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MORTI DA MENINGITE E LA MALAINFORMAZIONE

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L’inchiesta de l’Osservatore d’Italia sugli ultimi casi di meningite in Italia: morta la neonata di Bologna, colpita da meningite da streptococco, un caso di malasanità, la mamma era stato trovata positiva al tampone vaginale prima del parto, i Nas aprono un’inchiesta sui medici per omicidio colposo; morto ad Empoli un giovane ragazzo di tredici anni colpito da meningococco C, ma era stato vaccinato per lo stesso batterio; tre neonati di 2, 3 e 5 mesi ricoverati a Roma al Bambin Gesù per meningite ma non potevano avere per la piccola età anagrafica l’accesso alla copertura vaccinale. Il dr Girolamo Giannotta ci svela i segreti che si celano dietro i dati ufficiali, gli studi scientifici e la frode del calo delle vaccinazioni.

 

di Cinzia Marchegiani

Lo spettro delle malattie che possono uccidere i nostri figli è una leva che troppo spesso viene utilizzata a scopi non chiari, soprattutto quando a colpire il germe della paura sono tabella studiati ad hoc che lasciano lacune evidenti e grossolane sulle informazioni mediche e scientifiche profuse, diventando platealmente degli ossimori di notizie. E’ umano avere paura, ma alimentarla con false notizie, che creano ancora più confusione, destabilizza il lettore e soprattutto la fiducia verso le stesse istituzioni sanitarie. Quando un genitore stringe tra le sue braccia il proprio figlio, vorrebbe proteggerlo da qualsiasi male, ma i danni di una mala informazione spesso inducono a pensare che quelle morti potevano essere evitate attuando una buona vaccinazione…ma non è così come si vuole far credere. Nasce così la necessità di un’inchiesta sanitaria de l’Osservatore d’Italia, per scoprire cosa si cela dietro informazioni artefatte che con fendenti incomprensibili addebitano i casi di meningite avvenuti negli ultimi mesi in Italia… e purtroppo anche decessi (a detta di emeriti professionisti della carta stampata e della scienza) esclusivamente al calo delle vaccinazioni. Il nostro quotidiano non si accontenta di informazioni spicciole date per scontate e, come abbiamo dimostrato con lo scandalo del vaccino antinfluenzale scoperto inefficace, anche in questo caso, daremo ai nostri lettori importanti approfondimenti che inchiodano con atti documentali le bugie. I casi di Meningite riscontrati a Roma, fortunatamente non mortali e quello della piccola di 40 giorni deceduta a Bologna sono l’esempio concreto di quanto l’informazione genera mostri più grandi della malattia stessa, ed è un danno gravissimo, poiché si rischia di far passare il messaggio che il genitore può stare tranquillo e dormire sereno tra due grossi guanciali se il proprio figlio è super vaccinato. E’ l’effetto da “incantesimo della mala-informazione” grazie al quale mezze verità assemblate anche male tra loro, diventano la banale spiegazione di fatti gravi avvenuti nella sanità italiana, arrogandosi il pretesto di condizionare, e allo stesso tempo lenire, il panico generato, invitando i genitori a vaccinare i propri figli.

I CASI DI MENINGITE A ROMA
Il 20 febbraio 2015, il sito dell’ospedale Bambin Gesù, sotto un titolo inequivocabile, “Meningite: sotto accusa il calo delle vaccinazioni-Tre ricoveri per il batterio Haemophilus B, assente da anni” si informava che erano stati eseguiti ricoveri di tre lattanti, di 2, 3 e 5 mesi, uno dei quali in terapia intensiva per la criticità delle sue condizioni, contratto in contesti completamente diversi questa forma di meningite che si riteneva debellata. Alberto Villani, Responsabile di Pediatria Generale e Malattie Infettive del Bambino Gesù specificava, sempre nello stesso articolo, che per questa malattia c'è un vaccino specifico che protegge i bambini dal rischio di contrarla: “perciò riteniamo che la recrudescenza dei casi sia legata al calo delle vaccinazioni. In mancanza di vaccinazione, infatti, il batterio responsabile circola di più e, conseguentemente, colpisce in misura maggiore”. L’articolo poi menzionava a supporto di tali tesi che proprio per il calo delle vaccinazioni, all'inizio del 2015 l'Italia ha ricevuto un richiamo da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Il dato sulla diminuzione a livello nazionale è confermato dal Ministero della Salute secondo cui, nel nostro Paese, le coperture vaccinali hanno raggiunto il livello più basso degli ultimi dieci anni.

Molti genitori confusi da queste notizie hanno cercato informazioni più dettagliate perché non comprendevano la relazione fra i casi da meningite che comunque avevano colpito neonati, e lattanti, che per la loro età anagrafica, non potevano comunque accedere alle dosi dell’esavalente dove c’è anche quello per il batterio incriminato, ma soprattutto il nesso con il calo delle vaccinazioni.

