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di Christian Montagna
Livorno – Numerose sono le testimonianze agli atti e gli interrogatori di persone informate sui fatti nel caso di Marcello Lonzi, morto all'interno del carcere delle Sughere di Livorno l'11 Luglio 2003. Sebbene fossero stati interrogati dopo anni e anni dall'accaduto, i testimoni che hanno soccorso Marcello all'interno del carcere al momento del ritrovamento del cadavere hanno raccontato seppur in modo confusionale gli attimi concitati di quel giorno. Inviati presso la nostra redazione dalla signora Maria Ciuffi affinché fossero resi noti i contenuti, gli atti pubblici e le trascrizioni integrali degli interrogatori vengono così riassunti.
Il 2 Luglio 2009 alle ore 11 ha inizio l'interrogatorio a Moreno Michele, guardia penitenziaria reclusa nel Carcere di Soliciano a Firenze con l'accusa di violenza su un detenuto e in servizio nel 2003 alle Sughere di Livorno. Viene interrogato dal sostituto procuratore Antonio Giaconi, dal ten. Luigi Perri e dal M.llo Luigi Cappelletti. Con una qualifica di Assistente Capo, Moreno Michele è in servizio presso Livorno dal 1987 e svolge le mansioni di capo posto sentinella, capo posto nei padiglioni,capo posto alla Rotonda e atrio; ricorda inoltre perfettamente Marcello Lonzi poiché spesso si sono trovati a stare nello stesso padiglione. Il Pm comincia con le domande specifiche circa il giorno della morte.
"PM: si ricorda dove si trovava, come ha appreso della morte? "
" M.MORENO: no. Io mi trovavo sempre al piano di sotto. La ci sono 2 piani. Io stavo al piano di sotto"
Comincia dunque con queste risposte la parte più consistente dell'interrogatorio in cui Michele Moreno descrive in maniera abbastanza dettagliata tutto ciò che accade quel giorno in seguito alla diffusione della notizia della morte di Marcello. Lonzi che si trova nella sesta sezione, viene trovato a terra ricoperto di sangue; la guardia avvisa i medici, chiama la sorveglianza e il comandante e poi torna a sbrigare altre faccende. Sull'ora della morte, questione chiave del processo, la guardia inizialmente non ricorda se fosse mattina o sera ma in seguito alle insistenti domande del Pm riesce a collocare il suo orario di lavoro tra le 16 e le 24. Giunto sul piano in cui si trova la cella del Lonzi, la guardia dice di aver trovato sul posto già i medici, un'infermiera, la guardia di sezione e forse anche quella di sentinella e di essere rimasto lì circa dieci minuti prima di tornare a fare altro. Michele Moreno nel corso dell'interrogatorio, racconta i numerosi episodi in cui Marcello si fa notare all'interno del penitenziario: a causa del gas che spesso sniffa, viene portato in isolamento o a grande sorveglianza numerose volte, ma nonostante la sua ira da astinenza, viene rassicurato e calmato a parole. Raccontato come un ragazzo di indole aggressiva, la guardia mingherlino e alto poco più di 1,72 metri e al momento del ritrovamento lo scorge a terra con la testa vicino al termosifone e di pancia, a torso nudo.
" PM: insomma, la scena era questa: lei arriva, trova questo corpo, questo detenuto sdraiato con il sangue che esce dalla testa…"
"MORENO MICHELE: e già c'era gente dentro "
Proprio su questa affermazione si cerca di insistere per capire chi possa aver soccorso per primo Lonzi e se per caso fosse ipotizzabile un inquinamento delle prove all'interno della cella. Su questo punto, la guardia si dimostra confusa e non riesce a ricordare se all'interno della cella ci fossero due, tre o quattro persone al momento del suo arrivo. Gli altri detenuti, secondo il racconto, pare che avessero assistito a tutto ciò in silenzio senza alcuna protesta: i blindati aperti avrebbero infatti permesso agli altri detenuti di affacciarsi e osservare la scena.
" MICHELE MORENO: a me sembra di ricordare che ( i blindi) erano aperti. Ricordo che i detenuti guardavano"
E poi alla domanda del tenente Perri sulle impressioni appena visto il corpo di Marcello, la guardia ha così risposto:
" Ten. PERRI: Che impressione ha pensato?
MORENO MICHELE: che impressione? Pensavo che avrà battuto la testa, non lo so "
Non riesce dunque ad ipotizzare il perchéè dell'accaduto la guardia ma tenta di ricollegare la morte del giovane all'utilizzo dei gas. All'interno del carcere chiacchierando tra colleghi pare che tutti abbiano sempre attribuito la morte all'utilizzo di gas sniffati ripetutamente. Il tenente e il Pm però insistono sulla questione dell'ipotesi di morte spiegando alla guardia le numerose ossa rotte e chiedendo se per caso ci fossero state situazioni scomode tra Lonzi e qualche altro elemento all'interno della struttura ma la guardia ribadisce l'estraneità ai fatti dicendo di non aver mai visto né sentito cose simili. A questo punto interviene il Maresciallo che ricorda alla guardia di essere in servizio quel giorno come responsabile del padiglione e dunque ritiene strano che la sua permanenza dinanzi alla cella potesse essere stata solo di dieci minuti circa. Significanti però sono le accuse che muove nei confronti del medico che in un successivo interrogatorio che riporteremo a breve, dichiara di aver fatto il possibile per salvare Marcello.
" M.LLO CAPPELLETTI: il medico cosa faceva, l'infermiera?
MORENO MICHELE: sono andato a chiamare il comandante a chiamare gente più…
M.LLO CAPPELLETTI: ma il medico era lì fermo semplicemente a…
MORENO MICHELE: si, guardava…
M.LLO CAPPELLETTI: e se n'è andato via?
MORENO MICHELE: si. "
L'interrogatorio termina alle ore 13.15 con altre domande relative alle abitudini e ai comportamenti dei detenuti nel carcere in particolare riferimento agli atteggiamenti di Marcello Lonzi.
* N.B. Le domande dell'interrogatorio riportate nell'articolo sono state concesse per essere diffuse in quanto atti pubblici e spedite alla nostra redazione dalla signora Maria Ciuffi, madre di Marcello Lonzi.
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