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Redazione Lazio

MONTI E IL SUO SERMONE DA PRETE SPOGLIATO

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Tempo di lettura 2 minutiUn addio di così scadente istanza avrebbe potuto pronunciarlo chiunque, ma se viene da uno che ha guidato l’Italia allo sbaraglio come ha fatto Monti in questi 13 mesi, diventa avvilente e umiliante.

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[VIDEO – CONFERENZA DI FINE ANNO MARIO MONTI]

 

Ninnj Di Stefano Busà

Un sermone da prete di campagna, un continuo rimescolare su quanto egli abbia salvato l’Italia e la gente non lo abbia capito: comizio singolare e banale, fatto di allusive stonature tragicomiche, di continui assilli sollecitatori sul filo della logica e del buon senso, un arrampicarsi su vetri fragili e rotti che non fa che avvalorare, qualora ve ne fosse ancora bisogno, il suo malgoverno, la sua incapacità a darsi regole e strutture portanti di cui tanto “blatera”.

Un addio di così scadente istanza avrebbe potuto pronunciarlo chiunque, ma se viene da uno che ha guidato l’Italia allo sbaraglio come ha fatto Monti in questi tredici mesi, diventa avvilente e umiliante.

Mi sembrava di sentire un parroco dire messa alle esequie di un morto: tono apparentemente pacato, ma inconcludente, di chi non ha nulla da dire o da dare, tranne che il suo mandato raggiunto da agonia stringente, da astenia e anemia irreversibili. Questa la verità ultima, la verità oltre ogni menzogna,

La straordinaria quanto censoria e arrogante ultima parola, prima del congedo, che si spera definitivo per tutti noi italiani ha disorientato, ma non ha lasciato stupiti: cosa ci si poteva aspettare da uno che ha tolto ai poveri per dare ai ricchi? Un vero Robin Hood al contrario.

Attenzione, non che l’Italia raggiunga la posizione soleggiata, non che vi siano speranze di crescita, non che si delineano menti in grado di realizzare la “rinascita” tanto auspicata, ma almeno "fuori uno", ovverosia, il più drammatico fuori porta sbalzato via da un calcio di rigore che lo ha messo fuori campo.

Ora la palla passa a coloro che stanno in panchina ad attendere gli esiti delle elezioni, che non hanno un’aurea di saper dare risposte certe, non hanno programmi a breve e a lunga scadenza, non hanno progetti e soprattutto volontà d’impegnarsi a risolvere i tanti problemi degli italiani, che sono diventati un vero allarme, una emergenza che rischia di divenire cronica e di portare a livelli di guardia non più tollerabili la popolazione in ginocchio.

Al voto delle urne, dunque, l’ultima parola. Sapranno gli italiani tenere in considerazione fatti e cose, parole e tradimenti? Sapranno cambiare registro, dando la sterzata che faccia drizzare il timone verso: crescita, lavoro, occupazione, giustizia, dimezzamento di caste e camerille, dimezzamento del numero dei parlamentari, cancellazione di lauti compensi con solo pochi giorni di mandato-parlamentare alla casta, accorpamento di Province, misure più eque per la tassazione e il Fisco (siamo i peggiori in Europa).

Saprà il prossimo governo prendere atto che siamo fuori rotta? Fuori tempo massimo? Per non cadere nell’abisso più fondo di una “recessione” irreversibile. Saremo i prossimi a cadere sotto l’effetto del famigerato “spread” sempre in agguato? O ci tireremo fuori appena in tempo per non cadere nella gola profonda di un sistema economico/finanziario fuori controllo, patrocinato dalla forza centristamerkeliana che la fa da padrona su tutta la linea. Monti lascia il campo, ma saprà il successore trovare la chiave per aprire le porte al sole della rinascita?
 

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