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MORBILLO E VACCINAZIONE FACOLTATIVA MMR: SFATIAMO QUALCHE MITO

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Gli scheletri negli armadi di alcune pubblicazioni sui vaccini e i casi di autismo spiegati dal Dr Girolamo Giannotta, che grazie ad un viaggio scientifico e accademico ci svela inquietanti paradigmi che nessuno ha il coraggio e l’onestà di affrontare. Un documento unico che svela come il vaccino MMR abbia causato in alcuni soggetti la temutissima MIBE, invece attribuita, assieme alla panancefalite sclerosante subacuta (SSPE), sempre e solo al virus selvaggio del morbillo.

di Cinzia Marchegiani

Sul morbillo si è detto di tutto e male, molti tabella hanno mescolato informazioni su casi di contagio, che non equivalgono ai casi di decessi (ma semplicemente le persone che hanno contratto la malattia) con i decessi che si sono avuti nel terzo mondo. Insomma anche stavolta si è fatto un brodo per confondere dati, report e soprattutto mortalità generati da questa malattia.
Uno strano gioco quello dell’informazione, attenta a sparare titoli shock quando muore un bambino per una malattia soprattutto se quel bambino non aveva ricevuto la profilassi vaccinale, nel caso del morbillo poi spieghiamolo una volta per tutte che è una scelta facoltativa, non obbligatoria. Il gioco ipnotico e manipolativo dell’informazione è conosciutissimo e agisce su tre canali ormai non più secretati, quello uditivo, visivo e cinestesico, permette di condizionare scelte, abitudini e ancor peggio creare dipendenze delle persone, sfruttando e facendo leva sulla sfera emotiva, quella della gioia e anche del dolore, se poi ci si spinge sul terrore, il risultato è assolutamente certo.
Ma un giornale che sceglie di fare il servizio al cittadino fa una scelta etica, spesso fuori dal coro, un coro però assordante che per tempo o incompetenza non approfondisce e si limita a pubblicare un pezzo semplicemente con un banale copia e incolla dell’ansa di turno, o del comunicato ufficiale di una Asl. L’Osservatore d’Italia ha fatto una scelta etica, per questo abbiamo approfondito anche il caso delle morti da morbillo che hanno acceso moltissime discussioni, soprattutto da parte dei genitori che aridi delle informazioni corrette non sanno più a chi santo credere… Se poi nel calderone mettiamo siti che pur di spingere alle vaccinazioni si sono lanciati con vignette oltre la censura realizzate per offendere chi solleva il problema dei danneggiati da vaccino, ha oltraggiato di fatto i bambini affetti da autismo, il quadro diventa serio e allarmante.

Ma veniamo al morbillo. Il caso della bambina morta a Roma ha lacerato tutti, ma il fatto disdicevole che spesso queste notizie servono a difendere posizioni assurde e si perde l’occasione di creare un terreno di confronto medico e scientifico che possa informare seriamente, non memori che sono gli stessi genitori che devono prendere importanti decisioni per i propri figli. Così con un tam tam quasi ipnotico l’informazione e le stesse istituzioni hanno gestito le paure semplicemente allarmando con statistiche e consigliando vivamente di fare tutti i tipi di vaccinazioni, come se il vaccino sia una pratica esente da rischio per lo stesso bambino. Ma questo non basta a tranquillizzare i genitori che troppo spesso si presentano al centro vaccinale senza che sia stata loro fornita la corretta informazione, purtroppo i danni da vaccino esistono e colpiscono come una sorta di lotteria e il genitore lo sa perfettamente, e si affida alla santa provvidenza e al calcolo della probabilità…se tutto va bene, la storia si conclude con un vissero felici e contenti. Ma siamo davvero ritornati al medioevo?

Il Dr Girolamo Giannotta, ci aiuta anche in questa inchiesta sanitaria a riportare nell’alveolo della notizia l’informazione seria, con l’augurio che l’effetto scenografico orchestrato possa essere sostituito accademicamente con la scienza medica, che non vuole, e non deve condizionare né scelte e né abitudini ma fornire semplicemente quello strumento magnifico che ogni genitore dovrebbe avere…la consapevolezza.