EVIDENZE DELLE COPERTURE VACCINALI, OPS…NESSUN RIFERIMENTO AL BATTERIO HAEMOPHILUS B
Il Reparto di Epidemiologia delle malattie infettive, Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps), Istituto Superiore di Sanità con un documento accessibile a tutti pubblicato lo scorso 19 febbraio 2015 spiega nel dettaglio che proprio in merito alla pubblicazione da parte del ministero della Salute delle coperture vaccinali a 24 mesi d’età relative all’anno 2013 ad agosto 2014 e al recente richiamo da parte dell’Oms circa la riduzione delle coperture vaccinali (CV) per morbillo (non si parla di batterio HAEMOPHILUS B) nei bambini in Italia, molti organi di stampa hanno ripreso e amplificato le informazioni circa l’andamento delle coperture vaccinali nel nostro Paese. L’analisi dei dati del grafico di copertura per la prima dose di morbillo nel periodo 2006-2013 evidenzia che complessivamente non si sono registrate variazioni di rilievo della copertura media nazionale. La copertura era pari all’88,3% nel 2006 e all’88,1% nel 2013 e quindi la variazione percentuale nel periodo è pari a -0,2% (Figura 3). I dati specifici per regioni italiane nel periodo in esame evidenziano come le coperture vaccinali per morbillo sono migliorate in quelle regioni che partivano da coperture più basse e si sono stabilizzate o sono diminuite in quelle regioni che le avevano più elevate, con il risultato di una variazione annuale nazionale pari a 0 nel periodo in esame. Ma c’è di più, analizzando un periodo più lungo (dal 2000 al 2013), si evidenzia che la copertura vaccinale per tre dosi di antipolio ha subito nel corso degli anni piccole oscillazioni in positivo e in negativo, ma rimane pressoché costante e superiore al 95%. I dati che riguardano invece le coperture vaccinali per il morbillo sono aumentate progressivamente fino al 2008, quando hanno raggiunto un plateau del 90%. Al 2013 la copertura vaccinale è dell’88,1% contro il 74,1% dell’anno 2000, quindi c’è stata una crescita di 14 punti percentuali…insomma un aumento considerevole nel totale.

CASO DECESSO NEONATA PER MENINGITE A BOLOGNA
La piccola Miram, il 16 febbraio 2015, appena un mese dalla sua nascita era stata portata d’urgenza al pronto soccorso pediatrico del Maggiore di Bologna, dove veniva dimessa per influenza. La bimba è morta per meningite lo scorso venerdì 27 febbraio causata dal batterio streptococco. L’indagine dei Nas hanno permesso l’accesso alle cartelle cliniche con cui si è scoperto che la madre era portatrice di questo batterio, dal tampone vaginale che si effettua prima del parto era risultata positiva allo streptococco di gruppo B. In questo caso si sta cercando di capire quali sono le crepe per cui non è stata somministrata la profilassi vaccinale, scoprire insomma dove si è inserito il corto circuito delle informazioni negli ospedali. Un grave danno di malasanità che finisce in cronaca con la perdita una piccola vita.

CASO DECESSO AD EMPOLI PER MENIGOCOCCO DI TIPO C, IL RAGAZZO PERO’ ERA VACCINATO
Giovanni Locci, si legge sui giornali locali, è morto per una meningite di tipo "C", la stessa per cui era vaccinato. E' questo il responso dell'analisi svolta dal laboratorio specializzato dell'ospedale pediatrico Meyer in seguito alla morte del tredicenne di Bassa, arrivato in condizioni disperate al San Giuseppe di Empoli la notte di sabato 7 febbraio 2015.
Questi fatti di cronaca fotografano come spesso le tragedie vengono strumentalizzate per allertare la popolazione sui cali vaccinali, che invece non hanno in questo caso la paternità dei decessi, mentre il più delle volte trattasi di assurda malasanità, o addirittura incapacità del vaccino ad immunizzare, che invero non trova volontà di aprire un’indagine scientifica.

In questo marasma di mala informazione, ci viene incontro il dott. Girolamo Giannotta, pediatra di lungo corso, che in materia di vaccini e vaccinazione non lascia nulla al caso. La meningite rimane una malattia che terrorizza qualsiasi genitore, ma spesso si pensa che basti un vaccino per essere immuni. Partendo dal caso romano, che ha colpito tre bambini di 2, 3 e 5 mesi di vita, cosa si poteva fare? E’ vero che è legato al calo di vaccinazioni?
Analizzando i dati utili che provengono dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che riguardano la sorveglianza delle malattie batteriche invasive aggiornati al 31 ottobre 2014, si scopre che il numero dei casi di infezioni invasive (meningiti e sepsi) da Haemophilus influenzae rimane limitato, sebbene si osservi un lievissimo incremento dell’incidenza nel corso degli ultimi 3 anni (da 0,08 casi per 100.000 nel 2011 a 0,13 nel 2013). L’incidenza è bassa in tutte le fasce di età, ma più elevata nel primo anno di vita e negli anziani. Relativamente al quadro clinico, oltre il 65% dei casi riportati nei diversi anni presenta sepsi. I casi dovuti al sierotipo b, gli unici prevenibili mediante vaccinazione, si mantengono rari (nessun caso nel 2011, 6 casi nel 2012, 5 casi nel 2013). Tra questi, solo due casi insorti in bambini vaccinati contro H. influenzae soddisfano i criteri per la definizione di fallimento vaccinale. Dei 5 casi segnalati nel 2013, due casi sono fallimento vaccinale (1 bambino di un anno, vaccinato con una dose e un bambino di 10 mesi vaccinato con 2 dosi).

Cosa significa i termini di copertura vaccinale?
Il numero dei casi di meningite dovute ad H. influenzae nel 2013 si riferiscono a cinque casi e sono quasi ugualmente distribuiti tra vaccinati e non vaccinati. Detta in altri termini, la vaccinazione non ha potuto evitare la meningite a quei due soggetti vaccinati, ma non immunizzati. In merito ai bambini invece ricoverati al Bambin Gesù, erano troppo piccoli per essere ritenuti completamente immunizzati contro l’Haemophilus influenzae (non conosciamo il loro stato vaccinale ma quelli di 2 e di 3 mesi al massimo possono aver avuto una dose, e nella migliore delle ipotesi quello di 5 ne ha potuto ricevere 2), e quindi non si può imputare la loro meningite ad un calo vaccinale, che non vi è stato, per i limiti prima indicati.

