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Cultura e Spettacoli

Napoli, Antonio Ligabue: in esposizione il simbolo della pittura naif d’Italia

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NAPOLI – Bellissima mostra a Napoli al Castel Nuovo – Maschio Angioino nella Cappella Palatina iniziata l’11 di ottobre fino al 28 gennaio, sono ospitate le opere del pittore Antonio Ligabue: oltre ottanta lavori tra dipinti, sculture e documentari. L’esposizione è promossa dal Comune di Napoli – Assessorato alla Cultura e al Turismo e con la collaborazione della fondazione Museo Antonio Ligabue di Gualtieri, è curata dal professor Sandro Parmiggiani e da Sergio Negri.

La mostra propone un excursus storico – critico all’attualità dell’opera di Ligabue che, seppur incentrata su pochi temi rappresenta ancor oggi uno degli artisti più interessanti dell’arte del Novecento.

Antonio Ligabue (1899-1965) è un pittore italiano ed è il simbolo stesso della pittura Naif d’Italia, perché l’artista non aveva formazione accademica. Dipingeva prevalentemente animali feroci ed esotici ambientati in paesaggi familiari, con una scelta cromatica che molti lo hanno accostato ai pittori
espressionisti e a Van Gogh. È l’artista per eccellenza fatto d’istinto, ll gruppo Nomadi gli dedicarono una canzone dal titolo “Dammi un bacio” scritta da Augusto Daolio. Anche artisti contemporanei gli hanno dedicato o una canzone come Fabri Fibra con “Il Rap nel mio paese” nel 2015 nell’album “Squallor”, il cantante Caparezza ha utilizzato un dipinto dell’artista “Testa di tigre” sul libretto dei testi dell’album “Museica” del 2015 Nel 1965, l’anno della morte venne realizzato un documentario dedicato alla sua esistenza di Raffaele Andreassi che ricevette anche l’Orso d’argento. Antonio Ligabue dipingeva animali perché era se stesso, per lui l’arte era il suo riscatto perché la vita lo aveva messo a dura prova, era stato abbandonata e denunciato dalla madre adottiva e rinchiuso anche in manicomio diverse volte colpa dei suoi scatti violenti. Quando cominciava un’opera avendo come soggetto un animale “s’immergeva” totalmente, infatti dipingeva emulando versi e movenze dell’animale in questione. I suoi dipinti erano ricchi di colore quasi a svelare al mondo la sua ingenuità, ma la stessa carica cromatica insieme al tratto si contraddiceva allo sguardo dei suoi autoritratti che potrebbero essere paragonabili ad uno dei soggetti dell’artista Theodore Géricault pittore francese dell’Ottocento che prevalentemente dipingeva personaggi con problematiche legate alla psiche, Ligabue quando si ritraeva rivelava tutta la sua sofferenza interiore e non aveva bisogno di parole. Con la pittura ha avuto un riscatto e l’arte era l’unica patria che riconosceva, le sue ansie, l’inquietudine ed l’emarginazione sociale che aveva sopportata la si legge tutta nelle sue opere. La mostra è composta da opere provenienti da collezioni private, l’artista ha vissuto una vita di stenti e molte volte le sue opere le regalava, oppure li vendeva per pochi soldi, adesso le sue opere valgono cifre consistenti, infatti sul mercato sono valutate sui due-trecentomila euro. “..Fugge il matto, occhi di gatto, che ha visto il diavolo…”, canzone dei Nomadi; “Dammi un bacio”

Giuseppina Ercole

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