MILENA FA L'ESCA E RODOTÀ IL PESCATO

Angelo Parca

La Gabanelli è l’esca e Rodotà il pescato che potrebbe essere condiviso da Cinque Stelle e Pd. Il gioco non solo si fa duro ma appare sopraffino. La Gabbanelli Presidente della Repubblica è un’utopia. Noi l’abbiamo sempre detto che una donna al Colle è quel che ci vorrebbe in questo momento ma la Gabbanelli sarebbe il non plus ultra. Proprio per questo non verrà eletta. I politicanti, ma più gli stessi colleghi giornalisti, dai salotti televisivi hanno detto in poche parole che non è all’altezza. L’hanno bocciata.  Solo qualche onesto ha sottolineato che non è “affidabile” nel senso più buono del termine. In pratica Milena è un personaggio poco moderato forse per i gusti dei grandi elettori. Un’esca  appetibile per poi tirare fuori Rodotà, lui è un politico all’ ”altezza” perché è pur sempre politico. La pasta non è acqua. Comunque dinamiche di un Grillo a parte, Rodotà è un buon elemento, ricordiamo che nel 1992 presiede in sostituzione di Oscar Luigi Scalfaro l'ultima seduta del Parlamento convocato per l'elezione del capo dello Stato.  Scalfaro, Presidente della Camera e candidato al Quirinale, preferì lasciare a Rodotà la presidenza, in vista della sua elezione. Al termine della legislatura, durata appena due anni, Rodotà decide però di non ricandidarsi, preferendo tornare all'insegnamento universitario. Dal 1983 al 1994 è stato membro dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. Nel 1989 è stato eletto al Parlamento europeo. Insomma è un personaggio conosciuto che ha continuato la sua escalation: è stato il primo Presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali e dulcis in fundo nel 2010 ha presentato all'Internet Governance Forum una proposta per portare in commissione Affari Costituzionali l'adozione dell'articolo 21bis: “Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale”. Ecco che Rodotà rappresenterebbe il dialogo muto tra Cinque Stelle e Partito Democratico che però dovrebbe auto lesionarsi e mettere da parte il loro papabile figliol Prodi. Intanto il tempo perso, ma ormai è andata come si dice, il Fondo Monetario internazionale mette il dito nella piaga: Il pil continuerà ad essere negativo anche nel 2013 (-1,5% dopo il -2,4% del 2012) e il segno meno si vedrà, di sfumatura, solo nel 2014 (+0,5%). Ci sarà un peggioramento della disoccupazione che salirà al 12% nel 2013, rispetto al 10,6% del 2012. L'andamento al rialzo del livello di disoccupazione peraltro coinvolgerà tutti i paesi europei, con la Francia che dovrebbe passare dal 10,2% dello scorso anno all'11,2% del 2013 mentre la Grecia dovrebbe affiancare la Spagna con un 27% nell'anno in corso (26% nel 2014). Migliorano per l’Italia invece le stime sul deficit che nel 2013 sarà pari al 2,6% del Pil mentre il debito sale al 130,6% del Pil dal 127,0% del 2012. Gli economisti dicono chiaro e tondo che sulla crescita del nostro Paese incide anche «l'incertezza politica» che ostacola gli investimenti.