Il caso di meningite da meningococco di tipo C, i dati ufficiali cosa riportano?                                                                                                                                                                                                                                                    In sintesi, nel 2013 sono stati segnalati 162 casi di malattia invasiva da meningococco. L’incidenza della malattia invasiva da meningococco è maggiore nella fascia di età 0-4 anni e in particolare nel primo anno di vita in cui l’incidenza supera i 3 casi per 100.000. Però nel primo anno di vita non si vaccina contro il meningococco C che è quindi libero d’agire. Spesso i genitori allarmati dai lanci di agenzia vanno in tilt, e non comprendono che i bambini piccoli, non possono ricevere questo vaccino e non sempre la vaccinazione copre tutti i tipi di meningiti. Il caso invece della malattia invasiva da pneumococco, i dati segnalati sempre nell’anno 2013, citano 963 casi segnalati. L’incidenza nella fascia di età 1-4 anni è in incremento rispetto al 2000, ed in decremento rispetto al 2011 che comunque non inverte il trend in ascesa dal 2000, a dispetto dell’intensa campagna vaccinale. Certo esiste il 5° anno che loro includono nei calcoli, ma non credo sposti i termini del problema. Inoltre, il numero complessivo delle infezioni invasive da pneumococco rimane elevato anche in Regioni che nel 2012 mostravano coperture per la vaccinazione pneumococcica al di sopra dell’85% nei bambini fino a 24 mesi, come Piemonte ed Emilia-Romagna. Senza ombra di dubbio, con lo pneumococco sta succedendo qualcosa che non sappiamo. I casi totali sono praticamente quadruplicati, l’incidenza nella popolazione generale è quadruplicata dal 2000 al 2013 (0,4 vis 1,61) e l’incidenza nella fascia di età 1-4 anni è in incremento nel periodo 2000-2013 (1,25 vis 1,76), anche se la situazione era peggiore nel 2011. 


Dr Giannotta, ci fa una panoramica dettagliata del vaccino esavalente ed anti-meningite
Attualmente il vaccino esavalente somministrato ai bambini è Infanrix-hexa. E’ un vaccino adsorbito contro Difterite, Tetano, Pertosse, Epatite B, virus Polio e batterio Haemophilus influenzae tipo b (Hib). Gli adiuvanti sono i Sali d’alluminio per un ammontare complessivo di 0,82 milligrammi a dose. Il vaccino può contenere tracce di formaldeide, neomicina e polimixina che sono impiegate durante il processo di produzione.
Il ciclo vaccinale di base prevede tre iniezioni da effettuare durante il primo anno di vita e da eseguire al 3°, 5° ed 11° mese (3).
Lo studio olandese (van Alphen L., Spanjaard L., van der Ende A., Schurman I., Dankert J. Effect of nationwide vaccination of 3-month-old infants in The Netherlands with conjugate Haemophilus influenzae type b vaccine: High efficacy and lack of herd immunity. J Pediatr 1997; 131: 869-73) conclude affermando che la capacità del vaccino coniugato (contro l’H. influenzae di tipo b) di prevenire la meningite è del 99.4%, in bambini vaccinati con 2 o più dosi. La lettura degli stessi risultati però dice che nel periodo della campagna vaccinale i casi di meningite da H. influenzae tipo b erano 22, rispetto ai 342 dell’era pre-vaccinale. Come si vede i numeri sono molto piccoli e non bisogna ingigantirli anche se si tratta di malattie serie. Ma la cosa importante sta nel fatto che due bambini con meningite da H. influenzae tipo b erano stati vaccinati tre volte, 13 avevano ricevuto una sola dose o nessuna dose, e 7 non erano vaccinati. Come è evidente anche i vaccinati con tre dosi di vaccino anti-H. influenzae tipo b possono contrarre la meningite da H. influenzae tipo b. Ma, ripeto, sono sempre piccoli numeri e testimoniano piccole verità.
Per il Meningococco C, l’unica dose prevista dalla schedula vaccinale italiana si deve effettuare all’età di 13 mesi. Ne deriva che nessun bambino prima dei 13 mesi può avere una vaccinazione contro il meningococco C e per tale motivo gli eventuali casi di meningite di questo tipo, insorti prima di quell’età, non possono essere addebitabili alla mancata vaccinazione, poiché in caso contrario si ingannano i lettori.

Ci sono studi che dimostrano l’inefficacia di alcuni vaccini per meningite e di quale tipo?
L’agenzia per la salute pubblica del Canada (http://www.phac-aspc.gc.ca/publicat/cig-gci/p04-meni-eng.php), dice che l’efficacia del vaccino anti-Meningococco C è del 97% all’interno di un anno dalla vaccinazione, ma decresce al 68% dopo un anno. Poiché la dose vaccinale è unica e dopo un anno dalla vaccinazione almeno 3 bambini su 10 sono scoperti, non si capisce il razionale di questo programma vaccinale, anche in considerazione del fatto che l’immunità svanisce col tempo. Anche le autorità canadesi si appellano al beneficio aleatorio della “herd immunity” il cui razionale, od irrazionale, starebbe nel fatto che i componenti di un gregge immunizzato al 96% conferiscono protezione al rimanente 4% del gregge. Cosa assolutamente assurda visto che non si vaccina il 96% del gregge, che il gregge è alimentato dai nuovi nati non vaccinati per limiti di età, che non tutti i vaccinati si immunizzano e che l’efficacia del vaccino svanisce nel tempo, già a partire da un anno dopo, ed alla luce del fatto che la dose è singola. Oltre questi limiti, va riconosciuto che la campagna vaccinale ha prodotto nel periodo 2000-2013 un calo dell’incidenza nella fascia d’età di 1-4 anni (2,8 vis 1,08).

