesso. Avrebbe potuto utilizzare il kalashnikov ritrovato sotto al letto con matricola abrasa comprato probabilmente al market delle armi a Secondigliano o le altre armi che sono state rinvenute nella sua abitazione, ma per fortuna, non lo ha fatto. Detenute solo in parte legalmente, il pistolero, attualmente accusato di strage, come armi aveva oltre al famigerato Ak47, quello usato nelle principali azioni di guerra consumate in mezzo mondo, un’arma clandestina, su cui oggi sono in corso accertamenti per verificarne la provenienza, due machete e circa seimila proiettili, in gran parte fabbricati in modo artigianale.
Correlati