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di Silvio Rossi
Roma – Un bilancio a metà, questo in sostanza è, per Stefano Dominella, il quadro di Altaroma, rassegna che la scorsa settimana ha visto tornare le passerelle nella capitale, con la chicca della sfilata della maison Valentino, che come avviene da oltre cinquant’anni, ha incantato i presenti.
La sfilata della casa di moda è stata l’anteprima dell’edizione 2015 di Altaroma, e certamente ne ha rappresentato anche il momento clou, con lo scenario di piazza Mignanelli, dove ha la residenza romana lo stilista, a fare da cornice alle splendide creazioni agli abiti disegnati dal marchio.
Per Dominella, che ha iniziato la sua carriera nella moda a fianco di Gattinoni, e che ha dimostrato negli anni di avere un talento sotto il punto di vista organizzativo e di controllo, partecipando attivamente a molte iniziative nate per divulgare al pubblico il concetto di bellezza legato alla moda, e ricoprendo diverse cariche dirigenziali negli organismi legati al comparto (è presidente della Commissione di “Unindustria” per le attività di sviluppo e promozione della moda nel Lazio), Altaroma è un mezzo che ha una grande potenzialità, ma che forse non viene sfruttata adeguatamente.
Roma è una città che merita molto, che può fare molto, ma nella moda, come d’altronde in tutti i settori, bisogna lavorare sodo, avere un progetto valido, e soprattutto non adagiarsi sugli allori. Se volessimo concentrare il senso di quanto ci ha raccontato Dominella, solo impegnandosi al massimo, con un progetto valido, si può far si che Roma abbia nella moda lo spazio che merita.
Per questo motivo i suoi suggerimenti sono dei pungoli che gli organizzatori delle sfilate romane devono prendere come punti di partenza per migliorare, perché non si può dilapidare un patrimonio rappresentato dal lavoro degli artigiani, dalla bellezza degli spazi che la città può mettere a disposizione per l’alta moda.
Roma è stata da qualche anno defilata rispetto alla moda. Si può dire che quest’anno ha ripreso a puntare sulla moda?
Diciamo no! Diciamo che grazie a Valentino, quest’anno, Roma ha rivissuto un momento importante di moda, bisogna vedere senza Valentino cosa succederà.
In effetti Valentino è stato un gran successo.
Valentino è stato un SUO successo eccezionale, in una città meravigliosa, con una forza di suggestione, di stile, e una forza economica che solo Valentino può portare in questa città. Ma se non ci fosse stato lui, che cosa sarebbe stato questo calendario?
Ma i giovani a Roma non riescono a imporsi?
I giovani sì, ma i giovani sono giovani, c’è bisogno di qualche tutor, che tiri la volata. Roma sta diventando, è diventata la città per il lancio di giovani, ma dovrebbe avere anche un lancio per i senior.
Il fatto che negli ultimi anni molte case di moda italiane siano passate sotto capitali stranieri, ha influito negativamente?
Assolutamente no, perché Roma è fuori da quel circuito, che riguarda le case di moda di Prêt-à-porter, che sono milanesi, e sono gruppi da uno, due, tre miliardi di euro l’anno. Roma è la città, la patria, e la storia dell’artigianato e dell’alta moda, e io credo che bisognerebbe fare un progetto per ridare spessore e vita alla storia dell’alta moda italiana.
Se però andiamo nella provincia italiana, ci sono molte realtà artigianali che stanno cercando di puntare sulla qualità, nella moda come in altri settori. Roma può fare da collante per queste realtà?
Roma dovrebbe fare da collante per l’artigianato di lusso, per l’artigianato creativo, purtroppo non lo fa.
Cosa manca?
Manca il progetto, manca qualcuno che si impegni per portarlo avanti.
Queste iniziative della Regione, che stanno cercando di aiutare lo sviluppo delle piccole e media aziende, anche nella moda, possono aiutare?
La regione ha già puntato, come hanno detto prima Zingaretti e Calenda, su Altaroma, appunto, che promuove i giovani, ma la regione da sola non può sostituirsi alle aziende.
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