Perché vaccinare non equivale ad immunizzare?
L’atto della vaccinazione è una meccanica procedura che porta ad iniettare una miscela precostituita di antigene ed adiuvante che si prefigge il teorico scopo di evocare una risposta immunitaria protettiva nei riguardi dell’antigene introdotto, che è simile a quello del germe o della tossina contro i quali desideriamo produrre la sospirata risposta immunitaria. Anche se non è sempre così, spesso è così. Ma il nostro progetto vaccinale deve fare i conti col nostro sistema immunitario che percorre le sue tappe evolutive secondo modalità che ai più sono sconosciute. Solo per sommi capi, il sistema immunitario del piccolo bambino ha deficienze specifiche dovute alla sua immaturità ed ha un supporto specifico ed allargato che è stato precostituito in gravidanza. Per chi non ha dimestichezza con la sostanza vaccinale, le cose possono essere semplicisticamente poste ed all’iniezione del vaccino deve corrispondere l’automatica elaborazione di una risposta immunitaria protettiva. Purtroppo, l’antigene vaccinale non ha nessuna possibilità di evocare una risposta immunitaria adattativa in assenza dell’adiuvante che ha il compito di provocare un processo infiammatorio idoneo a stimolare la risposta immune innata dalla quale dipende indissolubilmente la risposta adattativa (generalmente la produzione di un anticorpo specifico contro l’antigene vaccinale). Anche in queste idilliache condizioni, spesso le cose non vanno come si desidera e la risposta immunitaria può essere lenta a venire, può non essere ottimale in tutti i casi e manca in altri.

Come si fa a riconoscere questa malattia, qual è la clinica delle meningiti?
Molto spesso la meningite batterica è il risultato della disseminazione ematogena dei microrganismi che partono da un sito distante (Nelson Textbook of Pediatrics. Acute Bacterial Meningitis Beyond the Neonatal Period. Chapter 595.1: 2087-2095, 2011). La batteriemia (presenza dei batteri nel sangue) usualmente precede la meningite od è concomitante. Spesso la colonizzazione batterica del nasofaringe, da parte di un microrganismo potenzialmente patogeno, rappresenta il sito dal quale origina la batteriemia. In altre parole, spesso il batterio colonizza gola e naso per poi accedere al sangue ed arrivare al cervello. Attraverso i plessi coroidei dei ventricoli laterali (qui la barriera emato-encefalica è più permissiva) e le meningi, i batteri possono accedere al sistema nervoso centrale e circolare nei vari compartimenti, compreso il liquor e gli spazi subaracnoidei.
Per noi è fondamentale capire quando siamo in presenza di questo drammatico quadro. Innanzitutto, l’esordio della meningite acuta ha 2 pattern predominanti. Il più drammatico e, fortunatamente, meno comune, contempla un brutale inizio con i sintomi di un quadro di shock rapidamente progressivo con porpora (macchie rosse sulla pelle che non scompaiono alla pressione esercitata sulla cute con un vetrino o con un bicchiere di vetro a casa del paziente, mezzo di medicina di campagna decisamente efficace), coagulazione intravascolare disseminata, ridotti livelli di coscienza che spesso esitano nel coma progressivo e si concludono con la morte del paziente entro le 24 ore dall’esordio.
Per nostra fortuna, e per fortuna relativa del paziente, molto spesso l’esordio della meningite è preceduto da diversi giorni di febbre accompagnata da sintomi respiratori alti (raffreddore, tosse, lacrimazione, mal di gola) o da disturbi gastrointestinali (vomito, diarrea, dolori addominali) seguiti da segni non specifici di infezione del sistema nervoso centrale, quali, sonnolenza eccessiva ed irritabilità. È questo secondo tipo d’esordio che “i giornalisti del clamore” non conoscono e li induce a gridare allo scandalo e tuonare contro la classe medica.
È del tutto evidente che detti sintomi sono simil-infuenzali e possono essere etichettati come influenzali senza per questo chiamare inappropriatamente in causa la malasanità. Solo la comparsa di sonnolenza eccessiva e di irritabilità inducono il sospetto che porta il medico a cercare i segni neurologici nel paziente. I segni dell’irritazione delle meningi (rigidità e dolore nucale) possono anche mancare nel piccolo lattante, dove è più facile trovare la testa che cade e la fontanella bregmatica bombata. Nel bimbo più grande si deve ricercare il segno di Kernig (si porta a 90° l’anca e poi si estende la gamba che provoca dolore) e quello di Brudzinski (si flette il collo del paziente supino e si verifica una flessione automatica del ginocchio). Da notare che questi due segni possono non essere sempre presenti fino ai 18 mesi di vita. In realtà, febbre, mal di testa e rigidità nucale sono presenti solo nel 40% degli adulti con meningite batterica. Le convulsioni sono presenti nel 20-30% dei casi di meningite e se si presentano entro i primi 4 giorni non hanno un pessimo significato prognostico.
Il resto, è pertinenza della medicina ospedaliera, poiché a noi spetta l’ingrato compito di scoprire il secondo pattern nel più breve tempo possibile ricordando di valutare con più attenzione la sonnolenza e l’eccessiva irritabilità del bambino, che spesso esiste anche in assenza di malattia specifica.

