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di Angelo Barraco
Roma
– “Trent’anni di carcere a Salvatore Parolisi”, ecco la richiesta dell’accusa. La condanna era stata confermata in primo e in secondo grado di giudizio, il pm Maria Giuseppina Fodaroni ha richiesto la condanna, ai giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione. Parolisi è l’unico indagato per l’omicidio della moglie Melania Rea, rinvenuta cadavere presso il boschetto delle Casermette, a Ripe di Civitella del Tronto, in provincia di Teramo, nell’aprile del 2011. Il ritrovamento è avvenuto grazie ad una telefonata anonima di cui oggi non si conosce ancora la provenienza e furono lanciati numerosi appelli al telefoniste affinché si facesse avanti con gli inquirenti per spiegare molte cose e ciò che vide quel giorno. Le condotte dell'imputato all'epoca del fatto, secondo il pg, non fanno che "essere espressive del suo coinvolgimento": prima "ha solo un'ora dall'allontanamento della moglie – ha sottolineato il magistrato – afferma 'me l'hanno ammazzata', poi, man mano che la donna non si trova, Parolisi si calma. Parolisi farà di tutto, nei giorni successivi al delitto, nell’adoperarsi al depistare le indagini, farà di tutto per evitare che i colleghi esperti facciano ricerche in quella zona quando il cadavere viene ritrovato. Valenza indiziaria "significativa", per il sostituto pg, ha anche "il fallimento dell'alibi dell'imputato" e il vilipendio di cadavere, sul quale vennero incise una svastica e una gabbia, e' stata "un'operazione di depistaggio che solo il responsabile del delitto poteva fare". Fodaroni, infine, ha ritenuto corretto anche il riconoscimento delle aggravanti della crudelta' e della minorata difesa. La sentenza potrebbe arrivare oggi, in serata.
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