Published
2 mesi faon
Continua il viaggio attraverso le opere “incompiute” in vista del Giubileo 2025, e oggi ci soffermiamo sul capolinea della Metro C di Monte Compatri – Pantano, un’arteria di trasporto che avrebbe dovuto essere già operativa per il grande Giubileo del 2000.
Nonostante le promesse e i primi viaggi inaugurali, il progetto ha accumulato un numero incommensurabile di ritardi.
Il 9 novembre 2014, dieci anni fa, i sindaci di Roma e Monte Compatri, Ignazio Marino e Marco de Carolis, celebravano l’apertura simbolica della linea.
Oggi, però, la situazione rimane critica.
Secondo le recenti dichiarazioni dell’assessore ai Trasporti di Roma Capitale, Eugenio Patanè, i lavori alla stazione di Porta Metronia stanno procedendo, e il completamento è previsto per ottobre 2024. Patanè ha sottolineato come questa nuova stazione “possa rappresentare un connubio tra l’innovazione urbanistica e la valorizzazione del patrimonio archeologico di Roma”.
Tuttavia, il capolinea di Monte Compatri – Pantano racconta una storia ben diversa.
Questa area è diventata teatro di una tragedia nel gennaio 2024, quando un giovane di soli 14 anni, Ivan Alexandru, venne assassinato nel piazzale antistante la stazione e nonostante le promesse di intensificare la presenza delle forze dell’ordine e migliorare la sicurezza, la situazione rimane allarmante.
Solo due nuove telecamere sono state aggiunte per sorvegliare un’area che continua a mostrarsi come un “deserto” di sicurezza, priva di un presidio costante di polizia.
I servizi per i viaggiatori lasciano molto a desiderare: attualmente, l’unico bagno funzionante è quello femminile, mentre il maschile e quello per diversamente abili rimangono chiusi da mesi.
A questi disagi si aggiungono cumuli di spazzatura accumulati, locali vuoti pieni di rifiuti, (resta aperto ed attivo, per la cronaca, solo un piccolo bar) ed un chiusino straripa ogni volta che le piogge si abbattono sulla capitale, sollevando preoccupazioni circa la gestione delle acque reflue, facendo fuoriuscire liquami maleodoranti.
“Qui, ci dice un passeggero, abbiamo paura di venire la sera tardi, è una terra di nessuno. Lo dica a chi governa la città e il nostro Paese. Vengano qui a vedere di notte, non solo a farsi selfie quando quel povero ragazzo è stato ucciso”, denuncia un utente della metro, esprimendo un malcontento palpabile.
In questo clima di insicurezza e abbandono, si respira un’aria di preoccupazione in vista del Giubileo 2025 specie a riguardo della stazione di Monte Compatri – Pantano, che potrebbe e dovrebbe diventare un importante punto di accoglienza per i visitatori di tutto il mondo ed invece corre il serio rischio di presentare un’immagine inquietante dell’Italia e della sua capitale.
La città ha bisogno di farsi trovare pronta per l’evento religioso più significativo che culminerà nel 2025 e diventa fondamentale che le istituzioni non solo proseguano i lavori, ma prestino attenzione anche al contesto sociale e alla sicurezza dei cittadini e dei turisti.
Un’adeguata manutenzione e la garanzia di un ambiente sicuro possono trasformare questa “terra di nessuno” in una vera porta d’accesso alla storia e alla cultura di Roma senza dimenticare l’indotto che potrebbe crearsi per l’intero territorio dei Castelli Romani con il comune di Monte Compatri (dove sorge il capolinea nds) “in testa”.
Con un potenziale inespresso che attende solo di essere valorizzato, è tempo di agire e non di promettere.
La musica dell’ipocrisia e il concerto dell’incoerenza
Capolinea Metro C Monte Compatri Pantano: Chiusura dei bagni, gravi disagi per donne e portatori di handicap
Monte Compatri – Pantano: il capolinea della Metro C ancora al centro del dibattito politico
Monte Compatri – Pantano, metro C: il capolinea della paura, tra aggressioni, droga e omicidi
Roma e il fallimento amministrativo: i sottopassi chiusi con il cemento sono il simbolo di una città senza visione
Monte Compatri, Guardia di Finanza al capolinea Metro C: uno specchio della tensione politica locale