Termina questo viaggio importante che l’Osservatore d’Italia dedica alle famiglie, affinché le paure giustificate, non diventino una corsa irrefrenabile ad un ausilio medico che spesso non può difendere dalla mala informazione, colpevole di generare mostri più grandi delle stesse temute malattie, e non sempre quello che si legge “E’ così se vi pare”.

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Elden Ring: Shadow of the Erdtree, molto più che una semplice espansione

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Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione enorme e sorprendente, che conferma la posizione di FromSoftware tra i migliori team di sviluppo in circolazione nel panorama videoludico contemporaneo. Il dlc (anche se chiamarlo così è riduttivo) è ovviamente disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, quindi tutti coloro che hanno potuto giocare a Elden Ring (qui la nostra recensione), potranno cimentarsi in questa nuova avventura e proseguire il loro cammino. Ricordiamo a tutti coloro che sono interessati a intraprendere questo nuovo viaggio che per entrare nell’universo offerto da Shadow of the Erdtree è necessario aver ucciso Radahn e Mohg. Una volta fatto ciò si deve interagire col bozzolo di Miquella, parlando prima con un NPC che si troverà proprio lì davanti. Essendo una macro-area da visitare dopo l’endgame, il livello di difficoltà dei nemici al suo interno è piuttosto sostenuto. Questo vuol dire che provare a esplorare stando al di sotto di un livello medio che si aggira attorno al 140, o addirittura di parecchio inferiore, si va incontro alla morte anche coi nemici più insignificanti. Prendere sotto gamba il livello è un errore da non fare in quanto per chi volesse provare l’ebbrezza di addentrarsi nel “nuovo mondo”, l’impatto sarà assolutamente traumatico. Gli antagonisti sono capaci di uccidere con uno o due colpi e le zone più avanzate, assieme a quelle segrete e ai boss facoltativi, risultano quasi impossibili da completare. Eppure Elden Ring Shadow of the Erdtree, così come il gioco principale, non è mai scorretto col giocatore. Ovviamente il titolo impartirà dure lezioni ancora una volta, ma quando si inizierà a comprendere il gioco delle minacce che piagano la Terra delle Ombre, affrontare ogni ostacolo sarà fonte di assoluta soddisfazione. Differentemente da quanto i più possano pensare, l’aumento di livello non è la chiave per poter dominare sul campo di battaglia. Stavolta From Software ha applicato una sorta di sistema di potenziamento interno all’espansione che funziona grossomodo come i pezzi di maschera già visti in Sekiro. Va da sé che le reali differenze durante l’avanzamento, e soprattutto durante gli scontri coi boss, si notano solo raccogliendo i frammenti sparsi per la mappa di gioco, taluni ben nascosti o accessibili solo dopo alcune fasi di sbarramento. Una volta fermi ai Luoghi di Grazia, si potrà consultare il menù arricchito con una nuova voce che consente di migliorare in modo permanente alcune delle statistiche passive. Questa scelta adottata per Elden Ring Shadow of the Erdtree ha una duplice funzione: non rendere il contenuto troppo semplice anche per i veterani e obbligare i giocatori a esplorare davvero a fondo ogni angolo di mappa. L’esperta FromSoftware non ha però reso semplice l’accesso a tutte le aree, e in questa espansione si percepisce un senso della scoperta ancora più meraviglioso e sbalorditivo, reso tale da un design delle aree molto più articolato e complesso.

Il Regno delle Ombre è una mappa affascinante e con un design complesso e raffinato che conquista. Tuttavia è doveroso fare una menzione speciale ai dungeon/legacy, che presentano le medesime qualità. Anche qui il team di From Software è riuscito a creare livelli pieni di anfratti, percorsi alternativi, uscite, scorciatoie e connessioni all’interno di architetture colossali e uniche. Tra quelle esplorate ce ne sono due in particolare che abbiamo apprezzato. Autentiche opere di ingegneria studiate nei minimi dettagli: dalla disposizione dei nemici a quella delle sezioni interconnesse con una naturalezza disarmante. Un altro aspetto positivo positivo di Elden Ring: Shadow of the Erdtree riguarda la significativa riduzione del numero di mini-dungeon. Ora ce ne saranno di meno, ma più interessanti, elaborati e complessi. Spesso con meccaniche uniche e con boss sempre differenti, che garantiranno uno stimolo costante per quanto concerne l’esplorazione. Altro punto di forza della produzione sono i boss. In Elden Ring: Shadow of the Erdtree ce ne sono circa una decina, e sono tutti assolutamente straordinari sia per design che per le meccaniche di combattimento. E’ davvero sorprendente vedere come il team di From Software continui a sorprendere la sua fan base con creature così imponenti e ricche di personalità, capaci di proporre battaglie uniche, intense e sempre molto complesse da affromntare. Oltre a quanto detto, quest’espansione di Elden Ring ha un altro merito, ovvero: riuscire a sorprendere anche per il numero smodato di armi, talismani e magie aggiuntive, oggetti peraltro pensati per modificare sensibilmente lo stile di qualunque giocatore. Si vede chiaramente che l’intento di FromSoftware nella Terra delle Ombre è stato chiaramente uno solo: offrire un gran quantitativo di strumenti adatti a ogni genere di build, dotati di mosse e poteri così unici da spingere i giocatori a testarli anche se non necessariamente ottimali. E se da una parte alcune combinazioni del gioco base restano spettacolarmente efficaci e difficilmente sostituibili, riteniamo che FromSoftware abbia davvero trovato la chiave di volta qui, perché è stato praticamente impossibile non cambiare varie volte specializzazioni ed equipaggiamento dinanzi a certe novità. Ci sono ben otto categorie di armi del tutto nuove, e alcune di queste coprono delle mancanze significative del gioco base. A tutto ciò va anche sommato un discreto numero di ottime nuove stregonerie e un mix incredibile di incantesimi Il risultato finale? Un vero paradiso per chi ama sperimentare con statistiche ed equipaggiamento. Tirando le somme, questo Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione incredibile, un lavoro di grande pregio che torna in parte alle origini dei souls, senza però tradire lo spirito del gioco base né abbandonare le caratteristiche che lo hanno fatto amare da così tanti giocatori. Si tratta di un lavoro impressionante, capace di stupire sia per il suo incredibile map design sia per la varietà delle novità introdotte. Impossibile, davanti a un’opera simile, non confermare il già notevole voto del gioco base. Impossibile lasciarselo sfuggire se avete amato il titolo originale.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9,5

