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di Christian Montagna
Napoli
– In ogni zona, in ogni rione e in ogni angolo di strada, non c'è quartiere a Napoli che non rispetti la tradizione. Appoggiate su di un muro, arroccate sotto la roccia, in veri e propri vani, le cappelle con le immagini sacre qui spuntano ogni giorno come funghi. Pervasi da un profondissimo senso del sacro, i napoletani si classificano al primo posto per il rapporto quasi morboso con la religione.
E non c'è signora anziana che la domenica mattina non vada in chiesa! Il rapporto con le immagini sacre e con la religione è più sentito che mai. Quotidianamente, la presenza del divino è costante, crescente e quasi metafisica. Al mattino, si va in chiesa a recitare il rosario; il pomeriggio stessa cosa; la domenica si va alla messa e al cimitero. Antiche tradizioni tramandate di generazione in generazione che qui ancora sussistono. E come se sussistono!
E son guai se si dovesse venir meno nella pratica! Non c'è giovane di questa città che non abbia ricevuto almeno una volta la benedizione dai nonni prima di un esame o di una prova importante "A' Maronn t'accumpagn" (La Madonna ti accompagna). Esclamazioni queste che testimoniano la presenza delle figure divine in ogni circostanza. Anche nel linguaggio comune e nel dialetto, alcuni termini inerenti alla trinità e ai santi sono entrati a far parte del vocabolario usato anche dai più giovani. La figura che più di ogni altra ha trovato il suo enorme successo però è quella di Padre Pio. Qui, narrano la sua storia quasi come se lo avessero conosciuto di persona, lo idolatrano come se fosse un Dio ;ti raccontano aneddoti e storie inerenti la sua vita con un folclore e un rigore che nemmeno fossero stati suoi parenti.Non vi è una casa napoletana senza la sua immagine appesa al muro. Non esiste.
Per non parlare poi del Santo patrono Gennaro che ha condizionato intere e intere generazioni di nomi. Chi per devozione, chi per continuare la stirpe, la maggior parte ha scelto il suo nome per i propri figli. Nel portafogli, in macchina, nell'armadio, all'ingresso di casa, in garage, dove si può,si crea il piccolo spazio religioso. Così accade per le strade. Vere e proprie chiese in miniatura con tanto di altare, leggio e banchetti allestite in strada o in piccole stanze,al di fuori dei luoghi sacri. Soltanto nella zona delle Rampe Di Sant'Antonio a Posillipo, nel quartiere di Posillipo, abbiamo contato sei punti di raccolta sacri. Sono le cosiddette cappelle gestite con amore da anziane signore devote. Al loro interno foto di santi, foto di defunti, oggetti sacri, e fiori freschi tutti i giorni. Un modo per sentirsi vicino a Dio in ogni momento, anche uscendo semplicemente da casa. Un invasione religiosa totale che si ripercuote sulla vita di tutti i giorni.
Va detto però che in alcuni casi, l'aspetto religioso è dissociato dalla vita quotidiana. Anche questo accade nella folcloristica Napoli. Prima fra tutte, la camorra, simbolo per antonomasia della malavita, è molto legata alle figure sacre. Lo testimonia la cronologia degli arresti e i sequestri di ville dei grandi boss. Tutte, al loro interno avevano quadri, statue e persino piccole chiese. I grandi boss come testimoniano i numerosi documentari sulla malavita, pregano, vanno in chiesa e sono devoti. In questo caso però si parla di religiosità senza costrutto morale. Neppure il sacro infatti è stato risparmiato dalla malavita,sebbene la minaccia non fosse esplicita e di questo, ne sanno qualcosa i numerosi preti che ci hanno rimesso la vita.
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