Mi sono imbattuta sul sito della CDC dove per primo aveva allarmato il mondo intero per un’epidemia scoppiata nel parco giochi più grande del mondo. Non riuscivo a comprende il clamore dato dal tam tam mediatico successivo, eppure a chiare lettere il sito ufficiale riportava che il 45% dei contagiati non era stato vaccinato, riportiamo i report per correttezza: Tra i 110 pazienti della California, 49 e cioè il 45% non sono stati vaccinati; cinque (cioè il 5%) hanno avuto 1 dose di vaccino contenente morbillo, sette (6%) hanno avuto 2 dosi, uno (1%) ha avuto 3 dosi, 47 (43%) hanno uno stato vaccinale non conosciuto o non documentato ed uno (1%) aveva una sieropositività con immunoglobuline G che certificava la presenza di immunità specifica. Dodici dei pazienti non vaccinati erano bambini troppo piccoli per essere vaccinati. Tra i 37 rimanenti pazienti vaccino-eleggibili, 28 (67%) sono stati volutamente non vaccinati a causa di convinzioni personali, e uno era su un piano alternativo per la vaccinazione”.

Ricordiamo altresì che proprio le evidenze delle coperture vaccinali, fornite dal Reparto di Epidemiologia delle malattie infettive, Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps), ISS lo scorso 19 febbraio 2015 spiegava la verità sulla riduzione delle coperture vaccinali: “l’analisi dei dati del grafico di copertura per la prima dose di morbillo nel periodo 2006-2013 evidenzia che complessivamente non si sono registrate variazioni di rilievo della copertura media nazionale. La copertura era pari all’88,3% nel 2006 e all’88,1% nel 2013 e quindi la variazione percentuale nel periodo è pari a -0,2%. I dati che riguardano le coperture vaccinali per il morbillo sono quindi aumentate progressivamente fino al 2008, quando hanno raggiunto un plateau del 90%. Al 2013 la copertura vaccinale è dell’88,1% contro il 74,1% dell’anno 2000, quindi c’è stata una crescita di 14 punti percentuali…insomma un aumento considerevole nel totale”.

Partendo da questi dati ufficiali e poi manipolati per destabilizzare le certezze dei genitori il dr Girolamo Giannotta attraverso un viaggio scientifico ci mette a disposizione informazioni affinché ognuno possa scegliere nella piena consapevolezza. Ma soprattutto questo rimane un documento scientifico che finalmente spiegherà come una morte venga sfruttata per seminare terrore, e non si ha l’onestà intellettuale ed etica dei professionisti di affrontare l’altra faccia della medaglia dove invero esistono i danni e malattie prodotte dalle stesse vaccinazioni che di fatto rimane uno scenario volutamente sottaciuto. Lo stesso vaccino MMR è stato accertato (pubblicato sul sito CDC) abbia prodotto la temutissima MIBE.

IL MORBILLO CLASSICO
Il morbillo è una malattia altamente trasmissibile per via aerea provocata da un virus che ha un genoma fatto di RNA a singola catena. Penetrato nelle vie aeree superiori, il virus raggiunge facilmente monociti e cellule linfoidi, e molto presto la sua replicazione avviene all’interno dei linfonodi drenanti di questi distretti corporei. Durante la prima viremia (passaggio nel sangue), il virus viaggia associato alle cellule, quali i leucociti, con una piccola percentuale di cellule mononucleate infettate (cellule T, B e monociti). L’estensiva replicazione nel tessuto linfoide porta ad una viremia secondaria che è successiva alla prima, e la replicazione continua nell’epitelio della cavità buccale e nel polmone. Clinicamente, al contagio fa seguito un periodo d’incubazione di 10-14 giorni che non si presenta con sintomi apparenti. Questo è il tempo necessario per consentire al virus un’efficace moltiplicazione prima di produrre una seconda viremia che invaderà l’intero corpo e darà inizio ai sintomi della prima fase (lacrimazione, fotofobia, tosse, febbre di grado medio, arrossamento della gola). Il medico esperto potrebbe fare diagnosi dopo 3-5 giorni dall’inizio della febbre, e prima della comparsa dell’esantema, se va a ricercare le macchie di Koplik all’interno della mucosa orale in corrispondenza dei molari (una spruzzatina di calce, dicevano i vecchi clinici). In 4a-5a giornata, si innalza la febbre e comincia a comparire un esantema che si espande in direzione cranio-caudale (partendo da dietro l’orecchio ed andando verso le parti sottostanti del corpo) e che procede ad ondate, ciascuna delle quali si associa ad una recrudescenza della febbre. La tosse aumenta e diventa catarrale, il bimbo non sopporta la luce, mangia pochissimo, ha un aspetto decisamente sofferente e vuole stare al buio. Per chi li ha visti, come li ho visti io, sono decisamente sofferenti, e la loro sofferenza dovrà continuare obbligatoriamente per altri 3 giorni, quando la febbre cadrà bruscamente (per crisi), se non sono insorte complicazioni.
Siamo così arrivati, nella migliore delle ipotesi a 8 giorni pieni di malattia con tutte le sofferenze accluse. Se la febbre persiste o si rialza, è segno che sono in atto delle possibili complicazioni.