Sonoro: 9,5

Gameplay: 9,5

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise

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Samsung, Qualcomm e Google unite nel nome del metaverso

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Durante l’evento Unpacked svoltosi a Parigi, Samsung ha confermato lo sviluppo di un visore per la realtà mista. Dopo aver svelato i Galaxy Z Fold e Z Flip di sesta generazione, smartphone pieghevoli del gruppo, l’azienda ha aggiornato le tempistiche di presentazione del suo progetto di metaverso, che coinvolge anche Google e Qualcomm. La prima fornirà una versione adattata di Android per la realtà virtuale e aumentata, due termini che insieme vengono ottimizzati in “realtà mista”, mentre sarà delegata a Qualcomm la realizzazione dell’hardware che potenzierà il dispositivo. Non si hanno altre notizie in merito se non che tutte le compagnie prevedono di lavorare sodo per portare sul mercato il prodotto entro le festività natalizie. Vale la pena ricordare che parte della catena produttiva di Samsung è attualmente sotto pressione, con i dipendenti sudcoreani che stanno scioperando a oltranza per questioni economiche. Stando a quanto viene riportato sul sito Sammobile, Il visore “XR” potrebbe usare due schermi Micro Oled costruiti dalla sussidiaria di Samsung Display chiamata eMagin. “Sarà probabilmente un dispositivo di fascia alta e funzionerà con gli smartphone Galaxy (e probabilmente con i laptop)” scrive il portale. Dubbi sul prezzo, visto che Samsung potrebbe posizionare il visore in una fascia più accessibile di Apple, che attualmente vende i Vision Pro a partire da 3.500 dollari. Non resta altro che aspettare e scoprire tutte le novità e le possibilità legate a questo importantissimo quanto innovativo settore.

F.P.L.

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Destiny 2 la Forma Ultima, lo splendido finale di un capolavoro lungo dieci anni

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Destiny 2 La Forma Ultima è il nuovo contenuto a pagamento stagionale dedicato all’universo di Bungie. Il gioco, che ha visto muovere i passi di milioni di guardiani sulla leggendaria torre ha infatti compiuto 10 anni, e proprio con questo nuovo capitolo della storia si chiude una parentesi enorme della storia del gaming. Intendiamo, il brand Destiny continuerà ad esistere, ma il ciclo della storia principale pare essere arrivato a un punto definitivo. Quindi alla domanda ma Destiny è finito? La risposta è no, ad essere finito il ciclo della saga della luce e dell’oscurità che dal 9 settembre 2014 è stata la base dell’intreccio narrativo. La Forma Ultima è stata pubblicata nella giornata del 4 giugno 2024 su PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One e Xbox Series X/S, ma i guardiani avranno ancora molto da fare poiché gli sviluppatori hanno già annunciato tre episodi, i quali fungeranno da sequel per gli avvenimenti successi nel DLC tanto atteso dalla community. Inoltre, la software house statunitense ha già annunciato l’Anno 11, con il nome in codice di Frontiere. Ma pensiamo al presente: la storia che Bungie propone in questo ultimo episodio della saga è davvero entusiasmante, poiché propone una campagna narrativa pronta a trasportare i giocatori nel Pallido Cuore del Viaggiatore, con l’unico obiettivo di fermare il Testimone, il principale antagonista di lunga data di Destiny 2. Quest’ultimo è molto pericoloso perché il suo potere gli permette di manipolare la realtà. È chiaro fin da subito che Bungie ha adottato un approccio differente rispetto ai capitoli giocati nelle espansioni scorse, applicando magistralmente le lezioni apprese dalle stagioni più di successo, che hanno enfatizzato maggiormente l’umanità e il background dei personaggi piuttosto che perdersi su altro. Oltretutto, avendola giocata dall’inizio alla fine a difficoltà leggendaria e anche con un certo coinvolgimento, possiamo senza dubbio affermare che la Forma Ultima rappresenta la migliore espansione che Destiny abbia mai offerto. Sebbene la scrittura si sia rivelata piuttosto lineare, ci ha fatto davvero piacere vivere come Guardiani l’esperienza che è poi culminata nello scontro con il Testimone. Uno dei principali punti di forza di questa trama, e della campagna in generale, è stata inoltre la stessa ambientazione. Destiny 2 ci ha abituato a viaggiare per lo spazio, a esplorare pianeti sconosciuti durante il corso delle espansioni pubblicate per il gioco, tuttavia oggi con la Forma Ultima, il Cuore Pallido si è rivelato semplice quanto efficace, dato che proponeva un luogo strano, a tratti inquietante ma comunque straordinario visto anche con gli occhi di chi Destiny non l’ha seguito dal day-one. Ci è sembrato quasi di viaggiare all’interno di un inferno dantesco sci-fi corrotto da Bungie, dato che al suo interno sono presenti elementi familiari tratti da tutta la storia del franchise, ma spesso ricombinati in modi bizzarri o distorti dalla corruzione. È essenziale sottolineare che la campagna si prende il tempo necessario per approfondire la caratterizzazione dei personaggi utilizzando filmati, monologhi e molte conversazioni tra gli NPC, un elemento che sicuramente migliora l’esperienza dato che in altri casi gli unici elementi di lore disponibili erano rappresentati da documentazioni e poco altro ancora. Quindi da questo punto di vista si vede che Bungie ha lavorato sodo per dare a tutti i fan un fantastico ultimo capitolo. Ma parliamo di novità: con La Forma Ultima Bungie ha introdotto una nuova fazione avversaria chiamata “Dread”, che introduce diversi tipi di nemici e riscrive le dinamiche degli scontri di Destiny 2 in modo sostanziale, cambiando le carte in tavola anche per i giocatori più esperti, soprattutto alle difficoltà più elevate. Questi antagonisti si presentano con una forma antropomorfa, in qualche modo corrotta come dalla presenza di alcuni cristalli, che in molti casi determinano anche le loro abilità. Per dire, gli Omen possono ghiacciare i Guardiani, mentre gli Harbinger possono invece metterci in stasi, creando situazioni non facili da gestire sul campo di battaglia.

