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Editoriali

Matteo Salvini non può essere processato: ecco perchè

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Lo dice l’Europa e tutti i giornali ne parlano! Lo dice la Corte dei Conti Ue e tutti si inchinano! Lo dice la Corte di Giustizia Ue e tanti fanno i distratti. Una ricerca del parlamento Europeo classifica l’Italia come il paese più euroscettico d’Europa. Ciò nonostante, questo Paese sembra non possa fare a meno di Strasburgo. Tant’è che spesso si legge di temi come l’eutanasia, la maternità surrogata, l’affidamento a coppie omosessuali e altre tematiche affini che vengono affidate alla Corte di Giustizia della Ue per avere una sentenza definitiva. Man mano che cresce la sfiducia nella democrazia e cala la certezza del diritto, l’Italia diventa sempre più “Corte di Giustizia Ue dipendente”, e questo, a parere di chi scrive, ha i suoi pro e contro.
Con il graduale declino dei partiti, la nuova politica sta diventando la scienza règia dell’improvvisazione. E’ diventata rozza, sguaiata e spesso triviale, a volte volgare. I politici non si affrontano più in dibattiti e discussioni tematiche ma spesso e volentieri delegano al potere dogato il compito di abbattere l’avversario mentre loro si godono la scena seduti lungo la riva del fiume aspettando il “lieto esito”.

Privilegi e immunità per i parlamentari europei

Il Parlamento Europeo nel suo Regolamento ha stabilito Privilegi e immunità dei suoi membri parlamentari. La Corte di Giustizia Ue, ha preso atto e nell’adunanza dello scorso 19 dicembre, riguardo alla carcerazione dei deputati catalani rei di sedizione dopo la dichiarazione unilaterale dell’indipendenza, ha decretato che:
“Una persona eletta al Parlamento europeo acquisisce la qualità di membro di questa istituzione a partire dalla proclamazione ufficiale dei risultati elettorali e beneficia, da detto momento, delle immunità collegate a tale qualità” e di seguito ha sentenziato che “Junqueras beneficiando dell’immunità parlamentare non andava processato”.

Ci si potrebbe domandare: Chi è Junqueras? Oriol Junqueras è un politico spagnolo, presidente della Repubblica della Catalonia che dal novembre 2017 si trova carcerato con l’accusa di sedizione, oggetto dell’adunanza della Corte di Giustizia Ue dello scorso 19 dicembre.

Proviamo quindi a fare un salto da Madrid a Roma e sostituiamo Junqueras con Salvini. Tutti e due membri del Parlamento europeo. Tutti e due, dunque, coperti da immunità. Bando ai pregiudizi. La corte europea non entra in merito alla colpevolezza del reato. Non discute se ci sia stata sedizione o meno da parte di Oriol Junqueras dopo la dichiarazione unilaterale dell’indipendenza catalana.

La Corte stabilisce un principio chiarissimo

Non era stato questo il tema di quell’adunanza. Il principio stabilito nella sentenza del 19 dicembre 2019 è chiarissimo e non può essere travisato. Per chiarezza si ribadisce cosa stabilisce la Corte:
“Una persona eletta al Parlamento europeo acquisisce la qualità di membro di questa istituzione a partire dalla proclamazione ufficiale dei risultati elettorali e beneficia, da detto momento, delle immunità collegate a tale qualità”. Questo dice e basta, e non entra nel merito del reato ascrittogli.

Analogie fra Junqueras e Salvini

Salvini è in attesa del prossimo 20 gennaio quando il Senato dovrà votare l’autorizzazione a procedere richiesta dal Tribunale dei ministri di Catania. L’ex ministro rischia “15 anni di carcere”. Fin qui i fattori che legano i due casi. Due uomini di governo, due membri del Parlamento europeo, l’uno già da due anni nelle patrie galere spagnole e l’altro, Salvini, prossimo ad entrarci, se non dovesse arrivare la voce autoritaria della Corte di Giustizia Ue a ricordare a chi preme liberarsi da un soggetto politico scomodo, che anche Salvini, al pari di Junqueras, beneficia dell’immunità parlamentare europea e quindi non va processato.

Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, commentando la sentenza della Corte di Giustizia Ue C-502/19 Junqueres Vies, ha affermato: “È una sentenza molto importante che interessa direttamente la composizione di questa istituzione. La Corte si è pronunciata nel senso che l’assunzione del mandato parlamentare risulta dal voto degli elettori”.

Tutti i commentatori politici si affacciano a turno nei salotti televisivi e commentano con grande verve. Un gran bailamme, un gran parlare a vanvera, come al solito, tanto per parlare e chi la dice più forte raccoglie più applausi. Dopo le affermazioni di David Sassoli, presidente del Parlamento Ue, durante la plenaria di Strasburgo, nessun altro ha nulla a che ridire?
L’immunità per i parlamentari europei è possibile che sia un optional, valida per taluni ma non per altri?

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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