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Editoriali

MILANO, APPALTOPOLI: IN MANETTE VICESINDACO E ASSESSORE DI COLOGNO MONZESE

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Tempo di lettura 3 minuti Hanno preso una mazzetta di 50 mila euro, quale acconto dei 300 mila pattuiti, per favorire l'impresa monzese nell'affidamento dell'appalto.

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Redazione

Cologno Monzese (MI) – L'indagine Clean City, che lo scorso dicembre aveva svelato l'esistenza di un collaudato sistema corruttivo per ottenere appalti pubblici grazie al pagamento di tangenti, con protagonista l'I. S. di Monza, si arricchisce di un nuovo capitolo.
I Finanzieri del Comando Provinciale di Milano, coordinati dai Pubblici Ministeri Salvatore Bellomo, Manuela Massenz e Giulia Rizzo della Procura di Monza, stanno indagando su una tangente di 300 mila euro. Il prezzo per affidare alla S. l'appalto del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti di un comune lombardo, per un valore di oltre 28 milioni di euro.
Una vicenda che ha fatto emergere la complicità tra amministratori comunali, accusati di corruzione ed imprenditori privi di scrupoli, pur di ottenere i loro illeciti scopi.
Sono stati raggiunti da un ordine di carcerazione, firmato dal GIP del Tribunale di Monza – Claudio Tranquillo -, R. C., vicesindaco ed assessore all'ambiente di Cologno Monzese e l'assessore all'edilizia privata e pubblica, M. D.. Per loro l'accusa è pesante: aver ricevuto dai S. una mazzetta di 50 mila euro, quale acconto dei 300 mila pattuiti, per favorire l'impresa monzese nell'affidamento dell'appalto.
Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti M. D. G. di A. S. M. Spa, attuale affidataria del servizio di igiene urbana e F. D., dipendente della S..
Coinvolta anche la S. G. Srl di Pianezza (TO), azienda che opera in diversi comuni della Brianza.

A tutti viene contestato di essere complici del vice sindaco C., dell'assessore D. e di G. S., in un preciso, illecito piano: fare in modo di annullare la gara per l'affidamento del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti bandito dal comune, in quanto non remunerativa, indirne una nuova, per un valore superiore, favorendo la vittoria della S..
Sulla vicenda avevano iniziato ad indagare la Procura di Monza ed i Carabinieri del NOE di Milano, dopo aver raccolto una denuncia su presunte anomalie nella procedura per l'assegnazione del servizio in questione. Una svolta decisiva, però, si è avuta quando G. S., ormai alle strette, ha deciso di collaborare con gli inquirenti, confessando di aver pagato una tangente al vice sindaco C., per assicurarsi l'appalto. A quel punto il fascicolo è confluito in quello già aperto, relativo all'operazione Clean City e le indagini sono state affidate ai finanzieri del Gruppo Monza.
In meno di due mesi di intensa attività investigativa, attraverso numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali, diversi servizi di pedinamento ed appostamento, registrazione filmata di incontri, indagini bancarie e documentali, è stato possibile fare luce sull'intero iter amministrativo dell'appalto incriminato, trovare i riscontri alle dichiarazioni accusatorie dei S. ed individuare il ruolo e le responsabilità delle persone coinvolte.
Sono stati ricostruiti tutti gli incontri avvenuti nel tempo tra il vicesindaco di Cologno Monzese (Milano), Raffaele Cantalupo, e dell'assessore all'Edilizia, Maurizio Diaco, serviti a pianificare, nei dettagli, la strategia per truccare la procedura di gara. E' stato individuato il giorno ed il luogo dove è avvenuta la consegna dei 50 mila euro in contanti al vicesindaco.
Sono state trovate le prove per sostenere che la S. si era prestata, per conto della S. – che non doveva figurare – a promuovere un ricorso sul bando di gara. In questo modo l'Amministrazione comunale ha potuto annullare la procedura, per indirne una nuova.
Scoperte anche le modalità che avrebbero permesso alla S. di vincere la nuova gara.
Questa volta la turbativa non sarebbe avvenuta con il solito bando "cucito" su misura, per sbaragliare la concorrenza, ma attraverso il suggerimento di ben specifiche migliorie da inserire nell'offerta tecnica.
Così, all'apertura delle buste, la società di Monza avrebbe avuto un punteggio più alto rispetto alle altre aziende. In quest'ultimo contesto investigativo avrebbero avuto parte attiva e sono indagati oltre al vicesindaco C., anche M. D. G. della società A. S. M. e F. D., dipendente e consulente della S..
I militari della Guardia di Finanza di Monza sono in azione dalle prime ore di questa mattina per eseguire i provvedimenti cautelari emessi dall'Autorità Giudiziaria, per acquisire in Comune la documentazione relativa al bando e soprattutto le buste presentate dalle società contenenti le offerte tecniche ed economiche.

Nella foto il vicesindaco Raffaele Cantalupo

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Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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