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Editoriali

NAPOLI: SI PREPARA LA FIERA DEGLI AGENTI E RAPPRESENTANTI DI COMMERCIO

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Tempo di lettura 2 minuti “Forum Agenti Mediterraneo” il 14 e 15 marzo 2014 organizzata da Agent321

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Redazione
Napoli
–  Si terrà alla Mostra D’Oltremare di Napoli venerdì 14 e sabato 15 marzo la fiera Forum Agenti. La fiera degli agenti e dei rappresentanti di commercio sbarca nel capoluogo partenopeo, forte del successo della precedente edizione di Milano che ha visto la partecipazione di 169 imprese espositrici (italiane ed estere) e 6.721 agenti di commercio provenienti da tutta Italia. Forum Agenti ha scelto Napoli perché questa città rappresenta un fondamentale crocevia tra il Centro Italia e il Sud Italia ed è per le aziende una piazza importante ed appetibile al pari di Milano perché è un bacino ricco per numero di agenti commercio.
Basti pensare che nella regione Campania operano 25.000 agenti di commercio, 13.500 solo a Napoli, e che nel Meridione gli agenti in attività sono quasi 80.000, così suddivisi: Basilicata 1.800 agenti; Calabria 9.500 agenti; Molise: 1.100 agenti; Puglia: 19.000 agenti; Sicilia: 21.300 agenti (dati forniti dal Centro Studi di Agent321).  L’esclusività e la novità di un format come quello del Forum Agenti, la fiera internazionale dedicata ai colloqui di ricerca agenti di commercio, sono la chiave del notevole interesse da parte delle aziende e degli agenti. La formula dell’immediatezza delle selezioni ha rappresentato una vera opportunità di lavoro per il gran numero di agenti che sono usciti dal Forum di Milano con un contratto di rappresentanza firmato. La Fiera ha dunque fornito una risposta seria e concreta alle difficoltà di cui ha risentito la categoria degli agenti di commercio: evidenti cali del fatturato si sommano all’aumento delle spese che gravano sul loro lavoro, in primis carburante e pedaggi autostradali.

“Un dato che ci ha stupito, oltre a quello dei quasi settemila agenti che hanno partecipato a Milano – ha dichiarato Davide Ricci, Presidente di Agent321 – è rappresentato dalle 411 aziende visitatrici intervenute in Fiera per farsi un’idea della formula adottata dal Forum e interessate ai colloqui di ricerca agenti. Questo dimostra come sia tutt’altro che sopito l’interesse delle imprese (o case mandanti) nei confronti degli agenti di commercio e che questi ultimi siano ancora gli intermediari preferiti tra i produttori e l’utente finale. Del resto non va mai dimenticato che l’agente di commercio è l’unico lavoratore a ‘costo iniziale zero. Per l’azienda il costo dell’agente è certo e calcolabile in percentuale rispetto alle vendite promosse per conto della mandante e sulle somme effettivamente incassate».

Per un’azienda, l’agente di commercio è una risorsa in tutti i sensi: impiega il proprio tempo, le proprie tecniche di vendita e, soprattutto, i propri contatti (portafoglio clienti) a vantaggio della distribuzione dei prodotti, per conto e a favore dell’azienda mandante.

Il Forum Agenti “Mediterranneo” sarà anche l’occasione per presentare la nuova ricerca condotta dal Centro Studi di Agent321. L’organizzazione internazionale che cura il Forum Agenti ha, infatti, ultimato nei primi giorni del nuovo anno una ricerca su un campione di circa 400.000 agenti europei, ricerca che indicherà le variazioni dei trend nell’ambito dei settori merceologici trattati dagli agenti di commercio. Si tratta dunque di un’istantanea sui prodotti attualmente più richiesti sul mercato.

Dati Campania:

Napoli: circa 13.500 agenti

Avellino: circa 1.750 agenti

Benevento: circa 1.250 agenti

Salerno: circa 4.750 agenti

Caserta: circa 3.750 agenti

 

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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