MORTE DELLA MUSICA: 3 FEBBRAIO 1959

di Silvio Rossi

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Fu così definito l’incidente aereo avvenuto il 3 febbraio del 1959 nello Iowa in cui persero la vita tre degli artisti più apprezzati in quel momento. Erano gli anni Cinquanta, quelli immortalati dai telefilm di Happy Days, o da American Graffiti, film di George Lucas. Negli States si affacciava una nuova categoria, quella degli adolescenti, che consumavano beni voluttuari, in particolare musica. Giovani che volevano distinguersi dalla generazione precedente, adottando stili e idoli nuovi, “sposando” un genere musicale, il Rock & Roll, che da Billy Haley, passando per Elvis Presley e Little Richard, ha tracciato un solco tra chi era sopra o sotto l’età della maturità.

Questo fenomeno ha anticipato di un decennio quanto in Europa, in particolare nel Regno Unito, è avvenuto solo negli anni Sessanta, con Beatles, Rolling Stones e decine di gruppi che hanno infiammato le folle giovanili del vecchio continente.

Tornando da un concerto a Clear Lake, una cittadina dello stato dello Iowa, nel midwest statunitense, i cantanti Buddy Holly, The Big Bopper e Ritchie Valens, tre giovani idoli degli adolescenti americani, sono precipitati a bordo di un Beechcraft Bonanza, decollato nonostante le condizioni metereologiche avverse, nella zona stava nevicando, morendo sul colpo insieme al pilota Roger Peterson.

The Big Bopper aveva raggiunto un discreto successo, grazie alla sua irruenza, tipica di molti interpreti del Rock americano, la sua canzone più nota è Chantilly Lace, inserita più tardi nella colonna sonora di American Graffiti.

Ritchie Valens era un ragazzo di sicuro avvenire. A 17 anni era già una star, la sua canzone “Donna” ha raggiunto il secondo posto nella classifica americana, ma il nome di Ritchie passerà alla storia per il lato “B” del disco, una canzone cantata in spagnolo (era di origine messicana), un azzardo per il tempo, che diverrà un evergreen, La Bamba.

Il più affermato del gruppo era certamente Buddy Holly. A 22 anni aveva già portato diversi brani al vertice delle classifiche, risultando una delle voci più interessanti del panorama musicale nordamericano.

La vicenda, che ha scosso l’ambiente discografico, è stata ricordata dal cantautore Don McLean, nella canzone American Pie, con i versi:
 « I can't remember if I cried
when I read about his widowed bride,
but something touched me deep inside

the day the music died ».

Come afferma il detto proveniente dalla consuetudine circense ottocentesca, “The show must go on”, la musica non si è fermata, ma nel febbraio ’59 ha lasciato sul campo alcuni dei suoi più promettenti interpreti. Sul luogo del disastro è stato eretto nel 2003 un monumento in memoria dei tre cantanti.