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3 mesi agoon
Faccio parte di quella generazione cresciuta per strada e per la precisione a “Lu Monte” e nello specifico a viale Europa, una zona a ridosso della piazza, attaccata alla circonvallazione del paese che ti permette di salire, oggi vista l’età con qualche difficoltà maggiore, fino al centro storico.
Ed in queste sere d’estate farci quattro passi non è solo un ritorno al passato recente della mia vita ma un recupero di quei luoghi della mia memoria che mi hanno reso, nel bene e nel male, l’uomo che sono adesso.
Una di queste sere incontro uno dei tanti amici che vive ancora qui che dopo un saluto ed un fraterno “che ce fa da ‘ste parti” mi guarda dritto negli occhi e mi dice: Ma s’iutu a vede’ come sta reduttu lu Romito? (ma sei andato a vedere come è ridotto il Romito’)
Il Romito, o meglio “Campusantu Vecchiu”, per noi nati e vissuti in questa zona, oggi parco Karol Wojtyla (ancora non capisco perché non intitolarlo a San Francesco d’Assisi che qui fondò, si dice, un romitorio, o al massimo a Papa Giovanni Paolo II) è il primo cimitero fuori le mura del comune di Monte Compatri, dismesso, per ovvie ragioni igienico sanitarie, intorno agli anni 40/50 del secolo scorso.
Per la mia generazione era uno dei luogo di gioco e divertimento ma più che altro quello deputato alle “prove di coraggio” nel circolare tra le vecchie vestigia di uno dei cimiteri incassati nel tufo della provincia romana.
Intorno al 1994, il sindaco Victor Ugo Ciuffa, non senza difficoltà ed ostacoli, decise di trasformarlo in un parco iniziando, come prima opera, lo smontaggio dell’antico portale in tufo, opera straordinaria e di alto valore artistico, che oggi adorna il secondo ingresso del nuovo cimitero comunale e successivamente livellandone il terreno.
I lavori andarono avanti a singhiozzo e, se non erro, uno degli ostacoli maggiori rientrava nel fatto che detto terreno fosse della diocesi di Palestrina concesso a solo uso cimiteriale.
Durante la prima sindacatura a guida Marco de Carolis acquistò l’aspetto che oggi noi tutti potremmo, condizionale d’obbligo, ammirare.
Un’area verde, ombreggiata da pini marittimi secolari e sul lato confinante la collina di Monte Compatri trovano ancora spazio le vecchie sepolture con addirittura alcune cappelle votive che potrebbero rappresentare un polo turistico attrattivo davvero interessante … ed invece.
A parte due festival, uno del teatro ed un del cinema, che ormai ogni anno si tengono abitualmente in questo luogo, qui regna il più totale abbandono.
Per fortuna che almeno il taglio dell’erba viene effettuato, ma poi sono eloquenti le immagini che abbiamo provveduto a scattare.
Un ingresso chiuso con un laccio, un quadro elettrico lasciato a disposizione di chiunque voglia fare danni o crearne, un tappeto erboso o sintetico lasciato dietro le cancellate che dovrebbero, anche in questo caso condizionale d’obbligo, proteggere le strutture funerarie ancora presenti.
Materiale edilizio o frutto di un crollo lasciato di fronte all’unica cappella che presenta ancora decorazioni funerarie e votive senza considerare che le lampade che dovrebbero illuminare la parte con le antiche sepolture sono, con molta probabilità, inutilizzabili.
E, come anticipavamo prima, la cancellatura atta a proteggere da eventuali atti vandalici aperta con la possibilità per chiunque di poter accedere e poter provocare danni irreparabili ad uno dei luoghi della memoria storica del paese
E se ci aggiungiamo un albero crollato dalla scarpata che potrebbe rovinare accidentalmente su qualche sprovveduto che si trovi a passargli vicino torna ad essere non luogo deputato alle “prove di coraggio” ma di “sussistenza”.
Unico motivo di gioia quattro delle vecchie panchine dell’alberata trovano finalmente una collocazione degna ma inutilizzata visto che questo parco è e resta 11 mesi su 12 completamente in balia di se stesso.
Anche stavolta scriveremo all’amministrazione comunale per comprendere le ragioni di questo apparente stato di abbandono nella speranza di avere risposta.
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