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Cronaca

MILANO: MADRE E FIGLIO SGOZZATI ALLA PERIFERIA DEL CAPOLUOGO

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Tempo di lettura 2 minuti Gli operatori del 118 si sono trovati di fronte ad una scena raccapriciante

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Redazione

Milano – Madre e figlio, trovati morti in casa nella zona periferica a sud-ovest di Milano, in zona Lorenteggio. Ad intervenire in via Segneri 4, il personale del 118 che si è trovato davanti una scena raccapricciante: i corpi di Libanny Meja Lopez, dominicana di 29 anni, e del figlio Leandro di 3 anni e mezzo, selvaggiamente uccisi a coltellate e sgozzati.Tutte e due le vittime, secondo i rilievi medico-legali, presentano vaste e profonde lesioni alla gola. La donna è stata trovata nell'appartamento, a terra in salotto, nuda, nel sangue. Il piccolo era in bagno, in pigiama, su un fianco. Forse ha tentato di scappare dalla furia dell'assassino.

E' stata la madre della vittima quando, dopo aver telefonato diverse volte senza esito, si è recata a casa della figlia e del nipotino a fare la macabra scoperta. E' entrata nella casa, al secondo piano di un casermone popolare in via Segneri, nella periferia sud-est della città, e ha trovato il corpo della figlia, correndo subito fuori e risparmiandosi almeno la straziante vista del cadavere del piccolo. Sono poi state le sue urla disperate a richiamare l'attenzione di vicini e altri parenti, che hanno telefonato numerosi al 118 e alla polizia.

"Ho sentito solo poche parole: l'hanno uccisa, l'hanno uccisa!", ha detto un'anziana che vive al piano terra del condominio, che si trova in uno degli isolati più degradati del quartiere Giambellino, noto in un ormai lontano passato passato per la 'mala' milanese e per lo spaccio di eroina, oggi realtà multietnica dove si alternano case signorili moderne e alcune tra le più decadenti palazzine Aler della città. Sono stati portati in questura e sentiti anche famigliari e conoscenti delle vittime, una quindicina, nella speranza che possano fornire elementi utili a capire che tipo di tensioni vi fossero attorno alla madre e al bambino e cosa sia accaduto.

Due ragazzi che vivono nel palazzo dicono di ricordare la vittima: "Una ragazza alta, snella, con i capelli neri. Viveva con un fidanzato, ma non sappiamo che lavoro facesse. Ricordiamo anche il bambino, era molto carino, con i capelli neri come la madre. Questo omicidio sconvolge tutti, non è mai successa una cosa simile qui". Il padre di Leandro si è presentato alla polizia. Lo ha comunicato la Questura. L'uomo è stato sentito dagli inquirenti che hanno ascoltato una quindicina di testimoni. Non è accusato di nulla. L'uomo e la donna non erano sposati.
 

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In Italia primi casi di puntura letale: sono i “parenti” della Dengue

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Un virus d’importazione, “parente” della Dengue e del West Nile, della famiglia delle arbovirosi che è già stato diagnosticato in Italia, intorno alla metà di luglio, nel laboratorio dedicato alle Bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano in due pazienti arrivati dal Brasile e da Cuba, e anche in Veneto, al Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell‘Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), sempre in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. In tutto, i casi diagnosticati finora in Italia sono stati quattro. L’infezione provoca febbre molto alta, dolori articolari e muscolari e rash cutaneo e si trasmette all’uomo attraverso le punture di moscerini o di zanzare, principale vettore (la zanzara Culicoides paraensis) è attualmente presente solo in Sud e Centro Americhe e non è presente in Europa e ad oggi non esistono prove di trasmissione interumana del virus Oropouche.

Il segretariato di Bahia riferisce che i pazienti deceduti a causa della febbre Oropuche avevano sintomi come febbre, mal di testa, dolore retro-orbitale(nella parte più profonda dell’occhio), mialgia (dolore muscolare), nausea, vomito, diarrea, dolore agli arti inferiori e debolezza. In entrambi i casi, poi, i sintomi si sono evoluti con segni più gravi come macchie rosse e viola sul corpo, sanguinamento, sonnolenza e vomito con ipotensione, gravi emorragie e un brusco calo dell’emoglobina e delle piastrine nel sangue.

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Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Crollo della vela a Scampia, gravi due bambine

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Sono in gravissime condizioni due dei sette bimbi ricoverati all’ospedale Santobono di Napoli dopo il crollo della scorsa notte a Scampia.

Due delle sette piccole pazienti, rispettivamente di 7 e 4 anni, sono in gravissime condizioni per lesioni multiple del cranio e, attualmente, sono ricoverate in rianimazione con prognosi riservata.

Nello specifico, si legge nel bollettino dell’Ospedale Santobono, una bimba è stata sottoposta nella notte ad intervento neurochirurgo per il monitoraggio della pressione intracranica, presenta emorragia subaracnoidea, fratture della teca cranica e versa in condizioni cliniche gravissime, con prognosi riservata. L’altra, ha una frattura infossata cranica e grave edema cerebrale. È stata sottoposta ad intervento di craniectomia decompressa nella notte e impianto di sensore per il monitoraggio della pressione intracranica. Attualmente è emodinamicamente instabile e versa in condizioni cliniche gravissime con prognosi riservata. Altre tre piccole pazienti, rispettivamente di 10, 2 e 9 anni, hanno riportato lesioni ossee importanti e sono attualmente ricoverate in ortopedia. Una per un trauma maxillo facciale con grave frattura infossata della sinfisi mandibolare e con frattura di femore esposta, un’altra con frattura chiusa del terzo distale dell’omero sinistro, l’ultima con frattura dell’omero sinistro scomposta prossimale. Sono state stabilizzate e saranno sottoposte in giornata a intervento chirurgico ortopedico. Le ultime due, rispettivamente di 2 e 4 anni, hanno riportato contusioni multiple con interessamento splenico, trauma cranico non commotivo e contusioni polmonari bilaterali, ricoverate in chirurgia d’urgenza sono state stabilizzate e, al momento, non presentano indicazioni chirurgiche.

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