L’OPPOSIZIONE DELL’ORGANISMO AL VIRUS
I rapporti che si instaurano tra il virus del morbillo ed il sistema immunitario, sono cattivi rapporti che possono condurre a gravi conseguenze. A dispetto di una forte risposta specifica anti-virus del morbillo e dell’induzione di una robusta memoria immunologica, il virus induce, paradossalmente, un’immunosoppressione che dura dei mesi e comprende: linfopenia generalizzata, ridotta od assente risposta proliferativa, alterato profilo citokinico, concentrazioni elevate di IL-10 ed un viraggio verso le risposte immunitarie dal tipo TH1 al tipo TH2, che programmano l’organismo e lo rendono ad alto rischio per le infezioni batteriche secondarie.
Quando si contrae il morbillo classico, dopo 10-14 giorni di incubazione (periodo che intercorre tra l’infezione e l’esordio della malattia), una persona infetta è contagiosa a partire da 2-3 giorni prima della comparsa del rush fino a 4 giorni dopo la sua comparsa. La risposta immune dell’ospite contro il virus del morbillo è essenziale per la sua eliminazione, per il miglioramento clinico e per la produzione di un’immunità di lunga durata. Prima della comparsa dei sintomi (fase prodromica), l’immunità innata è in attività: si attivano i linfociti T natural killer e s’incrementa la produzione di IFN‐α e β. Ci sono diverse evidenze che suggeriscono che i TCD8+ sono particolarmente importanti per il controllo e l’eliminazione del virus. Linfociti T citotossici specifici contro il virus del morbillo si trovano nel sangue durante l’esantema ed assieme ai TCD4+ infiltrano il sito di replicazione virale. Comunque, il virus può persistere più a lungo all’interno dell’organismo, e lo si può ritrovare nei monociti (per più di una settimana) e nelle urine (oltre 10 giorni dopo la comparsa).
L’eliminazione del virus è ritardata in caso di malnutrizione ed nei pazienti con deficit dell’immunità cellulare. Comunque, una lunga persistenza del virus si ha nei casi di morbillo congenito e nei soggetti infettati col virus HIV‐1, ed anche nei soggetti normali può persistere. In ogni caso, l’RNA virale persiste per oltre 3 mesi dopo la malattia. La persistenza dell’RNA virale dopo la malattia e la profonda e permanente immunodepressione generata dal virus del morbillo, sono due cattivi compagni di viaggio. E che si tratti di cattive compagnie non ci sono dubbi. Comunque, l’eliminazione del virus dopo il morbillo è un processo prolungato ed esso permane nel corpo in 1/3 dei pazienti anche dopo 3-4 mesi dalla malattia. In ogni caso, la clearance del virus del morbillo è lenta e la sua prolungata presenza nell’organismo, sotto forma di RNA dopo l’apparente guarigione, è una regola. Forse la clearance può anche essere rallentata da un viraggio della risposta immunitaria dal tipo TH1 al tipo TH2 con la produzione di Treg e citokine che rallentano l’eliminazione dell’RNA virale.