La Forma Ultima inserisce anche una nuova sottoclasse dei guardiani soprannominata Prismatica, che dal nome vuole fare riferimento a una fusione di quelle precedentemente pubblicate, armate di poteri che facevano riferimento a Luce e Ombra. La sottoclasse Prismatica concede ai giocatori la possibilità di attingere al “meglio dei due mondi”, creando così nuove sinergie, combinando magari abilità per ottenere risultati diversi. Non si tratta di una sottoclasse radicalmente innovativa o entusiasmante come lo Strand al momento del suo completo sblocco nell’ultima espansione, ma manipolare i vari poteri e abilità è gratificante quando si riesce a trovare la combinazione giusta di elementi per massimizzare l’efficienza del proprio setup. Ad esempio utilizzare il missile ad arco del Titano con la spallata di fuoco con martello e la granata soppressiva da vuoto è davvero una roba fantastica. Ma l’attenzione alla costruzione delle build dei personaggi continua anche dopo la campagna, infatti nelle missioni e nelle attività aggiuntive che portano i giocatori a esplorare il Cuore Pallido ci sono una miriade di cose da fare per sbloccare nature, e frammenti necessari a rendere la sottoclasse prismatica completa. Alcuni dei momenti più intriganti e commoventi della storia si verificano proprio in queste fasi successive alla campagna, e Bungie è riuscita a nostro avviso a mantenere alta la qualità in tutte queste missioni. Intendiamoci, anche in questo nuovo episodio il farming è molto alto, ma il risultato finale è veramente soddisfacente. Una volta svelati i segreti del Cuore Pallido, il gioco offre una nuova tipologia di missione che si può soprannominare Dual Destiny. Questa è a tutti gli effetti una missione esotica speciale che richiede di essere giocata esclusivamente da due giocatori. Coordinazione e velocità sono necessarie per portare a termine questo speciale stage e alla fine di esso una scelta morale renderà il tutto ancora più intrigante. Ma noi non vi vogliamo rovinare l’esperienza di gioco, quindi non diremo altro. Unico indizio che possiamo darvi è. Non fidatevi mai di nessuno! Altra missione del tutto innovativa è Escissione, ossia lo scontro finale con il Testimone. Questa missione, che si è resa disponibile solo dopo il primo completamento del nuovo raid a livello mondiale, è assolutamente favolosa perché si deve giocare in 12 ed è affrontabile con il matchmaking, sia nella sua versione normale che nella sua versione super difficile a “Leggendario”. Insomma, anche qui ci troviamo dinanzi a una bella novità. Una menzione giusta da fare riguarda l’incursione Salvation’s Edge. Quest’ultima richiede un alto grado di cooperazione e comunicazione tra i giocatori, questo perché al suo interno sono presenti nuove meccaniche intelligenti che offrono sfide davvero stimolanti. I combattimenti sono impegnativi e gli ambienti, belli e strani, in certi casi sono equiparabili a quanto creato artisticamente all’interno del Cuore Pallido. Inoltre, Salvation’s Edge è leggermente più lungo e difficile rispetto alla maggior parte dei raid recenti, il che soddisfa i giocatori di alto livello in cerca di una sfida più intensa da affrontare settimanalmente. Per quanto riguarda le armi esotiche Bungie ha inserito delle bocche di fuoco davvero interessanti in questa Forma Ultima.

