Milano – Reati tributari, riciclaggi e associazione a delinquere con l'aggravante della finalità mafiosa. Con queste accuse 11 persone, tra cui un avvocato, sono state arrestate nell'ambito di un'inchiesta della Dda di Milano. Agli arrestati sarebbero riconducibili alcune aziende a cui erano stati affidati appalti per l'Expo e per l'Ente Fiera di Milano. Stando alle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto, Ilda Boccassini, e dai pm, Paolo Storari e Sara Umbra, le mani di Cosa Nostra sarebbero arrivate anche a quattro padiglioni nell'esposizione universale: quelli di Francia, Kuwait, Guinea Equatoriale e dello sponsor Birra Poretti. I finanzieri hanno eseguito anche un sequestro preventivo di diversi milioni di euro.
Gli arrestati avrebbero ottenuto in tre anni 20 milioni di appalti per l'ente Fiera di Milano attraverso la società Nolostand. Al centro dell'inchiesta c'è anche il consorzio Dominus. Le società del consorzio erano intestate a prestanomi e attraverso un sistema di fatture false creavano fondi neri. Il denaro, secondo l'accusa, era poi riciclato in Sicilia dove gli indagati avrebbero legami con la famiglia mafiosa dei Pietraperzia (Enna). Si tratta di operazioni di riciclaggio di denaro da milioni di euro. Fiumi di soldi che ottenuti con gli appalti, tornavano in Sicilia in borse di plastica, valigie e perfino in un canotto. La figura principale dell’inchiesta è Giuseppe Nastasi. Un imprenditore che si occupa di allestimenti fieristici e che, insieme ad altri soggetti che fungono da prestanome, avrebbe commesso una serie di reati tributari per importi assai rilevanti. Nell’ordinanza si legge che Nastasi è apparso subito in rapporti molto stretti con Liborio Pace (con cui è socio), già imputato per appartenenza alla famiglia mafiosa di Pietraperzia e che dalle indagini appare come elemento di collegamento con detta famiglia. Il gip Mannocci sottolinea come sia chiaro che un meccanismo quale quello emerso sia stato reso possibile da amministratori di aziende, consulenti, notai e commercialisti che non hanno voluto vedere quello che accadeva intorno a loro.
Il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, ha parlato di vicenda inquietante che dimostra l'interconnessione fra organizzazioni criminali e realtà economica. "Qui si parla di fondi neri, operazioni estere, evasione fiscale, che è uno dei sistemi più diffusi di accumulo di proventi illeciti. Le organizzaizioni criminali sono riuscite a inserirsi nelle partecipate pubbliche. Questa è una circostanza inquitente". Mentre Ilda Boccassini, capo del dipartimento Antimafia della procura, parla della "incredibile quantità di denaro sottratto al fisco da parte di imprenditori lombardi e siciliani. Un fiume di denaro contante, prodotto e transitato in nero, che in parte da Milano arrivava in Sicilia. Imprenditori pagavano operai per farsi costruire in casa vere e proprie camere di sicurezza per il denaro contante". Sul giro di affari delle società coinvolte spiega: "In pochi mesi, le società osservate hanno generato proventi per 20 milioni di euro, in parte trasferiti in Slovacchia e Romania". Il gip Mannocci ha parlato invece di un meccanismo "desolante, con logiche e, soprattutto, condotte che si presentano in territorio lombardo con le stesse modalità con cui, da oltre un secolo, si manifestano in territorio siciliano".
Il pm di Milano Paolo Storari ha focalizzato le responsabilità: "Qua non c'è il tema che Expo non ha controllato, è Nolostand (società del gruppo Fiera Milano, ndr) che non ha controllato e questa non è un'indagine su Fiera Milano ma sul consorzio di Nastasi che si è infiltrato in Fiera, con la Fiera, che poi ha lavorato per Expo"