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di Christian Montagna
Napoli – E’ appena trascorso un mese da quando, lo scorso 24 Settembre, nel quartiere di Fuorigrotta a Napoli, Nicola Barbato, poliziotto 46 enne fu brutalmente colpito dal criminale Raffaele Rende. Un mese di apprensione e angoscia per tutti quelli che hanno seguito questa vicenda. Inizialmente, come ricorderete, si è temuto per la vita del sovrintendente di polizia, che rischiava la paralisi. Una lunga riabilitazione all’ospedale Loreto Mare gli ha però permesso di superare il tutto egregiamente.
Proprio ieri, è stato trasferito ad Imola in un centro di riabilitazione per terminare le cure dove, sarà seguito da specialisti del Montecatone Rehabilitation Institute.
Trasportato all’aeroporto di Capodichino e imbarcato su un mezzo dell'aeronautica militare scortato da colleghi delle volanti della Questura, servizio falchi e dal Questore stesso, ha raggiunto la nuova meta che gli permetterà, si spera, di riprendersi alla grande.
La sparatoria. Napoli, 24 Settembre, quartiere Fuorigrotta: Nicola Barbato è impegnato in una operazione anti- racket all’esterno del negozio di giocattoli “Il Capriccio”. I due malviventi escono dal negozio e si accorgono degli agenti appostati in auto a fianco alla Cumana. Raggiungono la vettura dei poliziotti, uno dei due entra dentro e colpisce alla giugulare Nicola Barbato. Poi, la fuga. Sono attimi di terrore, alle ore 20 circa, quando il quartiere affollato, è sotto scacco dei criminali. Ne scaturisce una sparatoria con proiettili volanti che colpiscono anche l’insegna del negozio.
E’ caccia all’uomo in tutta la città: il primo dei due malviventi viene fermato poco dopo. Napoli diventa invivibile in quei giorni; una grande collaborazione tra forze dell’ordine e cittadini per incastrare il criminale. Nicola diventa un simbolo di riscatto per l’intera città, per quei napoletani onesti e stufi di finire sulle prime pagine dei giornali a causa della camorra. Il secondo responsabile, ormai latitante, Raffaele Rende, viene bloccato sabato 26 settembre a San Giovanni a Teduccio in un appartamento di un lontano parente. Arrestato insieme a lui lo stesso parente che lo aveva ospitato. “Rende sono io, non sparate”: sono queste le parole con cui accoglie gli inquirenti nella sua abitazione. Un curriculum criminale ricco di reati e illegalità, colorato dalla vicinanza al clan camorristico Baratto, attivo nella zona: è questo l’uomo che ha attentato alla vita del poliziotto. Non un pentimento, non una preoccupazione, Rende ammette di aver perso il controllo ma tenta di giustificarsi.
Consegnato nelle mani dello Stato, saranno i magistrati a fare giustizia al giovane poliziotto, che, durante un’operazione definita di routine, ha rischiato la vita.
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