PANENCEFALITE SCLEROSANTE SUBACUTA E MIBE. COSA CAUSA LA PERSISTENZA DEL VIRUS?
La persistenza dell’infezione da virus del morbillo è stata definitivamente associata con la panencefalite sclerosante subacuta (SSPE), che è una fatale malattia neurologica con alti livelli di infezione neuronale dovuti al virus del morbillo che si replica all’interno del sistema nervoso centrale. Nei pazienti immuno-compromessi, la persistenza del virus del morbillo è pure legata ad un’altra infezione neurologica che è la MIBE.
1. La MIBE (Measles inclusion body encephalitis), od encefalite a corpi inclusi da morbillo, è una rara complicazione del sistema nervoso centrale, che fa seguito al morbillo. È stata spesso descritta in bambini ed adulti che ricevono terapie immunosoppressive e per tale motivo colpisce essenzialmente l’ospite immunocompromesso. Anche il vaccino anti-morbillo in questi soggetti la può provocare, come è già successo ad un bambino di 21 mesi con una grave immunodeficienza. La malattia neurologica normalmente esordisce dai 3 ai 6 mesi dopo il rush del morbillo, con una media di 4 mesi. Gli antigeni del virus del morbillo sono presenti nel cervello, ed il virus è stato isolato direttamente dal cervello degli individui affetti. La MIBE differisce dalla SSPE perché sono assenti livelli elevati nel siero e nel liquor cerebrospinale di anticorpi neutralizzanti anti-morbillo. Il decorso della malattia è relativamente breve, dura da giorni a settimane, provoca convulsioni, deficit motori e stupore che spesso conduce al coma ed alla morte. Comunque, la persistenza del virus può generare malattie del sistema nervoso centrale nei soggetti immunocompromessi e negli immunosoppressi. Spesso, questi quadri si vedono nei reparti di ematologia e nei soggetti che hanno avuto un trapianto di cellule staminali. Un quadro di MIBE si è verificato anche in un ragazzo trapiantato di 13 anni che probabilmente aveva avuto il morbillo ad 1 anno, e questa è sicuramente una situazione insolita.
2. La PANENCEFALITE SCLEROSANTE SUBACUTA, SSPE è una lenta e progressiva malattia che è invariabilmente fatale. Il periodo di latenza tra il morbillo e l’esordio della malattia neurologica è usualmente compreso tra 4 e 10 anni (intervallo tra 2 mesi e 23 anni). Dai dati del Regno Unito e dagli USA, pare che l’incidenza calcolata della SSPE possa essere di 4-11 casi/100.000 casi di morbillo, con un rischio più alto per le precoci infezioni. Infatti, l’incidenza, per il morbillo contratto sotto l’anno di vita, è di 18 casi/100.000 casi di morbillo; mentre dopo i 5 anni di vita è di 1.1 casi/100.000 casi di morbillo. I tedeschi dicono che il rischio di sviluppare una SSPE, per un caso di morbillo contratto sotto i 5 anni di vita, oscilla da 1/1700 ad 1/3300 casi di morbillo. È lo stesso rischio che si ha di morire a causa del morbillo.

COME SI MANIFESTA LA SSPE
Inizialmente la SSPE si manifesta con lievi deficit cognitivi che diventano più gravi col trascorrere del tempo, e sono seguiti da deficit motori e convulsioni. I neuroni di sostanza grigia e bianca sono infetti ed istologicamente ci sono corpi inclusi cellulari. La caratteristica sierologica della SSPE è l’elevazione degli anticorpi specifici anti-morbillo sia nel sangue che nel liquor. Dalle biopsie cerebrali risulta che i neuroni infetti non gemmano particelle virali. Pare che l’incapacità dei neuroni nella SSPE di produrre un virus completo extracellulare possa essere dovuta ad un difetto nell’espressione proteica determinata da una mutazione in uno dei tre geni virali per le tre proteine H, F ed M.
Non ci sono evidenze di trasmissione del virus del morbillo dai casi di SSPE. Pare che l’RNA virale presente in varie parti del cervello sia clonato, e questo implica che il virus può essere entrato durante la fase acuta dell’infezione, forse attraverso le cellule endoteliali infette della barriera emato-encefalica. Purtroppo, l’incapacità ad eliminarlo comporta una graduale diffusione nel contesto del sistema nervoso centrale (SNC). Una volta entrato, può diffondere tra i neuroni senza la necessità di essere rilasciato come particella virale completa. Comunque, il virus presente nel SNC al momento in cui appare la SSPE differisce sostanzialmente dall’originale wild-type. È confermato che nelle infezioni persistenti il virus del morbillo ha tra i suoi bersagli favoriti i neuroni e la glia.

