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11 anni faon
Presentato al convegno il riordino delle disposizioni di legge per il completamento dell'iter di un “Testo Unico” proposto dal consigliere regionale e primo firmatario Simone Lupi sulla lotta alla violenza alle donne che integra normative precedenti e la recente sul femminicidio del 2013
di Daniela Zannetti
Monte Porzio Catone (RM) – Dalle terre deserte alla Comunità educante le linee politiche per le politiche sociali della Regione Lazio scommettono su un percorso di integrazione socio sanitaria rivolto essenzialmente alla persona e la sua presa in carico. Terzultima regione a ratificare le Leggi nazionali, a 14 anni dalla L.328 del 2000 dell'allora ministro Lidia Turco al Welfare, l'attuale legislatura si è riproposta di recepire tutte le indicazioni a vario titolo provenienti dal territorio per il riordino dei servizi Socio Sanitari.
Dalla commissione consiliare che si consulta su 70 tabella e gli eventuali emendamenti alla bozza di legge– dice l'assessore Rita Visini (politiche sociali e sport regione Lazio) al Convegno di Monte Porzio Catone sul contrasto alla violenza di genere “Exit, Uscite di Sicurezza – vuole che quanto normato sia ricapitolato ai servizi alla persona. Secondo la Visini, oltre un vuoto progettuale sulla sanità, appunto le terre deserte, da una prima verifica dei fondi programmatici per i Distretti sanitari e Piani di Zona è emerso che della metà dei fondi, 108 milioni destinati alle Asl, che confluiscono nei Distretti e i relativi Piani di zona, a parte alcuni distretti virtuosi, almeno 11 milioni di euro non sarebbero stati spesi bene per le politiche sociali che restano a credito per la cittadinanza in termini di denaro speso diversamente da servizi previsti o non utilizzati; che solo azioni congiunte tra Enti locali, ASL e Piani di zona con l'obbligo di ascoltare il Terzo settore possono realizzare appunto quell'integrazione socio sanitaria della persona nella comunità educante, con la parte civile stessa che indica quali i bisogni e si prende cura del proprio benessere.
Di pari passo, presentato al convegno il riordino delle disposizioni di legge per il completamento dell'iter di un “Testo Unico” proposto dal consigliere regionale e primo firmatario Simone Lupi sulla lotta alla violenza alle donne che integra normative precedenti e la recente sul femminicidio del 2013.
Tradotto in numeri, per la prevenzione e sostegno alle reti affettive e relazionali, agli interventi per contrastare la violenza di genere sono stati destinati fondi regionali (un milione di euro) per rafforzare gli sportelli antiviolenza e stalking per le vittime, l'istituzione di un primo Gay Center, una campagna di sensibilizzazione e prevenzione del fenomeno del cyberbullismo in rapporto alla violenza psicologica praticata in internet.
La rete diffusa di spazi (centri antiviolenza, case rifugio e ultime le stanze rosa al triage del pronto soccorso) permette un contributo importante al superamento delle problematiche attraverso un primo strumento di relazione e riconoscimento della violenza. Con venti anni di studi e sistematizzazione della violenza di genere – spiegano le responsabili di “SOStegno Donna” l'associazione di donne del 1° distretto Roma H presente al convegno – siamo in grado di aiutare una vittima di stupro, i cui disordini psicologici conseguenti sono paragonabili ai disagi di guerra e a ridefinire, rielaborare e ristabilire i suoi legami affettivi e sociali.
Con la ratifica della Convenzione di Istanbul 2011 e la legge 119 del 2013 sul femminicidio, l'Italia colma un gap normativo con procedimenti penali e civili che perfezionano il contrasto e il ripetersi della spirale di violenza, anche per famiglie di fatto: arresto in flagranza, patrocini gratuiti per i meno abbienti e processi con corsie preferenziali per violenza su donne e bambini; Ordini di Protezione, di cessazione, allontanamento e frequentazione e pagamento, ovvero riconoscimento di un risarcimento economico per le vittima di violenza di genere come quelle di mafia, della strada o di usura seppure quest'ultimo non ancora recepito dalla ratifica. Resta saliente il supporto e il recupero del “reo” recuperando la vittima ma anche il responsabile degli atti di violenza.
Daniela Zannetti
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