Primo fra tutti va menzionato il cecchino Caccia Immobileterna. Quest’ultimo è veramente interessante perché funzionerà come qualsiasi altro cecchino (solo inizialmente), ma allo stesso tempo propone una barra di caricamento che una volta carica potrà sparare dei colpi d’orati come se fosse una sorta di Pistola d’oro del cacciatore. Inoltre, sarà possibile utilizzarlo con il casco esotico Falconotte del cacciatore per creare delle combinazioni con un danno veramente impressionante forse attualmente la combinazione di quest’arma e di quest’elmo sono la combo arma/super col Dps più alto. Parlando ancora una volta delle bocche da fuoco Esotiche, è presente anche un fucile laser pesante chiamato Microcosmo. Quest’ultimo è molto particolare perché è la prima arma pesante che non ha nessun elemento: l’arma in questione però è molto forte in quanto non solo infligge dei danni ingenti, ma presenta anche dei bonus contro i nemici dotati di scudo, fattore che potrebbe rivelarsi particolarmente vincente nelle attività più difficili come i Cala la Notte in Gran Maestro, dove sono presenti tante minacce con diversi scudi. In più, ci sono due graditi ritorni dal primo Destiny: Il Morte Rossa e il Khvostov. Il primo, ad ogni uccisione permette di recuperare la salute, mentre il secondo rispetto alla precedente iterazione è in grado di far rimbalzare il settimo proiettile sui nemici circostanti. Insomma, per quanto riguarda le armi Esotiche, il team creativo ha fatto un lavoro estremamente importante, così come le armature Esotiche che sono disponibili due per ogni classe, e le quali daranno libero sfogo alla vostra creazioni di build all’interno dello sparattutto online. In conclusione, siamo rimasti particolarmente estasiati da queste aggiunte particolarmente azzeccate! Ovviamente è presente anche un’altra arma esotica esclusiva del raid, ma al momento non siamo riusciti ancora ad ottenerla, ma pare sia estremamente forte. Bungie, attraverso l’aggiornamento in Destiny 2 La Forma Ultima, ha effettuato dei cambiamenti anche ad alcuni NPC proponendo diversi ritorni. Innanzitutto, il Criptarca è stato aggiornato con un sistema di reputazione, il quale ad ogni Engramma decifrato da quest’ultimo permetterà al giocatore di salire di grado e sbloccare determinate ricompense. Ma non è questa la novità più eclatante, ma bensì Xur: il venditore di Esotici disponibile dal venerdì al martedì a partire dalle 19:00 italiane. Prima di procedere, dobbiamo dirvi che Bungie ha deciso di far ritornare una vecchia valuta, ossia le Strane Monete. Chi ha giocato al primo Destiny lo saprà bene: quest’ultime permettevano l’acquisto dell’equipaggiamento Esotico, feature che fa il suo ritorno con qualche modica rispetto al passato. Innanzitutto, non ci sono solo gli oggetti Esotici ma anche Leggendari, i quali potranno essere acquistati con tanto di perk piuttosto interessanti per le vostre bocche da fuoco preferite. Ma una novità che mi ha lasciato sorpreso è la possibilità di acquistare i Catalizzatori delle armi Esotiche. Seppure il costo è molto elevato, questo permetterà ai giocatori di non andare forzatamente a grindare un’attività per ottenere quest’ultima ed effettuare innumerevoli kill. Infatti, il Catalizzatore Esotico vi verrà fornito con l’obiettivo già sbloccato, un salto di qualità decisamente importante. In aggiunta, come già successo nel precedente capitolo, anche qui ci saranno tre armature Esotiche, una per classe, insieme ad una bocca da fuoco Esotica. Insomma, da questo punto di vista Xur diventa maggiormente più utile rispetto al passato, poiché nelle stagioni precedenti fungeva solamente da NPC utile nel fornire delle statistiche migliori per le proprie armature preferite. Ora, la situazione è nettamente diversa. Ultima ma non per questo meno importante novità è il sistema Pathfinder. Quest’ultimo non è particolarmente difficile da spiegare: in poche parole, al guardiano vengono dati alcuni compiti che saranno collegati tra loro, come effettuare delle uccisioni con un determinato elemento o distruggere dei boss in un’area nello specifico. In base al task che viene proposto, poi bisogna marcarlo all’interno di un’interfaccia molto semplice e intuitiva ed infine eseguirlo. La prima volta che si porta a termine quest’ultimo si viene ricompensanti con un Engramma Potente, il quale permette di ottenere un equipaggiamento di livello alto e facilitare la scalata al Livello Potere massimo che è 2000 attualmente se si esclude il potere extra donato dall’artefatto. Dopo aver completato il primo task, ripetendo il sistema appena citato sarà possibile ottenere una spada Esotica di cui non abbiamo fatto ancora menzione: l’Ergo Sum. Essa avrà ben 11 caratteristiche diverse. Questa infatti è una di quelle armi Esotiche in possesso di perk diversi (per un totale di 11) e può essere droppata da vuoto, ad arco e di fuoco. Ad esempio, è capitato che con i fendenti pesanti si generassero delle granate le quali potevano appiccicarsi ai nemici, oppure sempre con la stessa tipologia d’attacco sferrare dei colpi come il Lanciagranate esotico Colonia. Insomma, questa è una buona cosa per invogliare i giocatori a sfruttare ogni volta questo sistema veramente interessante e capirne le potenzialità, specialmente per eventuali aggiunte future. Ricordiamo inoltre che il catalizzatore di Ergo Sum può essere ottenibile solo completando la missione Escissione in leggendario. Buona Fortuna! Tirando le somme, Destiny 2 La Forma Ultima è l’epilogo perfetto che racchiude questi 10 anni di Destiny in una lotta che vede le forze della Luce contro l’Oscurità. Tutti i contenuti si sono rivelati all’altezza dell’aspettative, iniziando dalla campagna che propone diverse cinematiche, una regia nettamente migliore e con dei momenti veramente da cardiopalma. Le sottoclassi prismatiche, una delle novità più interessanti dell’espansione, funzionano a meraviglia e creano diverse combinazioni all’interno del gioco. Anche gli altri contenuti come il Raid e il sistema Pathfinder sono dei contenuti vincenti. Insomma, sia che siate dei guardiani di vecchia data, sia che siate delle New Light Destiny 2 la Forma Ultima è un’espansione veramente grandiosa e che vi terrà impegnati per molte, anzi moltissime ore di gioco.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Sonoro: 9

Gameplay: 9,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise

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