UN MOMENTO DI RIFLESSIONE
La comunicazione apparsa il giorno 11 marzo 2015 su Repubblica, a firma di Corrado Zunino, mi offre qualche spunto di riflessione. Si legge: “Lo scorso ottobre la bimba ha contratto l’infezione, che poi si è trasformata in una panencefalite subacuta sclerosante letale”.
La prima riflessione riguarda il lasso di tempo tra morbillo (contratto ad ottobre 2014) e morte avvenuta a marzo 2015. Non si arriva complessivamente a 4-5 mesi. Sicuramente i tempi sarebbero poco compatibili con la SSPE, dico sarebbero poco compatibili, alla luce di quello che ho detto prima. Secondo, ci sono le convulsioni che farebbero propendere più per una MIBE che per una SSPE. Nella SSPE si manifestano prima i deficit cognitivi, poi quelli motori ed infine le convulsioni.
Evidentemente, Corrado Zunino ha i risultati del liquor cerebrospinale e del siero, nei quali avrà scoperto che vi erano elevati titoli di anticorpi specifici anti-morbillo.
Credo, inoltre, che anche il professor Gualtiero Walter Ricciardi, ordinario di igiene al Gemelli, ed oggi presidente dell’Istituto superiore di Sanità, che agli occhi dei lettori è stato durissimo con questi poveri genitori, ha i titoli degli anticorpi neutralizzanti anti-morbillo di sangue e liquor della povera vittima. Da parte mia, a questi sfortunatissimi genitori, va tutta la mia solidarietà e le mie condoglianze.
Considerato l’alto rischio che le informazioni sulle quali ho fatto le riflessioni precedenti non siano corrispondenti al vero, anche le riflessioni evocate saranno prive di valore probatorio.

GLI STUDI SUL VACCINO MMR, SPIEGHIAMO QUALCHE ALTARINO
Il mio primo atto doveroso porta ad eliminare immediatamente dalla scena, e da questo contesto, Andrew Wakefield che nel 1998 disse testualmente: “We did not prove an association between measles, mumps, and rubella vaccine and the syndrome descrive”. La sindrome descritta allora era definita col termine di enterocolite.
Nel 2003, l’European Research program for Improved Vaccine Safety Surveillance dice: “Il disegno e la comunicazione dei risultati di sicurezza relativi agli studi condotti col vaccino MMR, sia pre- che post-marketing, sono in gran parte inadeguati e l’evidenza degli eventi avversi che seguono la vaccinazione con MMR non possono essere separati dal suo ruolo di prevenire la malattia specifica”.
Nello stesso anno, Frank DeStefano, dice: “that vaccinations do not cause CNS demyelination, nor do they trigger its clinical manifestation in those with subclinical disease”. Wakefield dice di non aver trovato un’associazione tra enterocolite e vaccino MMR, Frank DeStefano garantisce per tutte le vaccinazioni ed il sistema di sorveglianza dice che ci sarebbero problemi pre e post-marketing.
In linea con i suoi eccellenti principi, DeStefano nel 2004, pubblica un articolo che nel 2014 è etichettato da uno degli autori, il dr William Thompson, col termine di “studio manipolato”.

VACCINO E AUTISMO NEI MASCHI AFRO-AFRICANI E IL CASO DELLA CDC
Anche se pubblicato diversamente, lo studio effettuato nel CDC, mostrava un aumento del rischio (+ 236%) per autismo nei maschi afro-americani vaccinati con il vaccino MMR prima di 36 mesi di età. Il secondo co-autore di questo studio, il dottor William Thompson, dice che la decisione è stata presa (sotto pressione) per eliminare i dati che indicavano l’incremento del rischio. La questione negli USA adesso è nota come “The CDC Whistleblower Issue”. Il 27 agosto, 2014, l’avvocato del dr Thompson ha rilasciato una dichiarazione ufficiale, indicando quello che era successo, ed ha manifestato il suo rammarico per la sua partecipazione nella frode.

STUDIO CASO-CONTROLLO HORNIG ET COL 2008. ERRORE SCIENTIFICO, ASSOCIAZIONE NON SIGNIFICA CAUSALITA’
Un gruppo di scienziati americani che hanno un amico irlandese che era amico di Wakefield, producono uno studio caso-controllo che si prefiggeva lo scopo di determinare se i bambini con disturbi gastrointestinali (GI) ed autismo hanno più probabilità, rispetto ai bambini con soli disturbi GI, di avere RNA del virus del morbillo e/o infiammazione dei tessuti intestinali e se l’autismo e/o l’inizio degli episodi GI è collegato temporalmente alla vaccinazione MMR. Si tratta solo di 25 bambini con disturbi intestinali ed autismo paragonati con 13 soggetti con soli disturbi intestinali. Questo in assoluto è lo studio più allucinante che io abbia mai letto. Senza entrare in tutti i particolari dello studio, una delle conclusioni è la seguente:“Only 5 of 25 subjects (20%) had received MMR before the onset of GI complaints and had also had onset of GI episodes before the onset of AUT (P = 0.03)”. Ne deriva che il 20% dei soggetti autistici esaminati in questo studio hanno la successione temporale vaccino MMR/disturbi gastrointestinali/autismo. Però, in antitesi con la frase precedente affermano che: “L’ordine temporale tra la vaccinazione MMR, gli episodi GI e l’autismo sono incompatibili con un ruolo causale del vaccino MMR, come fattore scatenate o esacerbante di entrambi i disturbi: gastrointestinali ed autismo”.
Oltre le questioni semantiche, questo è uno studio caso-controllo. Poiché il mondo accademico si è dato delle regole che dovrebbe rispettare e non calpestare, mi preme ricordare che tali studi nella migliore delle ipotesi possono al massimo stabilire l’associazione ma non la causalità. Quindi, quando qui si conclude per l’assenza di causalità si commette un gravissimo errore scientifico. Tali studi al massimo, e nella migliore delle ipotesi, possono concludere per la presenza od assenza dell’associazione, senza poter sindacare sulla componente biologica della malattia. Questo è il vizio cronico di chi conduce gli studi caso-controllo, che confonde l’associazione con la causalità (nel suo caso assenza di associazione = assenza di causalità). Intanto, associazione non è sinonimo di causalità; ed anche nel caso in cui l’associazione fosse dichiarata causale, rimarrebbe comunque l’onere di dimostrare che i due fattori sono legati da un rapporto causa-effetto (causalità).

Nel 2012, il Cochrane Database Syst Rev afferma, in un articolo: “The design and reporting of safety outcomes in MMR vaccine studies, both pre- and post-marketing, are largely inadequate”. Per tutta risposta, nel 2013, Frank DeStefano si era impegnato a valutare l’associazione tra autismo e le stimolazioni immunitarie ricevute nei primi due anni di vita in seguito a tutte le vaccinazioni. Ha analizzato uno studio caso-controllo che ha studiato 256 affetti da ASD con regressione, con un gruppo di controllo di 752 bambini sani. Fatta salva la tecnica per diagnosticare l’ASD, è interessante la creatività nel valutare e quantificare l’esposizione totale alle proteine evocanti anticorpi ed ai polisaccaridi vaccinali, poiché ha sommato il contenuto antigenico di ciascun vaccino ricevuto, i cui dati derivavano da un registro e dai dati registrati dai medici. Dopo le sue belle e difficili analisi statistiche ha sentenziato: “In questo studio, l’incremento dell’esposizione a proteine e polisaccaridi vaccinali, durante i primi due anni di vita, non è collegato al rischio di sviluppare ASD”.
Qui non desidero entrare in merito e mi limito a ricordare a Frank DeStefano, che gli adiuvanti vaccinali viaggiano assieme ai vaccini, e che non è possibile dimenticarsi di loro impunemente.
Nel 2014, per meno di un mese, resta pubblicato un articolo di Hooker che aveva osato criticare il lavoro di DeStefano del 2004. Secondo Hooker, DeStefano et al. (2004), non avrebbero completato, come di dovere il loro studio, poiché quei risultati dimostravano una forte relazione tra l’età della prima somministrazione del vaccino MMR e l’incidenza dell’autismo esclusivamente nei ragazzi Afro-Americani, che potrebbe indicare un ruolo del vaccino nell’eziologia dell’autismo all’interno di questo gruppo della popolazione. Lo studio ritrattato forniva nuove evidenze di una relazione statisticamente significativa tra il tempo della vaccinazione MMR e l’incidenza di autismo nei maschi Afro-Americani. Gli editori con rammarico ritrattano l’articolo poiché vi erano interessi di parte non dichiarati dall’autore il quale avrebbe compromesso il processo di revisione tra pari. Inoltre, dopo la pubblicazione della revisione paritaria sono emerse preoccupazioni circa la validità dei metodi e delle analisi statistiche, quindi gli editori non hanno più fiducia nella solidità dei risultati. Certo, la confessione del dr Thompson non so fino a quando proteggerà questo oscuro e potente personaggio. Ci sarebbe dell’altro, ma per ora vi lascio metabolizzare tutto ciò.

PERHE’ NON SEMPRE IL VACCINO HA SUCCESSO. REPORT E COPERTURE
Una delle prime epidemie di morbillo che colpiva anche i vaccinati si verificò nel 1977, quando su 147 adolescenti colpiti, 54 erano stati vaccinati con una dose di vaccino antimorbillo. Nel 1998 in Alaska, un’epidemia di morbillo si verificò in una popolazione altamente vaccinata. I casi confermati erano 33, e 31 di loro avevano ricevuto una dose di vaccino anti-morbillo ed uno aveva due dosi. Nel marzo del 2003, in una scuola della Pennsylvania sono stati confermati 9 casi di morbillo e 6 avevano avuto due dosi di vaccino MMR. Nel 2006 a Duisburg in Germania, si è verificata una grossa epidemia di morbillo con 614 casi ed ha colpito vaccinati e non vaccinati.
Nel 2011 la stessa Germania ha registrato 1600 casi di morbillo. 55 casi si sono verificati in una scuola con 4 vaccinati colpiti. All’11 febbraio 2015 i casi californiani totali di morbillo sono 110, con una dose di vaccino ci sono 5 malati, con due dosi di vaccino sono 7, uno ha tre dosi ed un caso aveva IgG specifiche quale segno di pregresso contatto col virus del morbillo. Il totale è 14 e di questi 14 il CDC considera sicuramente immunizzati 9 (7 con due dosi di vaccino + 1 con tre dosi + 1 con IgG). La percentuale di 9 su 110 è di 8,18% che da sola basta per dire che la massima copertura teorica raggiungibile da una campagna vaccinale di massa potrebbe nelle migliori e più rosee ipotesi, avvicinarsi al 91-92% che non serve per eradicare il morbillo e serve ancora meno ai teorici della herd immunity. Da questi calcoli ho eliminato i 5 soggetti con una dose di vaccino, e l’ho fatto per concedere le migliori chance al CDC che sembra più tesa ad invitare alla vaccinazione che a proteggere la salute della popolazione; insiste sulla seconda dose senza ricercare i veri motivi delle ricorrenti epidemie che certo non finiranno qui.
Nel 2013 in Italia sono stati segnalati 2251 casi e nel 2014 i casi erano 1674, per un numero totale di casi di 3925. Leggendo questi numeri, fanno decisamente ridere i 140 attuali casi, che si sono verificati in USA tra il 2014 ed il 2015. Lo stato vaccinale degli italiani era noto nel 93,5% dei casi, di questi il 90,6% non era vaccinato, il 7,4% aveva ricevuto una sola dose di MMR e l’1% aveva ricevuto due dosi di vaccino.

STUDI SULL’IMMUNITA’ E EFFICACIA. COSA NON TORNA
Poland e Jacobson (2012), dicono che il 2–10% dei vaccinati con due dosi di MMR non sviluppa titoli di anticorpi protettivi, e l’immunità può svanire col tempo ed esita nel “fallimento secondario del vaccino” che sfocia nel morbillo in caso di eventuale contagio.
Nel 1989–1991, negli USA l’epidemia di morbillo aveva colpito il 20–40% dei soggetti immunizzati con una o due dosi di vaccino. Nell’ottobre del 2011 in Canada, si realizza un’altra epidemia con 98 casi, dei quali oltre il 50% avevano ricevuto 2 dosi di vaccino. Queste epidemie, che si realizzano in una popolazione altamente vaccinata a causa del fallimento primario (non responders) e secondario (declino del titolo degli anticorpi protettivi), trovano in questi due fattori il modo per ampliare il pool di persone suscettibili alla malattia una volta che un virus wild-type viene introdotto in questa comunità. La situazione paradossale è che il morbillo, nelle società altamente immunizzate, si verifica soprattutto tra quelli precedentemente immunizzati. Si stima che per eliminare la persistente endemicità del morbillo sia necessaria una copertura vaccinale superiore al 95%, necessaria per ottenere una herd immunity. Comunque, anche le 2 dosi di vaccino in 763 soggetti vaccinati hanno portato l’8,9% dei soggetti immunizzati a perdere i livelli protettivi degli anticorpi specifici neutralizzanti circolanti dopo circa 7.4 anni, in assenza di un boostering ambientale con un virus wild type.

MORBILLO, VACCINO MMR. CASI DI MIBE, SSPE IN BAMBINI VACCINATI
Poiché in questi giorni si sono pronunciati duramente delle eminenze scientifiche, che hanno tuonato contro due sfortunatissimi genitori senza adottare la benché minima sensibilità nei confronti della morte di una bambina, queste poche righe dovranno servire da monito ai tanti che credono di poter continuare sulla cattiva strada intrapresa. Bitnun et al., hanno pubblicato un caso di encefalite a corpi inclusi (MIBE) che si è verificato in un bimbo apparentemente sano di 21 mesi che era stato vaccinato con MMR al 13° mese. A questo bambino non era stata fatta una diagnosi precedente di immunodeficienza e non era stato affetto da Morbillo. Durante il ricovero viene fatta la diagnosi di immunodeficienza primaria caratterizzata da una profonda depressione della conta dei linfociti TCD8 ed una disgammaglobulinemia. Sono state condotte tutte le analisi idonee a dimostrare che la MIBE era prodotta dal virus del morbillo (su materiale bioptico sono state eseguite indagini istologiche ed immunoistochimiche) e la presenza del virus nel cervello era stata confermata dalla RT-PCR. L’indagine genetica ha permesso di stabilire che si trattava del ceppo vaccinale Moraten/Schwarz ed il gene della fusione differiva dagli altri genotipi A dei virus wild-type conosciuti.
Nel 2006 il WHO dice: “For situations where cases of SSPE occur in vaccinated individuals who have no previous history of natural measles infection, the available evidence points to natural measles infection as the cause of SSPE, not vaccine”. In altre parole, se si verifica un caso di SSPE in un soggetto immunizzato, che non ha una storia di morbillo alle spalle, le evidenze disponibili puntano in direzione di un’infezione naturale e non del vaccino. Scusatemi ma la logica ha una sua valenza: ma se non esiste una pregressa malattia naturale, come si può addebitare ad un’entità inesistente la SSPE?
Campbell et al. (2007), affermano che i dati epidemiologici e virologici suggeriscono che il vaccino del morbillo non causa SSPE. Dicono questo sulla base dei dati epidemiologici disponibili su incidenza di SSPE, incidenza del morbillo, copertura vaccinale e rapporti di SSPE in gravidanza o subito dopo il parto.
Malik et al. (2012), riportano il caso di un bambino di 7 anni che alla fine è diagnosticato come SSPE. Questo povero bambino aveva praticato la sua MMR a 15 mesi di vita. I livelli di immunoglobuline nel liquor cerebrospinale erano alti come il titolo degli anticorpi anti virus del morbillo. La lettura completa dell’articolo mi fa capire che questi autori verranno massacrati poiché non ci sono né risultati bioptici né autoptici che avrebbero validato al 100% il caso.

DOCUMENTO SECRETATO?
A giugno del 2014 la Merck Sharp & Dohme Corp., produce un documento pubblico del quale oggi sono entrato in possesso. Quando si parla di encefaliti ed encefalopatie si fa riferimento anche al famoso CDC che dice che un certo numero di encefaliti sono attese in una popolazione infantile a prescindere dalle vaccinazioni. Poi il documento torna ad essere realistico e dice: “Tuttavia, i dati suggeriscono la possibilità che alcuni di questi casi possano essere causati dai vaccini contro il morbillo. Il rischio di questi gravi disturbi neurologici, seguenti la somministrazione del vaccino con virus vivo ed attenuato del morbillo, rimane di gran lunga inferiore al rischio di encefalite ed encefalopatia che può far seguito all’infezione con virus selvaggio del morbillo (uno per due mila casi)”.
In altre parole si ammette la possibilità che alcuni casi di encefaliti ed encefalopatie siano provocati dal vaccino, anche se il rischio è inferiore rispetto a quello veicolato dal ceppo selvaggio, quello che provoca il morbillo naturale. Poi si spingono anche oltre le parole rassicuranti del CDC, dicendo: “Ci sono state segnalazioni di casi di panencefalite sclerosante subacuta (SSPE) nei bambini che non avevano una storia di infezione da virus del morbillo selvaggio, ma che avevano ricevuto il vaccino contro il morbillo. Alcuni di questi casi possono essere ricondotti ad episodi di morbillo non diagnosticati nel primo anno di vita o, eventualmente, alla vaccinazione contro il
morbillo”.

Insomma un viaggio lungo certamente, doveroso affinché possa entrare il mondo complicato delle malattie trasmissibili, dove il morbillo, con il suo volto, gli studi con le loro evidenze cristallizzano un dato certo, ancora ad oggi, nessuno abbia volontà di affrontare seriamente un’indagine sanitaria sul mondo dei vaccini. Il caso volle che alcuni documenti secretati sono ora disponibili.

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